venerdì 15 maggio 2015

Torino, ragazza nigeriana stuprata e violentata da un connazionale

Rapinata, picchiata e violentata da un suo connazionale nigeriano. Una ragazza nigeriana di 26 anni, residente a Torino, che veniva costretta a prostituirsi ha denunciato ai carabinieri della Compagnia di Chivasso di avere subito due rapine dalla stessa persona, un connazionale.

I fatti risalgono a lunedì 4 maggio a Villareggia, la "ragazza" è stata minacciata, picchiata, violentata e rapinata di 50 euro e del telefono cellulare.

L’11 maggio, nello stesso luogo, il rapinatore, con le medesime modalità, ma con l’aggravante di aver agito con un complice armato con un coccio di bottiglia, si è impossessato di 200 euro e di un altro telefono cellulare.

In quest’ultimo caso la vittima è stata visitata e medicata all'ospedale di Chivasso per "contusioni ed escoriazioni" e giudicata guaribile con sette giorni di prognosi.

Le indagini hanno permesso ai carabinieri di individuare il rapinatore a Saluggia. Si tratta di un nigeriano di 32 anni, domiciliato in una struttura di accoglienza in quanto profugo, in attesa dello status di rifugiato politico.

L’uomo è entrato illegalmente sul territorio nazionale il 16 aprile scorso. Il nigeriano è stato arrestato, in quasi flagranza, per la rapina dell’11 maggio scorso e contestualmente sottoposto a fermo d’indiziato di delitto per la rapina e la violenza sessuale del 4 maggio.

Ulteriori indagini dovranno approfondire se gli episodi siano da collegare al fatto che la "ragazza" aveva più volte confidato ad alcune amiche la volontà di "uscire dal giro" con l'aiuto di un "ex-cliente" italiano. È possibile infatti che la violenza e le rapine siano state un "avvertimento" alla ragazza da parte dei suoi protettori, anche perché la seconda volta era presente un complice non ancora individuato.


martedì 12 maggio 2015

Nigeria, attacco armato in una scuola nel nord del paese

Attacco armato in una scuola di Potiskum, nel nord-est della Nigeria. A quanto riferiscono alcuni testimoni, due attentatori sono entrati nell'istituto scolastico durante le lezioni, uno dei due attentatori ha iniziato a sparare all'impazzata contro i ragazzi presenti mentre l'altro si è fatto esplodere all'interno di un'aula.

Fortunatamente l'attentato non ha provocato vittime, 6 sono gli studenti feriti in modo serio ma non in pericolo di vita, e almeno 45 quelli contusi, la maggior parte per essere saltati dalle finestre durante l'irruzione.

Boko Haram, ormai allo sbando e circondato dagli eserciti di Ciad, Niger, Nigeria e Camerun all'interno della foresta di Sambisa, può solo contare su attentatori isolati e fiancheggiatori che si nascondo, e si mescolano tra la popolazione all'interno dei villaggi.
(Fonte Il Fatto Quotidiano)


domenica 10 maggio 2015

Napoli, ragazza nigeriana uccisa da tre dicianovenni

Antonia Osaf aveva solo 23 anni, e come tante altre ragazze veniva costretta a prostituirsi a Fuorigrotta. Anche lei era una "Ragazza di Benin City", una schiava sessuale vittima della mafia nigeriana.

Uccisa il 9 maggio 2015, intorno alle 4 e mezza di mattina, perché è intervenuta per difendere una sua amica vittima di un tentativo di rapina da parte di tre "balordi" che volevano portarle via il misero incasso della nottata. È accaduto lo scorso venerdì notte, quei tre avevano già rapinato altre "prostitute" nel napoletano nei giorni precedenti.

Ad Antonia è bastato un gesto di generosità a difesa di un'amica per scatenare la furia di tre "assassini", che l'hanno accoltellata e poi lasciata morire sulla strada, davanti ad un distributore, dove è rimasta per ore senza che nessuno si accorgesse di quel "corpicino" inerme. Quando sono arrivati i soccorsi Antonia era già in cielo.

La polizia, con l'aiuto di altre "ragazze" e con la collaborazione della mamma di uno dei tre "bruti", ha arrestato tre "quasi" ventenni napoletani che hanno confessato quella notte di follia che è costata la vita ad una giovane ragazza nigeriana che aveva già perso i suoi sogni. Sequestrata l'auto, una smart, e l'arma del delitto (un coltello).

Sono almeno 27.000 le ragazze nigeriane costrette a prostituirsi sule strade italiane (fonte Caritas) e negli ultimi due anni circa 500 ragazze sono "scomparse", molte uccise dai loro stessi sfruttatori, o da clienti violenti, altre ancora scomparse semplicemente nel nulla.

