lunedì 30 luglio 2018

Odio Razziale. Daisy Osakue, campionessa azzurra di origine nigeriana, ferita ad un occhio

Volevano colpire una ragazza di colore, e lo hanno fatto. Ennesimo atto di razzismo.

Daisy Osakue, dopo le cure in ospedale

Mentre tornava a casa, a Moncalieri, da un'auto in corsa le sono state lanciate contro delle uova. L'atleta è stata colpita a un occhio ed è stata operata per una lesione alla cornea. A rischio la sua partecipazione agli Europei di Berlino. I carabinieri indagano sul movente razziale. Nella zona è il terzo episodio negli ultimi giorni.

I bersagli sono sempre gli stessi, ragazze di colore. Colpita al volto mentre tornava a casa a Moncalieri. Presa di mira da un gruppo di giovani per il colore della sua pelle. È l’ennesimo gravissimo caso avvenuto nelle ultime settimane, e questa volta la vittima è una campionessa italiana dell’atletica leggera, nata da genitori nigeriani ma da sempre cresciuta in Piemonte.

Daisy Osakue, 22 anni, è la primatista italiana Under 23 di lancio del disco. Ma rappresenta i colori azzurri anche nel getto del peso. Secondo quando avrebbero accertato gli inquirenti, è stata colpita in pieno volto da un uovo lanciato da un'auto in corsa. Trasportata all'ospedale Oftalmico di Torino, ha riportato una abrasione alla cornea e dovrà essere operata per rimuovere un frammento di guscio dell'uovo, ma questo non le impedirà di partecipare agli Europei di atletica che si terranno a Berlino. L’episodio, su cui indagano i carabinieri, è stato denunciato anche dai Giovani democratici del Piemonte, a cui la giovane è iscritta.

"In quel momento c’ero solo io, riferisce la ragazza. Io penso che nessuno a mezzanotte vada in giro con un uovo in mano. Ho visto l’auto che accelerava verso di me e quando mi è stata allineata sono stata colpita

Gli aggressori sono ricercati dai carabinieri. Dopo l’aggressione, la sua foto con un occhio pesto e le lacrime che le solcano il viso è stata pubblicata su Instagram da Luca Paladini, un attivista per i diritti Lgbt e subito rilanciata da altri utenti, fra i quali il direttore di La7 Enrico Mentana.

Nei giorni scorsi, spiegano gli investigatori, la stessa auto era già stata segnalata per episodi analoghi di lanci di uova sui passanti di colore.

Daisy Osakue, 22 anni, primatista italiana di lancio del disco

Daisy Osakue è nata a Torino da genitori nigeriani emigrati in Italia 24 anni fa. Inizia la carriera con le prove ad ostacoli, dove riesce ad ottenere un titolo cadetti nel 2011. Benché principalmente ostacolista, il suo talento come discobola e pesista è visibile fin dai primi anni e i buoni risultati portano la giovane Daisy a focalizzarsi in queste due discipline.

Nel gennaio dello scorso anno si trasferisce alla Angelo State University, nel Texas, per proseguire gli studi. Due mesi dopo, in un meeting ad Abilene stabilisce un nuovo primato italiano under 23, scagliando il disco a 57,49 metri.L'8 aprile 2018 gareggiando nella sua facoltà, porta il suo personale a 59,72 m, record italiano promesse e quarta migliore prestazione di sempre tra le discobole italiane.
(la Repubblica)

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martedì 24 luglio 2018

Orrore a Reggio Emilia. Pestata e poi stuprata 24enne, il suo viso grondava sangue

Preso l'autore della violenza di Reggio Emilia, lo comunica su facebook lo stesso ministro dell'interno Salvini.


Fermato dalla Squadra Mobile della Polizia di Reggio Emilia, nelle scorse ore, un uomo ucraino di 26 anni richiedente asilo indiziato della violenza sessuale nei confronti di una 24enne reggiana avvenuta in via Petit Bon nella città emiliana.

