sabato 24 marzo 2018

Nigeriana incinta e con un tumore, morta dopo essere stata respinta alla frontiera francese

Quando muore anche la pietà. Destiny, nigeriana 31enne, era incinta e con un linfoma in fase terminale era stata brutalmente respinta alla frontiera francese anziché essere soccorsa. Si salverà il bambino che aveva in grembo.

Ricoverata, malata di linfoma, da un mese al Sant'Anna di Torino, è stata tenuta in vita il più possibile per portare avanti la gravidanza. Il bimbo è nato: pesa 700 grammi. Morta dopo il parto. il papà del piccolo Israel: «Senza un aiuto mio figlio non dovrà chiedere l’elemosina»

«Ora voglio pensare a mio figlio. Voglio che abbia una vita migliore. Che non finisca a chiedere l’elemosina». Destiny è il marito di Beauty, la donna nigeriana respinta alla frontiera francese il 9 febbraio e morta la settimana scorsa all'ospedale Sant'Anna di Torino dopo aver dato alla luce il suo piccolo Israel a seguito di un linfoma arrivato in fase terminale.

Ora Destiny vuole pensare al suo bambino, Israel. «Ma non sono felice. Mi sento vuoto. Mia moglie era tutto per me». Lo racconta in una saletta del presidio ginecologico, al fianco del professor Enrico Bertino, direttore della Neonatologia universitaria che si sia occupando di suo figlio. Israel è nato di 29 settimane. Pesava 700 grammi, ora diventati 960, ma dovrà restare in ospedale almeno un paio di mesi. Intanto la Procura di Torino ha aperto un fascicolo e disposto accertamenti sul caso di Beauty.

"Lei era in regola. Avrebbe potuto andare in Francia, attraversare liberamente la frontiera, ma ha deciso di rimanere con me. Ci legava un grande amore e non ha voluto lasciarmi". Così Destiny, 33 anni, il marito della donna nigeriana incinta e con un grave linfoma, respinta alla frontiera di Bardonecchia dalle autorità francesi, morta all'ospedale Sant'Anna di Torino dopo il parto cesareo, ricorda dopo la tragedia.

Ma ora deve pensare al figlio. Lui ce l'ha fatta e la vita non si ferma. "Da quando ho perso mia moglie, ho perso parte della mia vita. Mi sento vuoto. Non sono felice", continua trattenendo a stento le lacrime. "Volevo andare in Francia perché non ho i documenti e non ho un lavoro. Qui non mi restava che chiedere l'elemosina". Ora Destiny vuole rimanere in Italia. "Voglio dare a mio figlio una vita felice. Mi serve un lavoro, in strada non c'è futuro". E aggiunge: "voglio ringraziare i medici per tutto quello che hanno fatto, soprattutto per mio figlio"

Il bambino
"Il bambino è nato il 15 marzo, prematuro di 29 settimane. Pesa circa 900 grammi e i segnali fanno ben sperare. Siamo cautamente ottimisti", spiega il dottor Enrico Bertino, direttore del reparto di neonatologia universitaria dell'Ospedale Sant'Anna. La sua condizione clinica è speciale. La mamma è arrivata in fase terminale, con un linfoma di estrema gravità, e l'unica speranza era quella di salvare il neonato.

Lei era cosciente, in rianimazione solo gli ultimi due giorni. Ha ricevuto il supporto e il sostegno di tutti gli operatori sanitari che l'hanno seguita non solo con tecnologie avanzatissime, ma soprattutto con un'assistenza multi-specialistica. La malattia materna avrebbe potuto compromettere le condizioni di salute e la crescita del feto. Il bimbo, ricoverato in terapia intensiva, si chiama Israel. "Abbiamo deciso di chiamarlo così perché siamo cristiani", spiega il papà.

La cronaca. Quando muore anche la pietà
Non si muore solo in mare, aggrappati a un gommone insicuro e stracarico. Ma a provocare la morte di migranti che tentano di raggiungere i paesi europei sono anche i muri. I muri che impediscono alle persone di proseguire il proprio viaggio in sicurezza e con mezzi adeguati. Anche in gravidanza. Ed è così che è morta Beauty., nigeriana di 31 anni. Morta per non aver avuto assistenza adeguata e per aver sottoposto il proprio corpo, ammalato e gravido di un figlio, a una sfinente traversata in mezzo alla neve. Finita, oltretutto, con il respingimento da parte dei gendarmi.

È successo sulle Alpi di Bardonecchia, al confine francese. Incinta di poche settimane e con un grave linfoma, la donna era stata respinta alla frontiera dalle autorità francesi un mese fa. Era poi stata soccorsa dai medici volontari di “Rainbow4Africa” e ricoverata al Sant'Anna di Torino. In condizioni disperate, è stata tenuta in vita il più possibile in modo da poter portare avanti la gravidanza. Dopo il parto cesareo, è morta all'ospedale.


