martedì 29 agosto 2017

Nigeriane vittime di tratta. Smantellata una rete di sfruttatori tra Italia e Spagna


Tra il 2014 e il 2016, il numero di nigeriane sbarcate in Italia è aumentato del 600%. Per alcune di loro il loro viaggio continua anche al di là dei confini nazionali, costrette a prostituirsi in altri Paesi europei. Un’operazione della polizia spagnola svela reti transnazionali.

L’Italia come porta d’ingresso per le giovani donne nigeriane vittime di tratta. Costrette a prostituirsi non solo lungo le strade italiane, ma anche all'estero.

Una recente operazione della polizia spagnola (in collaborazione con gli omologhi finlandesi e con il supporto di Europol ed Eurojust) ha permesso di smantellare un gruppo criminale che costringeva giovani donne nigeriane a prostituirsi in diverse città spagnole dopo averle trafficate attraverso l’Italia.

Le indagini (che hanno portato all'arresto di 25 persone) hanno rivelato l’esistenza di una rete criminale ben strutturata, che operava in Spagna e che aveva una rete molto solida in Nigeria, Niger, Libia e anche in Italia.

Questo permetteva alla rete criminale di controllare tutto il percorso: dal reclutamento delle vittime in Nigeria al passaggio attraverso Niger, Libia e Italia. Fino alla Spagna, dove erano costrette a prostituirsi”, si legge in un comunicato di Europol.

Come avviene anche in Italia, una volta arrivate in Spagna le vittime venivano istruite affinché chiedessero asilo “in modo da poter lavorare per l’organizzazione criminale senza problemi”, aggiunge Europol, sottolineando come il gruppo inoltre fornisca alle vittime documenti falsi con cui presentare domanda di protezione.

L’Italia rappresenta un punto di passaggio fondamentale. Spiega la polizia spagnola in un suo comunicato stampa sull'operazione, “Le ragazze venivano collocate in centri di accoglienza per migranti, dove aspettavano istruzioni. In Italia l’organizzazione aveva una rete di alloggi dove ospitavano le vittime dopo averle fatte uscire dai centri di accoglienza”. 

La polizia spagnola sottolinea inoltre la presenza di alcuni membri dell’organizzazione attivi in Italia che avevano il compito di “portare le ragazze fuori dai centri e tenerle negli appartamenti in cui venivano tenute sotto controllo fino al momento di andare in Spagna
(Altraeconomia, Ilaria Sesana)

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