venerdì 21 settembre 2018

Papa Francesco denuncia il dilagare di «nuove forme di xenofobia e di razzismo»

"Chi sfrutta i migranti ne risponderà a Dio, ma accade pure che nel mondo della politica si ceda alla tentazione di strumentalizzare le paure"


«Ero straniero e non mi avete accolto» (Mt 25,43). Dirà forse così Gesù, nel giorno del Giudizio universale, a chi chiude le porte con disprezzo ai migranti che bussano? O a chi, ancor peggio, approfitta della loro condizione di irregolarità o di illegalità per sfruttarli? La riflessione è stata al centro del discorso di Papa Francesco ai partecipanti, ricevuti in udienza, alla Conferenza internazionale su «Xenofobia, razzismo e nazionalismo populista nel contesto delle migrazioni mondiali» promossa a Roma dal Dicastero vaticano per lo Sviluppo umano integrale. Mettendo da parte il testo preparato, il Papa ha parlato interamente a braccio. Ecco i punti principali del suo discorso.

Torna la paura dello straniero. E la politica la cavalca
«Viviamo tempi in cui sembrano riprendere vita e diffondersi sentimenti che a molti parevano superati» ha osservato il Papa. «Sentimenti di sospetto, di timore, di disprezzo e perfino di odio nei confronti di individui o gruppi giudicati diversi in ragione della loro appartenenza etnica, nazionale o religiosa e, in quanto tali, ritenuti non abbastanza degni di partecipare pienamente alla vita della società. Questi sentimenti, poi troppo spesso ispirano veri e propri atti di intolleranza, discriminazione o esclusione»

«Purtroppo accade pure che nel mondo della politica si ceda alla tentazione di strumentalizzare le paure o le oggettive difficoltà di alcuni gruppi e di servirsi di promesse illusorie per miopi interessi elettorali»

Chi lucra sui migranti ne risponderà a Dio
«Coloro, poi, che traggono giovamento economico dal clima di sfiducia, in cui l'irregolarità o l'illegalità del soggiorno favorisce e nutre un sistema di precariato e di sfruttamento, talora a un livello tale da dar vita a vere e proprie forme di schiavitù, dovrebbero fare un profondo esame di coscienza, nella consapevolezza che un giorno dovranno rendere conto davanti a Dio delle scelte che hanno operato»

"Ero straniero e non mi avete accolto" (Mt 25,43). Ma già oggi ci interpella: "sono straniero, non mi riconoscete?"

Le religioni chiamate a diffondere la morale naturale
«Di fronte al dilagare di nuove forme di xenofobia e di razzismo, anche i leader di tutte le religioni hanno un'importante missione, quella di diffondere tra i loro fedeli i principi e i valori etici inscritti da Dio nel cuore dell'uomo, noti come la legge morale naturale. Si tratta di compiere e ispirare gesti che contribuiscano a costruire società fondate sul principio della sacralità della vita umana e sul rispetto della dignità di ogni persona, sulla carità, sulla fratellanza, che va ben oltre la tolleranza, e sulla solidarietà», ha spiegato il Papa. In particolare, «possano le Chiese cristiane farsi testimoni umili e operose dell'amore di Cristo. Per i cristiani, infatti, le responsabilità morali sopra menzionate assumono un significato ancora più profondo alla luce della fede. La comune origine e il legame singolare con il Creatore rendono tutte le persone membri di un'unica famiglia, fratelli e sorelle, creati a immagine e somiglianza di Dio, come insegna la Rivelazione biblica»

La dignità di tutti gli uomini, l'unità fondamentale del genere umano e la chiamata a vivere da fratelli, trovano conferma e si rafforzano ulteriormente nella misura in cui si accoglie la Buona Notizia che tutti sono ugualmente salvati e riuniti da Cristo, al punto che, come dice san Paolo, "non c'è giudeo né greco; non c'è schiavo né libero; non c'è maschio e femmina, perché tutti [... siamo] uno in Cristo Gesù' (Gal 3,28)»

