mercoledì 14 novembre 2018

Desirée. Cade l'aggravante dello stupro di gruppo, l'hanno stuprata uno alla volta

Ridicolo, una barzelletta, ma è tragicamente vero. Il Tribunale del riesame ha derubricato l'accusa di violenza sessuale di gruppo in abuso sessuale aggravato dalla minore età della vittima. Caduta anche l'accusa di omicidio per due degli arrestati.

Desirée
La Procura. "Aspettiamo di conoscere le motivazioni ma il nostro quadro accusatorio non cambia di una virgola"

Cade anche l'accusa di omicidio ma restano ugualmente in carcere Chima Alinno e Brian Minthe, due dei quattro africani fermati per la morte di Desirée Mariottini, la sedicenne di Cisterna di Latina trovata senza vita nella notte tra il 18 e il 19 ottobre in un palazzo abbandonato in via dei Lucani, nel quartiere San Lorenzo.

La decisione è del tribunale del Riesame di Roma che ha ritenuto non sussistente l'ipotesi dell'omicidio volontario sostenuta dalla procura. Il tribunale della Libertà, accogliendo le istanze delle difesa, ha derubricato anche l'accusa di violenza sessuale di gruppo in abuso sessuale aggravato dalla minore età della vittima. I due restano quindi in carcere.

"Sono contenta per il mio assistito. Alla sua innocenza, anche alla luce delle indagini svolte, ho sempre creduto. Mi dispiace perché le indagini condotte in tal modo rischiano di non rendere giustizia a quella povera ragazza", così l'avvocato Pina Tenga, legale di Chima Alinno.

La Procura però non cambia idea e il suo impianto accusatorio ritiene la sedicenne vittima di uno stupro di gruppo e di un omicidio volontario. I PM di piazzale Clodio restano fermamente convinti che gli elementi fin qui raccolti a carico degli indagati diano forza all'iniziale pista investigativa seguita dalla polizia. "Siamo ancora nella fase degli indizi, e quindi è giusto che il Tribunale faccia le sue valutazioni. Aspettiamo di conoscere le motivazioni del provvedimento. Il nostro quadro accusatorio però non cambia di una virgola. Anzi"

«Andiamo avanti, per noi non cambia nulla. Le indagini e i risultati delle analisi mostrano chiaramente che la morte di Desirée fu provocata da chi la riempì di droghe, farmaci e metadone»

Sono sconcertati i pubblici ministeri titolari dell’inchiesta sulla morte della sedicenne nel palazzo di San Lorenzo. Il procuratore aggiunto Maria Monteleone coordina da anni il pool che si occupa di reati di violenza sessuale e questo caso l’ha seguito personalmente dal primo istante. Ha trascorso giorni e notti in questura, ha ascoltato testimoni e indagati. Ha incrociato i loro racconti con l’esito degli esami di laboratorio, esplorato ogni dettaglio con un unico obiettivo: dare giustizia a una ragazzina che alla fine era stata abbandonata alla sua dipendenza. E per questo ha depositato nuovi atti proprio in tribunale.

Oggi, intanto, davanti allo stesso collegio del Riesame sarà discusso il ricorso del terzo arrestato, l'altro senegalese Mamadou Gara, e anche in questo caso è plausibile immaginare che l'esito sarà uguale a quello degli altri.

E sempre oggi, davanti al gip, si svolgerà nel carcere di Regina Coeli l'interrogatorio di convalida del fermo di Marco Mancini, romano di 36 anni, l'uomo accusato di aver venduto agli aguzzini gli psicofarmaci utilizzati nel mix letale che ha stroncato l'adolescente. Mancini, a carico del quale è stata chiesta l'emissione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, deve rispondere di detenzione e cessione illecita di sostanze stupefacenti, quali cocaina, eroina e psicofarmaci capaci indurre effetti psicotropi, a persone (compresa Desirée) che frequentavano lo stabile di via dei Lucani 22.
(La Repubblica Roma)


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