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martedì 20 marzo 2018

Nigeria. Amnesty accusa il governo, non ha impedito il rapimento di 110 studentesse

Il governo non ha impedito il sequestro di 110 studentesse a Dapchi compiuto da Boko Haram il 19 febbraio scorso.

Il rapimento di 110 studentesse del Collegio governativo di scienze e tecnica, compiuto il 19 febbraio da Boko Haram a Dapchi, poteva essere impedito.

Le forze di sicurezza nigeriane erano state informate ore prima che un convoglio del gruppo armato si stava dirigendo verso la città, così come lo erano state in occasione del rapimento delle studentesse di Chibok, nel 2014.

Lo ha dichiarato Amnesty International in un comunicato stampa, sollecitando le autorità nigeriane a indagare sull'inescusabile ritardo che ha consentito che il rapimento di massa avesse luogo senza alcun tentativo tangibile d’impedirlo e, ancora più importante, a usare tutti i mezzi legali a disposizione per ottenere il rilascio delle studentesse.

Le autorità paiono non aver appreso affatto la lezione del rapimento delle 276 studentesse di Chibok e non hanno fatto niente per garantire protezione alla popolazione civile del nord-est della Nigeria, soprattutto alle studentesse”, ha dichiarato Osai Ojigho, direttrice di Amnesty International Nigeria.

A seguito del rapimento delle studentesse di Chibok, il governo aveva lanciato l’Iniziativa "Scuole Sicure", coordinata dal Comitato presidenziale sull'Iniziativa del nord-est, per migliorare la sicurezza intorno alle scuole. Tuttavia, non è stata attuata alcuna misura per impedire nuovi rapimenti e l’esercito nigeriano non pare in grado di proteggere le scuole dagli attacchi.

Le prove a disposizione di Amnesty International indicano che le truppe dispiegate nella zona sono in numero insufficiente e che l'assenza di pattugliamenti e la mancata reazione agli avvisi ricevuti, così come la rinuncia allo scontro con Boko Haram abbiano contribuito a questa nuova tragedia

Le autorità nigeriane sono venute meno al loro dovere di proteggere i civili, esattamente come fecero a Chibok quattro anni fa. Nonostante fossero state ripetutamente informate che Boko Haram si stava dirigendo verso Dapchi, né la polizia, né le forze armate hanno fatto nulla per impedire il rapimento

Amnesty International ha raccolto testimonianze da numerose fonti attendibili secondo le quali la polizia e l’esercito avevano ricevuto ripetuti avvisi sull'avanzata di Boko Haram verso Dapchi, anche quattro ore prima del raid. L’esercito si è ritirato da Dapchi a gennaio. Da allora la base più vicina si trova a un’ora di guida dalla città.

Tra le 14 e le 18.30 del 19 febbraio, le forze di sicurezza nigeriane hanno ricevuto almeno cinque telefonate in cui si segnalava l’avanzata di Boko Haram verso Dapchi.

La prima chiamata è arrivata all'incirca alle 14 al comando dell’esercito di Geidam, a 54 chilometri da Dapchi, per avvertire che il convoglio di Boko Haram era stato visto dirigersi da Futchimiram a Gumsa, un villaggio a 30 chilometri da Dapchi. Il comandante ha risposto che lo sapeva e che stava monitorando la situazione.

Alle 15 il convoglio di Boko Haram è arrivato a Gumsa, per rimanervi fino alle 17. Dal villaggio sono partire varie telefonate verso Dapchi, per allertare gli abitanti. Una delle persone che aveva ricevuto la chiamata ha informato un sergente di polizia che ha garantito che avrebbe informato la divisione di Polizia di Dapchi.

Alle 18.30, mentre in molti si dirigevano in moschea per la preghiera, Boko Haram è entrato a Dapchi. I combattenti del gruppo armato hanno chiesto indicazioni per la base militare, gli uffici del governo e la scuola femminile.

Una fonte della polizia di Dapchi ha dichiarato ad Amnesty International che i superiori si sono dati alla fuga temendo di essere sopraffatti da Boko Haram arrivato in città con un convoglio di nove veicoli con scritte in arabo, sette Land Cruiser, una Hilux e un camion Canter, e una cinquantina di uomini armati.

