lunedì 28 dicembre 2015

Weekend di sangue in Nigeria, Boko Haram fa almeno 80 morti in diversi attentati

Maiduguri
Raffica di attentati nel nord est della Nigeria, Boko Haram colpisce in particolare due città, Maiduguri e Magdali. Almeno 80 persone sono morte in diversi attacchi nel nord est della Nigeria. A Maiduguri sono 50 le vittime di granate e attentati kamikaze, mentre a Madagali due giovani donne si sono fatte esplodere in un mercato vicino ad un'affollata fermata degli autobus uccidendo altre 30 persone.

"Siamo sotto assedio. Non sappiamo quante bombe o donne suicida siano in città"

Maiduguri .. A Maiduguri, capitale dello Stato del Borno, 30 persone sono morte e 90 sono rimaste ferite in un primo attacco nella notte di domenica con esplosioni e sparatorie, mentre altre 20 sono state uccise questa mattina da una ragazzina kamikaze fuori da una moschea, nei pressi di un mercato affollato.

Altre due ragazze si sono fatte esplodere nel quartiere di Buraburin, sempre a Maiduguri, uccidendo diverse persone. I residenti hanno anche trovato anche ordigni inesplosi.

Madagali .. A Madagali, 150 km a sudest di Maiduguri, l'attacco kamikaze è stato confermato dal generale di brigata Victor Ezugwu, comandante per lo Stato di Adamawa, che ha tuttavia aggiunto che il bilancio delle vittime è di una trentina.

Gli attacchi dei fondamentalisti islamici appaiono come una sfida al presidente Muhammadu Buhari che la settimana scorsa aveva dichiarato che Boko Haram è "tecnicamente" sconfitto, ormai incapace di compiere attentati suicidi.
(Corriere della Sera)


sabato 26 dicembre 2015

Tragedia a Nnewi in Nigeria, esplode una cisterna. Almeno 100 le vittime

Effetti dell'esplosione
Sarebbero almeno 100 i morti in Nigeria nell'esplosione di un camion cisterna in un affollato distributore di gas, mentre centinaia di persone erano in fila per riempire le bombole da cucina. La tragedia è avvenuta a Nnewi, una comunità prevalentemente cristiana di etnia Igbo nel sud-est del Paese, nello Stato di Anambra. Centinaia i feriti, alcuni in gravissime condizioni.

L’esplosione sarebbe avvenuta verso le 11 del mattino della vigilia di Natale, quando un camion cisterna che aveva finito di scaricare gas presso un distributore è ripartito senza aspettare il tempo di raffreddamento prescritto. Un testimone racconta l’incendio e parla di un "effetto bomba", l’intera stazione di servizio, spiega, è stata avvolta da un denso fumo nero.

La Nigeria non è nuova ad incidenti simili, ma questa sembra essere una delle più gravi degli ultimi anni. In un paese ricco di petrolio è cronica la mancanza dei prodotti derivanti dalla raffinazione che vengono per la maggior parte importati, benzina, gasolio, metano da autotrazione e gas da cucina, scarseggiano ampiamente e spesso sono addirittura "razionati".

Le code interminabili ai distributori di carburante sono quindi frequenti e "normali". In questo caso si sarebbe trattato di un camion cisterna che era arrivato per rifornire il deposito di gas mentre centinaia di persone erano in attesa di riempire la propria bombola domestica.

A quanto sembra è da escludere l'attentato perché avvenuto molto al di fuori della zona dove operano gli integralisti islamici di Boko Haram.
(Fonte Naij.com)
Video del momento dell'esplosione



mercoledì 23 dicembre 2015

Un milione di bambini nigeriani non può andare a scuola. Boko Haram ha distrutto i loro sogni

Secondo l'Unicef, la violenza e gli attacchi contro le popolazioni civili perpetrati nel nord-est della Nigeria e nei paesi limitrofi hanno costretto più di un milione di bambini a lasciare la scuola. Bambini a cui è preclusa per sempre l'istruzione e il sapere.

