venerdì 22 maggio 2015

Sud Sudan, i ribelli attaccano i pozzi petroliferi nell'Upper Nile

Campo profughi Sud Sudan
Circa 400 tecnici cinesi dell’industria petrolifera sono stati evacuati dai giacimenti di greggio dove lavoravano nello Stato di Upper Nile (Alto Nilo). La decisione, annunciata dall'emittente di Pechino CCTV è stata motivata con un’avanzata dei ribelli dell’ex vice-presidente Riek Machar.

I tecnici sono dipendenti della China National Petroleum Corporation (CNPC) e lavoravano negli impianti di Paloch, un’area situata circa 200 chilometri a nord di Malakal, città strappata solo pochi giorni fa alle truppe governative. Un portavoce dei ribelli ha riferito di un’offensiva da più direzioni che avrebbe come obiettivo proprio la conquista dei pozzi, tra i più importanti del paese, tuttora sotto il controllo delle forze governative fedeli al presidente Salva Kiir.

Zona dove sono ubicati i pozzi petroliferi
Il conflitto civile cominciato in Sud Sudan nel 2013 ha ridotto in modo drastico la produzione di greggio, la principale risorsa economica del paese. Titolari delle concessioni principali sono la Cnpc, la malese Petronas e l’indiana Oil and Natural Gas Corporation (Ongc).

La ricchezza, quella del petrolio, che è alla base di un conflitto che solo apparentemente è iniziato per motivi etnici.

Negli ultimi giorni combattimenti si sono verificati anche in altre zone dell’Upper Nile. Proprio ieri un portavoce dei ribelli ha riferito di "un ripiegamento tattico" da Mulut, cittadina lungo la riva del Nilo Bianco occupata martedì. Nell'assalto le forze di Machar avevano anche bombardato una base della missione dell'ONU, uccidendo quattro persone.

Gravissima la situazione umanitaria in Sud Sudan, decine di migliaia, forse 200.000, le persone fuggite dai luoghi di conflitto e ospitati nelle decine di campi di fortuna allestiti dalle Nazioni Unite e dalle varie associazioni umanitarie presenti sul posto, e l'avvicinarsi della stagione delle piogge di certo non aiuta a migliorare la situazione. Secondo l'UNHCR almeno la metà dei profughi sono bambini non accompagnati.

Medici Senza Frontiere e Unicef denunciano violenze, villaggi bruciati, uccisioni indiscriminate, feriti abbandonati e stupri di massa.
(Fonte Reuters)


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