sabato 7 luglio 2018

Magliette rosse in difesa dei migranti. Coloriamo l'Umanità

Tanti appuntamenti e iniziative in tutta Italia per la campagna che invita a indossare una t-shirt come quella dei bambini che continuano a morire in mare.

La nostra adesione alla
Giornata della Magliette Rosse
per costruire una società più Umana
Anche Roberto Saviano in maglietta rossa per i migranti. In un tweet scrive: "Aderisco all'appello di Libera e indosso una #magliettarossa contro l’emorragia di umanità. I migranti indossano magliette rosse sperando di essere visibili in caso di naufragio. Sperano nel colore acceso per non essere abbandonati. Oggi mettiamoci nei loro panni. #apriteiporti"

L'hashtag della giornata è tra i primi della classifica di Twitter. Illuminati di rosso il colonnato di Piazza del Plebiscito ed il Maschio Angioino a Napoli, in rosso anche sul rifugio del Gran Paradiso. In rosso Fiorello, Vasco Rossi e Saviano.

Sono migliaia di adesioni all'iniziativa lanciata da don Luigi Ciotti di Libera e Gruppo Abele, Arci, Legambiente, ANPI e dal giornalista Francesco Viviano, che invitano tutti a indossare oggi una t-shirt rossa in memoria dei tanti bambini migranti morti in mare e, in generale, di chi ha perso la vita nelle traversate. Perché "mettersi nei panni degli altri è il primo passo per costruire un mondo più giusto", una "MagliettaRossa" serve a dire: "Fermiamo l'emorragia di umanità"

Magliette rosse per dire NO all'indifferenza

"Lo so che è un piccolo segno ma è importante", spiega don Ciotti che da giorni corre in rete diffondendo il suo messaggio di solidarietà. "È un appello a fermarci e riflettere perché dobbiamo assumerci le nostre responsabilità e non diventare complici di scelte che umiliano. Dobbiamo metterci una maglietta rossa e scendere nelle strade, dobbiamo essere una spina nel fianco di chi non fa quello che deve fare"

Il rosso, oggi è colore della tragedia, ma non dimentichiamoci mai che è anche il colore dell'Amore



I segni sono importanti ma poi bisogna organizzare il dissenso, trasformandolo in progetti e speranze

Di rosso era vestito il piccolo Aylan, tre anni, la cui foto nel settembre 2015 suscitò la commozione e l’indignazione di mezzo mondo. Di rosso erano vestiti i tre bambini annegati nei giorni scorsi davanti alle coste libiche.

Di rosso ne verranno vestiti altri dalle madri, nella speranza che, in caso di naufragio, quel colore richiami l’attenzione dei soccorritori. Fermiamoci allora un giorno, sabato 7 luglio, e indossiamo tutti una maglietta, un indumento rosso, come quei bambini.

Perché mettersi nei panni degli altri, cominciando da quelli dei bambini, che sono patrimonio dell’umanità, è il primo passo per costruire un mondo più giusto, dove riconoscersi diversi come persone e uguali come cittadini.

Non basta più indignarci oggi, bisogna provare disgusto, un disgusto che deve risvegliare le coscienze e salvarle da una passività che le rende complici. La maglietta rossa da indossare è un segno, e i segni sono importanti ma poi bisogna organizzare il dissenso, trasformandolo in progetti e speranze. Il vero cambiamento passa dai fatti, dal loro linguaggio silenzioso ma profondamente chiaro e vero






Articolo di
Maris Davis


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