La denuncia di Amnesty International, abusi e stupri nei campi profughi dello Stato di Borno, nel nord del Paese dove ancora imperversano i fondamentalisti islamici di Boko Haram.
La denuncia di quest’ennesimo sopruso ai danni dei civili più in difficoltà è di Amnesty International, che ha raccolto le testimonianze di più di 250 ragazze sfollate dai loro villaggi saccheggiati e incendiati in questi ultimi anni dagli islamisti.
Nel suo rapporto, l’organizzazione umanitaria che difende i diritti umani, punta il dito contro l’esercito nigeriano che "separa le donne dai loro mariti" e che, dopo averle "rinchiuse in campi profughi annessi", le violenta sistematicamente dal 2105, ossia da quando ha ripreso il controllo dei territori finiti nelle mani della setta islamica. Separate dai loro uomini, le donne devono procurarsi da sole il cibo per la loro famiglia e "sono spesso costrette a lasciarsi stuprare da chi dovrebbe proteggerle per non morire di fame", dice Osai Ojigho, direttrice di Amnesty in Nigeria.
I racconti di queste violenze sono stati raccolti nei campi profughi di una decina di località devastate dalla furia di Boko Haram. Molte donne sostengono di essere state violentate nel campo di Bama alla fine del 2015 e all’inizio del 2016, nel momento in cui la popolazione locale era funestata da una grave carestia.
“Ti davano da mangiare di giorno, poi a sera venivano a prenderti. Un giorno un miliziano mi ha portato il cibo e il giorno dopo mi ha invitato ad andare a fare rifornimento d’acqua da lui. Quando sono arrivata ha chiuso la porta e mi ha stuprata. Poi mi ha detto che se avessi voluto avere quelle cose avremmo dovuto essere marito e moglie”, ha raccontato Ama (nome di fantasia), 20 anni. |
In parecchie dicono di essere state costrette a diventare le “compagne” dei soldati per non soccombere di stenti. Secondo Amnesty, da queste testimonianze si evince che l’esercito aveva creato un vasto sistema di sfruttamento sessuale, anche perché in quella stessa regione, in quei mesi sono morte di fame molte migliaia di rifugiati.
Infine, Amnesty accusa l’omertà di una commissione presidenziale istituita nell'agosto dello scorso anno e che ha lasciato impuniti i responsabili di questi crimini.
"Per queste violenze nessuno è stato mai incriminato e non sappiamo neanche se ci sono stati dei processi, poiché nulla è stato reso pubblico"
Grazie a più di 250 interviste realizzate nei “campi satellite” istituiti dalle forze armate nigeriane in sette città dello stato di Borno, i ricercatori di Amnesty hanno scoperto che l’esercito nigeriano e la milizia alleata, chiamata Task force civile congiunta (Jtf), hanno separato le donne dai loro mariti confinandole in quei “campi satellite” dove le hanno stuprate, o costrette a rapporti sessuali in cambio di cibo.
Quando, a partire dal 2015, l’esercito ha strappato territori a Boko Haram, alle persone che vivevano nei villaggi è stato ordinato di trasferirsi nei “campi satellite”. Chi ha resistito all'ordine è stato ucciso. Centinaia di migliaia di persone sono fuggite o sono state costrette a muoversi dai loro villaggi. Una doppia violenza quindi, prima quella di Boko Haram che aveva occupato i loro villaggi e poi, dal 2015 in poi, quella dell'esercito che aveva ripreso il controllo di quei territori.
Molti uomini che erano nei villaggi liberati sono poi stati imprigionati solo per il sospetto di essere appartenenti di Boko Haram o di essere stati loro fiancheggiatori. Queste detenzioni di massa hanno costretto molte donne a badare da sole alle loro famiglie.
Decine di donne hanno raccontato di essere state stuprate nei “campi satellite” da parte di soldati e miliziani della Jtf e di essere state ridotte alla fame. Costrette poi a diventare le loro “fidanzate”, ossia essere disponibili a rapporti sessuali a ogni evenienza, per non morire di fame. Un racconto confermato da decine di donne. Molte di loro avevano già perso figli e altri familiari a causa della mancanza d’acqua, cibo e cure mediche.
Lo sfruttamento sessuale continua ancora adesso, seguendo uno schema consolidato. I soldati entrano nei campi per fare sesso e i miliziani della Jtf scelgono le donne e le ragazze, “le più belle”, da consegnare ai soldati. La paura impedisce alle donne di ribellarsi. Nei “campi satellite” c’è stata un’acuta crisi alimentare dall'inizio del 2015 fino alla metà del 2016, quando gli aiuti umanitari sono aumentati.
Nonostante dal giugno 2016 le Nazioni Unite e altre agenzie abbiano aumentato l’entità dell’assistenza umanitaria, molte donne hanno continuato a trovare difficoltà nell'accesso a quantità adeguate di cibo, anche a causa delle restrizioni alla libertà di movimento fuori dai campi.