Nella prima settimana dopo le contrastate elezioni generali dell’8 agosto si sono verificati episodi preoccupanti in sé e per il futuro del paese.
Le proteste nelle baraccopoli di Nairobi e a Kisumu, roccaforte del capo dell’opposizione sconfitto, Raila Odinga, sono state schiacciate dalla reazione spropositata delle forze dell’ordine, che hanno usato gas lacrimogeni e hanno sparato ripetutamente ad altezza d’uomo, uccidendo anche una ragazzina. Durante le manifestazioni, limitate, talvolta infiltrate da bande che si sono date al saccheggio ma generalmente pacifiche, ci sono stati almeno 24 morti, verificati dalla Commissione keniana per i diritti umani (Khrc). L’opposizione ne ha denunciato un centinaio.
Davanti a questo scenario, il capo della polizia e il ministro dell’Interno hanno più volte negato l’evidenza. Numerosi testimoni autorevoli li hanno richiamati alle loro responsabilità. Tra gli altri l’Associazione delle suore del Kenya (Aosk), che ieri ha fatto circolare il rapporto della visita di un suo team a Kibera, dove ha potuto raccogliere numerosi bossoli, vedere buchi di pallottole nei muri ad altezza d’uomo, sentire testimonianze degli abusi perpetrati in questi ultimi giorni. Circostanze documentate anche da molti giornalisti e fotografi nazionali e internazionali.
È iniziata, inoltre, una campagna di intimidazione dei mezzi d’informazione e della società civile locale. Due giornalisti sono stati brevemente arrestati con pretesti rivelatisi infondati. Due autorevoli organizzazioni sono state de-registrate dall'istituzione preposta al loro coordinamento (Ngo Coordination Board). Il provvedimento ha lo scopo di impedire che possano continuare ad operare.
Lunedì è toccato proprio alla Khrc. Martedì all'Africa Centre for Open Governance (AfriCog), il cui direttore è stato arrestato. In un’affollata conferenza stampa tenutasi martedì mattina, trasmessa in diretta da una delle emittenti keniane, in una trasmissione intitolata “E’ comincia la vendetta del Jubilee”, le due associazioni respingono al mittente le accuse sollevate contro di loro.
Amnesty International ha dichiarato che il tentativo di chiudere i gruppi che si occupano della difesa dei diritti umani è illegale e irresponsabile. Dure parole in proposito sono state dette anche dal vescovo della chiesa anglicana del Kenya.
Un clima ancora infuocato, in cui si aspetta il discorso che Raila Odinga ha promesso domenica durante un tour degli slum di Nairobi, dove è stato accolto da una folla oceanica. Nel discorso i suoi sostenitori aspettano indicazioni sull'agire politico futuro, mentre si moltiplicano le considerazioni, e le testimonianze, sulle numerose irregolarità che hanno caratterizzato anche questa tornata elettorale.
(Bianca Saini da Nairobi)
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