Nella sua ultima seduta, il 29 giugno scorso, con la risoluzione 2363, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha deciso all'unanimità di tagliare drasticamente la missione ibrida di pace Unamid, frutto di un accordo fra l’Unione Africana e le Nazioni Unite per la protezione dei civili nella regione sudanese del Darfur. Dal prossimo 31 gennaio sarà composta da 8.735 militari e 2.500 civili.
La decisione fa seguito alle pressioni del governo sudanese di chiudere la missione, supportate da dichiarazioni di diplomatici occidentali che negli ultimi mesi, dopo visite ufficiali, hanno detto che la situazione è ormai paragonabile ad un conflitto di bassa intensità. Decisiva anche la visita congiunta di una missione dell’Unione Africana e dell’Onu, che ha consigliato la riduzione dell’impegno. La riduzione, inoltre, è parte di un più ampio programma di tagli al dispiego di "peacekeepers" nel mondo, sostenuto dal presidente statunitense Donald Trump.
La missione di pace, la seconda al mondo, schiera ora sul terreno circa 20.000 persone, tra militari e civili e costa un miliardo di dollari all'anno. Ciò nonostante non è stata in grado di garantire la protezione dei civili, anche per “l’atteggiamento ostile e la mancanza di cooperazione dal governo sudanese” afferma nel rapporto “Downsizing Unamid: a potentially fatal mistake” (Ridurre l’Unamid: un errore potenzialmente fatale) pubblicato nei giorni scorsi dal Sudan democracy first group (Sdfg), un’associazione di analisti e attivisti sudanesi con base a Kampala (Uganda).
Il loro è l’ultimo di una serie di rapporti di autorevoli organizzazioni, quali Human Rights Watch, Crisis group, Enought project, tutte concordi nel dire che la riduzione della missione di pace avrebbe lasciato i civili più vulnerabili ad abusi di ogni tipo da parte dell’esercito, delle notorie Rapid support force (Rsf) e di altre milizie operanti nella regione.
In un documento del Consiglio di sicurezza stesso si dice che nel primo quadrimestre di quest’anno, le violazioni dei diritti umani in Darfur sono aumentate rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
Il Sdfg conclude il suo rapporto dicendo che la decisione di ridurre la missione Unamid è frutto unicamente della “stanchezza della comunità internazionale”, cioè del muro di gomma nelle relazioni e dall'isolamento della regione, frutto delle politiche di Khartoum che, evidentemente, hanno ottenuto il risultato voluto.
(Sudan Tribune)
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