A questo numero si aggiungono circa 11 milioni di minori in età scolare che erano già considerati tagliati fuori dalla scuola in Nigeria, Camerun, Ciad e Niger prima dell'inizio della crisi causata dall'integralismo islamico che quindi ha aggravato la situazione di un sistema scolastico che, in quelle regioni, era già decisamente carente.

"È un numero impressionante" ha detto Manuel Fontaine, direttore di Unicef dell'Africa Centrale e Occidentale. "Il conflitto ha dato un duro colpo all'istruzione in questa regione, e la violenza ha lasciato molti bambini fuori dalle aule scolastiche per più di un anno, facendo notevolmente aumentare il rischio di un totale abbandono scolastico"

Bambina che frequenta la scuola nel Campo Profughi
di Assaga nel sud del Niger (foto Unicef)
In tutta la Nigeria, il Camerun, il Ciad e il Niger, sono oltre duemila le scuole che attualmente restano chiuse a causa del conflitto, alcune di queste anche per più di un anno, mentre a centinaia sono state attaccate, saccheggiate o date alle fiamme. Nel nord del Camerun solo una su 135 scuole chiuse nel 2014 ha riaperto nel 2015.

Nel nord-est della Nigeria l'Unicef ha sostenuto 170 mila bambini affinché potessero tornare a scuola in aree più sicure dei tre stati più colpiti dal conflitto. Queste sono le uniche zone in cui è stato possibile riaprire la maggior parte delle strutture didattiche.

Nonostante tutto però molte aule sono gravemente sovraffollate e alcuni di questi edifici vengono ancora usati per ospitare un gran numero di sfollati. In queste scuole alcuni insegnanti, che sono sfuggiti ai combattimenti, devono fare il "doppio turno" affinché un numero sempre maggiore di bambini frequenti la scuola. In altre aree, invece, l'insicurezza, la paura di violenze e i continui attacchi impediscono a molti insegnanti di tornare in classe e gli stessi genitori vengono scoraggiati dal mandare i propri figli a scuola.

Nella sola Nigeria sono circa 600 gli insegnanti uccisi da Boko Haram solo negli ultimi due anni.
(Maris)
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martedì 22 dicembre 2015

Ancora orrore in Nigeria, ancora bambine usate come bombe

A pianificare e attuare l’ennesima feroce strage nello Stato di Borno (nord-est della Nigeria) sono stati i miliziani jihadisti di Boko Haram. E ancora una volta hanno usato tre ragazzine tra i 10 e i 15 anni che sono morte nella deflagrazione insieme ad altre sei persone.

L'attentato è avvenuto domenica sera verso le 20:30 ora locale (e italiana) nella zona di Beni Sheikh, un’area dove le truppe governative stanno conducendo una pesante operazione contro le basi dei Boko Haram e dove nella stessa giornata di domenica erano riusciti ad eliminare almeno 12 integralisti islamici.

L’atteggiamento delle tre ragazzine era sembrato "sospetto" ad un gruppo di civili del luogo, riuniti in "gruppi di autodifesa" in molte località della Nigeria nord-orientale. Qui i soldati governativi non sono in grado di proteggere la popolazioni da stupri, uccisioni, rapimenti, distruzioni di villaggi e terre coltivate. Villaggi piccoli e grandi si stanno spopolando, chi può fugge, ma chi è troppo debole non può far altro che restare in balia delle orde sanguinarie dei Boko Haram.

Per difendere la popolazione si sono moltiplicati i "gruppi civili di autodifesa" che domenica sera non sono riusciti a sventare l’attentato ma hanno potuto limitarne i danni. Quando le tre ragazzine sono stati fermate ad un check-point ed è iniziata la perquisizione, una di loro si è fatta saltare in aria, uccidendo anche le altre due e sei civili che si trovavano nei pressi del luogo, e ferendone 24 in modo grave.

