venerdì 29 dicembre 2017

Nigeria. Operazione di fine anno contro Boko Haram. L'esercito uccide 20 miliziani

Nigeria, operazione dell’esercito nella regione del lago Ciad con 20 combattenti di Boko Haram morti.

Almeno 20 miliziani di Boko Haram sono stati uccisi e altri 17 sono stati catturati in un'operazione condotta nei giorni prima di Natale dall'esercito nigeriano nelle isole remote del bacino del lago Ciad.

Lo ha reso noto il vice portavoce dell'esercito, Timothy Antigha, il quale ha aggiunto che l'operazione è stata possibile grazie al sostegno dell'aviazione nigeriana. “L'operazione, che è iniziata circa due settimane fa, è stata condotta con bombardamenti aerei e azioni di artiglieria nelle località di Magumeri, Kauram e in altri luoghi

Nell’operazione è stato inoltre requisito un grosso quantitativo di armi. Il nord-est della Nigeria è periodicamente teatro di attacchi suicidi riconducibili al gruppo terroristico Boko Haram, che ha iniziato la sua offensiva nell’area nel 2009 ma ha da tempo ampliato il suo raggio di azione con attacchi mortali nei quattro paesi al confine con il lago Ciad.

Lo scorso 6 dicembre il governo nigeriano ha rimosso dal suo incarico il comandante militare dell'operazione "Lafiya Dole", lanciata nel luglio 2015 per combattere Boko Haram. Ibrahim Attahiru, questo il nome del comandante deposto, è stato sostituito dal generale Rogers Nicholas. Attahiru Ibrahim aveva assunto il suo incarico a maggio 2017. Il provvedimento arriva dopo la recente escalation di attacchi effettuati dal gruppo jihadista nel nord-est del paese. La scorsa settimana 14 combattenti di Boko Haram sono stati uccisi in un conflitto a fuoco con l’esercito nigeriano mentre tentavano di attaccare una base militare nello stato nord-orientale del Borno.

Lo scorso 2 dicembre almeno 18 persone sono morte in un duplice attentato suicida condotto in un mercato della città nigeriana di Biu, nello stato nord-orientale del Borno. In precedenza altre 56 persone erano morte in un altro attentato suicida avvenuto in una moschea della città nord-orientale di Mubi.

La scorsa settimana i governatori degli stati federati della Nigeria hanno approvato lo stanziamento di un miliardo di dollari in favore del governo federale per combattere il gruppo jihadista Boko Haram. La somma, come precisato dal governatore dello stato di Edo, Godwin Obaseki, sarà sbloccata dal fondo comune creato sulla base delle rendite petrolifere.
(Agenzia Nova)

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San Benedetto del Tronto. Arrestato un 27enne nigeriano che sfruttava una sua connazionale

Violenza, estorsione, riti esoterici, prostituzione. L’incubo di una ragazza nigeriana prigioniera a San Benedetto del Tronto. Per l’intera vicenda è stato arrestato un cittadino nigeriano di 27 anni. Incredibili, ma purtroppo comuni al destino di molte sfortunate ragazze africane.


Un cittadino nigeriano di 27 anni è stato arrestato a San Benedetto dalla polizia, che ha dato seguito a un’ordinanza emessa dal Gip in base alle risultanze di un’inchiesta di cui è titolare la Procura di Ascoli e che indaga su un giro di prostituzione.

Pesanti i contorni della storia che si potrebbero tradurre, in fase processuale in altrettanto pesanti capi d’imputazione per il nigeriano arrestato. Si parla di sfruttamento della prostituzione, violenza sessuale ma anche di estorsione, appropriazione indebita e perfino di riti esoterici. Tutto ai danni di una ragazza, anche lei nigeriana, di 25 anni.

Proprio la giovane, a inizio novembre scorso, si è presentata accompagnata da una coppia di italiani al commissariato di San Benedetto per raccontare il suo incubo. La circostanza della denuncia, poi, è davvero degna della sceneggiatura di un film. La ragazza si è infatti imbattuta nella coppia mentre “fuggiva in maniera rocambolesca” dalla casa del suo connazionale (l’uomo oggi arrestato) in cui “era praticamente reclusa, prigioniera” specifica la polizia.

Ma quello che davvero fa rimanere basiti, sono i contorni della storia. Che oggi la polizia è riuscita a ricostruire dopo quasi due mesi di indagini e che, purtroppo, non rappresentano una novità nel drammatico mondo in cui queste donne africane, vittime di abusi e di costrizioni psico-fisiche, vivono. La ragazza infatti, per mesi, avrebbe subito pressioni, lesioni e anche una violenza sessuale da parte del suo connazionale. Tutto mirato a costringerla a prostituirsi. Accanto all’abuso fisico, però, anche quello psicologico.

