lunedì 28 marzo 2016

Scandalo Facebook, il social rifiuta di chiudere pagine jihadiste

Scandalo Facebook, il social rifiuta di chiudere pagine jihadiste, ma "blocca" me per 30 giorni perché ho scritto il mio "disprezzo" per chi uccide in nome di Allah.

Facebook è quotato in borsa, e da allora nessuno sa chi sia il "vero" proprietario del Social Network, quello che si sa di sicuro è che almeno un terzo delle azioni è nelle mani di fondi di investimento arabi. NON è certo che, ad oggi, sia ancora Mark Zuckerberg il vero proprietario di Facebook.

Sapere che Facebook potrebbe essere in mani "arabe" ci fa schifo, ci sentiamo traditi tutti noi che pensavamo che "Facebook" fosse un luogo LIBERO. Un Facebook nelle mani dello sterco islamico ci fa orrore. Solo immaginare che un pezzetto di "Facebook" sia stato acquistato da potentati mussulmani ci rende soldati che nell'anima hanno l'odio di chi sta per affrontare un "traditore".

Il social network rifiuta di chiudere la pagina con le minacce jihadiste alla giornalista Benedetta Salsi. Scontro senza precedenti col giudice di Reggio Emilia.

Da oggi i cittadini sono meno difesi da minacce e insulti sui social network. Con un decisione che ha dell’incredibile, nei giorni scorsi la direzione di Facebook ha definitivamente rifiutato di eseguire l’ordinanza con cui il giudice Angela Baraldi di Reggio Emilia ha disposto l’oscuramento della bacheca "Musulmani d’Italia – comunità" sui cui erano comparse le minacce e le affermazioni diffamatorie contro la cronista del Carlino Reggio Benedetta Salsi, con la promessa di "severe punizioni".

La giornalista era stata presa di mira dagli estremisti islamici dopo aver pubblicato un articolo sulle severe misure cautelari a cui è stato sottoposto Luca Aleotti, 32 anni, reggiano convertito all’Islam a seguito di un’inchiesta a suo carico per apologia di reato con l’aggravante del terrorismo.

Poi è risultato che lo stesso Aleotti era amministratore della pagina FB che ha diffuso le minacce nei confronti di Benedetta Salsi. L’8 marzo il GIP Baraldi aveva ordinato l’oscuramento della bacheca incriminata, ma dopo 17 giorni di tira e molla, e dopo ben quattro richiami da parte del magistrato, la stupefacente dichiarazione del social network, "Rejected" cioè respinto, senza altre spiegazioni.

In sostanza, aveva anticipato la direttrice di FB Italia, in quanto giornalista e perciò personaggio pubblico, Benedetta Salsi non può godere delle stesse garanzie di policy assicurate a ogni altro cittadino. Ma se queste sono le regole interne, il rifiuto di ottemperare a una decisione del giudice non ha precedenti.

La conferma che Facebook si ritiene un mondo a sé, che può sfuggire alla giustizia dei singoli paesi e dove le leggi dei singoli Stati possono essere tranquillamente stracciate, naturalmente a seconda in base alle preferenze di chi governa il social e di chi ha il potere di decidere sui controlli.

Il caso è diventato di rilevanza globale. Reggio Report lo aveva anticipato a seguito di un intervento della stessa Salsi a un corso di formazione per i giornalisti. Ieri il clamoroso "Rejected" di Facebook e la decisione del QN Resto del Carlino di lanciare una campagna nazionale. Il quotidiano ha aperto la prima pagina con la vicenda, emblematica di quanto di fronte ai Moloch del mondo globalizzato, le leggi valgano poco o nulla.

Il QN ha dedicato, oltre al titolone di prima pagina, le prime due pagine del fascicolo nazionale con l’intera storia raccontata dalla giornalista al centro delle minacce, un commento di Ugo Ruffolo e un’intervista all'ex magistrato Stefano Dambruoso, oggi deputato, secondo cui quella pagina Facebook dei "Musulmani d’Italia -Comunità" va chiusa con la forza. Vedremo se il mondo politico e la stessa categoria dei giornalisti sapranno reagire come impone la gravità della vicenda.
(Maris Davis)
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