Il governo deve indagare
Tutto ciò che l’esercito avrebbe dovuto fare era mandare soldati a Gumsa da Geidam o da Babban Gida e ordinare alle truppe a Damasak, Kareto, Gubio e Magumeri di uscire in pattugliamento”, ha dichiarato ad Amnesty International un’altra fonte.

Un consulente di Amnesty International in materia di operazioni militari ha esaminato la condotta delle forze armate nigeriane giungendo alla conclusione che il loro comportamento è stato del tutto inadeguato. Nell'esame sono state prese in considerazione le postazioni dei soldati e il tempo che ci sarebbe voluto per arrivare a Dapchi, tenendo anche conto del percorso seguito dal convoglio di Boko Haram.

Dopo aver rapito le studentesse, gli uomini di Boko Haram hanno lasciato Dapchi alle 19.30 e sono arrivati a Gumsa intorno alle 21.

Nel corso dell’assalto alla scuola femminile, ufficiali dell’esercito di stanza a Geidam e Damaturu sono stati nuovamente allertati ma i primi soldati sono arrivati a Dapchi quando Boko Haram aveva già lasciato l’area. Un aereo militare ha sorvolato la zona un’ora dopo che Boko Haram aveva lasciato Dapchi.

Il 25 febbraio, sei giorni dopo il rapimento, è stato convocato un vertice di sicurezza presso l’ufficio del governatore di Damaturu, la capitale dello stato di Yobe: vi hanno preso parte funzionari del governo federale e di quello locale, responsabili della sicurezza, ufficiali dell’esercito e rappresentanti della scuola e delle famiglie delle studentesse rapite. È emerso che le autorità erano consapevoli che l’esercito fosse stato allertato almeno quattro ore prima dell’attacco, ma nessuno pare abbia chiesto perché i militari non abbiano reagito adeguatamente o perché non ci fossero truppe in numero sufficiente.

Il presidente Muhammadu Buhari ha disposto un’indagine sul modo in cui si è reagito al rapimento.

L’indagine dovrà chiarire le cause di fondo del fallimento del governo: perché c’erano pochi soldati? Perché si era deciso di ritirare le truppe da Dapchi? Quali misure sono state prese dal governo per proteggere le scuole del nordest della Nigeria? Quali procedure dovrebbero essere seguite in occasione di un tentativo di rapimento?”, ha sottolineato Ojigho, che ha chiesto che i risultati dell’indagine siano resi pubblici.

I parenti delle studentesse rapite sono lasciati privi di informazioni
Al rapimento è seguita la confusione. Inizialmente le autorità hanno negato che fossero state rapite delle studentesse, poi le autorità dello stato hanno dato la notizia che l’esercito le aveva liberate. Infine, il 22 febbraio il governo locale ha confermato il rapimento.

Di notte sentiamo ancora le loro voci mentre vengono portate via. Non c’è stato niente da fare. Eravamo tutti terrorizzati”, ha raccontato un genitore. Un altro genitore ha riferito di non aver avuto alcuna notizia fino alla mattina successiva e che si è messo ad aspettare fuori dalla scuola nella speranza che sua figlia fosse salva.

In molti speravano che le nostre figlie fossero all'interno. Siamo stati di fronte alla scuola fino alle 17, l’ora in cui terminano le lezioni. A quel punto mi sono reso conto che mia figlia era stata rapita

Nessuna lezione appresa dal rapimento di Chibok del 2014
L’operato delle forze di sicurezza in occasione del rapimento delle studentesse di Dapchi presenta delle agghiaccianti rassomiglianze con quello delle 276 studentesse di Chibok, portato a termine nell'aprile 2014 nello stato di Borno.

Anche in quel caso l’esercito era stato avvisato con ore di anticipo ma non aveva preso alcuna iniziativa per impedire il rapimento. La maggior parte del personale militare si era allontanato dalla zona prima che arrivasse il convoglio di Boko Haram.

Analogamente, al rapimento era stato seguito da un clima di confusione e sospetto, che aveva pregiudicato i tentativi delle autorità nigeriane di localizzare e liberare le studentesse rapite. Inizialmente, i militari avevano annunciato che quasi tutte le ragazze erano state liberate, per poi ritrattare la dichiarazione.