L’aguzzino della ragazza infatti le avrebbe chiesto un somma enorme, 18 mila euro, per liberarsi dallo sfruttamento; una somma che ovviamente la vittima avrebbe potuto racimolare solo in un modo: ovvero vendendo il proprio corpo. Un circolo vizioso e criminale alimentato pure da riti esoterici, a giudicare dalle informazioni che oggi gli investigatori rendono note. La ragazza infatti sarebbe stata vittima di una sorta di ordalia religiosa tramite una pratica definita “Juju

Ma un’altro aspetto grave, e che rende l’intera storia un incredibile incubo, sono le rivelazioni sulle minacce che la giovane riceveva sistematicamente dal suo aguzzino e dal “clan” che gli inquirenti credono abbia agito dietro di lui. La ragazza infatti, nell'imbarcarsi nel viaggio della passione che l’ha portata in Italia, lascia nel suo paese di origine una famiglia e due bambini molto piccoli, in tutto otto persone.

La giovane oggi racconta che, durante i mesi di prigionia e sfruttamento, avrebbe ricevuto continuamente pressioni da parte dei suoi sfruttatori, che avrebbero minacciato di uccidere i suoi due figli e che, come parziale pagamento del viaggio verso l'Italia, si sarebbero anche impossessati della casa della giovane in Nigeria, buttando tutta la famiglia in mezzo alla strada.

Sono in corso indagini per individuare la banda di sfruttatori su cui si è appoggiato il 27enne arrestato.
(Riviera Oggi)



Articolo a cura di
Maris Davis

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Uganda, l'esercito attacca gruppo di ribelli nella Repubblica Democratica del Congo. Cento i morti


L'esercito dell'Uganda ha comunicato di aver ucciso, nella Repubblica Democratica del Congo orientale, più di 100 ribelli responsabili dell'attacco del 7 dicembre contro i peacekeeper delle Nazioni Unite che costò la vita a 15 persone. Numerosi altri ribelli sono stati feriti in raid aerei e di artiglieria pesante. 

Quella del 7 dicembre è stata la più sanguinosa offensiva contro una missione Onu all'estero negli ultimi 25 anni.
(TgCom24)

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L'ex calciatore del Milan George Weah è il nuovo presidente della Liberia

L'unico Pallone d'Oro africano vince il ballottaggio con Joseph Boakai. Succederà al Nobel per la Pace, Ellen Johnson Sirleaf. L'avvicendamento di governo il 22 gennaio.


George Weah sarà il nuovo presidente della Liberia. L'ex calciatore del Milan ha superato l'avversario Joseph Boakai nel ballottaggio svoltosi il 26 dicembre: vince con il 61,5% contro il 38,5% del candidato del partito di governo (Unity Party). Weah succederà a Ellen Johnson Sirleaf, prima donna Capo di Stato di un paese africano. L'avvicendamento è in programma per il 22 gennaio.

La presidente uscente aveva sconfitto proprio l'ex attaccante nel ballottaggio per le presidenziali del 2005, dopo la sanguinosa guerra civile: da quel momento Weah è diventato uno dei leader dell'opposizione, presentandosi come numero due nelle elezioni del 2011 perse da Winston Tubman sempre contro Johnson Sirleaf. Eletto miglior giocatore africano del ventesimo secolo, Weah ricopre attualmente il ruolo di senatore per la circoscrizione di Montserrado, ottenuto con il 78% dei voti contro il figlio della presidente.

Al primo turno delle presidenziali, lo scorso 10 ottobre, aveva vinto in 11 delle 15 contee del Paese, compresa appunto quella di Montserrado, che è la più popolata: era arrivato in testa ottenendo il 38,4% dei voti, mentre Boakai si era fermato al 28,8%. Durante la campagna elettorale Weah ha promesso istruzione gratuita dall'asilo alle superiori, nonché l'accelerazione nella creazione di posti di lavoro.

Il nuovo presidente della Liberia dovrà fare i conti con l'eredità della presidentesse Johnson Sirleaf, vincitrice del Nobel per la Pace, sotto il cui mandato è stato ottenuto il ritiro della missione di pace dell'Onu dalla Liberia. Tuttavia gli ultimi anni di mandato sono stati caratterizzati dalla crisi dell'Ebola del 2014, che ha ucciso quasi 5mila persone, e dalla recessione economica, come dimostra il calo del Pil dell'1,6% registrato nel 2016.

