venerdì 16 febbraio 2018

Caso Gambia e l'internazionale dei dittatori africani.

Torniamo indietro di un anno. Il 1° dicembre 2016 le elezioni presidenziale che hanno sancito la sconfitta di Yahya Jammeh, dittatore del Gambia da 22 anni.

Il presidente del Gambia Yahya Jammeh e la moglie Zineb

Parlando al leader dell’opposizione Adama Barrow (ora neo-presidente) in una telefonata trasmessa in tv il giorno dopo le elezioni, il presidente Yahya Jammeh disse: “Chiamo per augurarti il meglio, la gente del Gambia ha parlato

Questa ammissione di sconfitta fu accolta con un misto di stupore ed esaltazione per le strade del paese. Dopo gli assalti brutali nei confronti di esponenti dell’opposizione e l’allontanamento degli osservatori internazionali, molti pensarono che Jammeh avrebbe trovato un modo per vincere comunque, a prescindere dai voti. La fine di 22 anni di potere attraverso le urne fu visto come un trionfo dei princìpi democratici, in Gambia e non solo.

Tuttavia i festeggiamenti sono durati poco visto che, una settimana più tardi, Jammeh ritrattò la sua ammissione, accusando “anomalie gravi e inaccettabili” nel processo elettorale.

L’allarme per questo brusco deragliamento del processo di transizione portò quattro capi di stato dell’Africa occidentale, parte del blocco regionale Ecowas, ad andare a visitare Jammeh il 13 gennaio 2017 in un fallito tentativo di convincerlo ad accettare i risultati delle urne. Nel frattempo, l’Unione africana, le Nazioni Unite, l’Unione europea, gli Stati Uniti e altri, hanno tutti sostenuto pubblicamente Barrow.

La pressione salì anche in Gambia, con la camera di commercio, il sindacato degli insegnanti, l’unione della stampa e la commissione elettorale che hanno condannato il dietro front di Jammeh, che comunque continuava ad essere appoggiato dei militari, preoccupati di perdere i loro privilegi.

Le Pressioni internazionali. A fine gennaio 2017, Unione Africana, Ecowas, e pressioni internazionali convinsero il dittatore Jammed ad andarsene, una fuga rocambolesca verso la Guinea Equatoriale dove trovò protezione, e le forze armate a dichiarare fedeltà ad Adama Barrow, il vincitore delle elezioni del 1° dicembre 2016.

L’ex dittatore del Gambia Yahya Jammeh trovò un protettore d’eccellenza da quanti lo vorrebbero vedere sotto processo nel suo paese dove è stato al potere per 22 anni e dove ha riempito le galere di oppositori o anche solo di sospetti. Il protettore è il dittatore di un altro piccolo stato come il Gambia, cioè la Guinea Equatoriale. Il dittatore è Obiang Nguema, anche lui salito al potere con un colpo di stato nel lontano 1979 rovesciando, tra l’altro, suo zio Francisco. Obiang Nguema ha già nominato suo successore il figlio, Teodorin.

Oggi .. Obiang Nguema, dunque, si è dichiarato protettore ufficiale di Yahya Jammeh che quando un anno fa fu cacciato dal suo paese da una rivolta popolare decise di andare a rifugiarsi proprio in Guinea Equatoriale, da un personaggio che sapeva bene, lo avrebbe accolto a braccia aperte. Ora Obiang Nguema ha detto che non concederà mai l’estradizione per Yaya Jammeh che tra l’altro è fuggito dal Gambia portandosi via auto, oro, denaro dalle casse dello stato.

Obiang Nguema ha tra l’altro parlato di Yaya Jammeh in termini molto elogiativi: “È uno di noi, un presidente che ha governato un paese di questo continente, merita rispetto e comprensione”. Parole che non meritano commenti. Ad aggravarle c’è il fatto che Obiang Nguema le ha pronunciate a margine del summit dell’Unione Africana ad Addis Abeba. Dagli altri capi di stato presenti nessun commento, nessuna critica, nessuna presa di posizione.

Insomma la "casta" dei dittatori africani trova sempre gli anticorpi per difendere se stessa anche di fronte a palesi violazioni dei diritti umani e delle stesse costituzioni.

Comunque barlumi di speranza in Zambia. L’insediamento in Gambia del nuovo presidente Adama Barrow, avvenuto lo scorso 26 gennaio, dopo che il suo predecessore Yahya Jammeh, è stato costretto a lasciare il Paese sotto le pressioni dell’Ecowas (la Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale) ha riportato la speranza per una migliore garanzia del rispetto dei diritti umani e dello stato di diritto nel piccolissimo paese africano. Jammeh aveva assunto il potere nel 1994 con un colpo di stato e il suo governo aveva immagazzinato una lunga esperienza nel ricorso a sparizioni forzate, torture, intimidazioni e arresti arbitrari per mettere a tacere le voci di opposizione. Il nuovo presidente ha dichiarato la volontà di mantenere il Gambia all'interno della Cpi (Corte Penale Internazionale).



Articolo a cura di
Maris Davis

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