"Di solito le giovani kamikaze, bambine e ragazze, hanno addosso l’esplosivo bloccato da catene e lucchetti ed è quindi praticamente impossibile togliere la bomba senza provocare una deflagrazione"

Sempre più spesso i Boko Haram mandano a compiere attentati suicidi donne e bambini, questi ultimi spesso inconsapevoli del fatto che stanno andando a morire. Secondo L'ONU e Amnesty International, la guerra scatenata dagli integralisti islamici nigeriani da oltre sei anni ha ucciso più di 20.000 persone. Quasi due milioni e mezzo di profughi hanno abbandonato tutto, alcuni sfollati all'interno della Nigeria ma in gran parte rifugiate nei Paesi confinanti.
(Maris)

giovedì 17 dicembre 2015

Nigeria, si aggrava la situazione. Tensione fra esercito e minoranze sciite

Almeno trenta morti nel nord del Paese dopo l’arresto di Sheikh Ibrahim Zakzaky, capo della comunità sciita nigeriana. Non solo carneficine di cristiani e non solo Boko Haram.

Almeno sei città nel nord della Nigeria (Kano, Kaduna, Katsina, Sokoto, Zamfara e Baushi) sono state testimoni di nuove tensioni in un Paese già estremamente vessato da violenze settarie e dal terrorismo islamista del gruppo Boko Haram. Le comunità sciite di quest’area sono scese in strada lunedì 15 dicembre per invocare la liberazione del loro leader e protestare contro quello che hanno definito un "massacro" da parte delle forze di polizia contro cittadini nigeriani sciiti.

Il massacro di civili sarebbe avvenuto nello scorso week-end a Zaria, quando il capo del Movimento Islamico Nigeriano (IMN), Sheikh Ibrahim Zakzaky, è stato gravemente ferito in un assalto delle forze governative che lo hanno arrestato. L'esercito regolare nigeriano avrebbe poi assaltato anche diversi centri di preghiera sciiti.

Si tratta di un raid che la minoranza sciita ha definito una carneficina, fornendo un bilancio di circa 300 vittime (ma stime del governo parlano di una ventina di morti) e che ha scatenato la reazione dell’Iran, la cui leadership è sempre stata in stretto contatto con il capo della comunità sciita della Nigeria.

A finire sotto accusa è stato l’esercito, che ha giustificato l’attacco asserendo che si è trattata di una reazione al tentato omicidio del suo comandante Tukur Buratai. Il convoglio nel quale nei giorni scorsi viaggiava l’ufficiale militare sarebbe stato oggetto di un attacco a colpi di pietre da parte di membri dell’IMN.

Manifestazione di donne mussulmane sciite a Kaduna
I membri del movimento di Zakzaky hanno invece smentito l’accaduto sostenendo che l’operazione delle forze nigeriane fosse stata già pianificata in anticipo, come dimostrerebbe il fatto che i raid si sono registrati in diverse località simultaneamente. Non solo da attivisti locali è giunta la condanna alla risposta estremamente violenta delle autorità nigeriane, anche il vice ministro iraniano degli Affari Arabi e Africani, Hossein Amir-Abdollahian, ha dichiarato che, nonostante le relazioni positive tra Iran e Nigeria, Teheran ritiene direttamente responsabile dell’incidente il governo nigeriano.

Non si tratta della prima volta che le forze nigeriane prendono di mira la comunità sciita in Nigeria, viste le tensioni esistenti tra le forze di governo e i militanti dell’IMN, i quali auspicano l’instaurazione di una Repubblica islamica in Nigeria sul modello iraniano. Lo stesso Zakzaky, che attualmente risulta sotto custodia della polizia nigeriana insieme alla moglie Zeenat Ibrahim, è già stato più volte in carcere in passato. Tre dei suoi figli, inoltre, sono morti in scontri armati tra forze dell’ordine e fedeli sciiti nel 2014, mentre un quarto figlio, Sayyid Ibrahim, sarebbe morto negli scontri dei giorni scorsi.

