martedì 21 luglio 2020

Mafia Nigeriana tra Abruzo Marche. 47 fermi

Dal riciclaggio all'intermediazione finanziaria con la Nigeria, tratta di giovani donne che finivano sulla bonifica del Tronto (sottoposte a violenze e vessazioni), ma anche cessione di stupefacenti e metodi mafiosi e violenti all'interno dell’organizzazione e nei confronti di cellule antagonistiche, con le quali c’era una vera a propria guerra per accaparrarsi adepti e dunque gestione degli affari illeciti.

Tratta di esseri umani, riciclaggio, droga, sfruttamento della prostituzione, reati violenti: l'associazione si chiama Supreme Eiye Confraternity, è radicata in Nigeria ma è diffusa in molti stati europei.


47 i fermi eseguiti

Sono arrivati a 47 i fermi eseguiti per associazione mafiosa, tratta di esseri umani, riciclaggio, droga, reati violenti o punitivi nei confronti di altri connazionali e sfruttamento della prostituzione. L'operazione della Polizia di Stato di Teramo si concentra su un'associazione denominata "Supreme Eiye Confraternity (SEC)" o "EIYE", radicata in Nigeria, ma diffusa in molti Stati europei ed extraeuropei ed equiparata per struttura e forza intimidatoria alle mafie tradizionali. L'operazione dei poliziotti della squadra mobile, in collaborazione con quella di Ancona, hanno accertato che le persone fermate sono organiche alla cellula locale (Nest) denominata "PESHA", che ha una competenza geografica e territoriale dalla zona costiera della provincia di Teramo fino ad Ancona. Decine i fermi anche nella provincia di Catania. Le indagini hanno permesso di accertare che la cellula territoriale degli "Eiye", così come l'associazione mafiosa di cui costituisce una costola, si caratterizza per la segretezza del vincolo associativo, la ritualità dell'affiliazione, l'adozione di linguaggio e simbologia rigorosi, la violenza delle azioni.

L'ingresso nell'associazione è subordinato a un rito di affiliazione

L'ingresso nell'associazione è subordinato a un rito di affiliazione, che avviene alla presenza del vertice e di altri membri del gruppo e nel corso del quale si alternano atti di violenza a riti tribali e viene formulato il giuramento di fedeltà agli Eiye con il quale l'affiliando si impegna al rispetto delle regole dell'associazione denominate "orientation". L'ingresso nella confraternita prevede l'obbligo alla partecipazione, mediante il pagamento di una sorta di "tassa di iscrizione", al finanziamento della confraternita verso la quale gli associati sono a disposizione tendenzialmente "per la vita". 

Documentate le riunioni dei membri delle cellule del gruppo

Nel corso dell'indagine sono state documentate molte riunioni dei membri dell'associazione che avvenivano prevalentemente, per ragioni di segretezza, nelle abitazioni dei capi. Durante tali riunioni questi (denominati Ibaka) definivano le strategie criminali del gruppo. Nel corso di tali riunioni sono state compiute violente azioni punitive decise dall'Ibaka e sono avvenute affiliazioni, come nel caso di uno degli appartenenti al gruppo che, dopo il violento pestaggio subito, ha deciso di collaborare con l'autorità inquirente. 

L'indagine

L’operazione che ha consentito di smantellare una radicata e violenta organizzazione mafiosa è stata molto capillare e ripercorre il solco di operazioni analoghe nazionali sugli Eiye e ne costituisce approfondimento ulteriore e conferma del radicamento di tali gruppi mafiosi e della rete di relazioni, anche internazionali, che li rende particolarmente insidiosi. Le persone fermate sono organiche alla cellula locale (Nest) denominata “PESHA” che ha competenza geografica e territoriale dalla zona costiera della provincia di Teramo fino ad Ancona. L’attività di indagine, che è lo sviluppo di quelle culminate nelle operazioni di luglio 2019 (Operazione “Subjection” in materia di tratta di giovani nigeriane) e di dicembre 2019 (Operazione the “Travelers” in materia di riciclaggio di ingenti profitti illeciti in Nigeria), ha permesso di accertare che la suddetta cellula territoriale degli “Eiye”, così come l’associazione mafiosa di cui costituisce una costola, si caratterizza per la “segretezza del vincolo associativo”, la “ritualità dell’affiliazione”, l’adozione di linguaggio e simbologia rigorosi, la violenza delle azioni. Le indagini hanno, infatti, permesso di documentare che il potere intimidatorio del gruppo si sostanziava nella commissione di violente punizioni corporali nei confronti di affiliati non rispettosi delle rigorose regole, nel ricorso all'esercizio di violenza fisica anche per la risoluzione dei conflitti interni ritenuti di ostacolo alle finalità delinquenziali e di predominio dell’associazione, nel costringere terzi ad affiliarsi anche contro la loro volontà o per opporsi e scontrarsi con cult rivali (come quello dei “ Black Axe”) al fine di assumere e mantenere il predominio nell'ambito della vasta comunità nigeriana.

Aggressioni fisiche alle ragazze che non volevano prostituirsi

Sono state documentate aggressioni fisiche da parte dei membri dell’associazione avvenute a Martinsicuro per costringere terzi ad affiliarsi, violenti scontri avvenuti a Pesaro e ad Ancona con gli appartenenti all'opposta confraternita nigeriana dei “Black Axe”, violenze poste in essere in danno di alcune giovani donne, costrette a prostituirsi lungo la SP Bonifica del Tronto, secondo l’ormai noto schema del vincolo di restituzione del debito, imposto tramite rituale juju. Il fermo è stato disposto in quanto per molti degli indagati era imminente la fuga, visti i contatti con connazionali in Francia, Germania, Belgio, Svezia ed i progetti di espatrio condivisi, anche con loro familiari già dimoranti all'estero. 


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