martedì 11 settembre 2018

Migranti. Cento morti al largo della Libia, 1130 annegati dall'inizio dell'anno

Medici Senza Frontiere denuncia: cento migranti annegati dopo il naufragio del primo settembre. I sopravvissuti portati nel porto libico di Khoms. Centro Astalli: paghiamo prezzo altissimo con l'assenza delle ONG in mare, diminuiti gli sbarchi ma aumentati i morti in mare dopo la chiusura dei porti voluto da Salvini.


Oltre 100 migranti sono morti all'inizio di settembre al largo della Libia nel naufragio dei gommoni sui quali viaggiavano. Lo ha confermato l'organizzazione Medici senza frontiere.

Secondo il racconto dei superstiti, raccolto dal team di Msf che opera in Libia, i due gommoni portavano ciascuno almeno 160 persone da Sudan, Mali, Nigeria, Camerun, Ghana, Algeria, Egitto e Libia, e sono partiti dalle coste libiche sabato primo settembre, al mattino presto. Uno dei due gommoni ha registrato un guasto al motore e si è fermato. Il secondo è andato avanti ma ha iniziato a sgonfiarsi poco tempo dopo, intorno all'una del pomeriggio. A bordo c'erano 165 adulti e 20 bambini.

"Non eravamo lontani dalle coste maltesi", ha raccontato un superstite a Medici senza frontiere. "Abbiamo chiamato la guardia costiera italiana, spedendo con il telefono satellitare le nostre coordinate e chiedendo assistenza perché la gente cominciava a cadere in mare. Ci hanno detto che avrebbero mandato qualcuno. Ma la barca ha iniziato ad affondare, nessuno sapeva nuotare e solo pochi avevano il giubbotto di salvataggio". Alcuni migranti si sono salvati aggrappandosi alle parti galleggianti del relitto.

"I soccorritori sono arrivati più tardi con gli aerei e hanno lanciato delle zattere, ma tutti eravamo già in acqua e la barca si era rovesciata. Della nostra imbarcazione, solo 55 sono sopravvissuti. Molti sono morti, inclusi bambini e famiglie. Potevano salvarsi, se i soccorritori fossero arrivati prima". Il testimone parla di 20 bambini morti, tra cui due gemellini di 17 mesi, con la madre e il padre.

Infine sarebbe arrivata la guardia costiera libica che prima ha soccorso i naufraghi del gommone rimasto in panne e poi quelli del secondo gommone. Solo due corpi sarebbero stati recuperati.

Tutti i sopravvissuti al duplice naufragio sono stati trasportati dalla guardia costiera libica nel porto di Khoms, 120 chilometri a est di Tripoli, il giorno dopo, cioè il 2 settembre, all'interno di un gruppo di 276 ai quali Msf ha prestato aiuti medici urgenti. Molti sopravvissuti avevano bruciature a causa del carburante disperso dal motore. Dopo le cure, il gruppo è stato trasferito in un centro di detenzione controllato dal governo libico.

I dati dell'OIM sui morti nel Mediterraneo
Almeno 1.130 migranti e rifugiati sono morti quest'anno a largo delle coste libiche (1.549 in tutto il Mediterraneo) in un disperato tentativo di raggiungere le coste europee. A riferirlo è l'Organizzazione internazionale per le migrazioni.


Secondo i dati dell'Oim, tra il primo gennaio e il 9 settembre 2018 sono avvenuti 1.549 decessi, lungo le cinque principali rotte marittime che attraversano il mar Mediterraneo, verso Italia, Grecia, Malta, Cipro e Spagna. Il numero di migranti e rifugiati che sono arrivati in Europa quest'anno è di 73.696, quasi un terzo del totale dello scorso anno di 172.362 e quasi un settimo dei 348mila registrati nel 2016.

Diminuiti gli sbarchi ma aumentati i morti in mare dopo la chiusura dei porti voluta da Salvini

La lettera della ONG Sea-Watch al premier maltese. Restituiteci la nostra nave
Dopo che l'Alto commissario per i diritti umani dell'Onu Michelle Bachelet ha richiamato l'Italia per aver "negato l'ingresso di navi di soccorso delle Ong" sottolineando che "questo tipo di atteggiamento politico e altri sviluppi recenti hanno conseguenze devastanti per molte persone già vulnerabili" è arrivata anche la nota dei gesuiti del Centro Astalli sul prezzo altissimo in termini di vite umane che paghiamo per l’insufficienza di operazioni di soccorso in mare, dopo che tutte le ONG presenti sono state costrette a cessare la propria attività di ricerca e soccorso.

"Se non si varano subito nuove politiche europee che mettano al centro la vita e la dignità delle persone, purtroppo questo rischia di essere forse il primo di una tragica serie di naufragi di cui sarà sempre più difficile avere notizie" ha sottolineato padre Camillo Ripamonti, presidente Centro Astalli: "Chiediamo l’attivazione immediata di canali umanitari per chi ha diritto di chiedere asilo in Europa, visti e quote d’ingresso che permettano di gestire in sicurezza i flussi migratori verso l’Unione europea e, nell'immediato, un’operazione adeguata che salvi chi è costretto a fuggire da una Libia in fiamme"

La Ong Sea-Watch nel frattempo ha chiesto al premier maltese Joseph Muscat la restituzione della nave Sea-Watch 3, trattenuta dalle autorità del Paese da ormai oltre due mesi.

In una lettera aperta a Muscat la ONG sottolinea, "Il governo di La Valletta è responsabile di trattenere in modo deliberato e arbitrario la nave senza una giustificazione legale e piuttosto su base meramente politica. Questo è un tentativo cosciente di ostacolare il salvataggio di persone in difficoltà nel Mediterraneo Centrale"

Sea-Watch accusa il governo di Malta di avere deliberatamente fermato l'accordo raggiunto con il ministero dei Trasporti a fine di agosto per permettere alla Sea-Watch 3 di lasciare il Paese: una decisione basata su un presunto veto imposto al più alto livello di governo. "Le sue pressioni politiche e giochi di potere", conclude la lettera riferendosi a Muscat, "costano le vite di alcune tra le persone più vulnerabili oggi al mondo"
(Avvenire)


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