La Repubblica Centrafricana sta vivendo la peggiore violenza settaria dopo il rovesciamento del governo nel 2013 e vi sono chiari "segnali premonitori di un genocidio"
Milizie Séléka libere di circolare con il macete |
A lanciare l’allarme alle Nazioni Unite è stato ieri il Sottosegretario generale per gli affari umanitari e coordinatore delle emergenze, Stephen O'Brien, secondo cui il Centrafrica rischia di sprofondare in una drammatica crisi umanitaria, se la comunità internazionale non riesce a rispondere all'escalation di violenza di questi mesi.
"La violenza si sta intensificando. Ci sono i segni precoci del genocidio, dobbiamo agire ora. Non possiamo sottovalutare la pericolosa diffusione di gruppi militari, alcuni dei quali hanno intenzione di attuare una pulizia etnica villaggio dopo villaggio", ha dichiarato O'Brien.
La missione delle Nazioni Unite nella Repubblica Centrafricana (MINUSCA) comprende 12.870 militari e personale di polizia. È autorizzato solo fino al 15 novembre
Il conflitto è scoppiato nel 2013, quando un'alleanza di gruppi armati a maggioranza musulmana (conosciuta come Seleka) ha rovesciato allora il presidente François Bozize. L'insurrezione ha innescato la rappresaglia di milizie Anti-Balaka, costituite da gruppi cristiani e animisti. In seguito gli sforzi per stabilizzare il paese hanno temperato la violenza nella capitale, ma i combattimenti sono aumentati negli ultimi mesi nelle zone meridionali, al confine con la Repubblica democratica del Congo, ricche di oro e diamanti.
Il capo degli aiuti alle Nazioni Unite ha fatto notare però che i mezzi della missione Onu nel paese sono ancora largamente insufficienti a coprire l’emergenza crescente, visto che quest’anno è stato incassato solo il 24% dei 497 milioni di dollari richiesti.
(All Africa)
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