Luci e Ombre. Weah per raggiungere l'obiettivo il neo-presidente ha dovuto accettare l’influente senatrice Jewel Howard-Taylor, ex First Lady ed ex moglie del signore della guerra Charles Taylor (condannato all'ergarstolo per crimini di guerra nella guerra dei "diamanti insanguinati della Sierra Leone della fine degli anni '90).

Per uno che vuole accreditarsi come «uomo del cambiamento», la partita è tutta da giocare. La Liberia è la più antica repubblica africana, più vecchia dell’Italia (fu fondata nel 1847). Sarà un ex calciatore con la barba sale e pepe, italiano d’adozione, a liberare i suoi connazionali dal catenaccio della povertà?
(La Repubblica)



Articolo a cura di
Maris Davis

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sabato 23 dicembre 2017

Affondato lo Ius Soli. Al Senato manca il numero legale e vince il Razzismo "italico"

Nuova seduta il prossimo anno, ma a quel punto il Presidente della Repubblica avrà già sciolto le Camere.


Non c’è il numero legale e si ferma l’esame del ddl sullo Ius Soli. Fermato subito dopo la richiesta del senatore Roberto Calderoli di verificare l’esistenza del numero legale, subito dopo che era iniziato l’esame delle pregiudiziali di costituzionalità. Il presidente del Senato, Pietro Grasso, dopo la verifica ha fissato la nuova seduta a martedì 9 gennaio, alle 17.

Tra gli assenti 29 senatori del Partito Democratico, tutti gli esponenti del Movimento 5 Stelle e quasi tutti i centristi. Calderoli si è già intestato i meriti dello stop al provvedimento.

Colpito e affondato. Morto e sepolto. Per me è una grande vittoria, perché sono stato io in questi due anni e mezzo, con le mie decine di migliaia di emendamenti, a bloccare in commissione e poi in Aula questa assurda e inutile proposta di legge che serviva solo a regalare un milione di nuovi voti al Pd. E ora tutti quelli che a sinistra fingevano di digiunare per lo Ius Soli, saltando il pranzo ma non la cena, possono anche tornare a mangiare, anche se temo che il panettone stavolta gli andrà di traverso

NON Voterò mai più PD "Partito Democratico", ma NON voterò neppure i "traditori" di quella sinistra a cui avevo affidato le mie speranze.

Un "Mondo vecchio è al tramonto" .. è l'alba di un "Mondo Migliore"



Articolo a cura di
Maris Davis

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mercoledì 20 dicembre 2017

Decine di nigeriane costrette a prostituirsi. Sette arresti tra Calabria e Toscana

L’organizzazione criminale faceva arrivare le ragazze clandestinamente in Italia e le obbligava alla strada per ripagare il debito contratto per il viaggio, di 30 mila euro.


I carabinieri del Gruppo di Lamezia Terme hanno eseguito, tra Lamezia, Rosarno (Reggio Calabria) e Livorno, un provvedimento di fermo emesso dalla Dda di Catanzaro nei confronti di sette soggetti, di cui un italiano e sei nigeriane (tutte donne). Sono accusati di far parte di un’organizzazione in grado di far arrivare clandestinamente in Italia decine di giovani nigeriane costringendole a prostituirsi, anche con violenze e minacce con riti di magia nera «wodoo/juju», per ripagare il debito contratto per il viaggio, un debito variabile a seconda della bellezza e dell'età della ragazza da sfruttare che partiva dai 30 mila euro.

I fermati sono indagati, a vario titolo, per associazione per delinquere finalizzata alla tratta di esseri umani, acquisto e alienazione di schiavi, immigrazione clandestina, riduzione in schiavitù e sfruttamento della prostituzione con l’aggravante della trans-nazionalità.

Le indagini, iniziate nel gennaio 2017 dopo la denuncia di una delle vittime, hanno permesso agli investigatori del carabinieri di individuare uno strutturato e pericoloso sodalizio criminale, operante in diverse località del territorio italiano e con ramificazioni in Nigeria e Libia.
(La Stampa)

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lunedì 18 dicembre 2017

18 Dicembre. Giornata Internazionale dei Migranti

Indetta dalle Nazioni Unite nel 2000 si celebra il 18 dicembre, giorno dell'adozione della "Convenzione per la protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie". Nel 2015 sono stati 244 milioni i migranti sparsi per il mondo.


