Secondo il report "Honest Accounts" il saldo tra entrate e uscite è negativo per 41 miliardi di dollari
Il dato è originato dall'esame dei flussi economici e finanziari di 47 paesi dell'Africa Sub-Sahariana. Il risultato è che nel 2015 il continente ha ricevuto 161,6 miliardi dollari sotto forma di prestiti internazionali, aiuti allo sviluppo e rimesse dei migranti, mentre l’ammontare complessivo delle uscite è stato pari a 202,9 miliardi di dollari.
Nello specifico, i paesi africani hanno ricevuto circa 19 miliardi di dollari in sovvenzioni e aiuti allo sviluppo, ma più del triplo di questi fondi, 68 miliardi, è uscito dal continente in attività finanziarie illecite. Di questa enorme fetta di torta, corrispondente a oltre il 6% del Pil dell’intera Africa, una buona parte, 48,2 miliardi di dollari, è legata al cosiddetto fenomeno del “trade misinvoicing”, ossia alle false fatturazioni commerciali delle multinazionali.
A questa cifra, inoltre, vanno aggiunti 32,4 miliardi di dollari di profitti delle multinazionali che, semplicemente, vengono riportati nei paesi dove le società hanno la loro sede. Nulla di illegale, in questo caso, ma comunque un altro grosso pezzo di ricchezza creata in Africa e goduta altrove. |
E poi ci sono il rimborso del debito da parte di governi e settore privato (quasi 30 miliardi in tutto), gli utili inviati nei paradisi fiscali dopo aver sfruttato le risorse africane, la pesca e la caccia di frodo, il disboscamento illegale. Senza contare l’effetto di impoverimento prodotto dal cosiddetto “brain drain”, ossia la perdita di giovani talenti africani, che migrano a causa dei dissesti naturali e dei conflitti.
Il vero ruolo degli aiuti esteri
Gli autori del rapporto sono molto critici sul ruolo esercitato dagli aiuti esteri erogati dai governi occidentali nel continente africano, sostenendo che spesso si tratta semplicemente di finanziamenti per promuovere la privatizzazione dei servizi pubblici, il libero scambio e gli investimenti privati.
«Se lo scopo degli aiuti è quello di supportare lo sviluppo dell’Africa, dovrebbe allora essere slegato da interessi corporativi occidentali»
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Viene poi evidenziato che l’Africa ha un grande potenziale minerario ed energetico, manodopera qualificata, nuove imprese in forte espansione, un vasto mercato interno e una straordinaria biodiversità. La sua popolazione dovrebbe dunque prosperare, mentre l’economia del continente dovrebbe crescere con tassi annuali a doppia cifra, pari ad almeno il doppio del 5% attuale.
Al contrario, molte persone che vivono nei 47 paesi presi in esame restano intrappolate nella povertà, mentre gran parte della ricchezza del continente defluisce sistematicamente verso i paesi più sviluppati, in gran parte ex- colonizzatori.
Inquinamento provocato dalle multinazionali del petrolio nel Delta del Niger, in Nigeria |
Per esempio, lo studio descrive come le compagnie estrattive che esportano minerali, gas e petrolio, ottengono ingenti profitti pagando esigue tasse grazie a rilevanti incentivi fiscali. Misure tributarie mirate, messe in atto dai governi occidentali per favorire generose riduzioni delle imposte alle multinazionali.
L’impatto del cambiamento climatico
Sono prese in esame con estrema attenzione anche le perdite associate agli effetti avversi del cambiamento climatico, nonostante l’Africa abbia contribuito in misura irrisoria allo storico accumulo dei gas a effetto serra, rispetto ai paesi sviluppati.
Il costo di adattamento per prevenire l’impatto del cambiamento climatico nel continente è stimato in 10,6 miliardi all’anno, mentre per la mitigazione dei fenomeni ad esso correlati sarebbero necessari circa altri 26 miliardi, nei quali è compresa l’adozione di sistemi di conversione dell’energia da fonti rinnovabili. Un processo di trasformazione molto più oneroso rispetto all’Europa o all’America, perché in Africa mancano le infrastrutture e la tecnologia necessarie.
Arrivando alle conclusioni, la ricerca dimostra che quello di cui i paesi africani hanno veramente bisogno è che il resto del mondo fermi i saccheggi retaggio dell’epoca coloniale, la cui natura di base rimane invariata. Per questo, gli aiuti internazionali andrebbero riconsiderati come una sorta di risarcimento per i danni causati al continente.
I ricercatori di Honest Accounts non formulano però solo critiche, ma propongono anche alcune soluzioni concrete. Tra queste, un maggiore coinvolgimento della società civile del continente e di quella dei paesi che beneficiano della sua ricchezza per contrastare la corruzione, eliminare le politiche fiscali svantaggiose e i troppi squilibri che impediscono lo sviluppo dell’Africa.
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