mercoledì 26 agosto 2015

Sempre più grave la crisi umanitaria nel nord-est della Nigeria

Profughi nigeriani a Minawao in Camerun
I violenti attacchi delle milizie islamiste di Boko Haram stanno causando una crisi umanitaria sempre più grave nell'area del Lago Ciad, nel nod-est della Nigeria, dove il flusso di persone sfollate è continuo e su ampia scala. Lo dichiara MSF (Medidici Senza Frontiere), che ha équipe mediche in azione in Camerun, Ciad, Nigeria e Niger.

L’insicurezza resta l’ostacolo principale alla possibilità di offrire assistenza medica e la stagione delle piogge sta aumentando le sfide logistiche. Tra i pazienti trattati da MSF ci sono molti bambini e sono stati riportati diversi casi di abusi sessuali su donne e bambine.

Le persone sfollate hanno cercato protezione e servizi di prima necessità presso le comunità locali, che già a loro volta avevano poche risorse. Secondo le Nazioni Unite, nella sola Nigeria nord-orientale si contano circa 1,4 milioni di sfollati interni, più di due milioni in tutta la Nigeria, mentre circa 170.000 persone sono fuggite nei paesi vicini, Camerun (56.000), Ciad (14.000) e Niger (100.000).

Quest’anno sono morte finora almeno 4.000 persone a causa degli attacchi di Boko HaramAll'inizio dell'anno in un solo attacco nella città di Baga ci furono circa duemila morti.

"Donne e bambini sono particolarmente vulnerabili in questa situazione e i bisogni medici sono molti" ha detto Federica Alberti, Capo missione di MSF in Ciad "Abbiamo conosciuto donne incinte che hanno camminato per chilometri in un caldo torrido per cercare assistenza medica. Le persone vivono senza ripari adeguati e non hanno accesso a cibo e acqua pulita. Con queste difficili condizioni di vita e la stagione delle piogge, stiamo già trattando casi di diarrea, malaria e infezioni respiratorie e riceviamo molti bambini malnutriti"

Profughi nigeriani attorno al "Lago Ciad"
In Nigeria, l’epicentro del conflitto resta il Borno State, dove si registrano attacchi regolari e indiscriminati che colpiscono in modo particolare i civili. "Boko Haram ha attaccato il nostro villaggio di notte, intorno alle dieci. Uomini armati sono entrati nelle case e le hanno bruciate. Molte persone sono state uccise. Mia sorella è stata rapita e non ho notizie di lei da allora. Siamo fuggiti nella foresta e abbiamo camminato per 24 ore prima di trovare una strada per raggiungere Maiduguri" (Testimonianza di una profuga di 45 anni).

Oggi nella capitale del Borno State, Maiduguri, vivono centinaia di migliaia di persone sfollate, supportate dalle comunità locali o affollate in campi intorno alla città. MSF ha aperto tre centri per offrire assistenza medica di base e gestisce un ospedale con 72 posti letto, che include una maternità con 12 posti e 60 letti per assistenza pediatrica, nutrizione e cure intensive. MSF effettua anche aiuti regolari agli ospedali locali per affrontare i grossi afflussi di pazienti che seguono i bombardamenti.

In Camerun continuano le incursioni e gli attacchi di Boko Haram lungo le frontiere con la Nigeria e ogni giorno arrivano rifugiati in un campo nella regione dell’Estremo Nord. Oggi circa 45.000 rifugiati vivono nel campo di Minawao, dove MSF fornisce il 55% dell’acqua e offre più di 2.300 consultazioni mediche al mese.

"Vediamo un numero sempre maggiore di ricoveri nel nostro programma per il trattamento della malnutrizione" spiega Hassan Maiyaki, capo missione di MSF in Camerun "Stiamo rinforzando il supporto che diamo al centro di terapia nutrizionale intensiva nel Mokolo District Hospital, dove offriamo cure pediatriche e nutrizionali a rifugiati, sfollati e alla popolazione locale". Tra i profughi della regione si lotta seriamente contro la malnutrizione e la malaria.

In Ciad l’insicurezza nella regione del lago è decisamente aumentata nel mese di luglio. Si stima che nelle ultime due settimane circa 40.000 persone abbiano dovuto lasciare le proprie case e ora vivono in siti improvvisati nei distretti di Baga Sola e Bol. "L’altro giorno ho sentito degli spari nel villaggio vicino e sono scappato con mia moglie e i miei 8 bambini. A molti di noi hanno bruciato la casa e sono fortunato che nessuno che conosco sia stato ucciso. Ma abbiamo cibo sufficiente per un giorno soltanto".

Nel Niger sudorientale, la già fragile situazione umanitaria è stata aggravata dal peggioramento del conflitto e dalle conseguenti ondate di persone in fuga dalla violenza. Le condizioni di vita di questa popolazione sfollata e rifugiata, che ha scarso accesso all'assistenza medica, all'acqua pulita e ai servizi igienico-sanitari, sono critiche. Oltre a questo, la stagione delle piogge sta causando un aumento delle malattie trasmesse dall'acqua come la malaria e la diarrea che, unite alla malnutrizione, sono particolarmente pericolose per i bambini piccoli.

MSF supporta il principale centro di cure materne e pediatriche nella città di Diffa, sei centri in diversi distretti e lavora nei campi sfollati nell'area attraverso cliniche mobili, attività di igienizzazione e potabilizzazione dell’acqua e la distribuzione di 25.000 reti anti-zanzare. Non lontano da Diffa, le équipe di MSF stanno assistendo circa 28.000 rifugiati arrivati dalla Nigeria.

Le strutture sanitarie locali sono sovraffollate e l’accesso all'acqua e ai servizi igienico-sanitari sono decisamente insufficienti.



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