Sgominata cellula criminale che gestiva un traffico di prostituzione nigeriana a Messina. Coinvolto anche un italiano, un volontario della protezione civile, che segnalava al gruppo dei nigeriani che gestivano il traffico le nuove ragazze arrivate sull'isola e destinate ai centri di accoglienza.
Giovanissime e subito avviate alla prostituzione in Italia, erano almeno 25 le baby nigeriane "gestite" dalla cellula della mafia nigeriana sgominata in Sicilia.
Un metodo consolidato
Quello della banda scoperta dai carabinieri era un metodo consolidato. Le indagini hanno portato all'arresto di 5 persone componenti di una cellula criminale di matrice nigeriana, con agganci in Libia e in Italia, “specializzata” nell’organizzazione di viaggi dalla Nigeria all'Italia di giovani minorenni da avviare alla prostituzione.
Le accuse e gli aresti
Le accuse sono, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata a favorire l’ingresso e la permanenza clandestina di minori nigeriane nel territorio italiano, allo sfruttamento della prostituzione minorile, alla riduzione in schiavitù ed alla tratta di persone.
I reati associativi sono stati contestati ai nigeriani Rita Iharama 38enne e Monday Imarhaghe, 32enne, promotori e organizzatori dell’associazione a delinquere, al 72enne messinese Giovanni Buscemi ed ad una quarta donna è attivamente ricercata, che però si troverebbe all'estero (probabilmente rientrata in Nigeria), e dalla quale è partita l'indagine: gli atteggiamenti particolari e gli abiti griffati che indossava avevano insospettito un'operatrice dei centri d'accoglienza.
La donna nigeriana sfuggita all'arresto si recava nei centri di accoglienza e si presentava come garante delle minorenni nigeriane ospiti non accompagnate. Secondo l'accusa era proprio l'italiano, volontario della protezione civile, che segnalava le ragazze e dove sarebbero state ospitate.
Un quinta ordinanza di custodia cautelare per il reato di tratta di persone è stata eseguita in carcere a Messina contro un 20enne nigeriano, Precious Ovbokhan Igbinomwanhia, già detenuto per altri reati.
Un sistema ormai collaudato
Il modus operandi era sempre lo stesso. Venivano reclutate giovani nigeriane, convincendole a lasciare il Paese di origine con la promessa di un lavoro dignitoso in Europa. Una volta arrivate in Italia le ragazze venivano costrette a prostituirsi per riscattare i costi del trasferimento anticipati dall'organizzazione criminale. Le giovani venivano anche sottoposte, prima della partenza dalla Nigeria, a riti tribali di “magia nera”
La particolarità di questa cellula della mafia nigeriana era proprio quella di reclutare solo ed esclusivamente ragazzine minorenni
L'italiano arrestato
Si chiama Giovanni Buscemi, un uomo di 72 anni, ufficialmente presidente della sede di Messina dell'Associazione Vigili del fuoco volontari di Protezione civile.
In cambio di informazioni chiedeva sesso con ragazzine minorenni. Le accuse a suo carico sono di tratta di esseri umani e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina di minorenni da avviare alla prostituzione. Si sta valutando la contestazione di un terzo reato, ovvero quello di pedofilia, un reato che scatta quando il sesso è consumato con minori di 14 anni.
"Forniva ai nigeriani informazioni privilegiate sull'arrivo nel porto di Messina di navi umanitarie che avevano sa bordo ragazzine nigeriane. In cambio pretendeva favori sessuali con le giovani migranti"
Buscemi, scrive il gip Salvatore Mastroeni nella sua ordinanza di custodia cautelare, "... passava le informazioni sugli sbarchi all'associazione, per reclutare schiave e schiavi, e chiedeva bimbe nere in cambio... donne bambine destinate alla prostituzione, a Messina in Italia in Europa"
(Gazzetta del Sud)
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