Più di 50 persone, tra civili e militari, sono state uccise nel nordest della Nigeria in un'imboscata di Boko Haram ad un gruppo di ricercatori, a cui è seguita l'intervento dell’esercito.
L’attacco è avvenuto martedì 25 luglio nella zona di Magoreri, nello stato nord-orientale di Borno, ma solo ieri la stampa ha potuto accedere a parte delle informazioni su quanto avvenuto. Il fatto che i militari controllino rigorosamente l'accesso alla zona, ha fatto sì che i dettagli dell’imboscata, inizialmente considerata un tentativo di rapimento, siano emersi lentamente, in particolare per quanto riguarda la dinamica di quanto accaduto e il numero esatto delle vittime, che potrebbe salire ancora.
Cosa sia realmente accaduto non è chiaro. Martedì un convoglio di dieci veicoli stava rientrando da una missione di esplorazione petrolifera di un mese nella regione del Lago Ciad. A bordo vi erano ricercatori universitari provenienti dall'ateneo di Maiduguri, incaricati della Nigerian national petroleum corporation (Nnpc, l’azienda petrolifera statale), accompagnatori e guardie, militari e civili. Nel villaggio di Jili, vicino Magumeri, una cinquantina di chilometri dal capoluogo Maiduguri, al convoglio viene teso un agguato.
Mercoledì, l'esercito fa sapere che all'agguato era seguito il rapimento del gruppo da parte di Boko Haram e solo dopo un'operazione di salvataggio, che ha provocato la morte di dieci uomini, ha trovato e salvato i ricercatori.
Le cose invece erano andate diversamente. Il bilancio è molto pesante e nessuno spera più di trovare in vita i componenti della missione di ricerca. "Inizialmente abbiamo pensato che la nostra squadra fosse stata salvata perché è quello che era stato detto mercoledì da un portavoce dell'esercito, racconta all’agenzia France Presse Dani Mamman, un sindacalista universitario, ma siamo rimasti scioccati quando ci hanno riportato quattro corpi senza vita. Questo significa che non era un'operazione di salvataggio"
Stamani un soccorritore di Magumeri ha raccontato che da martedì e fino a ieri notte le squadre hanno continuato a rinvenire corpi. Alcuni sono stati bruciati vivi nella loro macchina e hanno dovuto essere seppelliti sul posto. Tra le vittime vi sono militari, membri delle Civilian joint tast force (Jtf, combattenti che affiancano l’esercito nella lotta a Boko Haram), vigilantes civili, personale medico e docenti universitari.
(Al Jazeera)
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