giovedì 6 luglio 2017

Camerun, si infittisce il mistero sulla morte del Vescovo di Bafia

Mons. Jean Marie Benoit Bala
Più di un mese dopo la misteriosa morte del vescovo di Bafia, Jean Marie Benoît Bala, rinvenuto il 2 giugno nelle acque del fiume Sanaga, nel sudovest del Camerun, il pubblico ministero che si occupa delle indagini, ha presentato ieri i risultati ufficiali dell'autopsia. Nella nota si afferma chiaramente che: "l'annegamento è la causa più probabile della morte del vescovo". I risultati però, contrastano nettamente con quanto dichiarato inizialmente dai medici che realizzarono il primo esame, subito dopo il ritrovamento del corpo.

Nel comunicato il procuratore spiega che sul corpo del vescovo sono state eseguite valutazioni il 2 e il 22 giugno da parte dei medici camerunesi e successivamente, il 29 giugno, da parte di due patologi dell’Interpol.

Rimane comunque ancora da chiarire se la morte del prelato sia da attribuire ad un suicidio o ad un omicidio.

Il 2 giugno, il giorno stesso del ritrovamento del cadavere, la Procura della Repubblica ha aperto un'inchiesta giudiziaria per "morte sospetta" affidata congiuntamente alla Direzione la polizia giudiziaria e al Centro criminologico centrale della gendarmeria nazionale, sotto l'autorità dei procuratori dei tribunali di Bafia (giurisdizione in cui abitava il vescovo) e Monatélé (giurisdizione in cui è stato trovato il suo corpo).

Questi risultati hanno sorpreso la chiesa cattolica, in quanto contraddicono nettamente le prime osservazioni. Subito dopo la scoperta del corpo del vescovo nel fiume, diversi medici avevano esaminato il corpo. E tra questi vi era anche un rappresentante della Conferenza episcopale. Una fonte anonima all'interno della chiesa, citata da Radio France Internacional, assicura che in quel momento l'ipotesi di un annegamento era stata esclusa perché il vescovo di Bafia non aveva acqua nei polmoni. I medici, inoltre, avevano stimato che il corpo non fosse rimasto nel fiume per più di 4 ore.

Contrariamente a quanto dichiarato dal pubblico ministero, che sostiene che non siano stati riscontrati "segni di violenza", inoltre, la fonte riferisce che le prime osservazioni segnalavano fratture multiple a gambe e braccia, lesioni alla testa e tracce di scosse elettriche nei genitali, evidenti segni di tortura.

Per questa fonte, dunque, i risultati dell'autopsia sono semplicemente non credibile. Il 13 giugno, d'altronde, la Conferenza episcopale del Camerun aveva dichiarato che il vescovo era stato "brutalmente assassinato da forze oscure e demoniache che colpiscono la chiesa cattolica"

Da settimane, i vescovi esprimono dubbi su questa morte misteriosa, escludendo che possa essersi trattato di un suicidio, nonostante nella macchina di Jean-Marie Benoît Bala, abbandonata lungo il fiume sia stato trovato un foglio con l'intestazione della diocesi sul quale erano scritte a mano le parole: "sono nell’acqua".

La Conferenza episcopale ha fatto sapere di attendere una copia del referto autoptico e spiegazioni ufficiali assieme ai resti di monsignor Bala per la sepoltura.
(Rfi Afrique)

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