A dare notizia del suo arresto lo stesso ministro dell'Interno, Matteo Salvini, con un post pubblicato sulla propria pagina Facebook. "Ragazza violentata domenica a Reggio Emilia, arrestato un richiedente asilo ucraino di 26 anni", scrive il responsabile del Viminale che poi esprime i suo "complimenti alla Polizia di Stato"

Nel frattempo emergono nuovi dettagli sull'orribile stupro avvenuto domenica sera nella periferia di Reggio Emilia, in via Petit Bon. Il responsabile avrebbe aggredito la 24enne alle spalle mentre questa passeggiava vicino a un campo da baseball. Subito dopo, per immobilizzarla, l'avrebbe pestata tirandole un pugno in faccia e l'avrebbe poi letteralmente trascinata dietro un cespuglio per abusare di lei.

Il racconto choc dei genitori
I genitori della vittima hanno rilasciato alcune dichiarazioni al Resto del Carlino che fanno luce sulla vicenda che sta scuotendo la città emiliana, e non solo, in queste ore. "Abbiamo sentito squillare al campanello in modo forsennato. Era nostra figlia. Ci siamo chiesti come mai fosse già tornata, pochi minuti dopo essere uscita per la passeggiata che è solita fare nel quartiere", racconta la madre della ragazza. Poi, quando le aprono, si apre davanti ai loro occhi un'immagine che difficilmente potranno dimenticare. "Aveva il volto ricoperto di sangue. Piangeva e tremava. Era in stato confusionale. Pensavo che avesse avuto un incidente stradale. Poi ci ha detto: ‘Mi hanno violentata'"

"Le hanno rovinato la vita", sbotta poi il padre di lei con la voce che gli trema. E aggiunge: "L’hanno aggredita da dietro. Quel balordo ha abusato di lei. Una violenza completa". L'uomo poi parla anche delle botte subite dalla ragazza. "Nostra figlia è stata anche picchiata: ha il naso rotto, il labbro tagliato, lividi sul collo, i graffi dei rovi sul corpo"

La ragazza, secondo quanto riportato dalla Gazzetta di Reggio, era solita fare la passeggiata ogni sera intorno alle 21. Un'abitudine che aveva soprattutto d'estate. Probabilmente, quindi, l'aggressore quella sera la stava aspettando nascosto tra le piante, dove poi l'ha stuprata brutalmente. La giovane, ancora sotto choc, sarà sentita in queste ore dalla forze dell'ordine. Presto, invece, saranno visionate anche le immagini delle telecamere di sorveglianza del quartiere.
(Il Giornale)


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Fiamme nei dintorni di Atene. Almeno 50 le vittime accertate

Grecia devastata dal fuoco, almeno 60 morti e 150 feriti negli incendi nei dintorni di Atene: migliaia di persone in fuga.


Le autorità greche hanno chiesto lʼaiuto dellʼUnione europea. Trovati 26 corpi carbonizzati nel cortile di una villa nei pressi della capitale. Lʼambasciatore italiano: "Scene raccapriccianti"

È di almeno 60 morti e oltre 150 feriti il bilancio degli incendi divampati in due grandi foreste che lambiscono Atene. Ad alimentare i roghi sono i forti venti che soffiano sulla Capitale mentre un'ondata di calore ha innalzato le temperature intorno ai 40 gradi. Le autorità hanno dichiarato lo stato di emergenza e chiesto l'aiuto dell'Unione Europea. Migliaia di persone sono in fuga mentre la macchina dei soccorsi è al lavoro.

Trovate 26 persone carbonizzate in una villa. 26 corpi carbonizzati sono stati scoperti nel cortile di una villa a Mati, a 40 chilometri da Atene. Nelle ultime ore il bilancio è salito ad almeno 60 vittime e oltre 150 feriti. A riferirlo è il sindaco di Rafina, Evangelos Bournous. Numerosi i cadaveri ritrovati "a domicilio o nelle auto", ha confermato il portavoce del governo greco, Dimitris Tzanakopulos.

