La 22enne, al fine di procurarsi lo stupefacente, avrebbe subito abusi per tre mesi. In carcere un 36enne nigeriano che però nega ogni accusa.
Avrebbe abusato di lei almeno una quindicina di volte negli ultimi tre mesi
Una storia simile, fortunatamente si differenzia nel finale, alla tragedia di Pamela Mastropietro a Macerata, che risale allo scorso gennaio, e a quella più recente di Desirée Mariottini, la giovane trovata dentro una baracca a Roma.
La casa di Ancona dove la 22enne è stata stuprata |
Per quell'episodio, oltre ad una resistenza passiva all'arresto, il 36enne mercoledì scorso è finito davanti al giudice per la convalida, per lui la condanna a 8 mesi e 400 euro di multa, pena sospesa.
Successivamente i poliziotti hanno ascoltato la giovane e dalle dichiarazioni rese è emerso l'orrore. La stessa ragazza, al fine di procurarsi lo stupefacente, aveva subito da mesi numerose violenze sessuali (almeno 15-20 volte) da parte dell’uomo.
Il pusher nigeriano arrestato |
Gli otto nigeriani irregolari trovati nella casa, sette uomini e una donna che chiamavano 'Boss' il 36enne, avrebbero detto ai poliziotti di non aver visto nulla, per loro sono state avviate le procedure di espulsione.
La squadra Mobile guidata dal vice Questore Carlo Pinto sta cercando di capire se altre giovani, oltre alla 22enne, siano state vittime di abusi da parte del pusher nigeriano. Il vice questore fa appello affinché le giovani sporgano denuncia. Lo spacciatore, che ora si trova in carcere, nega tutte le accuse.
(Il Resto del Carlino)Ora la ragazza di Ancona drogata e stuprata, prima Pamela a Macerata e Desirée a Roma, ragazze a cui hanno strappato la vita in un vortice di sesso violato ed eroina. Tre storie quasi fotocopia di uno scenario criminale troppo ampio e di cui non si intravede né in lungo né in largo la linea di confine. Se ne intuiscono ampiezza, pericolosità e la propensione ad allargarsi nella prospettiva che da strade diverse porta sempre allo stesso crocevia, un'immigrazione fuori controllo dove troppi irregolari oltrepassano la linea della legalità e alimentano un settore criminale strutturato e organizzato. Gran parte dello spaccio di eroina ormai è in mano alla manovalanza degli immigrati di colore dietro ai quali si muove sul secondo livello, quello che tratta con i narcotrafficanti, la mafia nigeriana. I soldati da strada, composti da etnie che comprendono diversi Paesi africani, occupano i punti dello spaccio delle grandi città, da Torino a Milano e Bologna, ma chi garantisce il rifornimento è il network criminale dei nigeriani. Un sottobosco, quello della mafia nigeriana, che da anni denunciamo e che NON sfrutta solo le giovani connazionali costringendole a prostituirsi, che non alimenta solo tutta una manovalanza di piccoli spacciatori, ma che fa crescere piccoli e grandi "boss" capaci di gestire "cellule" di più persone per un business che va dallo sfruttamento della prostituzione allo spaccio di droga. Gente decisa che si muove con una rete clonata dal manuale della mafia italiana, ma molto più violenta. Ci sono capi-clan, riti di iniziazione, strutture gerarchiche, famiglie che portano i nomi di gruppi la cui esistenza è legata anche a riti antichi come la notte dei tempi, mutuati dalle radici africane dove si mischiano violenza e religione. Ci sono i Black Axe, gli Eye, i Pirates, un elenco che rispecchia classifica di potenza e pericolosità. Eroina e crack partono da questi clan e arrivano ai pusher, quasi tutti con un curriculum di clandestinità, espulsioni, denunce, condanne. Gente che occupa uno spazio consistente nel «prodotto interno lordo» dello spaccio. È questo il mondo oscuro che frantuma le vite fragili di ragazzine italiane che risucchiate nel gorgo dell’eroina e costrette, volenti o nolenti, a cedere il proprio corpo in cambio di una dose. E che finiscono come Pamela Mastropietro, stuprata, uccisa e tagliata a pezzi o Desirée Mariottini, violata da più persone in un vecchio capannone sbrecciato e lasciata morire sopra un materasso sporco. È questo il mondo oscuro che frantuma le vite fragili di migliaia di ragazzine nigeriane, fatte arrivare in Italia spesso con l'inganno di false promesse di lavoro. Un lavoro che non sarà quello di parrucchiera, commessa o donna delle pulizie, ma quello della strada. Anche loro "vite stuprate" dai loro stessi connazionali. Ad Ancona è andato in scena lo stesso copione, forse solo per caso finito bene. Storie che svelano anche un’altra realtà. Medie città come Macerata, Ancona e chissà quante altre ancora sono un «bastardo posto» dove l’inferno brucia e consuma vite come nelle metropoli. È l’orrore diffuso di cui noi stessi nigeriani denunciamo da anni (come lo sfruttamento delle ragazze nigeriane a fini sessuali), ma che l'Italia degli slogan politici fini a stessi non ha ancora capito. Non ha ancora capito che bisogna distinguere chi sfrutta da chi viene sfruttato. Ma se c'è coraggio e volontà non è mai troppo tardi per recuperare. (Maris Davis) |
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