"Migrazione sicura in un mondo in movimento". Questo il tema scelto dalle Nazioni Unite per celebrare l'edizione 2017 della Giornata Internazionale del Migranti che si celebra ogni 18 dicembre.

La giornata dei migranti
La celebrazione della Giornata dei Migranti si tiene dal 2000, ovvero da quando le Nazioni Unite si sono rese conto dell'enorme aumento del numero di migranti nel mondo. La data scelta ricorda l'adozione da parte dell'Assemblea Generale Onu della "Convenzione per la protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie"

Il documento, approvato il 18 dicembre 1990, è entrato in vigore nel 2003 al raggiungimento del numero minimo di ratifiche previsto. Alle 51 ratifiche provenienti da tutto il mondo, mancano ad oggi quelle dei paesi europei, Italia compresa. Dalla metà dello scorso decennio, la discussione sul tema si è fatta tuttavia stringente a livello internazionale. Tra il 14 e il 15 settembre 2005, i 132 stati membri dell'Onu, riuniti in Assemblea Generale, hanno ribadito una serie di messaggi chiave riguardanti la giornata e il tema della migrazione.
  • In primo luogo, si è sottolineato che la migrazione internazionale era un fenomeno in crescita e che poteva dare un contributo positivo allo sviluppo dei paesi di origine e dei paesi di destinazione, a condizione che fosse supportato dalle politiche giuste.
  • In secondo luogo, si è sottolineato che il rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali di tutti i migranti era essenziale per raccogliere i benefici della migrazione internazionale. Infine si è riconosciuto l'importanza di rafforzare la cooperazione internazionale sull'immigrazione internazionale a livello bilaterale, regionale e globale.

I numeri della migrazione mondiale
Secondo quanto reso noto dall'Onu, il numero dei migranti a livello globale è passato, dal 2000 al 2015, da 175 a 244 milioni di persone. Di queste circa due terzi vivono in Europa (76 milioni) e Asia (75 milioni). Nel 2014 il flusso delle rimesse ha raggiunto i 436 miliardi di dollari, superando di molto l'assistenza ufficiale allo sviluppo e, escludendo la Cina, gli investimenti esteri diretti.

Numeri che confermano come il fenomeno delle migrazioni coinvolga non solo le persone provenienti da paesi in guerra o ad alto livello di povertà, ma sia comune anche alle popolazioni dei paesi sviluppati. Tuttavia, negli ultimi anni, il termine migranti ha sempre più connotato i flussi di persone provenienti da zone di guerra e richiedenti asilo prevalentemente nel bacino mediterraneo d'Europa.


Secondo l'organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), al 5 dicembre 2017 sono stati 164.779 gli arrivi via mare dei migranti in Europa: di questi 117.120 sono arrivati sulle coste italiane, 19.668 su quelle spagnole, e 26.962 su quelle greche. Il numero totale dei morti e degli scomparsi è arrivato a toccare quota 3.086, di cui 2.823 in Italia, 202 in Spagna e 61 in Grecia.



È anche la giornata delle Ragazze di Benin City, pure loro "migranti" quando partono dalla Nigeria, lasciando famiglia, affetti e povertà, per arrivare in Italia alla ricerca di un Mondo Migliore, ma dove, quasi sempre trovano la schiavitù.



Articolo a cura di
Maris Davis

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Somalia, l'ONU fotografa una situazione difficile e drammatica

Sono numeri mostruosi quelli che provengono dalla Somalia: tra gennaio 2016 e il 2017 sono più di 4500 i civili che sono stati uccisi o feriti.


Questi dati vengono fuori soprattutto dalla ferocia delle milizie armate di Al Shabaab, gruppo terroristico che imperversa al confine tra Somalia ed Etiopia. Le Nazioni Unite hanno fotografato la situazione che si vive nel Corno d’Africa e hanno parlato di una situazione molto instabile e drammatica con la Somalia che si conferma come una delle nazioni più critiche del continente.

Il rapporto che è stato messo a punto dall’Onu ha rivelato che la metà delle persone che sono state uccise da ordigni e cariche di mortaio erano civili. Ad aver causato le altre vittime “sono stati soldati regolari dell’esercito somalo, caschi verdi dell’Unione africana dispiegati nell'area da un decennio e altri gruppi armati attivi nel paese”. I numeri stilati dalle Nazioni Unite sono stati resi noti pochi giorni dopo l’avvio del ritiro di un migliaio di soldati ugandesi dalla Somalia.