"A Mati come a Pompei, mamme e bambini morti abbracciati". Le immagini della cittadina di Mati "ricordano lo scenario macabro di Pompei: i soccorritori hanno trovato tra l'altro i corpi carbonizzati di due donne morte abbracciate ai loro bimbi". Alcune persone hanno cercato di sfuggire alle fiamme correndo verso il mare, ma una scogliera li ha costretti a tornare indietro per cercare un'altra via di fuga, e "non ce l'hanno fatta"

La testimonianza: "Mati non esiste più". "Ho visto cadaveri, auto bruciate, mi sento fortunata ad essere viva. Mati non esiste nemmeno più come insediamento". È la testimonianza di una donna sopravvissuta agli incendi alla tv greca Skai, ripresa dai media internazionali. Mati è una località turistica costiera nella regione di Rafina, a circa 40 km a nordest di Atene.

"Il fuoco ci inseguiva, scappati in mare". "Per fortuna c'è il mare, siamo scappati in mare, perché le fiamme ci stavano inseguendo fino in acqua". Lo ha detto un testimone scampato alle fiamme in Grecia. "Il fuoco ci ha bruciato la schiena e ci siamo tuffati in acqua. Ho detto 'mio Dio, dobbiamo correre a salvarci'". Un'operazione di ricerca e salvataggio in mare, aggiunge l'emittente britannica, è stata lanciata per 10 turisti che sono fuggiti dalle fiamme in barca.

La Farnesina verifica la presenza di italiani. "Incendi in Grecia: la Farnesina attraverso l'Unità di Crisi e l'Ambasciata ad Atene lavora per verifiche con le autorità locali ed assistenza ai connazionali". Lo si legge in un tweet della Farnesina che diffonde anche un numero di emergenza da chiamare in caso di necessità: +390636225.

L'ambasciatore italiano: "Scene raccapriccianti". "Abbiamo visto scene raccapriccianti, con almeno 12 ore di inferno e orrore partite da ovest ma poi, a causa del vento, i danni maggiori e le vittime si sono registrate sulle coste est dell'Attica". Lo ha detto l'ambasciatore italiano in Grecia Efisio Luigi Marras.

Turisti italiani: "Chiusi in hotel, cielo di fuoco". "Siamo al sicuro in hotel ad Atene. Il volo di ieri è stato soppresso e ci hanno portato in albergo. Dovremmo ripartire oggi. Il cielo di Atene ieri era color giallo sembrava una tempesta di sabbia, era il colore del fuoco". È la testimonianza di Michele D'Ambrosio, ex sindaco di Santeramo (Bari), che si trova con altri italiani in vacanza ad Atene, dove in queste ore sono morte decine di persone a causa degli incendi.

Conte: "Vicini ai greci, pronti due Canadair". "Profondamente scossi per la morte di tante persone a causa degli incendi in Grecia. L'Italia si stringe attorno alla popolazione greca e si è già attivata mettendo a disposizione due Canadair". Lo ha scritto in un tweet il premier Giuseppe Conte.

I due roghi che lambiscono Atene. Un vasto incendio avanza a nordest di Atene, nei pressi di Penteli, muovendosi verso la città di Rafina. Nella vicina Mati la Guardia Costiera è stata costretta a intervenire per evacuare i turisti intrappolati sulla spiaggia. Un secondo incendio sta devastando le pinete in una zona a 50 chilometri a ovest di Atene. Il fumo denso, arrivato fin sulla capitale, ha costretto alla chiusura della principale autostrada di collegamento con il Peloponneso.

Vigili del fuoco in azione. Sul campo sono stati dislocati centinaia di vigili del fuoco e decine di mezzi. Sette aerei anti-incendio e quattro elicotteri cercano di circoscrivere i roghi dall'alto. Ma non basta, e Atene chiede aiuto a Bruxelles. Il governatore dell'Attica, che ha proclamato lo stato di emergenza nella zona est e ovest, sta mettendo a disposizione bus e cisterne di acqua per aiutare a domare le fiamme.

