Mons. Dieudonné Nzapalainga, arcivescovo di Bangui |
Con una dichiarazione ufficiale, l’arcivescovo di Bangui, cardinale Dieudonné Nzapalainga, ha negato di aver inviato un suo rappresentante a Roma per sovraintendere alla firma dell’accordo di pace siglato il 19 giugno tra i rappresentanti di 14 milizie e il governo di Bangui, sotto l’egida della Comunità di Sant’Egidio.
Tra i firmatari, c’è Godefroy Mokamanédé, presentato come il "rappresentante del cardinale Dieudonné Nzapalainga".
Nella sua dichiarazione, il cardinale sostiene di “non avere conferito nessun mandato a nessuno per rappresentarlo e prendere impegni a suo nome, né a titolo personale, né come presidente della CECA (Conferenza episcopale centrafricana), né come membro fondatore della Piattaforma delle confessioni religiose” alle trattative per un cessate-il-fuoco.
Secondo l’agenzia Fides, inoltre, in una nuova dichiarazione l’arcivescovo di Bangui aveva criticato l’accordo di Sant'Egidio, sottolineando che “il testo come è stato pubblicato è una porta aperta all'impunità degli autori delle violenze”
Mauro Garofalo, responsabile delle relazioni esterne della Comunità di Sant’Egidio, ha parlato di un "malinteso" da chiarire tra Godefroy Mokamanédé e il cardinale. Il diplomatico si recherà a Bangui per discutere il testo con i leaders religiosi la prossima settimana.
No all'impunità per i crimini commessi, altrimenti si sprofonda di nuovo nell'odio e nella violenza
Oltre 5.000 dossier sulle violenze commesse nella Repubblica Centrafricana dal 2014 ad oggi saranno presentati alla Corte Penale Speciale per il Centrafrica dalla Commissione Episcopale “Giustizia e Pace” “Abbiamo preparato 5.285 dossier che saranno presentati a questa istanza giudiziaria” ha affermato don Frederic Nakombo, Segretario Generale di “Giustizia e Pace”, che ha aggiunto che l’organismo della Chiesa cattolica ha creato una rete per difendere le vittime che si sono appositamente registrate. “Giustizia e Pace” è uno dei diversi organismi della società civile che hanno annunciato di aver compilato dei dossier sui crimini commessi nel Paese da presentare alla Corte Penale Speciale, un organismo creato sotto l’egida dell’ONU per indagare e giudicare i delitti commessi nel Paese dal 2003 al 2015. Le organizzazioni della società civile chiedono di estendere il mandato della Corte fino al 2017, visto che diverse aree della Repubblica Centrafricana vivono ancora nell'insicurezza. Fare in modo che i gravi crimini commessi dai diversi gruppi armati che sconvolgono il Paese non restino impuniti è una delle richieste della Piattaforma delle Confessioni Religiose per la Pace e la Coesione Sociale. Secondo l’Imam Oumar Kobine Layama, gli autori dei crimini sono conosciuti da tutti. Non si può dunque amnistiarli per “evitare che il Centrafrica sprofondi di nuovo nel ciclo dell’odio e della vendetta” Il Cardinale Dieudionné Nzapalainga, arcivescovo di Bangui, in una dichiarazione alla Croix ha criticato l’accordo firmato il 19 giugno a Roma sottolineando che “il testo come è stato pubblicato è una porta aperta all'impunità degli autori delle violenze” Il Cardinale ha altresì smentito di aver sottoscritto questo accordo, raggiunto con la mediazione della Comunità di Sant’Egidio, negando che un “certo Godefroy Mokamanede” presentato come “rappresentante del Cardinale Nzapalainga” lo abbia firmato per suo conto. In un comunicato pubblicato il 22 giugno, il Cardinale afferma di “non avere conferito un mandato a qualcuno per rappresentarlo e prendere impegni a suo nome, né a titolo personale, né come Presidente della CECA (Conferenza Episcopale Centrafricana) né come membro fondatore della Piattaforma delle Confessioni Religiose” (Fides) |
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