Nei prossimi mesi anche Kenya, Burundi e Gibuti ridurranno i propri contingenti presenti nel paese nell'ambito della missione dell’Unione africana dislocata in Somalia. E questo inevitabilmente complica la situazione. In effetti le decisioni dei paesi africani giungono in un momento di ripresa degli attacchi di Al Shabaab in diverse regioni. Lo scorso ottobre a Mogadiscio oltre 500 persone sono morte in un attentato attribuito al gruppo armato.
(Faro di Roma)

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Repubblica Democratica del Congo, 12 ergastoli per altrettanti miliziani stupratori di bambini

Le vittime erano bambini piccolissimi, perfino un bebè di 8 mesi. Molte delle piccole vittime non sono sopravvissute alle sevizie.


La notizia non sono i dodici ergastoli inflitti a dodici miliziani da un tribunale militare della Repubblica Democratica del Congo. La notizia è il motivo della condanna: lo stupro di bambini di cui questa soldataglia s’è resa colpevole e che i giudici hanno finalmente riconosciuto come “un crimine contro l’umanità

Nelle province del lago Kivu, nella parte orientale della R.D. del Congo, lo stupro è l’orrenda caratteristica del lungo conflitto che oppone i gruppi ribelli alle forze di pace dell’Onu (la settimana scorsa sono stati massacrati 14 caschi blu) e agli eserciti congolese, ruandese e ugandese.

Fino a qualche anno fa, le violenze sessuali erano dirette soprattutto contro le donne, ed erano “stupri di gruppo”, ossia perpetrati da più soldati su una sola vittima. Di solito, l’ultimo dei carnefici del branco infila nella vagina della vittima una manciata di chiodi o della sabbia. Accadeva e ancora accade ogni volta che uno dei 120 gruppi armati che funestano quella regione conquista un villaggio.

L’ospedale Panzi di Bukavu, specializzato in ginecologia e chirurgia ricostruttiva, riceve anche 150 donne al giorno vittime di stupri. Sono quelle che sopravvivono alla violenza e che dalla foresta riescono ad arrivare fin lì. Nel 2014, il direttore dell’ospedale, il dottor Denis Mukwege, che i congolesi chiamano “l’uomo che ripara le donne”, è stato finalmente insignito del premio Sakharov, sorta di premio Nobel per la Pace del Parlamento europeo. Da quando lo fondò, nel 1998, al Panzi sono stati ricuciti i corpi mutilati di oltre 40mila donne, vittime di una guerra dimenticata che da due decenni insanguina quella regione.

Più di recente i miliziani hanno cominciato ad accanirsi sui bambini. I ribelli condannati all'ergastolo, tutti appartenenti all'Esercito di Jesù, se l’erano presa con una quarantina di piccoli, il più giovane dei quali aveva 8 mesi, nel villaggio di Kavumu, vicino alla frontiera ruandese. Almeno due di questi bambini sono morti per le conseguenze degli stupri.

A capo dei ribelli condannati c’è un deputato provinciale, Frédéric Batumike, arrestato nel giugno 2016. L’accusa contro di lui era quella di aver assoldato uno stregone «che consigliava ai soldati di stuprare i bambini più piccoli per assicurarsi una protezione sovrannaturale»

La sentenza del tribunale militare è stata letta in una sala dove erano presenti oltre ai componenti delle parti civili anche dagli operatori delle ong che da anni si battono contro le violenze sessuali in quella vasta regione del Congo. «Fino a qualche anno fa, un tale processo sarebbe stato impensabile», ha detto il portavoce dell’organizzazione Physicians for Human Rights. «Per troppo tempo i responsabili degli stupri si sono creduti invincibili, ma questo verdetto dimostra che l’impunità non è più inevitabile»
(La Repubblica)

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Era arrivata con un barcone. Una nigeriana è diventata calciatrice della Pistoiese

Ospite di un centro di accoglienza di Pistoia ha chiesto di poter continuare a fare la calciatrice come faceva in Nigeria e la Pistoiese, squadra di calcio femminile che milita nel campionato di serie C, l'ha accolta.

Joe
Si chiama Joe, classe 1990, ed è una giocatrice della Pistoiese. Joe è una ragazza nigeriana con un sogno nel cassetto: rincorrere un pallone, anche per dare un calcio a tante angosce e tanta paura, che la vita le ha riservato.

Questo sogno diventa realtà, anche grazie all´impegno della Società arancione e alla tenacia del segretario generale, Giampaolo Bonacchi, per mettere a punto tutte le non semplici pratiche che si sono rese necessarie per definire l'operazione di tesseramento. Il tempo ci dirà quale apporto tecnico potrà offrire alla compagine arancione di mister Paolo Biagiotti, ma intanto possiamo già mettere a referto un piccolo tassello della bellissima storia di accoglienza, di cui la grande famiglia della CF Pistoiese 2016 va orgogliosa.