Migliaia di evacuazioni. Migliaia le persone fuggite, decine le auto distrutte e le case incendiate. "Il fuoco infuria senza sosta, facciamo appello ai residenti di dirigersi verso Corinto per proteggere se stessi e i propri figli", è il drammatico appello del vicesindaco di Megara, che sorge nei pressi di Kineta, dove le fiamme avanzano con maggiore velocità a causa dei venti forti. "La gente piange, urla al telefono, mentre bruciano le auto parcheggiate e le sirene risuonano ovunque. L'aria è torrida, le fiamme sono vicine", è la drammatica testimonianza di un cronista nei pressi di Rafina, non lontano da Penteli, epicentro dell'incendio. I sopravvissuti sono stati trasferiti in alberghi e campi militari, mentre molti parenti preoccupati stanno arrivando a Rafina per verificare la presenza tra loro dei propri cari.

L'origine dolosa dei roghi. Secondo le autorità i roghi che stanno devastando le foreste che circondano Atene sarebbero di origine dolosa. La Grecia ha attivato il meccanismo europeo di protezione civile per ottenere aiuto dai suoi partner.

Il portavoce del governo ha ricordato tra l'altro che ci sono stati. "15 focolai simultanei su tre fronti diversi in Attica", che hanno consigliato la richiesta di droni dagli Stati Uniti, "per osservare e rilevare qualsiasi attivita' sospetta".

In considerazione della situazione, la presidenza della Repubblica ha annullato il ricevimento annuale previsto per oggi per commemorare il ritorno alla democrazia in Grecia nel luglio 1974. Il primo ministro Alexis Tsipras, da parte sua, è tornato in fretta da un viaggio in Bosnia per seguire le operazioni. Secondo Tsipras, "più di 600 vigili del fuoco" sono impegnati sugli incendi, alimentati da venti fino a più di 100 chilometri orari, in particolare a Mati e Kineta, a Ovest dell'Attica. Tsipras ha esortato le persone nelle aree ad alto rischio a "ricordare che il bene più prezioso è la vita" e a non cercare di proteggere la loro proprietà a costo della vita.
(TgCom24)



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mercoledì 18 luglio 2018

Guardia costiera libica lascia morire in mare donna con bambino. Open Arms salva l'unica superstite

La spagnola Open Arms ha trovato un relitto con due cadaveri e una donna ancora viva dopo 48 ore in mare. La Guardia costiera libica conferma che ha soccorso 165 persone su un gommone in avaria.


La nave Open Arms denuncia l'omissione di soccorso in acque internazionali, dopo il ritrovamento al largo delle coste libiche i cadaveri di una donna e di un bambino di circa 5 anni, e di una donna di nome Josephine, ancora viva.


La nave dell'Ong spagnola Proactiva Open Arms sta navigando nelle acque della cosiddetta Sar libica, seguita a breve distanza dallo yacht Astral, della stessa Ong. "Anche se l'Italia chiude i porti, aveva scritto su Facebook l'organizzazione non governativa, non può mettere le porte al mare. Navighiamo verso quel luogo dove non ci sono clandestini o delinquenti, solo vite umane in pericolo. E troppi morti sul fondale"

Una risposta, quelli degli spagnoli, arrivata dopo l'ennesimo annuncio mediatico del vice premier Matteo Salvini che aveva ribadito la sua linea dura di chiusura dei porti italiani: "Due navi di Ong spagnole sono tornate nel Mediterraneo in attesa del loro carico di esseri umani. Risparmino tempo e denaro, i porti italiani li vedranno in cartolina"

Già dalle prime del mattina Luigi Manconi, coordinatore dell'Unar (Ufficio Nazionale Anti-discriminazioni Razziali), aveva riferito del ritrovamento da parte di Open Arms del relitto e dei cadaveri avvenuto nelle ultime ore al largo della Libia: "Quelli di Open Arms hanno trovato questa mattina un relitto in mare, con due cadaveri e una persona ancora viva in evidente stato di ipotermia. Aspetto di avere altre notizie"

Stando alla versione riportata da Internazionale che ha parlato con il portavoce di Open Arms Riccardo Gatti, "per la dottoressa di bordo Giovanna Scaccabarozzi la donna era morta da diverse ore mentre il bimbo era deceduto da poco. Nessun dettaglio per il momento su cosa sia successo agli altri passeggeri del gommone"

In seguito Open Arms e in particolare il suo fondatore Oscar Camps ha fornito altre spiegazioni e pubblicato su Twitter alcune foto del relitto ritrovato in mare.

