Nigeriana uccisa a 24 anni. Bruxelles le dedica una strada nel quartiere a luci rosse
Di origini nigeriane, le avevano promesso una casa e un lavoro in Europa. Ma poi è finita nel racket della prostituzione. A ucciderla un cliente minorenne
La città di Bruxelles ha dedicato una strada ad una giovane nigeriana assassinata nel 2018. La ragazza si chiamava Eunice Osayande ed era nata e cresciuta in Nigeria, a Benin City. Portata a Bruxelles da una banda di trafficanti di esseri umani con la promessa di un alloggio e un lavoro in Europa, Osayande era finita in trappola assieme a un gruppo di giovani donne che venivano sistematicamente minacciate, violentate e costrette a sottoporsi a rituali woodoo per convincerle a essere fedeli ai loro rapitori e sfruttatori.
Una volta arrivata nella capitale belga, la giovane era stata costretta a prostituirsi in un appartamento abbandonato per ripagare il debito di 45.000 euro, la somma che i trafficanti pretendevano per le spese di viaggio, ma anche per l'affitto settimanale dell’alloggio. Osayande è stata uccisa dietro alla stazione Nord di Bruxelles per mano di un cliente di 17 anni.
La sua morte suscitò la commossa reazione delle sex workers di Bruxelles, le donne che affollano le strade del quartiere a luci rosse, proprio a due passi dalla stazione dove è stata assassinata la ragazza. Insieme a loro, anche i comitati di quartiere dei comuni di Saint-Josse e Schaerbeek si sono uniti all’ondata di indignazione per l’episodio di violenza che rappresenta solo la punta dell’iceberg del degrado di alcune aree della città che ospita le istituzioni UE. Quella di Osayande è quindi diventata la storia simbolo della violenza sulle donne. Di qui la scelta dell’amministrazione comunale di intitolare una strada del quartiere a luci rosse alla giovane donna, come riconoscimento di tutte le donne vittime di violenza sessuale e femminicidio.
Dopo l’omicidio, un adolescente è stato arrestato e si trova ancora sotto processo. Anche i membri della banda di trafficanti che hanno portato Osayande in Europa sono stati rintracciati dalle forze dell’ordine e hanno ricevuto pene detentive comprese tra i due e i quattro anni.
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La tratta delle ragazze quasi bambine provenienti dalla Nigeria, che sono arrivate in Italia sui barconi dei
migranti dopo un viaggio allucinante durato mesi o addirittura anni, attraverso il deserto e passando per le
connection house libiche, è il paradigma del dramma della prostituzione coatta che non accenna a risolversi nel
breve periodo. Un fenomeno che si aggrava e rivela con drammaticità la situazione in cui versano tantissime
piccole donne private della loro libertà e della loro giovinezza.