venerdì 12 aprile 2019

Colpo di Stato in Sudan, ma non è finita

L'esercito ha annunciato l'arresto del presidente Omar al Bashir, al potere da più di trent'anni: decine di migliaia di persone stanno festeggiando nella capitale Khartoum.


I manifestanti al centro delle proteste però rifiutano il governo militare che ne ha preso il posto, e ne chiedono uno civile.

In Sudan gli organizzatori delle manifestazioni che hanno portato alla rimozione del presidente Omar al Bashir, che governava il paese da oltre trent'anni, hanno detto di non accettare il governo militare che ne ha preso il posto con un colpo di stato, invitando la popolazione a continuare le proteste violando il coprifuoco imposto dal generale Awad Ibn Auf, che ha giurato giovedì come presidente di un consiglio militare che ha preso il posto di Bashir.

Alaa Salah
I principali leader dietro alle manifestazioni degli ultimi giorni, compresa la studentessa 22enne Alaa Salah, protagonista di una fotografia molto condivisa online, chiedono che si insedi un governo civile di transizione.

Auf ha invece annunciato giovedì un governo militare per due anni, dopo i quali saranno organizzate nuove elezioni. Ha anche sospeso la Costituzione, chiuso temporaneamente lo spazio aereo e i confini del paese, e imposto un coprifuoco per un mese tra le 10 di sera e le 4 del mattino.

I giornalisti sul posto raccontano che il clima delle manifestazioni, inizialmente festanti per via della rimozione di Bashir, è presto cambiato e il malcontento e l’insoddisfazione per il colpo di stato militare sono diventati predominanti.

L’Associazione dei Professionisti del Sudan (SPA), una delle principali organizzazioni dietro alle proteste, ha detto che si aspetta che il nuovo consiglio militare accetti di trattare sulle condizioni del periodo di transizione successivo alla rimozione di Bashir, specificando che l’unica condizione accettabile è quella di un governo civile.

Il primo coprifuoco è già stato largamente violato dai manifestanti, che sono rimasti per le strade per rivendicare le richieste democratiche dei giorni scorsi. La SPA ha organizzato un sit-in davanti al quartier generale dell’esercito nella capitale Khartum. Secondo il Comitato Centrale dei Dottori sudanesi, nella sola giornata di giovedì 13 persone sono morte durante le proteste, due delle quali a Khartum. Dall'inizio delle proteste più grandi, la settimana scorsa, i morti sono stati 35.


Non si sa dove sia Bashir
Auf ha detto solo che è in un «posto sicuro», mentre delle fonti sudanesi hanno comunicato all'agenzia Reuters che si trova al palazzo presidenziale, protetto da molte guardie.

Genocidio del Darfur
Bashir è stato condannato dalla Corte internazionale di Giustizia e su di lui pende un mandato di cattura per l’accusa di genocidio, che risale ai massacri del Darfur del 2003.

Lo stesso Auf, però, è stato oggetto di sanzioni internazionali per via del suo coinvolgimento nel genocidio, in cui si stima siano morte 300mila persone. Non è chiaro comunque se nelle intenzioni dell’esercito sarà lui a guidare il governo di transizione militare.

Le proteste contro Bashir erano iniziate a fine dicembre nella città di El Gadarif e, dopo che le forze di sicurezza le avevano represse con estrema violenza, si erano allargate ad altre città, arrivando anche a Khartoum. Inizialmente le manifestazioni riguardavano la cancellazione di un sussidio per comprare il pane e il caro vita, ma sono poi diventate proteste contro Bashir, che era al potere da più di 30 anni ed era accusato di corruzione e violenze.

Da allora c’erano state proteste e manifestazioni a più riprese e le ultime erano iniziate venerdì a Khartoum: da quel momento, decine di migliaia di persone avevano preso parte a cortei e manifestazioni. C’erano stati violenti scontri tra le forze di sicurezza controllate direttamente da Bashir e i manifestanti, che però negli ultimi giorni erano stati difesi direttamente dall’esercito.
(Il Post)


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Maris Davis Joseph

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