L’allora presidente Goodluck Jonathan aveva ordinato un’indagine sulle responsabilità di Boko Haram nel rapimento, ma i suoi risultati non sono mai stati resi pubblici. Nel gennaio 2016 il presidente Muhammadu Buhari aveva ordinato un’altra indagine, questa volta sull'operato delle forze di sicurezza, ma anche di questa non sono stati resi pubblici i risultati.

Purtroppo, da quei terribili avvenimenti di quattro anni fa pare non sia stata tratta alcuna lezione. Quello che è avvenuto a Dapchi è quasi la fotocopia di quanto accaduto a Chibok: le forze di sicurezza ricevono degli avvisi ma non reagiscono, e un altro centinaio di ragazze viene rapito

Le autorità nigeriane devono lavorare unite per assicurare che le studentesse facciano ritorno a casa incolumi e che tutto questo non accadrà mai più. Questo rapimento è un crimine di guerra i cui responsabili devono essere portati di fronte alla giustizia. Come primo passo, i rapporti sulle due indagini relative al rapimento di Chibok devono essere resi pubblici

Amnesty International ha sollecitato Boko Haram a rilasciare immediatamente le studentesse e ogni altra persona che si trovi nelle mani del gruppo armato.

Ulteriori informazioni
Un team di ricercatori di Amnesty International ha visitato Dapchi e ha intervistato 23 persone tra cui studentesse che sono riuscite a salvarsi, genitori di studentesse rapite, funzionari dell’amministrazione locale e di sicurezza e testimoni oculari.

Queste fonti hanno convalidato, in modo indipendente le une dalle altre, un elenco di funzionari delle forze di sicurezza nigeriane che, il 19 febbraio, erano stati contattati prima e durante il rapimento. Per garantire la loro incolumità, le fonti sono state tenute anonime.

Le fonti e i testimoni oculari di Dapchi hanno confermato che il convoglio di Boko Haram era formato da circa 50 uomini armati ed era composto da nove veicoli con scritte in arabo: sette Landcruiser, una Hilux e un camion Canter.
(Amnesty International, comunicato stampa)



Articolo a cura di
Maris Davis

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mercoledì 21 marzo 2018

Nigeria. Boko Haram ha liberato gran parte delle studentesse rapite a Dapchi

Molte delle studentesse nigeriane rapite lo scorso mese a Dapchi dai jihadisti di Boko Haram hanno potuto tornare dalle loro famiglie. Dai rapitori il messaggio "non mandate più le vostre figlie a scuola"


Almeno 76 delle 110 studentesse nigeriane rapite il 19 febbraio scorso nella città di Dapchi dai jihadisti di Boko Haram sono state liberate e sono tornate dalle loro famiglie. La notizia inizialmente data da BBC News citando diversi testimoni è stata confermata dal governo nigeriano.

Non è ancora chiaro come e perché sia avvenuta la liberazione, ma il governo nigeriano aveva detto che era disposto a negoziare con i rapitori, come aveva già fatto dopo il sequestro delle 276 studentesse rapite a Chibok nell'aprile 2014.


L'avvertimento di Boko Haram
"Non mandate più le vostre figlie a scuola": è stato questo, secondo un testimone, il monito con cui i jihadisti di Boko Haram hanno accompagnato la liberazione di alcune ragazze rapite a Dapchi. Del resto il nome stesso Boko Haram significa "l'istruzione occidentale è proibita", e l'ognanizzazione jihadista vuole imporre al Paese la sharia, ovvero la legge islamica.

Nel 2015 si affiliò all'Isis instaurando nella regione nord-orientale della Nigeria uno Stato Islamico, territori e città riconquistate definitivamente solo con l'intervento congiunto degli eserciti di Camerun, Ciad, Niger e Nigeria all'inizio dello scorso anno.


Liberate e riportate ai loro familiari, ma non tutte
Sul Wall Street Journal viene riportato anche che le ragazze liberate sarebbero “decine” ma che altre, invece, sarebbero morte. "Le ragazze, ha raccontato Bashir Manzo, che guida un gruppo di supporto ai familiari delle studentesse sequestrate, sono state riportate indietro, su 10 veicoli e lasciate fuori dalla scuola alle 8 di mattina.

Secondo quanto riferito da un assistente del presidente Buhari le giovani liberate sarebbero 76, mentre non si conosce la sorte delle altre 34.