Un appello del Sultano di Sokoto, la massima autorità religiosa musulmana in Nigeria, ha esortato le autorità nigeriane a non lasciar degenerare tali tensioni, mettendo in guardia il governo del rischio di dar vita così a un "nuovo Boko Haram sciita". Alhaji Muhammad Saad Abubakar ha infatti puntato il dito sugli "errori commessi in passato dal governo nigeriano, che hanno originato un’insurrezione dalle conseguenze drammatiche"

Sheikh Ibrahim Zakzaky
Lo sciismo in Nigeria. La comunità sciita in Nigeria è estremamente minoritaria rispetto alla popolazione musulmana sunnita (a cui appartengono anche gli estremisti jihadisti di Boko Haram) . Sebbene non esistano stime ufficiali, si parla del 5% sugli oltre 60 milioni di musulmani. Ciononostante, nelle aree settentrionali del Paese, dove la comunità sciita è più radicata (Kano e Kaduna in particolare), dirige in totale autonomia scuole e ospedali.

Il culto sciita si diffonde in Nigeria negli anni Ottanta sotto la guida spirituale di Sheikh Ibrahim Zakzaky, che aveva coltivato un personale legame con l’Ayatollah Khomeini a Parigi prima della Rivoluzione islamica in Iran. Da allora sono rimasti molto forti i legami culturali tra la comunità sciita nigeriana e Teheran.

Il gruppo di Zakzaky è finito nel mirino del gruppo islamista nigeriano Boko Haram dopo la sua affiliazione allo Stato Islamico che, in Nigeria come in altre parti del Medio Oriente e dell’Africa, condanna i musulmani sciiti come eretici da sterminare.

Tensione tra Nigeria e Camerun. Un episodio gravissimo nascosto ai media internazionali per più di una settimana. 150 persone sarebbero rimaste uccise dopo che l'esercito del Camerun ha sconfinato in territorio nigeriano assaltando e distruggendo i villaggi lungo il confine. Per il responsabile Onu nella regione si è trattato di "una vera e propria carneficina che ha aggravato il disastro umanitario".

Alcuni sopravvissuti nigeriani raccontano che soldati del Camerun hanno attraversato il confine con la Nigeria, assalito e bruciato villaggi, e ucciso almeno 150 civili inermi. Coloro che sono riusciti a scappare dal massacro hanno impiegato giorni di cammino nella foresta prima di arrivare in un centro per rifugiati di Fufore.

Il governo di Yaoundè ha negato tutto. "I nostri soldati sono molto ben addestrati e rispettano i diritti umani". La tensione tra i due Paesi sta effettivamente crescendo a causa delle continue stragi perpetrate dagli integralisti islamici nigeriani Boko Haram anche in Camerun.

Al centro di Fufore sono arrivati almeno 643 rifugiati. Provengono dai villaggi nigeriani situati tra Gamboru e Banki, una striscia di circa 150 chilometri lungo il confine con il Camerun. Al momento non è ancora chiaro chi abbia effettivamente attaccato queste centinaia di civili inermi massacrandoli a decine né perché, ma secondo il responsabile dell'Onu per la regione si tratta di "un vero e proprio disastro umanitario".

Come se non bastasse Boko Haram la scorsa settimana il ministro del Petrolio della Nigeria aveva parlato di una importante scoperta di petrolio nel bacino del lago Ciad che rischia di alimentare conflitti di confine tra Nigeria, Ciad, Camerun e Niger.

Ancora "Bambine Kamikaze". Tensioni continue alimentate anche dai continui attentati di Boko Haram. Almeno sei persone sono rimaste uccise ieri a Maiduguri, nel nord-est della Nigeria, dopo che ben cinque "bambine kamikaze" si sono fatte esplodere nei pressi di un posto di controllo. Le donne, tutte giovanissime, si sono avvicinate in gruppo a una pattuglia di vigilantes civili impegnati nel sostegno alle forze armate nelle operazioni di contrasto al gruppo jihadista Boko Haram.

