domenica 22 aprile 2018

25enne pakistana di Brescia uccisa dal padre perché rifiutava le nozze imposte

La giovane, 25 anni, sarebbe stata sgozzata nella città natale dove era andata a gennaio per visitare i parenti. Ma la sua morte è l'unica certezza. Per il delitto arrestati il padre e il fratello.

Sana Cheema, 25 anni

Si sarebbe rifiutata un matrimonio combinato dai familiari. Lei voleva sposare il suo fidanzato italiano.

Uccisa in Pakistan perché voleva voleva sposare un giovane italiano anche lui di origini pachistane, rifiutando lo sposo scelto per lei dalla famiglia, in Pakistan. È quanto sostengono gli amici di Sana Cheema, 25 anni, una giovane pachistana che viveva da sempre a Brescia, dove si era bene inserita: dopo gli studi, i primi contatti con il mondo del lavoro a Milano.

E poi l'amore: un ragazzo di cui non si sa molto, anche lui di origini pachistane e con cittadinanza italiana, che Sana aveva scelto e con il quale contava di sposarsi, nonostante il fermo divieto dei familiari. Un giovane che dopo aver vissuto con lei per anni a Brescia le aveva proposto di seguirlo in Germania.

Un paio di mesi fa Sana è però tornata in Pakistan, nel distretto di Gujrat dove è nata: lo faceva di tanto in tanto, per andare a ricongiungersi con i familiari per un breve periodo. Non è più tornata. In rete è stato postato dalla famiglia il video del suo funerale, celebrato secondo il rito islamico.

Morta in un incidente secondo i familiari; sgozzata dal padre e dal fratello, secondo gli amici di Brescia. I due sarebbero stati arrestati dalla polizia di Gujrat.

La comunità islamica di Brescia nega fermamente che la ragazza sia stata uccisa dal padre e dal fratello per essersi rifiutata un matrimonio imposto dai familiari, ma gli amici di Sana confermano le inquietudini di Sara per il rifiuto dei suoi familiari ad accettare il fidanzato italiano.

È un classico tra le comunità islamiche in Italia. Si induce la ragazza, che quasi sempre è solo un'adolescente, magari una figlia di seconda generazione, a rientrare nel paese di origine con una scusa, una festività o una visita per ritrovare i parenti come nel caso di Sana, e una volta lì ecco scattare la trappola. Un matrimonio bello e pronto per la figlia che a quel punto è in trappola.

Il rifiuto di Sana è un atto coraggioso, direi eroico, portato fino alle estreme conseguenze

Una libertà che le donne nel mondo islamico NON hanno mai avuto. E se, la cultura occidentale per certi islamici, è il male assoluto. E allora, io mi chiedo, per quale motivo gli islamici vengono a vivere in occidente se poi si rifiutano di accettare la cultura e le tradizioni del paese che li ospita ??

Sana, al contrario, si era ben integrata. Viveva e si vestiva all'occidentale, aveva studiato e a Brescia gestiva in proprio un'autoscuola. Per i suoi familiari tutto questo forse era troppo, e anche per questo che è stata uccisa.

Brescia, sotto shock, torna a vivere la tragica vicenda di Hina Saleem, la giovane uccisa nell'agosto del 2006 a Ponte Zanano dai familiari e sepolta nel giardino davanti a casa. Anche lei, come Sana, voleva vivere all'occidentale. Anche lei, come Sana, ha pagato con la vita l'onta alle tradizioni della famiglia.

"Hai pagato la tua voglia di libertà". Così alcuni amici bresciani di Sana Cheema, su Facebook hanno commentato e condiviso la notizia del suo assassinio. E su Twitter a commentare la tragica notizia è anche Matteo Salvini. "Quanta tristezza, quanta rabbia", scrive il leader della Lega. "In Italia NESSUNO spazio per chi viene a portare questa 'cultura'" .. e su questo (ma solo su questo) anch'io sono d'accordo con Salvini.

Aggiornamento .. Le ultime notizie raccontano che le autorità pakistane hanno liberato il padre e il fratello di Sana perché non ci sarebbero prove della loro colpevolezza. La comunità pakistana a Brescia insiste nell'avallare la versione della morte "accidentale" (un malore improvviso, secondo loro). Gli amici di Sana però confermano i continui litigi con la famiglia che non voleva che la loro figlia vivesse all'occidentale.

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Articolo di
Maris Davis

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