«In questa prospettiva, l'altro è non solo un essere da rispettare in virtù della sua intrinseca dignità, ma soprattutto un fratello o una sorella da amare. In Cristo, la tolleranza si trasforma in amore fraterno, in tenerezza e solidarietà operativa. Ciò vale, ha sottolineato il Pontefice, soprattutto nei confronti dei più piccoli dei nostri fratelli, fra i quali possiamo riconoscere il forestiero, lo straniero, con cui Gesù stesso si è identificato»

Il cristiano è chiamato ad andare controcorrente
«E quando Gesù diceva ai Dodici: "Non così dovrà essere tra voi" (Mt 20,26), non si riferiva solamente al dominio dei capi delle nazioni per quanto riguarda il potere politico, ma a tutto l'essere cristiano. Essere cristiani, infatti è una chiamata ad andare controcorrente, a riconoscere, accogliere e servire Cristo stesso scartato nei fratelli»

«Consapevole delle molteplici espressioni di vicinanza, di accoglienza e di integrazione verso gli stranieri già esistenti, mi auguro che dall'incontro appena concluso possano scaturire tante altre iniziative di collaborazione, affinché possiamo costruire insieme società più giuste e solidali»
(Avvenire)

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Tanzania. Si rovescia un barcone sul lago Vittoria, 130 le vittime fin'ora accertate

Il traghetto che si è rovesciato trasportava almeno 300 persone, molte di più del consentito. Solo poche decine le persone tratto in salvo fin'ora. Si teme che il numero delle vittime possa essere molto maggiore di quello fin'ora accertato.


Centotrenta persone sono morte a causa del ribaltamento di un traghetto che stava navigando sulle acque del Lago Vittoria, il più grande del continente africano, che bagna anche il territorio del Kenya e dell'Uganda. Ma il numero delle vittime potrebbe crescere ancora.

L'imbarcazione si è rovesciata nella zona sud del lago, quella di competenza della Tanzania, non lontano dall'isola Ukerewe, la più estera del lago. Non sono per ora note le cause dell'incidente, ma è probabile che sia stato causato dalle cattive condizioni del natante e del sovra-carico.



Non si sa neppure  quanti passeggeri fossero a bordo del natante, ma si pensa che potessero essere più di 300. Per questo il timore è che le vittime possano essere molte di più di quelle fin'ora accertate. Per ora sono state salvate solo alcune decine di persone, non poche delle quali sono state ricoverate e versano in condizioni disperate. Se il numero di passeggeri dovesse essere confermato, ci sarebbero quindi ancora decine e decine di persone disperse.

Theresia Mwami, portavoce del governo della regione, ha fatto sapere in conferenza stampa che stanno proseguendo le ricerche dei dispersi e che la manutenzione sul traghetto era stata effettuata nei mesi scorsi, dando esito positivo. I due motori erano stati riparati e l'imbarcazione non aveva presentato particolari problemi. Nel suo ultimo viaggio il traghetto era stato caricato di persone e merci, e la tesi che va per la maggiore è che si sia rovesciato a causa del sovrappeso.

Non sono purtroppo una rarità gli incidenti sul Lago Vittoria, la maggior parte dei quali si sono verificati nell'area tanzaniana dello specchio d'acqua. Nel 1996 più di 800 persone morirono quando il traghetto passeggeri e merci MV Bukoba affondò improvvisamente. Sei anni fa, 144 persone morirono o sparirono quando un traghetto sovraccarico affondò nell'isola autonoma di Zanzibar.
(RaiNews)

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giovedì 20 settembre 2018

Burkina Faso. Decine di ragazzine in ospedale per le gravi conseguenze delle mutilazioni genitali

Circa 50 tra bambine e ragazzine sono state ricoverate in ospedale in Burkina Faso per le conseguenze causate dalle mutilazioni genitali che hanno dovuto subire.


A darne notizia è stata ieri la stessa ministra per gli Affari Femminili, Laurence Marshall Ilboudo, aggiungendo che due donne di 60 anni, insieme ai genitori di alcune ragazze, sono state arrestate.

Le mutilazioni sono avvenute nell'area di Kaya, a circa 100 km a nord della capitale, Ouagadougou, tra il 4 e il 6 settembre. Il numero delle ragazze potrebbe aumentare ancora perché non tutte quelle che hanno dovuto subire la mutilazione genitale in quei giorni sono state rintracciate dalle autorità.