La denuncia di Amnesty. L'esercito nigeriano ha ignorato gli avvertimenti sull'arrivo dei miliziani di Boko Haram
La scuola di Dapchi dopo l'attacco del 19 febbraio scorso
La vicenda, molto simile al sequestro delle oltre 200 ragazze di Chibok nel 2014, aveva suscitato vive proteste da parte della popolazione e delle associazioni, che hanno accusato le istituzioni di non fare abbastanza per proteggere i civili dai jihadisti di Boko Haram. Pochi giorni dopo i fatti di Dapchi, il presidente Muhammadu Buhari aveva definito il sequestro un "disastro nazionale", e aveva assicurato che sarebbe stato fatto tutto il possibile per la liberazione delle ragazze, in particolare attraverso i negoziati.

Ma, come a Chibok, l'organizzazione di difesa dei diritti umani denuncia che le forze militari erano state allertate della presenza di una colonna di Boko Haram che si stava avvicinando nella cittadina di Dapchi, e tuttavia non sono intervenute.

Proprio Amnesty International si è pronunciata sulla vicenda, sostenendo che l'area di Dapchi non sia sufficientemente presidiata dall'esercito, nonostante sia in questa regione che Boko Haram opera.

"Le autorità nigeriane sono venute meno al loro dovere di proteggere i civili, esattamente come fecero a Chibok quattro anni fa. Nonostante fossero state ripetutamente informate che Boko Haram si stava dirigendo verso Dapchi, né la polizia né le forze armate hanno fatto nulla per impedire il rapimento"
(Avvenire)

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venerdì 23 marzo 2018

La testimonianza di una studentessa rapita da Boko Haram a Dapchi

Khadija Grema è una delle 105 studentesse liberate a sorpresa il 21 marzo 2018 dalle milizie islamiche di Boko Haram.

Alcune delle studentesse liberate

Era tra le 110 ragazze rapite a Dapchi il mese scorso. Ha raccontato del momento del rapimento e i tragici eventi che sono seguiti.

Eravamo a scuola, in procinto di interrompere il nostro consueto digiuno, quando alcuni uomini armati sono entrati hanno fatto irruzione. La gente ha cominciato ad urlare, uno degli uomini ha detto che dovevamo arrenderci o ci avrebbero sparato, le insegnanti ci hanno invece urlato di scappare verso il cancello della scuola

È l’inizio del racconto fornito da una delle 105 studentesse liberate a sorpresa il 21 marzo in Nigeria e che erano state rapite dalle milizie islamiche di Boko Haram in una scuola di Dapchi, nello stato di Yobe, il 19 febbraio scorso.

Lei si chiama Khadija Grema, ed è stata intervistata dall’agenzia di stampa News Agency of Nigeria.

Quelle di noi che sono state catturate sono state portate a bordo di alcuni veicoli con cui ci hanno portate fuori dalla città”, ha proseguito la ragazza. “Ci hanno chiesto chi di noi aveva osservato il digiuno religioso e a chi ha risposto è stata data carne, tortini di arachidi e acqua

Abbiamo pregato, poi abbiamo continuato il nostro viaggio fino a quando siamo arrivati ​​in un posto con un grande albero, si sono fermati e ci è stato chiesto di cucinare

Secondo la versione fornita dalla ragazza, i rapitori non hanno usato violenza nei confronti delle studentesse rapite: “Ci hanno nutrito molto bene, ci hanno trattato molto bene, non ci hanno picchiato, non ci hanno molestato”. I rapitori, a suo dire, parlavano tutti kanuri o arabo.

Il quotidiano statunitense The Wall Street Journal ha attribuito la responsabilità del sequestro a una fazione interna del gruppo terroristico Boko Haram, guidata da Abu Musab al-Barnawi, figlio del fondatore del gruppo terroristico, Muhammad Yusuf.