Grande soddisfazione per l´obiettivo raggiunto da parte di tutta la dirigenza, a partire dal presidente Claudio Colomeiciuc.
(Il Tirreno)

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domenica 17 dicembre 2017

Nasce il Partito del Valore Umano. La rivoluzione è iniziata e il Mondo Migliore è più vicino

Presentato oggi ad Assisi, il nuovo soggetto politico che propone di stravolgere, in meglio e a misura d'uomo, ogni ambito della società civile.

Il simbolo del Partito Valore Umano

Scuola, sanità e trasporti gratis, oltre a un reddito di dignità per tutti gli italiani. E poi sovranità monetaria, via le Regioni e potenziamento delle Province. E si lavorerà solo 4 ore al giorno.

Siamo tutti uno, il vero viaggio è dall'io al noi

Scuola libera e gratuita, così come la sanità e i trasporti, un reddito di cittadinanza esteso a tutti, e non solo alle famiglie in difficoltà economica, che consenta a ogni italiano di vivere dignitosamente, rimodulazione dell’orario di lavoro a 4 ore al giorno (mantenendo inalterato lo stipendio attuale). Sono questi alcuni dei pilastri su cui si basa il nuovo Partito del Valore Umano, presentato oggi nella Casa Leonori di Santa Maria degli Angeli, piccolo borgo nelle vicinanze di Assisi.

Cambiare l'articolo uno della Costituzione Italiana, non più una Repubblica fondata sul lavoro, ma una Repubblica fondata sulla Dignità Umana

Dal palco Enrico Mistrulli, portavoce del neonato partito che si presenterà alla elezioni politiche del 2018. “Il presupposto essenziale è costituito dalla centralità della persona nel valore dell’altruismo. Bisogna partire dall'uomo per ritornare all'uomo”, spiega Mistrulli in esclusiva a Corriere Quotidiano.

Servono grandi capacità politiche indispensabili per riscrivere un nuovo patto inter-generazionale in forza del quale i padri adottano scelte affinché i propri figli possano vivere meglio e in una società più equa

E per realizzare tutto questo, il Partito del Valore Umano, che ha nel cuore il proprio simbolo, si presenta con un programma ambizioso, ma concreto, con l’obiettivo di scatenare una vera rivoluzione in ogni ambito: sovranità politica e monetaria, emissione a credito per realizzare infrastrutture e servizi strategici, revisione totale del Fisco, abolizione dei segreti di Stato, una Camera e un Senato dei saggi, abolizione delle Regioni e rivalutazione delle Province, agricoltura sostenibile ed ecologica, divisione delle carriere dei magistrati, incentivazione età pensionabile, sviluppo ricerca, innovazione e nanotecnologie, rilancio delle piccole e medie imprese, promozione della medicina naturale e quantistica, libertà di cura e potenziamento della prevenzione.

Abolire la povertà e le disuguaglianze

L’obiettivo del Partito del Valore Umano è alla fine uno solo: trasformare l’Italia in uno stato etico e solidale abbattendo ogni forma di povertà e di disuguaglianza sociale. Se ci riuscirà, sarà davvero l’inizio di un nuovo umanesimo e la fine di quell'intreccio tra politica, finanza e malaffare che ha portato l’Italia, e il mondo intero, verso un pericoloso precipizio.
(CorriereQuotidiano.it)

Il Mondo Migliore è Vicino, lo sento arrivare





Articolo a cura di
Maris Davis

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venerdì 15 dicembre 2017

Catania, arrestato prete pedofilo. Violenze e abusi su adolescenti che gli venivano affidati

Violenza sessuale su under 14. “Usava l’olio santo durante la violenza sessuale dicendo alle vittime che erano atti purificatori


Gli investigatori hanno accertato che il sacerdote, per esercitare pressione psicologica nei confronti dei genitori delle vittime che volevano denunciare, avesse millantato la possibilità di far intervenire esponenti della criminalità organizzata per costringerli a lasciar perdere.

Usava l’olio dicendo alle sue vittime che quello che facevano erano “atti purificatori”. In realtà, secondo la procura di Catania, padre Pio Guidolin, violentava ragazzini che gli erano affidati: giovanissimi in alcuni casi molto fragili. La scorsa settimana è stato arrestato dai carabinieri per violenza sessuale aggravata su minori per ordine del gip.

