domenica 4 aprile 2010

La Firma di Dio nella Bibbia

Oggi è il giorno di Pasqua e ho deciso di rendere pubblico un articolo molto accurato e puntiglioso tratto dal libro di Karl Sabiers “Nuove Straordinarie Scoperte” – Ediz. ERA. Esso dimostra in maniera seria, scientifica e anche matematica come il numero sette (7) compaia in modo sorprendente in tutti libri della Bibbia. Non voglio (né posso) convincere nessuno, ma semplicemente invito tutti a leggere l'intero articolo: per chi crede potrebbe essere una naturale "conferma", per chi non crede solo una  banale "curiosità", ma tutti saranno senz'altro sorpresi dalle tante e straordinarie coincidenze che si nascondono nei sacri testi, sia in quelli del Vecchio Testamento che in quelli del Nuovo Testamento.
Il numero sette è decisamente importante nella Bibbia, un libro che senz'altro possiamo definire "ispirato", scritto in ben 1.600 anni di storia dell'Umanità (dalla Genesi all'Apocalisse di San Giovanni). Il numero sette è straordinariamente presente nei testi nonostante tutti questi secoli, esso è il simbolo di Dio e della Sua perfezione e completezza.
Fin dal racconto della creazione con cui si apre il Sacro Libro, si nota come il settimo giorno di riposo, carico della benedizione divina, sia dato come un sigillo alla creazione stessa.
In Egitto vi furono, al tempo di Giuseppe, sette anni di abbondanza, seguiti da sette anni di carestia. Quando Gerico fu conquistata dagli Israeliti, dopo l’esodo, il popolo e sette sacerdoti, che portavano sette trombe, marciarono intorno alla città per sette giorni consecutivi; il settimo giorno marciarono intorno alla città per sette volte. Ogni sette anni la terra in Palestina non doveva essere coltivata (il settimo anno era chiamato appunto “anno sabatico” perché la terra veniva fatta riposare) e, dopo sette cicli di sette anni, il cinquantesimo anno era un giubileo.
Naaman, generale del re di Siria, che andò a consultare il profeta Eliseo a causa del fatto che era malato di lebbra, fu da questi mandato a bagnarsi nel fiume Giordano per sette volte. Salomone impiegò sette anni a costruire il tempio all’Eterno e, alla sua inaugurazione, indisse una festa che durò sette giorni.
Nell’ultimo libro della Bibbia, l’Apocalisse, tutto si svolge attorno a questo numero: sette chiese, sette candelabri, sette suggelli, sette trombe, sette coppe, sette stelle, sette spiriti... Il numero stesso dell’Anticristo, 666, ricorda al lettore, per contrasto, l’importanza della firma divina: dove essa è assente vi è il massimo dell’imperfezione (il 6 ricorda i giorni della creazione senza la benedizione di Dio avvenuta nel settimo giorno).
E’ dunque universalmente riconosciuto che il numero sette ricorre nella Bibbia in modo del tutto particolare e più frequentemente di ogni altro numero.

Per scaricare l'intero articolo utilizzare il link sottostante.
La Firma di Dio nella Bibbia: il numero sette

...e per restare in tema una straordinaria canzone ispirata al Libro dei Salmi.
Rivers of Babylon è una canzone spiritual scritta nel 1970 da Brent Dowe e Trevor McNaughton, del gruppo giamaicano dei Melodians. Il testo è il Salmo 137 della Bibbia (nella versione della Bibbia di Re Giacomo), che tratta dell'esilio del popolo ebraico a Babilonia dopo la conquista di Gerusalemme nel 586 a.C.. Viene descritta la nostalgia degli ebrei che, seduti piangenti sulle rive dei fiumi di Babilonia (il Tigri e l'Eufrate), ricordano Gerusalemme e si rifiutano di cantare un canto gioioso in terra straniera.
La versione più popolare di questa canzone è quella di genere disco dei Boney M., del 1978, che è rimasta per 5 settimane in vetta alle classifiche del Regno Unito e di altri Paesi, vendendo milioni di dischi e vincendo diversi dischi di platino.
Dopo i Boney M sono stati fatti diversi remake, e la canzone è stata tradotta in varie lingue.