Veniva dall’Africa, era approdata con chissà quale miserabile odissea di deserto e di mare in Europa, nella civile, tanto sognata Europa.

Aveva, che le cresceva in grembo, un bambino di pochi mesi; e, dentro, oltre al bambino un nemico, un grave linfoma, un tumore. La vita e la morte crescevano dunque insieme in Beauty, 31 anni, nigeriana.

Quanto deve sfinire una simile frontale battaglia. Ma lei, che immaginiamo ostinata, forte di speranza e di disperazione, non si arrendeva. Arrivata in Piemonte si era decisa per la traversata delle Alpi: in questi giorni di acerba fredda primavera, di neve ancora, di Burian che soffia, lassù, gelido e nemico. Oltre la catena di quelle vette candide e immense, le avevano detto, c’è la Francia. Forse aveva pensato che una simile barriera doveva proteggere un Paese meraviglioso. Dove sarebbe nato il suo bambino, dove, forse, l’avrebbero saputa anche curare. Certo, sapeva che i gendarmi bloccano i migranti e li risospingono indietro.

Ma magari pensava che per una donna gravida, in mano le carte che dimostravano che era molto malata, si sarebbe aperto uno spiraglio di pietà. Magari quel giorno il gendarme di turno sarebbe stato un padre, un brav'uomo, e non ce l’avrebbe fatta a dire di no. Lei, comunque, doveva tentare. Possiamo immaginarci la frontiera di Bardonecchia, a pochi metri dalla linea del sospirato confine. I migranti in attesa, nerissimi i volti sul bianco della neve; e i cuori, i battiti del cuore non si sentono, ma quanto rumore fanno, in certe ore. La giovane nigeriana forse era animata da una irrazionale speranza.

O forse, da ciò che credeva di aver capito in TV dell’Europa, non le sembrava un posto dove respingono le mamme incinte e malate di cancro. Il suo sorriso si deve essere spento al lento scrollare il capo di un funzionario: no, non esistono gli estremi, avrà detto quello, e poi avrà calato brusco un qualche timbro sui fogli, con un colpo secco che diceva: 'no'.

Soccorsa dai volontari di 'Rainbow4 Africa', la migrante è stata portata all'ospedale Sant'Anna di Torino. Ha partorito il suo bambino prematuro, piccolissimo, con il cesareo, e poi è morta. Il bambino pesa solo 700 grammi, ma è vivo: un miracolo. Forse ce la farà. E forse fra vent'anni potrà raccontare di come fu, che venne al mondo: da una mamma partita per miseria dal cuore dell’Africa, che traversando il deserto, e chissà se libera o costretta, una notte lo concepì.

Poi ci fu il mare, e il grande viaggio fra le onde, e quei due, madre e figlio, già stretti insieme. Inconsapevoli forse ancora, del nemico maligno che li incalzava. E infine l’Italia, il sollievo di un mondo libero, e cibo, e cure, finalmente. Ma Beauty doveva andare in Francia. La aspettavano, forse, laggiù. «Non passerai, ti manderanno indietro», le ripetevano i compagni di viaggio. E lei invece serena, lei pronta a ogni sfida, col coraggio che una donna trova, quando combatte per un figlio.

Ma, a fronte di questa impresa temeraria e infinita, alla frontiera francese solo quel funzionario che a stento la guardava in faccia (ai suoi occhi lei una dei tanti, una dei mille). Il ventre grosso, le carte dei medici che accertavano il tumore, quei due occhi neri piantati sul volto del gendarme. Una lieve scossa del capo, l’urto duro del timbro: 'respinta'.

Avanti un altro. Il grande, meraviglioso Paese dietro le catene innevate non si è aperto per Beauty e il suo bambino, né per la sua malattia.

La Legge, probabilmente, è salva. Ma quella madre è morta, e chissà se salva è anche la coscienza della Francia, e dell’Europa. E chissà, se stiamo zitti, se siamo salvi anche noi.

«Le autorità francesi sembrano avere dimenticato l'umanità» commenta Paolo Narcisi, presidente dell'associazione che da dicembre ha aiutato un migliaio di migranti nel tentativo di oltrepassare il confine francese.

La nascita del bimbo, 700 grammi, è un fatto straordinario ed è subito scattata una gara solidarietà per aiutarlo. Il neonato è ora ricoverato nella Terapia Neonatale del Sant'Anna, diretta dalla professoressa Enrica Bertino. Accanto al piccolo c'è il padre, anche lui respinto alla frontiera. La procura di Torino ha disposto degli accertamenti sul caso. Ad occuparsi della vicenda sarà la polizia.
(Avvenire)



Articolo a cura di
Maris Davis

Condividi su Facebook


Nessun commento:

Posta un commento