«L'accoglienza riguarda i Paesi di primo arrivo», Italia, Spagna e Grecia, «la Francia non lo è», sottolinea il presidente francese Emmanuel Macron. «Era stanco, lo smentisco», replica il premier italiano Giuseppe Conte. Il presidente del Consiglio ribadisce: «L'Italia non ha dato disponibilità sui centri»
E resta aperto un altro fronte di divisione, con la cancelliera Angela Merkel che fa muro sui movimenti secondari e si esalta sul tema dei respingimenti: «La Cdu può essere soddisfatta», afferma. I paesi dell'Est del gruppo di Visegrad esultano per avere evitato le quote obbligatorie.
Conte mostra soddisfazione al termine del vertice europeo ha lasciato Bruxelles spiegando che a fine luglio, alla Casa Bianca, dirà al presidente Usa Donald Trump che l'Italia «ha rivoluzionato il tavolo» in Europa. Ma spiega anche che qualche capitolo lo avrebbe scritto diversamente: si è trattato di una trattativa a 28 «lunga e complessa», ammette, di più non si poteva ottenere. E l'Italia non poteva correre il rischio di far saltare tutto, anche quanto di buono c'è in quel documento.
Ai giornalisti, in conferenza stampa, il premier Conte elenca i risultati ottenuti, dai centri di accoglienza su base volontaria, che l'Italia non intende aprire senza che prima lo facciano altri, all'azione condivisa sui salvataggi. Novità indubbie rispetto al passato, ma il premier sa bene che un conto sono le parole, altro i fatti. E lo sa anche il leader del Carroccio Matteo Salvini, che mostra subito scetticismo.
Alle 8.30 del mattino, quando Conte è andato a dormire da appena un'ora, smorza gli entusiasmi: «Non mi fido delle parole, vediamo che impegni concreti ci sono perché finora è sempre stato viva l'Europa viva l'Europa ma poi paga l'Italia. Vediamo che soldi e che uomini ci sono», fermo restando che i «principi fondamentali erano e continuano ad essere la protezione delle frontiere esterne, non lasciare sola l'Italia, investimenti veri in Africa». Principi che nel documento in realtà ci sono. E soprattutto, Salvini ottiene uno dei passaggi cui teneva di più, il riferimento al fatto che tutte le navi, comprese dunque quelle delle ong, devono rispettare le leggi. «Non vedranno più l'Italia se non in cartolina», il commento.
Ma quello che ora preoccupa il governo giallo-verde è che all'atto pratico tutto possa restare com'è. Il no ai centri è netto, e lo ripetono sia Conte che Salvini. Ma il documento, se puntella una vittoria dell'Italia spiegando che «nel territorio dell'Ue» chi viene salvato deve essere preso in carico «sulla base di uno sforzo condiviso», spiega poi che è proprio grazie ai centri su base volontaria che potranno rapidamente e a spese dell'UE essere smistati «i migranti irregolari, che saranno rimpatriati» e i rifugiati, «cui si applicherebbe il principio di solidarietà». La paura è che senza centri (inaccettabili per la Lega) al prossimo sbarco rischi di non cambiare nulla.
Non a caso proprio su questo è salita la tensione con Macron, prima di riuscire a trovare un compromesso nella notte. Tensione poi riesplosa con le dichiarazioni successive al vertice, quando il capo dell'Eliseo ha precisato che i centri di accoglienza saranno «solo nei paesi di primo arrivo», perché quel concetto è insuperabile. «Era stanco, lo smentisco», gli ha risposto stizzito Conte.
Anche con Merkel lo scambio è stato duro: non prenderemo «nessun migrante dalla Germania», ha assicurato il premier. E del resto era atterrato a Bruxelles con questo preciso mandato: per la Lega sarebbe stato impensabile accettare come vincolante il rientro dei migranti dalla Germania lasciando su base volontaria tutto il resto.
