martedì 28 agosto 2018

Libia, le torture. Le immagini che il Papa ha voluto vedere

Nei video chiesti da Papa Francesco l'orrore dei lager libici. «Riportarli indietro? Pensateci bene»


Il nastro da pacchi usato per tappargli la bocca è l’unica immagine che lo sguardo può reggere. Il resto, toglie il sonno. Le sprangate. Il machete e il pugnale che trafiggono. Il ragazzo africano legato mani e piedi, denudato perché il martirio si veda. E lui che striscia, che si dibatte, che urla mentre le guance si gonfiano perché non possono dare fiato al pianto dei dannati.

Ha visto questo papa Francesco. Ha voluto che gli venissero mostrati quei video dei lager libici arrivati attraverso il tam tam degli smartphone di chi, invece, ce l’ha fatta ad uscirne vivo. «Ho visto un filmato in cui si vede cosa succede a coloro che sono mandati indietro, ha detto Bergoglio ai giornalisti tornando dall’Irlanda. Sono ripresi i trafficanti. le torture più sofisticate». Francesco aveva saputo che persone a lui vicine erano in possesso dei video che dimostrano senza ombra di dubbio quale sia la condizione delle migliaia di persone imprigionate nei campi libici dei trafficanti di uomini.

I filmati mostrati settimane addietro a Bergoglio sono pagine di spaventosa crudeltà. La conferma che la Libia non è affatto quel "porto sicuro" per chi scappa da fame e guerre. Il pontefice, in silenzio, ha osservato quei drammi, prima solo raccontati dalle cronache, e adesso visibili agli occhi.


Nessuno che abbia visto può dimenticare lo sguardo spalancato sull'inferno del ragazzo che implora come può, con le lacrime, mentre scalcia per allontanare i torturatori. Lui a terra e loro addosso. Almeno cinque e nessuno che smetta. Si divertono mentre picchiano più duro. Lo pugnalano trasformando il volto del ragazzo in una poltiglia, fino a quando la pelle nera si ricopre di sangue e polvere e si impasta nel fango che ha il colore della morte, ma la morte non arriva.

Nella stanza delle torture il ragazzo cerca una fuga che non c’è. Non molla, il ragazzo. Incassa i colpi, ma non vuole svenire. Poi l’altro vigliacco, quello con il telefonino, si porta più vicino, perché i destinatari del filmato, forse i parenti a cui chiedere altri soldi, corrano a indebitarsi per mettere fine a quel supplizio. E lui, il ragazzo che era nero e adesso è solo sudore e porpora, lotta ancora tra l’istinto di sopravvivenza e il desiderio che l’uomo fattosi mostro, quello che con una mano lo sta mutilando a colpi di machete e con l’altra impugna una rivoltella, si decida a premere il grilletto. E la faccia finita. Poi il video, girato con mano ferma e inquadrature studiate, come di chi non è certo nuovo alla dannazione degli ultimi, si interrompe.


Chissà se quel ragazzo è ancora vivo. Se qualcuno ha pagato un riscatto. Se è moribondo e ora, cambiato per sempre, è saltato su un barcone. Se è stato salvato e portato al sicuro, in Europa. Oppure se è stato intercettato e riportato indietro nello scannatoio dei migranti.

Non è il solo filmato che ha visto papa Francesco. Ha voluto guardarle. il pontefice, quelle immagini. Nei filmati non c’è solo il dolore, lo spavento, il pianto di chi subisce e le lacrime di chi guarda. C’è la smorfia dell’essere umano dalla faccia normale, che in un istante svela un’altra natura. E percuote, sadico e spietato, per gusto e per danaro. Per intimorire gli schiavi e le schiave. O per vantarsi con gli altri d’essere capace di afferrare un uomo, deperito e inerme, oramai abituato alle botte e alle minacce, convinto che anche stavolta gliele daranno ma lui sopravvivrà. Mentre lo afferra per i capelli, all'assassino bastano nove secondi per uccidere e gettarne via la testa.

Perciò, aveva detto a ragione il Papa alludendo a chi vorrebbe respingerli, «prima di mandarli indietro si deve pensare bene»
(Avvenire)

Non è la prima volta che arrivano notizie sulle torture e sulle vessazioni che i migranti sono costretti a subire in Libia nei centri di detenzione prima di essere messi su un gommone verso l'Italia.

A testimoniarlo oggi alcuni filmati visionati anche da Papa Francesco così come lui stesso ha raccontato ai cronisti sul volo di ritorno dal suo viaggio in Irlanda. I video sono stati recuperati da Avvenire.

Il video non è stato pubblicato né dal quotidiano Avvenire che per primo ne è venuto in possesso, né dalle altre maggiori testate giornalistiche a causa delle immagini troppo cruente in esso contenute. Sono stati resi pubblici solo alcuni fermo immagine.

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