"Quando siamo arrivati abbiamo trovato una delle donne ancora in vita, non abbiamo potuto fare nulla per salvare l'altra donna e il bambino che a quanto pare è morto poche ore prima. Per quanto tempo avremo a che fare con gli assassini arruolati dal governo italiano per uccidere?". È quanto si legge sul profilo Twitter di Oscar Camps, fondatore della Ong Open Arms che è a bordo di una delle due navi che ora si trovano a sud della Sicilia.

Va ricordato che la guardia costiera libica in un comunicato aveva spiegato di aver intercettato un gommone con 158 persone a bordo, al largo della città di Al-Khoms, più o meno nella stessa zona in cui sono stati trovati i morti e la donna sopravvissuta. È anche possibile che vi sia un certo numero di dispersi.

In un tweet precedente Camps denunciava: "La guardia costiera libica ha annunciato che aveva intercettato una barca con 158 persone a bordo e ha fornito assistenza medica e umanitaria. Quello che non ha detto è che hanno lasciato due donne e un bambino in mare e hanno affondato la nave perché le donne non volevano salire sulle motovedette"

La donna sopravvissuta e salvata oggi si chiama Josephine, viene dal Camerun ed è rimasta due giorni in mare attaccata ad un pezzo di legno prima che i volontari di Open Arms la salvassero.


A raccontare la storia della donna recuperata al largo della Libia è Annalisa Camilli, una giornalista di Internazionale che si trova a bordo della nave della ong spagnola. Secondo il suo racconto, i resti del gommone sono stati individuati ieri mattina alle 7.30 ad 80 miglia dalle coste libiche. A soccorrere la donna è stato Javier Figuera, uno spagnolo di 25 anni: "Quando le ho preso le spalle per girarla ho sperato con tutto il mio cuore che fosse ancora viva. Dopo avermi preso il braccio non smetteva di toccarmi, di aggrapparsi a me. A quel punto, prosegue Camilli, sono arrivati altri soccorritori e l'hanno trasportata sulla nave, dove ora si trova con sintomi di ipotermia"

Secondo il portavoce della ong Riccardo Gatti per tutta la giornata di ieri il mercantile e la guardia costiera libica hanno parlato alla radio di due gommoni in difficoltà e poi la guardia costiera libica avrebbe detto al mercantile di ripartire perché sarebbero intervenute le motovedette libiche. Quello che è avvenuto, accusa Camps "è la conseguenza diretta del fatto che l'Europa ritenga la Libia un paese con un governo e che "abbia una guardia costiera capace di intervenire. Ed è la conseguenza diretta dell'aver impedito alle Ong di lavorare per salvare vite nel Mediterraneo"

Dal canto suo il ministero dell'Interno contesta la versione della ong e promette una ricostruzione a breve.

La Guardia costiera libica conferma il salvataggio ma respinge le accuse
La Guardia costiera libica in serata ha confermato di aver condotto nella notte tra lunedì e martedì un'operazione di soccorso di 165 persone, tra cui 34 donne e 12 bambini. È stato recuperato anche il corpo di una bimba che aveva meno di un mese a bordo di un gommone rimasto in panne per 60 ore a 76 miglia dalle coste libiche, a largo di Garabulli. "L'operazione è stata documentata da una troupe televisiva tedesca di Rtl che ha potuto vedere da vicino le difficoltà in cui opera la marina libica, con la scarsità di mezzi, soprattutto per le operazioni di soccorso notturno"

La marina libica conferma "di aver fatto affondare il gommone per non permettere ai trafficanti di utilizzarlo nuovamente" ma non fa alcun riferimento alle accuse delle Ong né ai due cadaveri e alla superstite raccolti dalla Open Arms. "Gli uomini del salvataggio continuano a fare il proprio lavoro con abnegazione, nonostante non vengano mai riconosciuti e siano continuamente denigrati da persone ingiuste"

L'inchiesta di Ragusa e le testimonianze dei sopravvissuti
Sono annegati quattro dei trenta migranti che, alla vista delle navi Protector di Frontex e Monte Sperone della guardia di finanza italiana a largo di Linosa, si erano gettati a mare dal barcone su cui viaggiavano.

