Si intitola "On the Road" e racconta la tratta di donne dalla Nigeria a partire da una strada in particolare: quella della Bonifica al confine tra Marche e Abruzzo.
"On the Road" è un documentario realizzato da The Guardian, una delle più importanti testate inglesi, per raccontare la prostituzione in Italia. On the Road è anche il nome dell’associazione che aiuta le donne vittime della tratta proprio tra Marche e Abruzzo.
Strada della Bonifica, è una strada provinciale di circa 15 chilometri al confine tra Marche e Abruzzo, e che è paradossalmente soprannominata “Via dell’Amore” perché centinaia di donne si prostituiscono giorno e notte. Sono soprattutto donne e ragazze nigeriane, molte delle quali sono state portate illegalmente in Italia. Sono sfruttate sessualmente per ripagare il debito contratto con "il viaggio" (un debito che varia dai 25 ai 40 mila euro, ma può arrivare anche oltre) e vengono convinte sia con le minacce che con la superstizione e riti wooodoo.
La Strada della Bonifica, detta anche la "Via dell'Amore"
La strada è stata raccontata da un documentario pubblicato sul Guardian e girato da Piers Sanderson, regista inglese che vive da diversi anni a Senigallia con la famiglia. Nel documentario si parla degli italiani che lavorano e vivono in quella zona, delle storie di alcune donne costrette a prostituirsi e di “On the Road”, la onlus locale che da anni è impegnata con le donne vittime di sfruttamento.
Il documentario, che prende il nome proprio dall'associazione e che dura circa venti minuti, segue in particolare una donna, un’ex prostituta nigeriana che ora lavora come mediatrice culturale per la stessa onlus.
La tratta di ragazze dalla Nigeria è stata raccontata da noi di Foundation for Africa molte volte. Il numero di donne fatte arrivare in Italia è aumentato in maniera esponenziale negli ultimi anni, passando dai 5.000 ingressi nel 2015, agli 11.000 del 2016, e ai quasi 9.000 registrati fino a settembre di quest'anno.
Le donne nigeriane vittime della tratta sessuale non sono come i profughi che hanno abbandonato i campi di battaglia in Siria o che scappano dalle guerre in Afghanistan e Iraq. E non sono nemmeno in fuga da regimi particolarmente repressivi come quello dell’Eritrea. Scappano dalla povertà e dalla mancanza di futuro in paesi molto popolosi dove solo una minuscola élite controlla la ricchezza e il potere.
Nella maggior parte dei casi partono con l’assicurazione di una nuova vita e di un lavoro che permetterà loro di ripagare il viaggio che hanno intrapreso. Una volta arrivate in Italia vengono però ridotte alla schiavitù sessuale, e molte di loro rimangono per anni nella mani dei trafficanti e delle mamam che le costringono a prostituirsi per ripagare il debito.
Il prezzo di una "prestazione" è mediamente di 20 euro, ma più essere anche più basso. Queste ragazze sono costrette a lavorare ogni sera e anche durante il giorno, spesso devono provvedere da sole a vitto e alloggio e vengono picchiate e maltrattate dai loro protettori o protettrici se non portano abbastanza denaro. Se restano incinte, sono poi costrette a subire aborti praticati illegalmente e dunque non sicuri.
Uscire da questo meccanismo è molto complicato. La pressione psicologica legata al potere dei giuramenti sciamanici (woodoo) ha infatti in questo meccanismo un ruolo molto importante. Poi ci sono gli stretti controlli delle cosiddette mamam, figure chiave nella rete dei trafficanti: raccolgono i soldi e controllano le azioni quotidiane di queste ragazze.
l documentario "On the Road" racconta la vita di queste migranti, che per diversi motivi, spesso dietro ricatti e violenze, sono state costrette a prostituirsi, descrive la crescente intolleranza degli italiani verso questo tipo di attività, e il difficile mestiere della ONG che prova a tutelare queste "ragazze-schiave"
La Onlus “On the Road” si è costituita come associazione di volontariato nel 1994 per rispondere all'incremento del numero di donne costrette a prostituirsi nel territorio della Bonifica del Tronto, al confine tra Marche e Abruzzo. Nel corso degli anni è diventata un’organizzazione strutturata formata oggi da circa cinquanta persone che lavorano sopratutto su tratta e sfruttamento, accoglienza dei migranti e violenza di genere.
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