​​I miliziani ci hanno portate in un posto dove c’era un fiume. Siamo scese dai camion e ci hanno chiesto di entrare in alcune canoe, con cui abbiamo attraversato il fiume

Dall’altra parte del fiume ci hanno portato in una casa in un villaggio che non conosco, siamo rimaste lì per un po’. Il giorno dopo sono venuti a chiederci di uscire e siamo state portate al fiume e abbiamo proseguito il viaggio fino a quando siamo arrivate in una fitta foresta, dove ci hanno trattenuto e da allora non ci hanno più spostate

Il racconto della studentessa sopravvissuta si fa più intenso quando parla del viaggio sui camion per la loro liberazione : “È stata un’esperienza straziante che ha causato la morte di alcune delle mie compagne di scuola

Cinque delle nostre amiche sono morte per infarto, traumi e stress a causa del lungo viaggio. Non ci hanno permesso di avvicinarci a loro né ci hanno sottoposto a molestie o a qualsiasi tipo di violenza sessuale

Non ci hanno detto perché siamo state liberate, hanno semplicemente detto che siamo musulmane e hanno pensato che fosse giusto per loro liberarci e non farci soffrire

Il momento della liberazione di Grama e delle altre studentesse
L’unica cristiana del gruppo, Leah Sharibu, che si è rifiutata di indossare l’hijab, non è stata liberata. “Hanno liberato tutte noi tranne una ragazza, Leah, che non sarebbe stata liberata perché cristiana”, racconta infatti Grama.

I sequestratori hanno chiesto scusa alle famiglie per quanto accaduto, ma hanno minacciato le ragazze di rapirle ancora se dovessero continuare ad andare a scuola.

Non è ancora chiaro perché le ragazze siano state liberate. Secondo il ministro dell’Informazione della Nigeria, Lai Mohammed, “non è stato pagato alcun riscatto” per la liberazione delle studentesse rapite e “l’unica condizione posta dai sequestratori è stata quella di rilasciare le ragazze a Dapchi senza la presenza dei militari nigeriani




Articolo a cura di
Maris Davis

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giovedì 22 febbraio 2018

Nigeria. Studentesse rapite a Dapchi, 76 tratte in salvo, 2 uccise da Boko Haram

L'esercito nigeriano ha tratto in salvo 76 delle oltre 100 studentesse rapite lunedì scorso dai miliziani di Boko Haram in una scuola nel villaggio di Dapchi, nello stato nord-orientale di Yobe, e ha recuperato i corpi di altre due presumibilmente uccise dai miliziani che le volevano portare via.

Lo riferiscono fonti militari citate dall'emittente radiofonica nigeriana “Npr”, secondo cui risultano al momento disperse tra le 13 e le 23 studentesse. L’attacco è avvenuto lunedì scorso nel villaggio di Dapchi, dove miliziani armati hanno fatto irruzione nella scuola a bordo di pick-up.

Gli spari hanno attirato l’attenzione delle studentesse e delle loro insegnanti, che sono riuscite a fuggire prima che i miliziani facessero il loro ingresso nella scuola saccheggiando la struttura. Per il momento le autorità locali non hanno confermato il numero esatto delle ragazze che risultano ancora "disperse".

Purtroppo i contorni della vicenda non sono ancora del tutto chiari. La notizia del rapimento, a causa della censura dell'esercito, è trapelata solo ieri, due giorni dopo i fatti. Solo dopo che la notizia è arrivata alle agenzie di stampa, l'esercito ha provveduto a divulgare la notizia delle 76 ragazze liberate e di altre due purtroppo rimaste uccise, senza però precisare le circostanze della loro liberazione (o del loro ritrovamento).

Il presidente Muhammadu Buhari ha fatto sapere d’aver inviato sul posto i ministri degli Esteri, della Difesa e dell'Informazione per indagare sulla situazione, rifiutando però di confermare se qualcuno degli studenti fosse scomparso.

Il commissario della polizia di stato di Yobe, Sumonu Abdulmaliki, ha detto oggi che Boko Haram ha rapito anche tre persone dalla vicina Gaidam.
(The Guardian)

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mercoledì 21 febbraio 2018

Nigeria. Decine di studentesse scomparse dopo attacco di Boko Haram. Si teme un rapimento di massa

Boko Haram ha attaccato il villaggio di Dapchi in Nigeria e decine di ragazze in inizialmente fuggite non sono ancora state rintracciate. Si teme l'ennesimo rapimento di massa.


Boko Haram torna a colpire. La polizia ha confermato che sono scomparse 111 ragazzine ma, ha precisato, "non ci sono ancora conferme sul fatto che siano state rapite"

Decine di studentesse, più di cento, di una scuola attaccata la sera del 19 febbraio dai jihadisti di Boko Harams sono scomparse. Lo riporta la Bbc citando il governatore dello stato di Yobe, dove è avvenuto il blitz dei terroristi islamici.