Se Conte ai giornalisti parla di risultati centrati «all'80%» e Salvini al 70, restano dunque i timori per la traduzione pratica dell'accordo. Intesa che, assicura chi ha seguito la lunga maratona notturna, contiene però una novità da non sottovalutare: per la prima volta parla di condivisione dell'emergenza tra gli Stati europei. È un principio che l'Europa al prossimo sbarco non potrà ignorare. «Sono soddisfatto e orgoglioso per i risultati del nostro governo a Bruxelles», è il messaggio che in serata decide di far passare Salvini, «finalmente l'Europa è stata costretta ad accettare la discussione su una proposta italiana»
Merkel intanto torna a casa visibilmente sollevata: il vertice europeo le distribuisce le carte per salvare governo e mandato. Il risultato potrà certamente soddisfare gli alleati della Csu, secondo la cancelliera, che conferma in modo netto la sua linea: la Germania non ricorrerà a misure «unilaterali, non concordate e sulle spalle di Paesi terzi». Anche i bavaresi esultano, a caldo, ed è Alexander Dobrindt, il capogruppo regionale, a lanciarsi sulla preda, osservando che i respingimenti immediati dei migranti registrati in altri Paesi sono a questo punto previsti in un passaggio della dichiarazione finale del vertice a 28, che prescrive «misure legislative e amministrative» nei diversi Stati membri contro i cosiddetti movimenti secondari. È il provvedimento che ha messo in crisi il governo, per l'ostinazione del ministro dell'Interno Horst Seehofer e del suo partito, che vorrebbero vedere la norma in vigore già la settimana prossima.
In realtà su questo la cancelliera ha portato a casa accordi con Grecia e Spagna. L'Italia, invece, cioè uno dei Paesi decisivi in materia, non ha stretto alcuna intesa.
E dalle pagine della Bild Sebastian Kurz avverte: «Se la Germania respinge, l'Austria chiude a sud. Sarà un effetto domino». Altre rogne? Quando a Bruxelles hanno chiesto a Frau Merkel se la pretesa della Csu «dei respingimenti o di qualcosa di equivalente peso» sia stata esaudita, non ha avuto dubbi: «Se verrà realizzato tutto quello che è stato deciso, si può dire che questo sia ben più che qualcosa di equivalente»
Cosa prevede l'accordo UE sui migranti
Un compromesso in 12 punti, lungo più di tre pagine. In sintesi si prevede che i salvataggi dei migranti avvengano a norma del diritto internazionale (le navi vanno nel porto sicuro più vicino); centri di accoglienza su base volontaria e redistribuzione dei rifugiati sempre solo su base volontaria.
L'accordo di Dublino, criticato dall'Italia, resta in vigore
Le conclusioni del Consiglio europeo sulle migrazioni, diffuse dopo l'accordo raggiunto al termine di una notte di contrattazioni, consentono a tutti i 28 capi di Stato e di governo dell'Unione di portare a casa qualcosa.
Se il presidente del Consiglio Giuseppe Conte può dire che «l'Italia non è più sola», il premier spagnolo Pedro Sanchez può a buon diritto sottolineare il riconoscimento dell'aumento dei flussi nel Mediterraneo occidentale. E persino il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki ha affermato, soddisfatto, che «dopo due anni di difficili discussioni, controversie e pressioni, l'intera UE ha adottato all'unanimità le posizioni dei "Quattro di Visegrad" e della Polonia: no ai ricollocamenti obbligatori e unanimità sulla riforma di Dublino», ha twittato la rappresentanza della Polonia presso l'Ue.
«Ribadisce che il buon funzionamento della politica dell'Ue presuppone un approccio globale alla migrazione che combini un controllo più efficace delle frontiere esterne dell'Ue, il rafforzamento dell'azione esterna e la dimensione interna, in linea con i nostri principi e valori. È una sfida, non solo per il singolo Stato membro, ma per l'Europa tutta»
(La Repubblica)In sintesi Salvini e Conte stimano una vittoria tra il 70 e l'80%. Scontro duro con la Francia anche nel dopo-vertice. La Germania incassa accordi bilaterali con Grecia e Spagna (paesi di primo approdo), ma l'Italia, anch'essa paese di primo approdo, rimane a mani vuote. I paesi dell'Est del gruppo di Visegrad esultano per avere evitato le quote obbligatorie, e i paesi africani hanno già fatto sapere che non vogliono gli hot-spot europei a casa loro. L'esito finale è che ogni Paese penserà ai fatti propri, le frontiere si chiuderanno, anche quelle interne, e tutto resterà così com'è adesso. Per l'Italia un vero e proprio fallimento. |
Nessun commento:
Posta un commento