"Due delle ragazze si sono fatte esplodere immediatamente, le altre sono fuggite, ma si sono fatte esplodere dopo essere state fermate dalle forze di sicurezza". L'attacco, l'ultimo di una lunga serie nei quali Boko Haram ha utilizzato bambine kamikaze.
(Maris)


mercoledì 2 dicembre 2015

Moderne Schiavitù

Il 2 dicembre è la Giornata Internazionale per l'abolizione delle Moderne Schiavitù. Il 2 dicembre 1949, infatti, l'Assemblea Generale ONU approva la Convenzione sulla soppressione del traffico di persone e lo sfruttamento della prostituzione. - leggi - 

La schiavitù è un fenomeno che non appartiene al passato, perché sotto forme odiose, spesso circondate da opportunismo e indifferenza, dilaga sia negli Stati in via di sviluppo o nei regimi dittatoriali, sia nelle nazioni che si definiscono democratiche e hanno sottoscritto la Convenzione.

La schiavitù purtroppo non è solo il ricordo di un barbaro passato, ancor oggi milioni di persone vivono questa condizione di sfruttamento, anche se ufficialmente la schiavitù è condannata e vietata da tutti gli Stati. Non si conosce il loro numero esatto di questi moderni schiavi, alcuni parlano qualche decina di milioni altri di centinaia e molti sono bambini. Questo perché la schiavitù è un fenomeno sommerso, vietato e ciò non di meno possibile proprio grazie alla connivenza di quelle autorità che dovrebbero combatterlo.
  • Strozzinaggio,
  • Matrimoni forzati e Spose bambine,
  • Sfruttamento dei bambini e Bambini soldato,
  • Traffico di esseri umani,
  • Lavori forzati,
  • Sfruttamento di donne e bambine per fini sessuali.
Secondo l'ONU sarebbero 35,8 milioni i moderni schiavi in tutto il mondo (Fonte Global Slavery Index). Milioni di uomini, donne e bambini sono ancora vittime della tratta degli esseri umani, dello sfruttamento sessuale, del lavoro minorile, dei matrimoni forzati.

Se si parla di schiavitù, in molti tendono a credere che tale piaga sia stata sconfitta. Purtroppo non è così, anzi. Ancora oggi, quindi, sono 35,8 milioni le donne, gli uomini e i bambini "schiavi" in tutto il mondo. Ci sono, infatti, forme contemporanee di schiavitù, come la tratta degli esseri umani, lo sfruttamento sessuale, le peggiori forme di lavoro minorile, i matrimoni combinati e il reclutamento forzato di bambini per l'impiego nei conflitti armati.

La schiavitù moderna contribuisce alla produzione di almeno 122 beni commerciali in 58 paesi. Dal tessile, al minerario e perfino all'informatica (assemblaggio di apparecchiature elettroniche come computer, telefonini o iPad). I profitti derivanti da questi lavori forzati sono di circa 150 miliardi di dollari ogni anno. Si pensa che la schiavitù appartenga al passato o che esista solo nei paesi devastati da guerre e povertà, ma la schiavitù è ancora una drammatica realtà.

La nazione peggiore (in rapporto alla popolazione) rimane la Mauritania, al secondo posto figura l'Uzbekistan, mentre la nazione con il più alto numero di schiavi assoluti è l'India. I paesi che fanno di più per contrastare il fenomeno sono Olanda, Svezia, Stati Uniti. Ma il fenomeno è presente anche in Europa dove sono circa 566 mila le persone sottoposte a forme di schiavitù, la maggior parte delle volte si tratta di immigrati clandestini.

Per non dimenticare di combattere questa battaglia, le Nazioni Unite hanno istituito nel 1949 la giornata internazionale per l'abolizione della schiavitù che ricorre ogni anno il 2 dicembre. La data ricorda l'adozione, da parte dell'Assemblea generale, della "Convenzione delle Nazioni Unite per la repressione della tratta degli esseri umani e dello sfruttamento della prostituzione" (risoluzione 317 IV, 2 dicembre 1949).

Nel 2007 ricorrevano i 200 anni della abolizione della tratta atlantica degli schiavi, ovvero il commercio di africani deportati e venduti in America come servi. Il 25 marzo 1807 infatti la Gran Bretagna fu la prima nazione ad abolire la "tratta degli schiavi".