Salmo 137
Sui fiumi di Babilonia, là sedevamo piangendo al ricordo di Sion.
Ai salici di quella terra appendemmo le nostre cetre.
Là ci chiedevano parole di canto coloro che ci avevano deportati o canzoni di gioia, i nostri oppressori: "Cantateci i canti di Sion!".
Come cantare i canti del Signore in terra straniera?
Se ti dimentico, o Gerusalemme, paralizza la mia destra; mi si attacchi la lingua al palato, se lascio cadere il tuo ricordo, se non metto Gerusalemme al di sopra di ogni mia gioia.
Ricordati, Signore, dei figli di Edom, che nel giorno di Gerusalemme dicevano: "Distruggete, distruggete anche le sue fondamenta".
Figlia di Babilonia devastatrice, beato chi ti renderà quanto ci hai fatto!
Beato chi afferrerà i tuoi piccoli e li sbatterà contro la pietra!


5 commenti:

  1. caro Florindo visto che sei sensibile agli scritti sacri, e hai fatto una scoperta che io conosco molto bene,e posso dirti che veramente il n° 7 significa perfezione mentre il 10 completezza,ti posso consigliare di leggere nel vangelo di giovanni capitolo 17 verso 3....leggi
    e il salmo 37 versi 10-11-e il 29 ......poi mi dirai la tua impressione e potremmo continuare le conversazioni
    ti ringrazio del tuo pensiero e ti auguro di passare un buon weekend Liliana

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  2. Ho letto il tuo blog. Bello e ordinato! Per quanto riguarda il contenuto del tuo messaggio di oggi...beh, non condivido la visione "divina" del numero, anche se in effetti è un numero ricorrente nella religione Cristina, ma anche in molte altre religioni: 7 bracci del candelabro ebraici, 7 dei della felicità buddhisti, 7 profeti induisti, 7 sono i chakra, ecc...
    Ovviamente c'è una ragione. 7 è considerato un numero "magico" perché gli antichi sistemi di numerazione erano principalmente in base 60 nelle civiltà della Mesopotamia, la culla delle religioni. E 7 è il primo numero che non è divisore di 60. I greci poi hanno adottato questa base (60) per fare i calcoli astronomici (per motivi di praticità), ed ora noi la utilizziamo per le misure angolari e cronometriche.
    È interessante conoscere queste cose, mi hanno sempre affascinato.
    Ale

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  3. Come mai la Chiesa di Roma, che in altre circostanze ha fatto i salti mortali per eliminare testi "scomodi" definendoli apocrifi, in merito al salmo 137 (o 136 secondo la numerazione greca), non ha trovato sconveniente che si salmodiasse recitando « Beato chi afferrerà i tuoi bambini
    e li sbatterà contro la roccia! » (Salmo 137,9) che indubbiamente evoca una ferocia e truculenza senza pari ?
    E' vero che il Nuovo testamento ha innovativamente basato tutto sull'Amore, la carità e il perdono, ma, visto che per secoli la Chiesa Romana ha "purgato", non poteva evitarci simili crudeltà ?
    Oppure l’appellativo “apocrifo” è da tirare in ballo solamente quando si tratta di scritture che forniscono indicazioni sulle ulteriori gravidanze di Maria dopo la nascita di Gesù ?

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  4. Romolo Cati... forse dovresti rileggere la storia della deportazione (quella degli ebrei a babilonia del 586 a.C.)... e metterti dalla parte di chi è schiavo.
    Comunque ti assicuro che ci sono frasi ancora più forti di questa, per esempio nell'Apocalisse..

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  5. Fortunatamente il Vangelo ci ha insegnato ad amare i nemici. Provare sentimenti positivi nei confronti di chi già ci ama non è quello che contraddistingue il cristiano. Non vi è alcuna deportazione o schiavizzazione che mi porterebbe a pensare che si possano nutrire i sentimenti di cui al salmo 137, pur mettendomi dalla parte delle vittime. Probabilmente per evidemziare la bontà e la innovatività del Nuovo Testamento le alte sfere della Chiesa hanno evitato di "emendare" l'Antico.

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