lunedì 7 gennaio 2019

Arabia Saudita. Il regno delle crudeltà e delle donne che sono "non persone"

In questi giorni l'Arabia Saudita è sulla bocca di tutti gli sportivi italiani per il risalto internazionale che viene dato per la partita di supercoppa Iuve-Milan che si terrà a Jeddah il prossimo 16 gennaio.

Una partita vietata alle donne alle quali, e solo all'ultimo, e solo per il clamore sollevato in Italia sui diritti delle donne nel paese medio-orientale, è stato concesso uno spazio separato nello stadio dove si disputerà la partita.

È solo l'ennesimo episodio di un occidente cieco alla violazione dei diritti umani che vengono negati in Arabia Saudita in nome dei petro-dollari. Oggi anche il calcio italiano si è fatto complice di tutto questo in nome del business.

Ma non è il solo, l'America di Trump ha fatto di peggio che ha venduto armi per miliardi di dollari al "Regno delle crudeltà", armi che adesso vengono usate nello Yemen per uccidere bambini, per bombardare ospedali, dove secondo le Nazioni Unite, è in atto la più grave crisi umanitaria di sempre.

Fa specie che proprio lo Sport, il Calcio italico, si renda complice di questo orrore. Non è solo una questione di diritti delle donne donne negati, non c'è solo il caso di Jamal Khashoggi, il giornalista saudita ucciso a Istambul dai servizi segreti di Riad, ma c'è molto più, ci sono anche repressioni sistematiche contro gli oppositori politici, uccisioni indiscriminate, c'è per esempio il paese dalle almeno cento "pene di morte" eseguite ogni anno, quasi sempre dopo processi arbitrari e molto spesso per reati "non contro la persona"

Il Codacons, l'associazione per la difesa dei consumatori italiani, presenta un ricorso per diffidare la Rai, la TV pubblica, a trasmettere la partita proprio perché in Arabia Saudita vengono violati i diritti della donne. «La rete di Stato è stata diffidata dall'Associazione a non trasmettere la partita, visto che è possibile (e anzi doveroso) non rispettare un contratto se farlo costituisce reato»

Il Codacons inoltre presenta una denuncia per istigazione alla discriminazione sessuale contro le donne alla Procura della Repubblica, all'Agcom e al dipartimento pari opportunità. «La Rai dovrebbe rifiutarsi di trasmettere la partita, o almeno riconsiderare la decisione, come chiesto dalla Vigilanza. Abbiamo presentato una denuncia alla luce della possibile istigazione alla discriminazione di genere, vista la scelta incredibile di giocare la partita in un Paese che limita ancora sensibilmente la libertà femminile»


Dieci cose da sapere sul Regno delle crudeltà
L’uccisione del giornalista dissidente saudita, Jamal Khashoggi, è solo l’ultima di una lunga serie di violazioni dei diritti umani che si aggiungono all'incredibile lista di quelle compiute in Arabia Saudita. Ecco dieci cose da sapere sul regno della crudeltà.

1. La devastante guerra nello Yemen
La coalizione guidata dall'Arabia Saudita ha contribuito in modo significativo a una guerra che ha devastato lo Yemen negli ultimi tre anni e mezzo, uccidendo migliaia di civili, compresi i bambini, bombardando ospedali, scuole e case.

Amnesty International ha documentato ripetute violazioni del diritto internazionale umanitario, compresi i crimini di guerra. Nonostante ciò, l’Italia e altri paesi come gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Francia continuano a fare affari lucrosi con i sauditi.

2. Incessante repressione contro attivisti pacifici, giornalisti e accademici
Da quando il principe ereditario Mohammed Bin Salman è salito al potere, molti attivisti sono stati arrestati o condannati a lunghe pene detentive semplicemente per aver esercitato pacificamente il loro diritto alla libertà di espressione, associazione e assemblea.

Le autorità hanno preso di mira la piccola ma rumorosa comunità di difensori dei diritti umani, anche usando le leggi anti-terrorismo e contro il cyber-crimine per sopprimere il loro attivismo pacifico come strumento di opposizione alle violazioni dei diritti umani.