Oggi si deve combattere per mettere fine alle nuove forme di schiavitù in modo che il sogno di Martin Luther King, che è morto a causa della sua lotta per la parità dei diritti di tutti gli uomini diventi realtà in tutto il mondo "Io ho un sogno, che un giorno i figli di coloro che furono schiavi e i figli di coloro che possedettero schiavi potranno sedere insieme al tavolo della fratellanza"
(Maris)

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martedì 1 dicembre 2015

Per non dimenticare chi era Rosa Parks

Rosa Parks
Rosa Parks (4 febbraio 1913 - 24 ottobre 2005) era una sarta di colore. Fu importante nella storia dell’uomo per i diritti civili dei neri. Il primo dicembre del 1955, in Alabama, nella città Montgomery, l’autista dell’autobus, su cui si trovava Rosa, le ordinò di cedere il suo posto a un passeggero bianco (perché così voleva la legge di segregazione dell'Alabama, ma lei rifiutò di alzarsi perché era stanca, non per il lavoro ma per le continue angherie che subiva la popolazione di colore all'epoca negli Stati del Sud.

Questo suo gesto che sembra piccolo, è stato in realtà di grande significato, perché Rosa è diventata così un simbolo del movimento per i diritti civili e un’immagine mondiale della lotta contro la segregazione razziale. Infatti lei quel giorno fu arrestata e da quel momento Martin Luther King, insieme al suo gruppo, lanciò una campagna di boicottaggio degli autobus di Montgomery, per esprimere all'opinione pubblica la protesta dei neri.

Questi eventi danno inizio a numerose altre proteste in molte parti del paese. Lo stesso King scrive sull'episodio descrivendolo come "l'espressione individuale di una bramosia infinita di dignità umana e libertà", aggiungendo che Rosa "rimase seduta a quel posto in nome dei soprusi accumulati giorno dopo giorno e della sconfinata aspirazione delle generazioni future".

Questa protesta durò ben 381 giorni ed ebbe successo. Dozzine di pullman rimasero fermi per mesi finché non fu rimossa la legge che legalizzava la segregazione. Questi avvenimenti fecero iniziare numerose altre proteste in molte zone del paese. Per noi rappresenta un simbolo della discriminazione dei diritti civili dei neri.

Nel 1956, infatti, il caso della signora Parks arriva alla Corte Suprema degli Stati Uniti d'America, che decreta all'unanimità, incostituzionale la segregazione sui pullman pubblici dell'Alabama. Da quel momento, Rosa Parks diventa un'icona del movimento per i diritti civili.

Oggi è quanto mai attuale tornare a parlare di lei e di tutta la lotta per l’uguaglianza tra neri e bianchi, poiché accadono avvenimenti gravi che ci fanno riflettere sulla nostra civiltà e sulla nostra convivenza tra uomini diversi.

Rosa Parks e Martin Luther King

Nel 1999 Bill Clinton consegna a Rosa Parks la Medaglia d'oro del Congresso americano


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mercoledì 28 ottobre 2015

Nigeria, imponenti manifestazioni di protesta nelle regioni dell'ex-Biafra dopo l'arresto di un leader

Imponenti manifestazioni nell'Ex-Biafra
Il popolo dell'ex-Biafra si sente sempre più discriminato e abbandonato dal governo federale. Aumenta l'insofferenza del popolo di etnia Igbo verso il nuovo presidente nigeriano Buhari.

Le principali città del Sud della Nigeria, della regione del Delta e di quello fu la regione del Biafra si sono fermate martedì scorso in seguito alle imponenti proteste causate dall'arresto del direttore di "Radio Biafra", una radio locale che porta avanti le rivendicazioni delle popolazioni Igbo e messa recentemente fuori-legge dal nuovo governo federale.

Nnamdi Kanu, arrestato sabato scorso
Nnamdi Kanu, direttore di "Radio Biafra" a cui è vietato di trasmettere, è stato arrestato dal Dipartimento dei Servizi Segreti nigeriani (DSS) sabato scorso al suo arrivo all'aeroporto di Lagos. Kanu dirige anche "Biafra Television" un TV libera che trasmette in streaming da Londra e sensibilizza le popolazioni del Biafra sulla situazione delle loro terre.

