Arrestati a Trento per tratta di persone e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, sfruttamento della prostituzione e dell'accattonaggio. L'uomo si era vantato della sua ricchezza pubblicando un video su youtube.
Il 13 marzo, in esecuzione a decreto di fermo, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Catania, la Polizia di Stato (personale della Squadra Mobile di Catania, in collaborazione con personale della Squadra Mobile di Trento) ha arrestato a Trento ENAYE Queen 37 anni, e OMORGBE Collins di 32 anni, soprannominato “Don Bonbino”, marito e moglie.
Entrambi sono accusati, a vario titolo, in concorso tra loro e con altri soggetti allo stato non identificati in Libia e in Nigeria, dei delitti di tratta di persone in danno di connazionali e di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, con le aggravanti della trans-nazionalità, di avere esposto a pericolo la vita o l’incolumità delle persone trasportate, facendole imbarcare su natanti occupati da numerosi migranti privi di ogni necessaria dotazione di sicurezza, di avere agito al fine di reclutare persone da destinare alla prostituzione e all'accattonaggio.
Il provvedimento restrittivo accoglie gli esiti di un’articolata attività investigativa di tipo tecnico avviata dalla Squadra Mobile di Catania, Sezione Criminalità Straniera e Prostituzione, con il coordinamento della D.D.A. etnea, a seguito delle dichiarazioni rese nell'ottobre scorso dalla responsabile di un Centro di Accoglienza aventi ad oggetto alcune minori giunte presso il Porto di Catania in data 11 ottobre 2017, a bordo della nave della Marina Militare francese “Ducuing”, unitamente ad altri 134 migranti di varie nazionalità.
La coppia dei nigeriani arrestati a Trento |
Le indagini hanno permesso inoltre di scoprire plurimi contatti tra la donna e le persone offese, ricostruendo esattamente tutti i segmenti della condotta del traffico di esseri umani gestito dalla donna e dai suoi correi, consentendo di rilevare la pluralità delle vittime trafficate e le continue minacce ordite ai danni delle stesse per sottometterle e soggiogarle psicologicamente.
Nel corso dei frequenti dialoghi con le vittime che tardavano a eseguire i suoi ordini, la donna ricordava loro che nessuno avrebbe potuto sentirsi libera con “i suoi soldi” (ciò poiché le giovani avevano assunto un debito verso la donna che avrebbero dovuto ripagare con i proventi del meretricio e il mancato rispetto dell’obbligo assunto si traduceva in un mancato guadagno, inaccettabile per l’indagata).
Riti woodoo. Le indagini hanno consentito di evidenziare ancora una volta che il reclutamento delle giovani, tutte in condizioni di estrema vulnerabilità per la minore età, per il basso livello di istruzione e l’estrema povertà, era stato accompagnato dall'imposizione dell'ormai noto rito woodoo "JuJu"
Il ricorso al rito "JuJu", o anche al più temuto rito Aielallà, veniva effettuato dalla mamam Queen anche nelle fasi successive al reclutamento e, in particolare, diveniva per essa imprescindibile allorché una delle sue giovani vittime riusciva a darsi alla fuga sottraendosi al controllo. In tale occasione l’indagata ENAYE, previo concerto con la sorella dimorante in Nigeria ed anch'essa coinvolta nel traffico di esseri umani, meditava di rivolgere il rito ai genitori della ragazza in modo da creare ulteriori pressioni psicologiche sulla vittima, costringendola a far ritorno presso la mamam (le giovani che si davano alla fuga avrebbero sicuramente contattato i genitori e, appreso della loro sottoposizione al terribile Aielallà, non avrebbero avuto altra scelta se non quella di sottomettersi nuovamente al volere della madame).
Questi riti woodoo sono da poco stati aboliti e disconosciuta la loro validità dalla massima autorità religiosa tradizionale dell'Edo State e del Niger Delta, principali luoghi di provenienza di queste ragazze
"Nigeria. L'Oba di Benin City contro il traffico di ragazze"
- leggi qui -
|
Da alcuni dialoghi tra ENAYE Queen e la sorella in Nigeria si è potuto comprendere l'estrema crudeltà delle donne che progettavano di far sapere alle ragazze che avrebbero dovuto pagare il proprio debito non più a Queen ma al "woodoolista", ovvero il "sacerdote" che le aveva sottoposte al rito tradizionalista, in modo da pressarle ancora di più psicologicamente, rappresentando l’uomo come il soggetto avente il dominio sull'anima della giovani vittime (una vera e propria minaccia di morte).
Lo sviluppo investigativo ha permesso anche di rilevare il contributo fattivo offerto ad ENAYE Queen dal compagno, OMOROGBE Collins, chiamato “Don Bonbino”, anch'egli domiciliato a Trento.
Anche accattonaggio. In particolar modo l’intervento dell'uomo è risultato determinante nella condotta di tratta posta in essere ai danni di un connazionale di sesso maschile. Queen e il marito, sempre con la collaborazione di parenti in Nigeria, avevano reclutato il giovane connazionale “Sasha”, nome di fantasia, e lo avevano sottoposto al rito JuJu, obbligandolo al pagamento di un debito, quindi lo avevano trasferito in Italia al fine di destinarlo all'accattonaggio e appropriarsi delle somme così percepite dal giovane.
Sasha, tuttavia, non aveva adempiuto immediatamente l’obbligo assunto e non aveva raggiunto i coniugi a Trento e per questo i due sfruttatori avevano posto in essere pesanti minacce e pressioni affinché lo stesso si recasse presso la loro abitazione al fine di stabilirvisi ed esser controllato continuamente ed efficacemente. Nel corso di un dialogo con una connazionale in Nigeria, l'arrestata ENAYE Queen lamentava il mancato rispetto ad opera di Sasha del giuramento assunto con il rito woodoo, progettando anche nei suoi confronti la celebrazione del temibile “Aielallà”. Sasha, un ragazzo di poco più di venti anni, avrebbe dovuto pagare alla coppia sei mila euro per estinguere il debito.
Il video pubblicato dall'indagato su youtube, ora acquisito agli atti dalla polizia
Lo spessore criminale di OMOREGBE Collins è risultato evidente dalla visione di un video che lo stesso aveva pubblicato su youtube, che lo ritraeva con in mano uno scettro, rinvenuto dagli investigatori in occasione dell’esecuzione del fermo, mentre si muoveva e ballava tenendo nell'altra mano un mazzo di banconote che lasciava cadere con indifferenza a terra, ostentando la ricchezza accumulata.
La coppia di arrestati aspettavano a Trento anche tre ragazzine nigeriane, tutte minorenni, appena arrivate in Italia e che avrebbero dovuto restituire alla mamam 25mila euro ciascuna. Le adolescenti sono state individuate e avviate al circuito della "protezione sociale" (legge anti-tratta).
Nessun commento:
Posta un commento