3. Arresti di difensori dei diritti delle donne
All'inizio del 2018, una serie di eminenti difensori dei diritti delle donne sono stati arrestati durante repressioni messe in atto dal governo saudita. A maggio, Loujain al-Hathloul, Iman al-Nafjan e Aziza al-Yousef sono stati arrestati arbitrariamente. Dopo il loro arresto il governo ha lanciato una campagna diffamatoria per screditarli come “traditori. Ora rischiano una lunga pena detentiva.

4. Esecuzioni
L’Arabia Saudita emette ogni anno moltissime condanne a morte, spesso eseguite con macabre decapitazioni pubbliche. Riteniamo che la pena di morte violi il diritto alla vita e sia crudele, inumana e degradante. Inoltre, nonostante sia dimostrato come la condanna a morte non scoraggi le persone dal commettere reati, l’Arabia Saudita continua a emettere queste sentenze e a eseguirle, a seguito di processi gravemente iniqui.

Nel 2018 l’Arabia Saudita ha giustiziato 108 persone, quasi la metà delle quali per reati legati alla droga.

5. Punizioni crudeli, inumane o degradanti
Le corti dell’Arabia Saudita continuano a imporre condanne di flagellazione come punizione per molti reati, spesso a seguito di processi iniqui e quasi sempre eseguite pubblicamente. Raif Badawi è stato condannato a 1.000 frustate e 10 anni di carcere semplicemente per aver scritto un blog. Amputazioni (di mani o piedi) e amputazioni incrociate (mano destra e piede sinistro), che invariabilmente costituiscono tortura, sono anche eseguite come punizione per alcuni crimini.

6. Tortura e maltrattamenti
L’uso della tortura come strumento punitivo, e altri maltrattamenti da parte delle forze di sicurezza rimangono comuni e diffusi, mentre i responsabili delle torture non sono mai chiamati a giustificare i propri comportamenti di fronte alla giustizia.

7. Discriminazione sistematica delle donne
Le donne e le ragazze sono discriminate e legalmente subordinate agli uomini in relazione al matrimonio, al divorzio, alla custodia dei figli, all'eredità e ad altri aspetti. Sotto il sistema di tutela, una donna non può prendere decisioni per conto proprio, bensì è un parente maschio a decidere tutto a suo nome.

Pochi giorni fa un tribunale saudita ha dichiarato che l'uomo può divorziare dalla donna con un semplice sms, o con un normale messaggio whatsapp.

8. Discriminazione religiosa
I membri della minoranza sciita del Regno continuano a essere discriminati. Limitato il loro accesso ai servizi pubblici e all'occupazione. Decine di attivisti sciiti sono stati condannati a morte o a lunghe pene detentive per la loro presunta partecipazione a proteste antigovernative nel 2011 e nel 2012.

9.Ciò che che succede nel Regno, resta nel Regno
È noto che le autorità saudite intraprendono azioni punitive, anche attraverso i tribunali, contro attivisti pacifici e familiari di vittime che, per chiedere aiuto, contattano organizzazioni indipendenti per i diritti umani, come Amnesty International, o diplomatici e giornalisti stranieri.

10. L’omicidio di Jamal Khashoggi
Dopo l’orribile assassinio di Jamal Khashoggi in Turchia, Il giornalista saudita aveva documentato la violazione dei diritti umani nel suo paese, Amnesty International ha chiesto al Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres di istituire un’indagine indipendente delle Nazioni Unite sulle circostanze che hanno portato all’esecuzione extragiudiziale di Khashoggi, l’eventuale tortura e altri crimini e violazioni commessi al suo caso.

Dopo le pressioni internazionali e il clamore mondiale che ha suscitato il caso, in Arabia Saudita si sta svolgendo il processo contro i responsabili dell'omicidio e nel quale sono stati chiesti 5 condanne a morte. Un processo farsa che non tocca i veri mandanti dell'efferato assassinio avvenuto in un paese straniero.
(Amnesty International)

Boicottiamo la partita di Calcio Juventus-Milan del prossimo 16 gennaio, valida per la Supercoppa italiana, che si svolgerà in Arabia Saudita, paese dei diritti umani negati, paese dove le donne sono considerate "non persone"
Semplicemente non guardiamola se, nonostante tutto, sarà trasmessa in TV




Articolo a cura di
Maris Davis


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