Si tratta di una testimonianza che è stata resa alla squadra mobile di Ragusa da parenti e amici delle vittime approdate nella notte tra domenica e lunedì a Pozzallo, dopo tre giorni in cui il governo italiano le aveva fatte attendere mentre cercava paesi europei disposti ad accogliere una parte delle persone a bordo.

Al comandante e a 10 componenti dell'equipaggio del barcone la Procura di Ragusa ha contestato, oltre al reato di favoreggiamento di immigrazione clandestino, l'aver provocato la morte di 4 migranti. La polizia, la guardia di finanza e i carabinieri già lunedì avevano sottoposto a fermo il comandante e altri 10 componenti dell'equipaggio, dotati di navigatore satellitare e bussola.

Dalle testimonianze che alcuni migranti somali hanno reso agli investigatori è emerso che durante la traversata un gruppo di persone, non appena ha notato la nave italiana nei pressi di Linosa, ha deciso di buttarsi in acqua per raggiungere l'imbarcazione a nuoto.

L'episodio è accaduto lo scorso 13 luglio e 34 migranti sono stati salvati da due motovedette della Capitaneria di porto e di una della Guardia di finanza. Tre somali hanno poi riferito che di quattro loro parenti si sono perse le tracce. Sono in corso accertamenti sull'identità dei migranti ricoverati in ospedale.

L'Austria non accoglierà nessuno dei 450 sbarcati a Pozzallo
Intanto l'Austria ha confermato che non accoglierà nessuno dei 450 migranti sbarcati in Italia, a Pozzallo, dalle due navi militari che sono stazionate per giorni dinanzi alle coste della Sicilia fino a quando cinque Paesi europei (Germania, Francia, Portogallo, Malta e Spagna) si sono impegnati ad accoglierne alcuni.

Lo ha spiegato lo stesso cancelliere Sebastian Kurz, al premier Giuseppe Conte, in una lettera resa nota dall'agenzia austriaca Apa. Il giovane capo di governo, alla guida di un'alleanza tra conservatori e ultranazionalisti, ha giustificato la sua posizione con l'elevato numero di richiedenti asilo registrati nella Repubblica alpina. "In relazione al numero di abitanti, l'Austria ha accettato dal 2015 più richiedenti asilo che molti altri Paesi partner europei"
(Avvenire)

A leggere le dichiarazioni del governo sui migranti, un risultato pare si sia raggiunto, le persone in fuga da guerra fame e siccità sono sparite, le loro storie azzerate. I corpi umani sono diventati numeri da “ridistribuire”. Come quote latte, come i pomodori raccolti dagli "schiavi" nei campi comandati dai "caporali"

Triplicati i morti in mare da quando Salvini ha soffiato sul Mediterraneo il vento dell'odio, alzato un muro contro chi salva vite in mare, e usato i migranti come merce di scambio per la sua politica "razzista"




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martedì 10 luglio 2018

Etiopia ed Eritrea, firmato uno storico accordo di Pace dopo venti anni di conflitto

Dopo oltre 20 mila morti, nuovo accordo tra Addis Abeba e Asmara dopo quello firmato nel 2000: "Una nuova era di pace e amicizia è cominciata"

I leader di Etiopia ed Eritrea, Abiy Ahmed e Isaias Afwerki, si sono incontrati per la prima volta da quasi 20 anni.

La guerra tra Etiopia e Eritrea è ufficialmente finita. Il primo ministro etiope Abiy Ahmed e il presidente eritreo Isaias Afwerki hanno firmato ad Asmara una dichiarazione che mette un punto definitivo su un conflitto che durava ormai da vent'anni, nonostante l'accordo di pace siglato siglato dai due paesi ad Algeri nel 2000.

