venerdì 11 gennaio 2019

Elezioni R.D. Congo, a sorpresa vince il leader dell'opposizione Tshisekedi

Le elezioni si sono svolte domenica 30 dicembre, dopo due anni di rinvii e dopo decine e decine di manifestazioni popolari che hanno causato anche diverse vittime.

Il candidato vincitore Felix Tshisekedi al seggio

Quasi a sorpresa vince il leader dell'opposizione Tshisekedi con il 38,5% delle preferenze, il suo oppositore più autorevole si ferma al 34,8%. Finisce l'era Kabila, il presidente uscente era al potere da 18 anni. Esce sconfitto il suo “delfino” ed ex-ministro dell’Interno, Emmanuel Ramazani Shadary.

Non si è votato (voto rinviato) in quattro province a causa della presenza di milizie armate e della contemporanea diffusione del virus Ebola che ha già provocato 350 morti.

Nella Repubblica Democratica del Congo ha vinto Félix Tshisekedi, ossia l’alternanza democratica, poiché è il candidato dell’opposizione a trionfare alle prime presidenziali che si sono svolte senza spargimenti di sangue nel giorno in cui si è votato.

Dopo essere stata per giorni oggetto di critiche e accuse per le lungaggini dello spoglio, la Commissione elettorale indipendente ha finalmente annunciato i risultati, provvisori, delle elezioni del 30 dicembre scorso. Da giorni in rete circolavano percentuali non confermate, con il timore sempre maggiore di nuove violenze, perciò già nel pomeriggio di ieri la polizia s’era dispiegata nei luoghi strategici della capitale Kinshasa.

I congolesi attendevano dalla fine del 2016 di andare alle urne, una data rinviata più volte a causa del rifiuto di lasciare di Kabila, al potere dal giorno dell’omicidio di suo padre Laurent-Désiré, nel gennaio 2001.

Con il 38,5% delle preferenze, Félix Tshisekedi, 55 anni, membro dell’Assemblea nazionale congolese, ha vinto con un buon margine, sbaragliando gli altri 19 candidati.

Esce sconfitto il “delfino” di Kabila, l’ex ministro dell’Interno, Emmanuel Ramazani Shadary, e assieme a lui anche l’altro candidato dell’opposizione, Martin Fayulu, ex-dipendente della multinazionale del petrolio Tycoon, che avendo ottenuto 34,8 % di voti ha immediatamente contestato l’esito del voto e invitato i suoi sostenitori a scendere nelle piazze. «Questo risultato non ha niente a che vedere con la verità nelle urne», ha detto Fayulu, parlando di numeri «assurdi» e di «golpe elettorale»: «Il popolo del Congo è stato defraudato delle proprie elezioni e non accetterà mai una frode del genere». Accanto a Fayulu s’è schierata subito la Francia, con il suo ministro degli Esteri Jean-Yves Le Drian che chiede «chiarezza sui risultati di un voto non conformi alle attese»

Entrambi certi di vincere, Tshisekedi e Fayulu avevano assicurato due giorni fa di non avere lo spirito “vendicativo” nei confronti di Kabila e del suo entourage. I due hanno avevano anche auspicato che il cambio di regime fosse accettato da tutti gli attori politici, dalle forze di sicurezza e dai grossi imprenditori che sfruttano le miniere del Paese. Gli appelli alla “verità delle urne” sono proseguiti fino all'ultimo in un Paese dove i risultati elettorali sono quasi sistematicamente contestati con il pretesto di “frodi massicce

Al cuore del processo di voto sono stati gli oltre 40mila osservatori elettorali della Conferenza episcopale nazionale della Repubblica democratica del Congo, una delle poche istituzioni degne di credibilità. «Adesso la nazione vuole festeggiare il nuovo presidente e di certo non vuole violenze», ha detto un portavoce della Conferenza episcopale.

Il presidente uscente Joseph Kabila ha cercato di dividere le opposizioni, operazione in parte riuscita visti i 20 candidati, ma che l'esito del voto (seppur non del tutto definitivo perché in quattro province non si è ancora votato ma che danno un buon margine di sicurezza al vincitore) ha comunque segnato la sua sconfitta.

In questo Paese-continente di 80 milioni di abitanti, la cui superficie ricopre 2,3 milioni di chilometri quadrati, e poverissimo malgrado le sue enormi ricchezze naturali, la Commissione elettorale aveva acquistato dalla Corea del Sud ben 106mila macchinari per il voto elettronico. Ebbene, un gigantesco incendio nel deposito dove erano stati sistemati al loro arrivo i macchinari, ne ha danneggiati più della metà. Quanto alle autorità di Kinshasa, hanno rifiutato ogni aiuto internazionale per un pacifico svolgimento del voto, compreso quello offerto dalla missione Onu in Congo, la Monusco, che è la più importante al mondo per via dell’annosa guerra che ancora funesta le regioni più orientali del Paese.

Durante la campagna elettorale il “delfino” di Kabila si era sempre detto certo della sua vittoria, anche per via del «peso leggero» del suo principale avversario. Il quale dal canto suo aveva ricordato che il candidato del presidente «è nel mirino dell’Unione europea per crimini contro l’umanità commessi tra 2016 e il 2018»

Certo è che se fosse stato eletto Emmanuel Ramazani Shadary, Kabila avrebbe mantenuto una buona fetta di potere. C’è chi prevedeva che avrebbe potuto diventare addirittura Primo ministro, e perfino ricandidarsi nel 2023. Ma entro la fine del mese sarà finalmente costretto a lasciare la poltrona che ha occupato per 18 lunghi anni.

Il vincitore Félix Tshisekedi eredita un Paese seduto su una polveriera, un decennale stato di guerra nel Kivu, un paese con il più alto numero di stupri al mondo, poverissimo ma ricco di risorse minerarie e naturali che fanno gola a potentati economici stranieri mondiali, ma soprattutto europei, in particolare francesi, che non vedono di buon grado la sua ascesa al potere.
(la Repubblica)


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