giovedì 25 maggio 2017

Sud Sudan. Inizia zoppicando il dialogo di riconciliazione nazionale

Dovrebbe svolgersi oggi a Juba la cerimonia della firma dei delegati che hanno accettato di partecipare al dialogo nazionale, lanciato dal presidente Salva Kiir lo scorso anno. L’annuncio è stato dato da Daniel Awet Akot, consigliere del presidente per gli affari militari, attraverso i media governativi.

È stato anche rivolto un appello alle istituzioni che non hanno ancora comunicato i loro delegati a farlo al più presto. Tra queste, il Centre for Peace and development studies (Centro studi per la pace e lo sviluppo) e l’Ebony centre a cui sono stati riservati due posti; il Consiglio delle chiese del Sud Sudan (SScc) cui sono stati riservati tre posti; il Consiglio islamico del Sud Sudan, cui è stato riservato un posto.

Secondo le dichiarazioni di Daniel Awet Akot, il comitato organizzatore ha ricevuto dal presidente stesso il permesso per dare inizio al processo politico di riconciliazione nazionale. Si sarebbero infatti conclusi tutti gli incontri con le forze di opposizione che hanno accettato di partecipare. È stato anche sottolineato che non sarà permesso alle opposizioni che hanno deciso di non partecipare, di interferire negativamente. Due influenti esponenti dell’opposizione invitati a far parte del comitato, Rebecca Nyandeng Garang, vedova di John Garang, e Kosti Manibe, hanno infatti declinato l’invito.

Inoltre, la settimana scorsa, un cartello di sette forze d’opposizione ha diffuso un documento comune in cui proponeva un percorso per arrivare ad un dialogo nazionale inclusivo, effettivo ed efficace. Evidentemente non è stato preso in considerazione. Anche le autorità religiose raccomandano che il dialogo coinvolga tutti gli attori del conflitto nel paese. Il dialogo si svolgerà non solo nella capitale, ma in altre località, in modo da coinvolgere il più possibile le comunità più colpite dal conflitto.

Intanto continuano sul terreno in diverse località gli scontri tra le diverse forze armate di opposizione e l’esercito governativo.

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