"Lo stato di guerra esistito tra i due Paesi è giunto al termine, si legge in un tweet del ministro dell'informazione eritreo Yemane Meskel, che riporta alcune parti dello storico accordo. Una nuova era di pace e amicizia è cominciata"

I due Paesi, si afferma ancora nella dichiarazione congiunta, "lavoreranno per promuovere una stretta collaborazione politica, economica, sociale, culturale e di sicurezza". Inoltre, "verranno ripristinati i legami nei trasporti, nel commercio e nelle telecomunicazioni" e "rinnovati i legami e le attività diplomatiche". Verranno infine riallacciati i "legami in materia di trasporti, commercio e telecomunicazione", rinnovate le relazioni diplomatiche e attuate le precedenti decisioni sulle frontiere.

La guerra tra Addis Abeba e Asmara era cominciata nel 1998 a causa di alcune dispute di confine per il controllo della città di Badme, ora sotto il controllo eritreo, e aveva causato quasi ventimila morti.
(Huffington Post)


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sabato 7 luglio 2018

Magliette rosse in difesa dei migranti. Coloriamo l'Umanità

Tanti appuntamenti e iniziative in tutta Italia per la campagna che invita a indossare una t-shirt come quella dei bambini che continuano a morire in mare.

La nostra adesione alla
Giornata della Magliette Rosse
per costruire una società più Umana
Anche Roberto Saviano in maglietta rossa per i migranti. In un tweet scrive: "Aderisco all'appello di Libera e indosso una #magliettarossa contro l’emorragia di umanità. I migranti indossano magliette rosse sperando di essere visibili in caso di naufragio. Sperano nel colore acceso per non essere abbandonati. Oggi mettiamoci nei loro panni. #apriteiporti"

L'hashtag della giornata è tra i primi della classifica di Twitter. Illuminati di rosso il colonnato di Piazza del Plebiscito ed il Maschio Angioino a Napoli, in rosso anche sul rifugio del Gran Paradiso. In rosso Fiorello, Vasco Rossi e Saviano.

Sono migliaia di adesioni all'iniziativa lanciata da don Luigi Ciotti di Libera e Gruppo Abele, Arci, Legambiente, ANPI e dal giornalista Francesco Viviano, che invitano tutti a indossare oggi una t-shirt rossa in memoria dei tanti bambini migranti morti in mare e, in generale, di chi ha perso la vita nelle traversate. Perché "mettersi nei panni degli altri è il primo passo per costruire un mondo più giusto", una "MagliettaRossa" serve a dire: "Fermiamo l'emorragia di umanità"

Magliette rosse per dire NO all'indifferenza

"Lo so che è un piccolo segno ma è importante", spiega don Ciotti che da giorni corre in rete diffondendo il suo messaggio di solidarietà. "È un appello a fermarci e riflettere perché dobbiamo assumerci le nostre responsabilità e non diventare complici di scelte che umiliano. Dobbiamo metterci una maglietta rossa e scendere nelle strade, dobbiamo essere una spina nel fianco di chi non fa quello che deve fare"

Il rosso, oggi è colore della tragedia, ma non dimentichiamoci mai che è anche il colore dell'Amore



I segni sono importanti ma poi bisogna organizzare il dissenso, trasformandolo in progetti e speranze

Di rosso era vestito il piccolo Aylan, tre anni, la cui foto nel settembre 2015 suscitò la commozione e l’indignazione di mezzo mondo. Di rosso erano vestiti i tre bambini annegati nei giorni scorsi davanti alle coste libiche.

Di rosso ne verranno vestiti altri dalle madri, nella speranza che, in caso di naufragio, quel colore richiami l’attenzione dei soccorritori. Fermiamoci allora un giorno, sabato 7 luglio, e indossiamo tutti una maglietta, un indumento rosso, come quei bambini.

Perché mettersi nei panni degli altri, cominciando da quelli dei bambini, che sono patrimonio dell’umanità, è il primo passo per costruire un mondo più giusto, dove riconoscersi diversi come persone e uguali come cittadini.

Non basta più indignarci oggi, bisogna provare disgusto, un disgusto che deve risvegliare le coscienze e salvarle da una passività che le rende complici. La maglietta rossa da indossare è un segno, e i segni sono importanti ma poi bisogna organizzare il dissenso, trasformandolo in progetti e speranze. Il vero cambiamento passa dai fatti, dal loro linguaggio silenzioso ma profondamente chiaro e vero






Articolo di
Maris Davis


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