Il suo arresto ha provocato un'ondata di proteste, sia in Nigeria che tra le comunità nigeriane che vivono all'estero. Imponenti manifestazioni anche a Londra.

Le popolazioni dell'ex-Biafraprevalentemente cristiane di etnia Igbo, sono da sempre discriminate dai governi federali che si sono succeduti dopo la conquista dell'indipendenza, discriminazione aggravata dopo la conclusione della disastrosa guerra civile che li ha visti soccombere a favore degli interessi economici e politici. Una situazione diventata esplosiva dopo l'ascesa al potere del Presidente Buhari.

Ricordiamo a tutti la nostra campagna sulla situazione del Delta Niger, che fa parte dell'ex-Biafra, dove il petrolio estratto viene "rubato" dalle compagne straniere, e dove ormai la situazione dal punto di vista dell'inquinamento ambientale è del tutto compromessa.

Ricordiamo a tutti che dopo la sanguinosa guerra del Biafra (1967-1970, oltre due milioni di morti civili e cinque milioni di profughi) la Nigeria ha smembrato quella regione in nove stati autonomi cancellando da tutte le carte geografiche la parola Biafra, discriminando la popolazione locale e l'intero popolo degli Igbo.

Ricordiamo a tutti che, con l'insediamento del nuovo presidente Buhari, un mussulmano, sono aumentate le discriminazioni e le violazioni verso le più elementari libertà nei confronti della popolazione dell'ex-Biafra culminate con il divieto di trasmettere a "Radio Biafra" e pochi giorni fa con l'arresto del suo direttore.

Foundation for Africa è vicina alle popolazioni dell'ex-Biafra e condivide la campagna portata avanti da "Radio Biafra" per l'autodeterminazione del popolo Igbo.

Foundation for Africa continua a dire NO al "furto" di petrolio che ormai da 50 anni le compagnie straniere, con la complicità dei governi federali e dei politici nigeriani corrotti, stanno attuando ai danni delle popolazioni locali.

per liberare Nmamdi Kanu

La Guerra del Biafra
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Delta del Niger
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"Delta Niger"
per dire No all'inquinamento di quelle regioni e per dire Si all'autodeterminazione delle popolazioni locali
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venerdì 23 ottobre 2015

Nigeria e Boko Haram. Tra attentati quotidiani e offensiva dell'esercito, una vera e propria guerra civile

Villaggio di Madagali
Uccisi 150 miliziani Boko Haram e liberati 36 tra donne e bambini. I gruppi di autodifesa nigeriani, costituiti dai civili nei villaggi nel nord-est del Paese, hanno reso noto di aver ucciso circa 150 miliziani di Boko Haram combattendo al fianco dell'esercito, e di aver liberato 36 tra donne e bambini che erano stati catturati dai jihadisti.

L'assalto è stato condotto nella serata del 20 ottobre nelle aree di Madagali e Gwoza, dove gli estremisti, secondo le informazioni di intelligence, stavano preparando un attacco su larga scala.

Un episodio che però non ferma le violenze. I miliziani di Boko Haram, in fuga da una vasta offensiva delle truppe nigeriane, hanno ucciso oggi venti persone su una strada poco fuori il villaggio Jingalta, a settanta chilometri da Maidiguri, capitale dello Stato nord-orientale di Borno.

Gli islamisti di Boko Haram, che stavano fuggendo dopo che le truppe di Abuja avevano preso d’assalto il loro campo nella provincia di Nganzai, hanno aperto il fuoco contro quattro veicoli dove si trovavano le vittime.

I miliziani di Boko Haram hanno in seguito bruciato tutto il villaggio di Jingalta dove la popolazione era già fuggita dopo aver avvertito i primi spari. Testimoni giunti sul luogo del massacro riferiscono di aver visto i corpi di almeno venti persone uccise e il villaggio di Jingalta completamente bruciato.

