giovedì 23 giugno 2022

Nigeria. Ritrovate, dopo otto anni, due studentesse rapite da Boko Haram a Chibok nel 2014

Sono state liberate dall'esercito nigeriano che le ha mostrate alla stampa con i figli. Così le due giovani hanno raccontato la prigionia.

L'esercito nigeriano ha annunciato di aver trovato due ex studentesse del gruppo delle cosiddette "ragazze di Chibok", rapite dai jihadisti di Boko Haram otto anni fa, nella notte tra il 14 e il 15 aprile 2014 dalla scuola di Chibok, da qui il nome, nello Stato di Borno, nord-est del Paese. Le due giovani erano tra le 276 studentesse di età compresa tra 12 e 17 anni rapite dal loro collegio. Con i loro figli in braccio sono state presentate alla stampa. Si tratta di Hauwa Joseph e Mary Dauda. Una era diventata la "schiava sessuale" di diversi "combattenti" (come ha raccontato lei stessa), dell'altra si sa solo che "non le davano da mangiare a sufficienza". Entrambe hanno riferito di essersi rifiutate di convertirsi all'Islam e per questo venivano trattate male. Il caso delle studentesse di Chibok aveva scatenato una campagna globale di solidarietà intorno all'hashtag #BringBackOurGirls.


Il ritrovamento

Sembra che siano riuscite a fuggire da due luoghi diversi. Il generale Christopher Musa, comandante militare della 26ª brigata dell'esercito nigeriano, ha dichiarato che le giovani sono state trovate il 12 e 14 giugno in luoghi differenti. La prima, Hauwa Joseph, era con altri civili vicino a Bama, dove le truppe avevano attaccato un campo di Boko Haram. L'altra, Mary Dauda, era nei pressi del villaggio di Ngoshe, al confine con il Camerun, assieme al suo bambino.


Le testimonianze

Alcune delle ragazze fuggite dalla prigionia hanno raccontato di essere state portate nella foresta di Sambisa, dove si trovava la base di Boko Haram, e divise tra cristiane e musulmane: le musulmane erano state costrette a sposare dei miliziani; lo stesso accadde alle cristiane che accettarono di convertirsi all'Islam. Le studentesse cristiane che rifiutarono la conversione furono ridotte in schiavitù, costrette a dormire all'aperto e compiere lavori di fatica, oltre a cucinare per i miliziani, curare quelli feriti e seppellire quelli morti. I loro guardiani le separarono in piccoli gruppi e continuarono a spostarle nelle varie basi di Boko Haram per tenerle nascoste.

"Siamo state abbandonate, nessuno si è preso cura di noi. Non ci hanno neanche dato da mangiare a sufficienza", ha riferito Hauwa Joseph. Mary Dauda, racconta di essere stata costretta a sposarsi con diversi combattenti di Boko Haram prima di riuscire a fuggire. "Ti fanno morire di fame. Ti picchiano se ti rifiuti di pregare Allah".


La sorte delle altre ragazze rapite

Ad oggi, delle 276 studentesse rapite, oltre 57 sono riuscite a fuggire quasi subito dopo il sequestro, altre 80 sono state liberate grazie all'intervento dell'esercito nigeriano o in cambio di alcuni comandanti prigionieri di Boko Haram. Di alcune si sa per certo che sono morte di stenti, o uccise nel tentativo di fuggire. Tante altre ragazze, circa un centinaio, però risultano ancora disperse da otto anni, di loro non sa nulla.

Secondo l'Unicef, dal 2009, inizio dell'insurrezione dei terroristi nel nord della Nigeria, 27mila persone hanno perso la vita. Sono state chiuse oltre 1.400 scuole nel nord-est del Paese e più di 2.200 insegnanti sono stati uccisi. Almeno 2,8 milioni bambini non hanno accesso all’istruzione di base. Tanti sono dovuti fuggire dalle loro case e ora si trovano in campi per sfollati o profughi nei Paesi limitrofi.

Quello del 2014 fu uno dei maggiori rapimenti di massa di Boko Haram, destò scalpore internazionale, ma non è stato l'unico. Sarebbero oltre duemila le ragazze, le donne e i bambini rapiti dall'Islam integralista in Nigeria in questi ultimi anni, e la cui sorte è ancora incerta, vengono considerate persone "disperse", e della loro sorte il mondo, l'umanità intera se ne sta disinteressando.

Di tutte le atrocità che ancora oggi l'Islam sta compiendo in Nigeria l'umanità intera se ne sta disinteressando, a partire dai paesi occidentali troppo impegnati a salvaguardare le loro economie piuttosto che a pensare ai Diritti Umani violati in Africa e in diverse altre parti del mondo

Maris Davis


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