mercoledì 31 ottobre 2018

Nigeriana pestata e stuprata nel Cara di Bari. Arrestati cinque connazionali

Non sarebbe stata solo di una violenza sessuale di gruppo, ma si tratterebbe di una vera e propria "punizione" della mafia nigeriana perché la ragazza non voleva prostituirsi e, appena arrivata in Italia era sfuggita ai suoi sfruttatori.


Accusati dello stupro di una ragazza nigeriana di 24 anni al Cara di Bari (Centro di accoglienza per migranti). Per questo cinque suoi connazionali nigeriani sono stati arrestati dalla polizia a Bari. La procura che ha ottenuto dal GIP le ordinanze di custodia cautelare li ritiene responsabili, in concorso, di violenza privata e violenza sessuale di gruppo.

Gli arrestati, giovani tra i 21 ed i 37 anni, alcuni dei quali con precedenti di polizia e irregolari sul territorio dello Stato (uno di essi, in particolare, già detenuto in carcere per omicidio di un cittadino nigeriano avvenuto l’8 maggio 2017). Nei primi giorni del maggio 2017 hanno fatto irruzione all'interno di un modulo del Centro Accoglienza di Bari-Palese e, secondo il racconto della ragazza, hanno dapprima bloccato la 24enne, e l’hanno poi costretta, sotto la minaccia di un’arma da taglio, a subire uno stupro di gruppo.

Un vero e proprio raid che aveva come obbiettivo proprio quella ragazza che aveva disobbedito agli ordini di coloro che l'avevano fatta arrivare in Italia

I fatti risalgono al maggio del 2017 quando i giovani, di età compresa fra i 21 e i 37 anni, irregolari in Italia e che non erano ospiti del Centro di accoglienza, una volta entrati avrebbero bloccato la ragazza e sotto la minaccia di un coltello la avrebbero obbligata ad avere un rapporto sessuale dopo averla pestata brutalmente con schiaffi e pugni in pieno viso. Mentre a turno la violentavano, gli altri avrebbero montato la guardia alla cameretta dove dormiva.

Dopo qualche mese la ragazza ha preso coraggio e ha denunciato lo stupro alla polizia, e ha raccontando la sua storia. Una volta approdata sulle coste italiane agli inizi del 2017, seguendo l’iter delle carovane di migranti attraverso la Libia, era stata minacciata, da non meglio identificati connazionali, di doversi prostituire per ripagare interamente il debito contratto per il viaggio, una somma pari a circa 20.000 euro. Trascorso qualche giorno, era però riuscita a sfuggire ai suoi sfruttatori ed a raggiungere il Cara di Bari-Palese. Un luogo che riteneva sicuro e che invece si è rivelato teatro dell'ennesimo incubo. I suoi sfruttatori l'avevano ritrovata.

La sua è una storia drammatica, che inizia con la partenza dalla Nigeria nel 2016, l'approdo sulle coste italiane nei primi mesi del 2017 dopo una vera e propria odissea di minacce, botte e violenza nei campi profughi della Libia.




Articolo a cura di
Maris Davis


Condividi su Facebook




Nessun commento:

Posta un commento