I carabinieri, su delega della Procura distrettuale, hanno eseguito nei suoi confronti una ordinanza di custodia cautelare in carcere. Le indagini hanno consentito di accertare che dal 2014 il sacerdote, “sfruttando il suo ruolo e approfittando della condizione di particolare fragilità di diversi ragazzini di età minore dei 14 anni provati da vicende personali che li avevano turbati, li avrebbe costretti a subire e compiere atti sessuali

Quando una delle vittime aveva opposto resistenza, rivelando gli abusi subiti negli anni, era stata isolata dalla comunità di fedeli: il ragazzino era finito sul banco degli imputati accusato di essere un calunniatore.

Gli investigatori hanno accertato che il sacerdote per esercitare pressione psicologica nei confronti dei genitori delle vittime che volevano denunciare, avesse millantato la possibilità di far intervenire esponenti della criminalità organizzata per costringerli a lasciar perdere.

Uno dei genitori delle vittime è stato denunciato per favoreggiamento personale. Quando il figlio aveva parlato con l’autorità giudiziaria avrebbe contattato il sacerdote per avvisarlo. La Curia, informata dell’indagine, ha allontanato dalla parrocchia il sacerdote, e don Guidolin è stato collocato in un’altra sede, privo di funzioni. La Curia ha inoltre avviato un processo canonico da parte del tribunale ecclesiastico.
(Il Fatto Quotidiano)

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Nigeria. Due ragazzine kamikaze costrette da Boko Haram provocano 4 morti a Gwoza

Due ragazzine kamikaze hanno ucciso quattro persone ferendone diverse altre a Gwoza, nel nord della Nigeria dove sono attivi i terroristi islamici Boko Haram.

Fonti ufficiali nigeriane hanno precisato che nella serata del giorno 11 dicembre forze di sicurezza locali dello Stato di Borno sono riuscite ad individuare una delle due attentatrici suicide sparandole contro e facendo brillare la sua cintura.

La seconda è però riuscita a mischiarsi fra la folla in una zona residenziale e a farsi esplodere, facendo quattro vittime e vari feriti ricoverati in ospedale.

In sei anni Boko Haram ha ucciso migliaia di persone in Nigeria e nei paesi confinanti, 25 mila secondo Amnesty International e l'Onu, che segnalano anche 2,7 milioni di sfollati.

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Ragazza nigeriana stuprata a turno dal branco. Tre nigeriani arrestati a Trento

Una donna nigeriana è stata stuprata da tre suoi connazionali in un parco di Trento. Gli stupratori erano tutti richiedenti asilo.

Va a fare visita ad un'amica e viene brutalmente stuprata. È la storia di una ragazza nigeriana che a Trento è stata violentata a turno da un branco di suoi connazionali richiedenti asilo. Dopo lo stupro e soprattutto dopo la testimonianza della vittima i tre nigeriani sono stati arrestati dalla polizia.

Si chiamano EHIMAMIGHO Emmanuel Social, di 28 anni, OBASUYI Kenneth Igbinosa, di 22 anni e OSAIGNOVO Osaro Kelvin di 19 anni i 3 nigeriani arrestati dalla squadra mobile di Trento per violenza sessuale di gruppo. Uno era ospitato alla residenza di via Brennero, un altro alla residenza Fersina, il terzo, al quale era stata respinta la domanda di accoglienza, viveva in un appartamento. Il fatto è successo nel parco di Maso Ginocchio.

L'hanno sorpresa mentre si trovava al bar. Questi tre "animali" l'hanno costretta ad andare nel vicino parco dove è avvenuto lo stupro di gruppo. Hanno abusato della donna a turno. Subito dopo la terribile violenza ha ragazza ha subito ulteriori minacce per impedirle di sporgere denuncia. Ma la ragazza ha deciso di raccontare tutto agli agenti. E così è scattata la caccia la branco.

La giovane nigeriana, all'atto della denuncia raccontava che, mentre si trovava nei pressi di un bar veniva minacciata e costretta da tre suoi connazionali a recarsi nel vicino parco. Qui gli uomini approfittavano sessualmente di lei, violentandola a turno. Dopo l’atto la minacciavano nuovamente di ulteriori ritorsioni se avesse chiesto aiuto alla Polizia.

La donna però, benché impaurita, riusciva a chiedere aiuto agli Agenti della Squadra Volante che immediatamente investivano dell’evento gli investigatori della Squadra Mobile.

