lunedì 7 ottobre 2019

Mafia Nigeriana, pericolosa anche dal carcere

A sostenerlo è il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria, Aldo Di Giacomo. "Violenti e senza scrupoli. Sia applicato anche a loro il 41 bis"



L’indagine, condotta dagli agenti della Squadra mobile di Brescia e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Brescia (DDA), con l’arresto degli affilati ad un “cult”, i gruppi criminali provenienti dalla Nigeria, conferma la brutalità della mafia nigeriana.

Ma attenzione, non basta arrestarli perché in carcere sono comunque pericolosi sia in azioni violente contro il personale di polizia penitenziaria ed altri detenuti che in attività di reclutamento per i “cult” di appartenenza. A sostenerlo è il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria, Aldo Di Giacomo, per il quale “a questi nigeriani violenti che non si fanno scrupoli nella tratta di esseri umani e perfino nel traffico di organi umani, va applicato lo stesso regime del 41 bis previsto per i mafiosi italiani

Nelle carceri italiane, al 31 agosto scorso, erano detenuti 1.654 nigeriani di cui 995 imputati e 659 condannati, che rappresentano l’8% della popolazione carceraria straniera, con un incremento annuo del 5% e, secondo gli ultimi dati disponibili, su 12.387 reati firmati dalla criminalità nigeriana (un quinto di quelli commessi da tutti gli stranieri), 8.594 avvengono al Nord, 1.675 al Centro, 1.434 al Sud, 684 nelle Isole.

Da mesi abbiamo lanciato l’allarme e sollecitato il Ministero della Giustizia e l’Amministrazione Penitenziaria a non sottovalutare la crescente pericolosità della mafia nigeriana nelle carceri, nei Centri di Accoglienza per richiedenti asilo dove avvengono l’affiliazione o il reclutamento delle cosche africane. La cella diventa il luogo preferito per “formare” nuovi criminali sempre più spietati.

È il clima di semi-impunità e di sottovalutazione della pericolosità a favorire la ramificazione di nigeriani nelle città italiane 

Un clima che non può essere ulteriormente tollerato. È necessario quindi provvedere al rimpatrio di tutti i criminali stranieri, soprattutto i nigeriani. Ma inchieste come quella di Brescia, le cronache dei giornali e i servizi televisivi sulla criminalità nigeriana sempre più frequenti, dimostrano il grado di penetrazione sul territorio italiano. Una criminalità di tipo mafioso che ormai ha sfidato quella campana, calabrese, pugliese, fuori e dentro gli istituti penitenziari, non consente più di voltare la testa dall’altra parte.


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