La maggior parte delle studentesse e degli insegnanti sono riuscite a scappare la sera dell'attacco dopo aver sentito gli spari dei jihadisti che si stavano avvicinando alla scuola nel villaggio di Dapchi (nord della Nigeria, Stato di Yobe). Quattro anni fa, Boko Haram rapì oltre 270 studentesse nella città di Chibok e che scuscitò l'indignazione di tutto il mondo con la campagna #BringBackOurGirls



Studenti e insegnanti della Girls Science Secondary School sono fuggiti nella boscaglia, temendo di essere rapiti dai combattenti. Due giorni dopo decine di allieve non sono ancora ritornate a casa, sollevando i timori delle loro famiglie, che le hanno anche cercate invano nei villaggi vicini.

Secondo il personale scolastico al momento dell'attacco nell'istituto c'erano 710 studentesse dagli 11 anni in su. "Le nostre ragazze sono scomparse da due giorni e non sappiamo dove si trovino", ha detto Abubakar Shehu, zio di alcune delle giovani: "ci è stato detto che erano fuggite in altri villaggi, ma siamo stati in tutti quelli menzionati, senza successo. Iniziamo a temere che sia successo il peggio e abbiamo paura di dover affrontare un nuovo scenario come quello di Chibok"

Mentre il paese si svuotava nel fuggi fuggi generale, le studentesse in preda al panico si sono nascoste nella boscaglia. «La ragazze se ne sono andate nella foresta prima dell’arrivo dei miliziani» ha ricostruito la polizia locale parlando con la Cnn.

Gli estremisti di Boko Haram si sarebbero avventati sulle provviste della scuola, portandole via insieme a macchinari medici e tecnologici. E poi avrebbero messo le mani anche su 111 ragazzine rimaste indietro. «Portate via»


«Ho visto ragazze urlare e chiedere aiuto a bordo di tre veicoli Tata» ha riferito alla Reuters un uomo di un villaggio vicino costretto dai miliziani a indicare loro la strada. L’agenzia di stampa britannica ha raccolto altre testimonianze ma sempre in forma anonima visto che le forze di sicurezza nigeriane hanno vietato alla gente di parlare della scomparsa delle ragazze.


Processo di massa. Proprio la settimana scorsa, nel primo grande processo contro Boko Haram, un tribunale nigeriano ha condannato 205 imputati e ne ha rilasciati 475. L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (Unhchr) si è detto «preoccupato» per il maxi processo a porte chiuse che le autorità nigeriane hanno avviato nei confronti di oltre 2.300 presunti miliziani.

Il gruppo jihadista Boko Haram, il cui nome significa "l’educazione occidentale è un peccato", conduce dal 2009 una sanguinosa insurrezione nel nord-est della Nigeria, che ha portato alla morte di oltre 27mila persone. L’organizzazione ha già rapito migliaia tra donne e bambini (si calcola almeno duemila che siano ancora prigioniere), ma è stato solo dopo il rapimento di 276 studentesse di scuola superiore a Chibok, nel 2014, che è scattata un'ondata di indignazione globale, dando al gruppo una tragica notorietà sulla scena internazionale.
(RaiNews)



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lunedì 14 dicembre 2020

Nigeria. Attacco di Boko Haram in una scuola nello Stato di Katsina. Mancano all'appello oltre 400 studenti

Nigeria, attacco a una scuola nel nord-ovest, rapiti e poi rilasciati 400 studenti. Altri 400 ancora nelle mani degli integralisti islamici responsabili dell'attacco
Sono stati rilasciati alcuni dei circa 800 studenti che erano scomparsi dopo che uomini armati, appartenenti alla milizia islamica Boko Haram, hanno attaccato una scuola di istruzione secondaria nella zona nord-occidentale della Nigeria, la Government Science Secondary School di Kankara. È accaduto venerdì sera nello Stato di Katsina, nella Nigeria nord-occidentale. 
«I ragazzi continuano a tornare e, secondo le informazioni disponibili, sono 406 in totale quelli già rientrati». Così ha affermato Badamasi Charanchi, funzionario del ministero dell'Istruzione in dichiarazioni riportate dal quotidiano nigeriano Vanguard. Ma gli studenti dell'istituto sarebbero più di 800 e la polizia al momento ha confermato il rientro di soli 200 ragazzi. Il presidente nigeriano Muhammadu Buhari ha condannato l'attacco e ha ordinato alla scuola di effettuare un controllo e chiesto alle famiglie di collaborare per determinare il numero specifico di studenti che si trovavano nell'istituto. 