Quello che mi ha fatto davvero male nell'apprendere la notizia della morte di Antonia, sono stati i titoli dei giornali che l'hanno definita "prostituta nigeriana", un mestiere che non ha scelto lei. Antonia è solo un'altra vittima di una mafia feroce e assassina, la mafia nigeriana, che costringe migliaia di ragazze a prostituirsi.
(Fonte TgCom24 Video-Servizio)


Antonia Osaf, il video della sua uccisione
Le immagini shock dell'uccisione di Antonia Osaf in questo video pubblicato da Repubblica, la giovane prostituta nigeriana uccisa nella stazione di servizio in via Terracina venti giorni fa per aver difeso un'amica da tre balordi. Antonia si apparta con un cliente, ma torna in strada appena si accorge che l'amica è vittima di un'aggressione a scopo di rapina.

Toglie anche i tacchi per correre veloce. Interviene a difesa dell'amica e viene pugnalata mentre il suo cliente resta a guardare indifferente. La coraggiosa nigeriana barcolla, poi cade a terra priva di vita mentre i tre balordi scappano.

Nel video si vede Antonia Osaf appartarsi con un cliente, ma poi la si vede correre in aiuto di una sua amica e collega, in quello stesso momento vittima di una rapina. Raggiunta l’amica viene però pugnalata e crolla a terra priva di vita, mentre i tre scappano via e il suo cliente resta a guardare nell'indifferenza più totale.



(Maris)



martedì 5 maggio 2015

Orrore in Nigeria, 214 ragazze liberate sono incinta. Violentate da Boko Haram

Ben 214 delle 687 donne liberate dall'esercito nigeriano dopo essere state tenute per mesi prigioniere dai miliziani di Boko Haram risultano "in stato di gravidanza", quasi tutte le donne e le ragazze hanno raccontato di aver subito violenze e abusi di ogni genere.

Orrore Boko Haram. A rendere noti questi dati è il Fondo Onu per la popolazione (Unfpa). Babatunde Osotimehin, direttore esecutivo di Unfpa, si trova in Nigeria per definire l'intervento dell'agenzia dell'ONU a favore delle donne e dei bambini liberati di recente. "Non c'è dubbio che queste donne e i loro bambini hanno subito così tanto da quando sono stati sequestrati o rapiti che ci vorrà molto impegno per offrire loro il sostegno psico-sociale di cui hanno bisogno per un reinserimento nella loro vita precedente".

Il rischio molto concreto che, a causa di credenze religiose e di antiche tradizioni, queste ragazze adesso vengano anche ripudiate dalle loro famiglie o dai loro clan familiari.

Alcune delle ragazze liberate
Assistenza. "Da quando abbiamo compreso che la portata della sfida è enorme e che non ci sono risorse umane sufficienti per farvi fronte, abbiamo chiesto assistenza alla comunità internazionale sul fronte delle risorse umane per collaborare al processo di guarigione di queste donne". Molte delle ragazze liberate sono già state sottoposte a numerosi controlli, compresi quelli per Hiv/Aids, e da questi test è emerso che 214 donne sono in stato di gravidanza.

L'Unfpa le sta sostenendo tutte con diversi livelli di cura. c'è poi il dramma dei bambini nati durante la prigionia. Alcuni dei quali, liberati con le donne, sono nati nella foresta e non sono mai usciti all'aperto prima della loro liberazione.

Sfida enorme. "Da quando abbiamo compreso che la portata della sfida è enorme e che non ci sono risorse umane sufficienti per farvi fronte, abbiamo chiesto assistenza alla comunità internazionale sul fronte delle risorse umane per collaborare al processo di guarigione di queste donne".

Matrimoni forzati. Una delle donne liberate ha confermato matrimoni forzati, abusi sessuali e pressioni psicologiche subite dai sequestratori. "Ci hanno chiesto di sposare i membri di Boko Haram, ma noi abbiamo detto che non potevamo perché eravamo già sposate. Ci hanno risposto che allora ci avrebbero vendute come schiave".

Il dramma di Lami. Un'altra ragazza, Lami Musa, 19 anni, era al quarto mese di gravidanza quando, cinque mesi fa, i miliziani di Boko Haram hanno attaccato il suo villaggio vicino a Chibok, la località dove nell'aprile del 2014 avevano già sequestrato oltre duecento studentesse. Lami Musa ha raccontato di aver evitato un matrimonio forzato perché era incinta, anche se i suoi sequestratori le avevano detto che sarebbe stata costretta a sposare un miliziano una volta partorito "Per fortuna sono stata salvata il giorno dopo il parto. Ringrazio Dio".