lunedì 31 dicembre 2018

Si è votato nella Repubblica Democratica del Congo. Un voto spezzato

L'appello del Papa. "Il clima resti tranquillo". Dopo due anni di rinvii sono stati aperti i seggi per le elezioni presidenziali, tra timori di disordini e brogli.


L'attuale capo dello Stato, Joseph Kabila, è in carica dal 2001 e per ben tre volte è riuscito a rimandare il voto per eleggere il suo successore: il vincitore di queste consultazioni sarà il primo che prende il potere pacificamente dall'indipendenza del Paese, ottenuta nel 1960.

I candidati sono 19. Si temono proteste e disordini per una decisione dell'ultimo minuto che ha escluso dal voto circa un milione di persone a causa della grave epidemia di ebola esplosa nell'est della Repubblica Democratica del Congo. I seggi si sono aperti nella capitale Kinshasa e il voto del presidente uscente Kabila e del suo fedelissimo Emmanuel Ramazani Shadary, uno dei candidati alla presidenza.


Le elezioni presidenziali, inizialmente previste per il 23 dicembre, sono state ulteriormente spostate di una settimana, a causa di boicottaggi, scarsa organizzazione, tentativi di brogli

«Preghiamo insieme per tutti coloro che nella Repubblica Democratica del Congo soffrono a causa della violenza e dell'ebola. Auspico che tutti si impegnino a mantenere un clima pacifico che permetta un regolare e pacifico svolgimento delle elezioni». Lo ha detto papa Francesco all'Angelus.

«Oggi metteremo fine alla miseria della gente ed alla dittatura di Kabila»: con queste parole Martin Fayulu, candidato della coalizione Lamuka alle presidenziali congolesi, ha espresso la certezza di una vittoria dell'opposizione al voto che viene celebrato oggi (30 dicembre ndr..) nella Repubblica Democratica del Congo. Il 62enne Fayulu, che ha votato a Kinshasa, e che durante la campagna elettorale ha riscosso grande successo di pubblico, partecipò in prima persona alle manifestazioni anti-Kabila nel 2016 e 2017.

Il punto
Rinviate a più riprese, le elezioni presidenziali, legislative, provinciali del Congo, sono state nuovamente posticipate dalla Commissione Elettorale in quattro circoscrizioni: Beni, Beni ville, Butembo ville (nordest) e Yumbi (sudovest), per le quali è stato predisposto un calendario specifico. Un totale di 1,2 milioni di elettori, sugli oltre 40 milioni di iscritti a votare, non potranno farlo prima del mese di marzo 2019, ossia due mesi dopo la pubblicazione dei risultati definitivi delle presidenziali (15 gennaio) e del giuramento del nuovo presidente (18 gennaio).

Il timore dichiarato della Commissione è che lo spostamento di elettori e la promiscuità nei seggi contribuisca a diffondere i rischi di contagio da Ebola, che ha già fatto 350 morti da fine agosto nel Nord-Kiwu e che è ancora presente a Beni e Butembo. Poi esiste nella stessa regione “una minaccia terroristica”, mentre a Yumbi il problema è quello del conflitto interetnico nella provincia di Mai-Ndombe che da metà mese ha già fatto 80 morti.

Dalla consultazione dovrà uscire il successore di Joseph Kabila, divenuto presidente della Repubblica Democratica del Congo in seguito all'assassinio di suo padre Laurent-Désiré Kabila, il 16 gennaio 2001, carica alla quale aspirano 19 candidati, tra i quali ne spiccano tre: Emmanuel Ramazani Shadary, candidato sostenuto da Kabila e nominato a capo del partito presidenziale ad inizio anno, dopo 14 mesi passati al Ministero dell’Interno dove è stato uno tra i principali artefici della repressione delle manifestazioni contro la permanenza al potere di Jospeh Kabila. È una delle 14 personalità sanzionate dall’Ue per gravi violazioni dei diritti umani.

Ci sono poi Felix Tshisekedi e Martin Fayulu. Quest’ultimo è il candidato della coalizione Lamuka: durante la campagna il 62enne ex dipendente di Exxon Mobil è riuscito a radunare folle oceaniche e nel tempo si è costruito una reputazione di uomo intransigente e coraggioso per aver partecipato in prima persona alle manifestazioni anti-kabila nel 2016 e 2017.

Il voto era stato rinviato dal dicembre 2016 a dicembre 2017, quindi al 23 dicembre scorso. A quel punto c’è stato il rinvio di una settimana per i ritardi con cui arrivavano i materiali necessari ad organizzare il voto e a seguito dell’incendio di un deposito della commissione a Kinshasa. L’annuncio dell’ulteriore rinvio in quattro circoscrizioni ha spinto in strada centinaia di manifestanti a Beni e Goma ed è stato definito ingiustificabile dall’opposizione che vi vede il tentativo di isolare i bastioni anti-Kabila.

Vista la situazione ci sono molti dubbi sul fatto che il voto verrà dichiarato credibile. E se ciò accadrà Joseph Kabila, che ha cercato di posticipare il più possibile la sua uscita di scena, sarà “costretto” a rimanere al potere.

A definire poi il clima di incertezza e tensione generale ha contribuito anche la decisione annunciata due giorni fa dalla Repubblica Democratica del Congo di espellere l’ambasciatore dell’Unione Europea nel paese. La scelta era arrivata dopo che la UE aveva stabilito i di rinnovare le sanzioni contro diversi funzionari governativi, compreso Emmanuel Ramazani Shadarys, candidato del partito governativo alle elezioni presidenziali.




Articolo a cura di
Maris Davis


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