Giovedì e venerdì della scorsa settimana diversi attentati suicidi compiuti da militanti islamisti hanno provocato decine di vittime a Maiduguri.

giovedì 22 ottobre 2015

Nigeria, l'orrore di quelle 50 bambine usate come bombe umane da Boko Haram

Decine e decine sono gli attentati compiuti da Boko Haram nelle regioni del nord-est della Nigeria in un solo anno. Dal 2014 i miliziani nigeriani hanno ucciso e massacrato almeno 7.000 civili, distrutto, incendiato e raso al suolo decine di villaggi, chiese e luoghi di culto, rapito almeno duemila tra donne, ragazze e bambini, e provocato un milione e 200 mila profughi.

L'offensiva dell'esercito nigeriano contro i terroristi islamici, coadiuvato dagli eserciti di Niger, Camerun e Ciad, ha messo in crisi l'organizzazione terroristica nigeriana che quindi ha cambiato tattica ed è tornata a colpire con attentati in luoghi affollati come mercati e centri commerciali, e luoghi di culto, non solo nei territori orientali della Nigeria, ma anche nelle regioni nelle vicinanze del lago Ciad dei confinanti Camerun, Niger e dello stesso Ciad.

Sarebbero una cinquantina le bambine che fin'ora Boko Haram ha utilizzato come kamikaze.

In risposta a questi attacchi con le bambine, il nuovo governo di Muhammadu Buhari per un periodo circoscritto aveva vietato alle donne di indossare il "burqa" per le strade. Ma è servito a poco. C'è un motivo preciso, anche se piuttosto comune e banale, dietro l'impiego di ragazze e bambine per gli attacchi suicidi, portano gonne lunghe o veli, che gli permettono di nascondere più facilmente gli ordigni e destano meno sospetti.

Secondo alcune stime l'organizzazione terroristica avrebbe "utilizzato" più di 50 "ragazze kamikaze" in Nigeria e Camerun dal giugno 2014, quasi una a settimana, con età a partire dai dieci anni, e in un caso accertato anche una bambina di otto anni. Poi bisogna mettere in conto i rapimenti, i matrimoni forzati, le violenze e gli stupri seriali. Nemmeno l'ISIS sembra aver osato tanto fino ad ora.

Questa scia di sangue ha ovviamente contribuito ad esasperare il clima di paura, nonostante le incursioni degli eserciti di Ciad, Niger e Camerun qualche risultato abbiano iniziato a produrre, in primis limitando le capacità del gruppo di muoversi liberamente in un territorio che prima e di assoluto dominio dei jihadisti.

È assai probabile che il leader Abubakar Shekau abbia iniziato ad intensificare la sua campagna di terrore urbano poiché è consapevole di non disporre delle risorse sufficienti per ingaggiare una guerra convenzionale contro le autorità nigeriane.

L'utilizzo di donne o bambine per portare a termine attacchi suicidi, oltre che un fatto agghiacciante, potrebbe essere il segno di un progressivo declino dell'organizzazione. Così come lo è stato l'adesione al Califfato di "Al Baghdadi", che oltre a costituire la formalizzazione di un'intesa, è apparso fin da subito il tentativo di fare cartello con i "fratelli" dell'ISIS in un momento di estrema difficoltà.

Boko Haram a fianco dell'ISIS anche in Siria. Dopo aver inviato nel mese di settembre almeno 200 uomini a Derna in Libia, è di oggi l'informazione che anche in Siria a fianco dell'ISIS è apparso un distaccamento di Boko Haram arrivato dalla Nigeria.

Lo ha annunciato il capo dell'amministrazione presidenziale russa, Serghei Ivanov, come riporta Ria Novosti. Ivanov ha aggiunto che a combattere i terroristi dei vari gruppi in Siria è l'esercito governativo e la milizia curda. Inoltre, i raid russi contro i terroristi "senza le operazioni di terra delle forze armate siriane, non avranno successo"

Insomma un Boko Haram, che in Nigeria è in crisi, cerca di "esportarsi". Prima in Libia e adesso in Siria, cerca una legittimazione agli occhi delll'ISIS, senza escludere che possa anche cercare all'estero quei rinforzi e quei finanziamenti che ormai in "patria" ha sempre più difficoltà a trovare.
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