Dopo i necessari riscontri la giovane nigeriana riconosceva senza ombra di dubbio i suoi carnefici che identificati e rintracciati da parte degli Agenti della Squadra Mobile, tratti in arresto in esecuzione del fermo di Polizia Giudiziaria. Nel corso delle attività di indagine emergeva che il gruppo nei giorni successivi alla violenza sessuale si stava organizzando per rifugiarsi all'estero, precisamente in Francia. Considerato quindi il pericolo di fuga e la gravità del reato la Squadra Mobile procedeva con la misura cautelare del Fermo di P.G. in carcere. La Polizia di Stato invita, qualora ci siano state altre violenze, altre donne a denunciare i fatti. C’è quindi la remota possibilità che per i tre, simili episodi non siano isolati.

A fronte di reati particolarmente degradanti per la dignità umana, commenta il capo della Squadra Mobile Salvatore Ascione, è fondamentale una risposta immediata ed efficace da parte della Polizia Giudiziaria che consenta non solo di assicurare alla giustizia gli autori di questo grave reato, ma anche di dimostrare che non esistono sacche di impunità dove i criminali possono insidiarsi"

Per la donna resta l'incubo di un viaggio a Trento per passare qualche giorno con un'amica che si è trasformata in una violenza barbara in un parco lontano dagli occhi dei passanti. È molto probabile che il branco possa essere processato per direttissima.
(La Voce del Trentino)

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mercoledì 6 dicembre 2017

"Diversamente bianco", odio razzista su mister Friuli

"Questo non ci azzecca proprio niente con il Friuli!", "Ma stiamo scherzando? Mr. Friuli dovrebbe essere dato a un friulano vero", "Ma non vi vergognate? Friulani doc non ce n'erano?"

Alioune Diouf
Il nuovo mister Friuli-Venezia Giulia ha 18 anni, gioca a basket e si allena negli under 20 della squadra di serie A della Apu Gsa. Si chiama Alioune Diouf, vive a Cividale del Friuli, nel convitto dell'Istituto tecnico che frequenta. Sta uscendo da poco con una ragazza e i genitori, che vivono in Senegal, hanno accolto con gioia la notizia della sua vittoria. È arrivato in Italia cinque anni fa insieme allo zio e si è integrato nella città che definisce "accogliente, bella, ricca di storia e molto operosa" anche grazie allo sport. Il sogno nel cassetto però è quello della moda. "Spero che la vittoria possa aiutarmi ad arrivare a Milano, mi piacerebbe molto sfilare per Gucci"

Esplode la polemica sul web per l'elezione di Alioune Diouf a Mister Friuli-Venezia Giulia 2017. Giocatore di basket e studente di quinta superiore, il 18enne di Cividale che sogna di fare il modello a Milano è il primo Mister di colore della storia del concorso di bellezza regionale.

La sua elezione a Mister Friuli è stata accolta con entusiasmo. Ma non da tutti. Molte sono state le critiche ricevute sui social, e numerosi anche i commenti a sfondo razzista.

"Non mi piace ricevere gli insulti, è dura ma preferisco non rispondere alle critiche. Sono abituato a trasformare le difficoltà in un motore per andare avanti, per guardare al domani con positività. Per me è normale aver vinto, non tutti però sono pronti a vedere uno straniero primeggiare in alcuni settori. Le regole del gioco però non le faccio io, è il gioco che sta cambiando"

Fin qui nulla di strano, se non fosse per il fatto che le sue origini senegalesi hanno fanno storcere il naso a decine di friulani e non, indignati per l'incoronazione di "un diversamente bianco", secondo loro eletto "per gridare al mondo che il Friuli non è razzista"

In poche ore quindi Diouf è diventato il bersaglio di numerosi 'haters', che su Facebook hanno commentato negativamente la notizia della sua vittoria.
  • "È uno scherzo vero? Di cattivo gusto",
  • "Questo qui rappresenta il Friuli? Siamo messi proprio bene! Oltre a vergognarmi di essere italiana ora posso anche vergognarmi di essere friulana",
  • "Questo non è friulano neanche dopo una settimana a mollo nella varechina"
Questo si legge tra i vari commenti. Ma tra coloro che lamentano la perdita dell'identità regionale e coloro che prendono le difese del ragazzo accusando i suoi detrattori di razzismo c'è infine chi, ignorando le polemiche, ricorda a tutti il vero significato del concorso: "Era il più bello quindi meritava di vincere"
(Adnkronos)

Tutta la solidarietà di Foundation for Africa a Alioune Diouf, arrivato in Friuli da adolescente e che si è integrato molto bene nel tessuto sociale in cui vive, studia e fa sport

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