Alcune delle vittime hanno appena quattro anni e molte delle ragazzine hanno subito gravi complicazioni, fanno sapere fonti mediche.

La pratica delle Mutilazioni Genitali Femminili (FGM) è illegale in Burkina Faso dal 1996 e viene punita con condanne fino a tre anni di prigione. I pericoli sanitari comprendono sanguinamento grave, problemi urinari, infezioni, infertilità e aumento del rischio di complicazioni del parto e di morti neonatali. Enormi sono le ripercussioni sul piano psicologico.

Circa tre quarti delle donne e delle ragazze del Burkina Faso sono state sottoposte alla circoncisione, ma solo il 9% è a favore della pratica, secondo l’Unicef. Una pratica tradizionale largamente diffusa nel paese africano, nonostante i divieti

La MGF include "la rimozione parziale o totale dei genitali esterni femminili o altre lesioni agli organi genitali femminili per ragioni non mediche". È praticata in 29 paesi in Africa e in alcuni paesi in Asia e Medio Oriente su una stima di tre milioni di ragazze di età compresa tra l'infanzia e i 15 anni.
(BBC News)

Le mutilazioni genitali femminili (MGF) sono un fenomeno vasto e complesso, che include pratiche tradizionali che vanno dall'incisione all'asportazione, parziale o totale, dei genitali femminili esterni.

Bambine, ragazze e donne che le subiscono devono fare i conti con rischi gravi e irreversibili per la loro salute, oltre a pesanti conseguenze psicologiche.

Si stima che nel mondo il numero di donne che convivono con una mutilazione genitale siano circa 125 milioni. Dati gli attuali trend demografici, possiamo calcolare che ogni anno circa tre milioni di bambine sotto i 15 anni si aggiungano a queste statistiche.

Gran parte delle ragazze e delle donne che subiscono queste pratiche si trovano in 29 Paesi africani, mentre una quota decisamente minore vive in paesi a predominanza islamica dell'Asia.

In alcuni Stati del Corno d'Africa (Gibuti, Somalia, Eritrea) ma anche in Egitto e Guinea l'incidenza del fenomeno rimane altissima, toccando il 90% della popolazione femminile. In molti altri, invece, le mutilazioni riguardano una minoranza, fino ad arrivare a quote tra l'1 e il 4% in paesi come Ghana, Togo, Zambia, Uganda, Camerun e Niger.


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"No alle Mutilazioni Genitali Femminili"
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Un flusso inarrestabile. Nel 2017 19,4 milioni gli africani emigrati all'interno della stessa Africa

Nel 2017 sono stati 19,4 milioni gli africani emigrati all'interno dello stesso continente.


Gli spostamenti per ragioni economiche sono in prevalenza nell'area occidentale. Molte le opportunità create nei paesi di arrivo.

Migrazioni come opportunità. Altrove, come in Africa. Mentre in Italia ci si accapiglia sullo sfondo della “crisi migranti”, gli africani continuano a muoversi. E non solo in direzione dell’Europa, come la propaganda degli ultimi tempi vuol farci credere, ma tra un paese africano e l’altro.

Nel 2017 ben 19,4 milioni sono stati gli africani emigrati all'interno dello stesso continente.

Il 78,8% degli immigrati che si trovano in Africa sono africani, vale a dire 4 su 5. Ed è l’Africa occidentale (anche grazie al sistema della Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale, Ecowas) a registrare la maggiore migrazione a livello interno, l’89%. Inoltre, 5,5 milioni sono le persone arrivate in Africa da altri continenti.

Tanto per dare un termine di confronto nello stesso anno in Europa, secondo i dati dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM), sono arrivati 186.768 migranti, un niente rispetto al totale degli africani che, per un motivo o per l'altro, hanno lasciato la propria terra d'origine in Africa. A questi numeri dobbiamo aggiungere il dato dei 3.116 che sono morti o dispersi nel Mediterraneo.