Testimonianze
I residenti che vivono vicino al collegio per soli ragazzi hanno raccontato alla BBC di aver sentito degli spari intorno alle 23 ora locale di venerdì e che l'attacco è durato più di un'ora. Il personale di sicurezza della scuola è riuscito a respingere alcuni degli aggressori prima che arrivassero i rinforzi della polizia. Durante il successivo scontro a fuoco, alcuni degli uomini armati sono stati costretti a ritirarsi, dando ad alcuni degli studenti la possibilità di scalare la recinzione della scuola e correre verso la salvezza, riparando nella foresta. Molti, sempre secondo le testimonianze rese alla polizia, sono stati rapiti e portati via dagli assalitori, molti si sono salvati, di altre centinaia si sono perse le tracce. I genitori si sono subito affollati nella scuola tentando di avere notizie e in contemporanea sono partite le ricerche.

Decine di episodi simili in passato
L’accaduto evoca il ricordo sinistro del sequestro di 276 studentesse dall'istituto di Chibok, nello Stato nord-orientale di Borno nell'aprile 2014, ad opera del gruppo estremista islamico Boko Haram. La dinamica è sempre la stessa, un attacco a colpi di Kalashnikov contro una scuola quando ormai è buio, lo scontro a fuoco con la polizia, il panico dei ragazzi che cercano di fuggire, il caos. Di quelle ragazze di Chibok un centinaio sono tuttora introvabili. 
Nel febbraio 2018 un altro rapimento, quello di 110 studentesse da una scuola-collegio a Dapchi, nel nord este della Nigeria, sempre da parte dell'ala filo-Isis dell'organizzazione terroristica sunnita. Le ragazze furono rilasciate dopo poco più di un mese con un monito, non mandate più nessuna giovane a scuola perché, come significa Boko Haram in lingua locale, «l'istruzione occidentale è proibita». 
L'attacco di venerdì non è stato rivendicato ma l'ipotesi più probabile è che questa volta la paternità sia da attribuire a uno dei molti gruppi di banditi islamisti di etnia fulani attivi nella Nigeria nord-occidentale, e che si ispirano a Boko Haram. 


A partire dal governo federale e fino ad arrivare all'occidente tanto evoluto, nella mia Nigeria nessuno ha fatto mai niente per contrastare la crudeltà dell'integralismo islamico
Dal 2009, ovvero da oltre dieci anni, l'integralismo islamico nella mia Nigeria uccide, mette bombe, distrugge chiese e scuole. Brucia interi villaggi e rapisce ragazze per farne delle schiave sessuali, e rapisce ragazzi (come in questo ultimo caso) affinché diventino soldati di Boko Haram. 
Boko Haram ha provocato 2,7 milioni di profughi, e quasi tutti non potranno mai più tornare alle loro case perché i loro villaggi, le loro case sono state rase al suolo. Un'area grande come il Belgio, nel Borno State a nord-est del paese, è diventata un deserto, tutto è stato distrutto. 4,5 milioni di persone attorno al lago Ciad sta morendo di fame perché prive di qualsiasi sostentamento, luoghi inaccessibili e pericolosi dove anche le associazioni umanitarie hanno difficoltà ad arrivare. 
Più di un milione e mezzo di bambini e bambine non potrà mai più andare a scuola perché l'Islam ha distrutto le loro scuole, ucciso o fatto fuggire i loro insegnanti. 
Di tutto questo orrore l'occidente tace, i media occidentali se ne fregano, salvo scrivere quattro fredde righe di circostanza quando capita qualcosa di davvero grave come è accaduto questa volta. Due governi federali degli ultimi dieci anni non hanno fatto nulla, davvero poco, per contrastare l'orrore dell'integralismo islamico nigeriano.

E l'Europa benpensante continua ad accogliere con tutti gli onori l'Islam che in Africa (non solo in Nigeria) provoca morte e distruzione. Complimenti al Natale in arrivo