domenica 7 maggio 2017

Dopo tre anni liberate 82 studentesse nigeriane che furono rapite a Chibok

Il rilascio è avvenuto al termine di un negoziato tra i miliziani e il governo federale in cui sarebbe stato concordato uno scambio con alcuni militanti dell'organizzazione arrestati nei mesi scorsi. Oltre cento delle 276 ragazze rapite a Chibok nell'aprile del 2014 restano ancora in mano ai terroristi.

Sono state rilasciate, dopo tre anni, 82 delle 276 studentesse rapite in Nigeria dal gruppo jihadista di Boko Haram nel 2014. La notizia è stata confermata da fonti ufficiali. Il rilascio è avvenuto in una località vicina al confine con il Camerun e sarebbe il frutto di un lungo negoziato tra il governo federale e i miliziani. Le studentesse erano state rapite da una scuola di Chibok, nel nord del Paese, nell'aprile 2014. Le ragazze si trovano al momento a Banki, nello stato di Borno, dove stanno ricevendo le prime cure mediche.

Sul numero delle studentesse rapite nel 2014 c'è sempre stata un po' di incertezza. Secondo un riepilogo fatto dall'agenzia Agi, delle 276 ragazze rapite, 57 riuscirono a scappare poche ore dopo il sequestro ma le rimanenti 219 rimasero ostaggio degli islamisti. A maggio di un anno fa era stata ritrovata Amina Ali, l'esercito l'aveva scovata mentre vagava nella foresta con la bimba avuta durante la prigionia. Altre 21 studentesse erano state invece rilasciate, pare in seguito a uno scambio di prigionieri con 4 guerriglieri di Boko Haram e con la mediazione della Croce rossa internazionale, nell'ottobre scorso. Altre 3 vennero trovate in seguito portando a 195 quelle ancora nelle mani di Boko Haram, scese ora a 113. Anche in quest'ultimo caso il rilascio sarebbe avvenuto con uno scambio di prigionieri.

Il sequestro avvenne il 14 aprile 2014 e per mesi attirò l'attenzione di tutto il mondo salvo poi scomparire quasi del tutto dai principali riflettori: venne lanciata una campagna a lungo virale su twitter, #BringBackOurGirls. La loro operazione provocò una campagna politica e militare a livello internazionale destinata a far ritrovare le giovani vittime il prima possibile.

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Fuori dalla Nigeria, le ragazze di Chibok si sono trasformate nel simbolo del conflitto in corso contro Boko Haram. La rabbia globale generata dal sequestro ha aumentato il valore che esse rappresentano per i ribelli»



Durante la prigionia, le ragazze sono state costrette a convertirsi all'Islam, a sposarsi con i miliziani, costrette a diventare ragazze kamikaze o schiave sessuali

Di recente, una di loro che era riuscita a fuggire ai rapitori, aveva raccontato in un'intervista il dramma di quell'esperienza.

Le ragazze liberate nella tarda serata di ieri sera si trovano al momento nella città di Banki sempre nello stato nord-orientale di Borno. Saranno trasferite in un luogo sicuro e interrogate dalla polizia prima di essere riconsegnate alle loro famiglie. La maggioranza delle ragazze rapite erano cristiane (la Nigeria è sostanzialmente spaccata in due dal punto di vista religioso, al nord vivono i musulmani e a sud i cristiani), ma vennero costrette a convertirsi e spesso a sposare i loro carnefici.

Il governo di Lagos continua a condurre una guerra interna contro Boko Haram. Nei giorni scorsi si era sparsa la voce, rimasta senza conferme, che il capo della milizia islamista fosse rimasto ferito durante i bombardamenti su un villaggio ritenuto una base del movimento. Oggi invece fonti dei servizi Usa e e britannici hanno rilanciato un allarme affermando che i miliziani hanno avuto indicazioni dal loro leader di rapire cittadini stranieri.

Sarebbero oltre duemila i prigionieri ancora nelle mani di Boko Haram, e tra di loro molte donne e bambini

La liberazione delle 82 ragazze avviene nello stesso giorno che la presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini si trova a Benin City. La Boldrini ha partecipato alla cerimonia di inaugurazione del centro di formazione professionale gestito dalla Missione Salesiana con finanziamenti dall’Italia e dall’Unione Europea, e ha fatto visita al centro del Naptip, un’agenzia federale che si occupa di assistenza e recupero delle ragazze vittime della tratta.

"Nessuno si permetta di criticare le ragazze che sono le prime vittime: abbiamo tutti il dovere morale, politico e istituzionale di aiutarle. Bisogna conoscere le dinamiche interne dei Paesi africani; è la scarsa conoscenza dei problemi che genera il sospetto e il timore" ..(Laura Boldrini)

Dopo le prime visite mediche molte delle 82 ragazze liberate sono risultate incinta, tutte hanno subito stupri e violenze, su di loro ci sono evidenti segni di tortura, e alcune hanno addirittura subito la mutilazione degli arti (mani e dita)



Articolo a cura di
Maris Davis

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