Diciassette ore a testa in giù, come un pezzo di carne al macello. Così Vanessa, quarant'anni e un corpo martoriato dalle botte, ha resistito in attesa di qualcosa, che fosse la liberazione o la morte.
“Ho temuto di non rivedere più i miei figli” così Vanessa, 40 anni, salvata dai carabinieri dopo 17 ore di sevizie per mano del suo compagno e di due fratelli di lui. Unica colpa della vittima, quella di non aver voluto allontanare i figli avuti dalla precedente relazione dalla casa in cui conviveva con il compagno.
È accaduto a Vibo Valentia, Calabria, dove un uomo e i suoi due fratelli sono stati fermati dai carabinieri in flagranza di reato mentre trattenevano contro la sua volontà la donna, che è anche la compagna di uno dei tre accusati. Vanessa si trovava nel furgone di quest'ultimo in stato di incoscienza. Sorpreso dai militari dell'Arma, l'uomo ha detto che era in procinto di portarla all'ospedale. Per lui e per i suoi complici sono scattate le manette con l'accusa di sequestro di persona, tortura, lesioni e maltrattamenti in famiglia.
Disarmante e incomprensibile il movente di una simile violenza. La colpa di Vanessa, secondo quanto lei stessa è stata in grado di raccontare, sarebbe stata quella di non aver voluto allontanare i figli avuti dalla precedente relazione dalla casa in cui conviveva con il nuovo compagno.
Vanessa, 40 anni, salvata dai carabinieri |
I carabinieri della Compagnia di Vibo Valentia in esecuzione di un'ordinanza del gip hanno fermato il compagno della vittima, il quarantasettenne Leoluca Lo Bianco, e i fratelli Antonio e Salvatore di quarantuno e trentasei anni. Gli arresti sono stati compiuti tra Vibo Valentina e Bologna, dove Salvatore Lo Bianco, medico nella farmacia dell’ospedale di Bologna, era tornato dopo il sequestro avvenuto in Calabria.
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