Nel 2017 si sono contati 258 milioni di migranti a livello globale, ma solo il 35% ha viaggiato in direzione sud-nord (dai paesi sviluppati ai paesi in via di sviluppo, per intenderci). Nella top five dei paesi con il maggior numero di migranti interni in Africa, ci sono (in ordine decrescente) Sudafrica, Costa d’Avorio, Uganda, Nigeria, Etiopia, tutti con oltre un milione di migranti.

Mobilità benefica
Si tratta di una mobilità interna cresciuta nel corso degli anni e che genera una serie di benefici sociali, economici e anche politici. Il Rapporto 2018 dell’Unctad (Conferenza dell’Onu sul commercio e lo sviluppo) sull'Africa mostra come le migrazioni (e non le politiche di respingimento) contribuiscano in meglio alle trasformazioni strutturali dei paesi.




Articolo a cura di
Maris Davis


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Sud Sudan. Continuano gli scontri nonostante la firma degli accordi di pace

I combattimenti non si sono fermati in Sud Sudan, nonostante la firma degli accordi di pace, il 12 settembre scorso ad Addis Abeba.

La cerimonia nella capitale etiopica era la conclusione di circa tre mesi di trattative a Khartoum, capitale del Sudan, in cui il primo passo era stato l’accordo sulle questioni di sicurezza, che prevedeva anche il cessate il fuoco. Era il mese di giugno. Ma i combattimenti in varie parti del paese non si sono mai fermati. Accuse continue di violazione della tregua venivano in particolare dal nord, dagli stati nati dalla divisione dello stato di Unity, e dal sud, dallo stato del fiume Yei, confinante con l’Uganda.

Secondo le dichiarazioni della maggior forza di opposizione, l’SPLM-IO di cui è presidente Riek Machar, nello stato del fiume Yei i combattimenti, iniziati diverse settimane fa, continuerebbero anche ora, una settimana dopo la firma ufficiale della pace. La commissione deputata a monitorare il rispetto del cessate il fuoco ha annunciato un’inchiesta.

Edmund Yakani, presidente del CEPO (Community Empowerment for Progress Organization) una delle più autorevoli organizzazioni della società civile del paese, ha avanzato l’ipotesi che gli scontri siano dovuti a ritardi nella trasmissione del cessate il fuoco sui diversi campi di battaglia. Ma il presidente Salva Kiir, durante una cerimonia funebre, avrebbe dichiarato di aver chiesto direttamente a Machar perché le sue forze stanno ancora combattendo, rilanciando così la responsabilità nel campo avversario, come del resto è successo nei quasi 5 anni di guerra civile.

L’accordo di Addis Abeba mostra così fin da subito una notevole fragilità. Il documento, inoltre, è stato rifiutato da almeno cinque delle forze di opposizione presenti alle trattative, che hanno contestato in particolare la divisione del paese in 32 stati, decisa unilateralmente dal governo di Juba durante la guerra civile, perché a loro parere favorisce l’etnia dominante, i dinka del presidente Kiir.
(RFI Radio France International)


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Salerno. Sequestrate 60 tonnellate di rifiuti speciali diretti in Burkina Faso

L'Africa sempre di più discarica dei rifiuti tossici dell'occidente.


Pneumatici, batterie di autovetture e autocarri, compressori ancora carichi di gas e numerosi pannelli fotovoltaici. La Guardia di Finanza italiana ha sequestrato nel porto di Salerno 60 tonnellate di rifiuti speciali diretti in Burkina Faso in sette diversi container. Il materiale era accompagnato da una documentazione doganale risultata falsa.

Le Fiamme Gialle hanno anche rinvenuto mille accumulatori elettrici provenienti da furti ai danni delle maggiori società di telefonia italiane, per un valore superiore al milione di euro. Sette persone risultano indagate per i reati di traffico illecito di rifiuti e ricettazione.



Se facciamo fede ai dati di una ricerca del 2017, solo il 20% dei rifiuti elettronici mondiali è “raccolto e correttamente riciclato", il che significa che l'80% dell’e-waste (rifiuti elettronici) è potenzialmente preda del traffico illecito che può coinvolgere anche paesi come il Burkina Faso, il cui governo è invece impegnato da anni nella promozione dello sviluppo sostenibile come via per la crescita economica e la riduzione della povertà.
(Euronews)


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