lunedì 25 aprile 2016

Secondo il presidente nigeriano tutti quelli che "fuggono" dalla Nigeria sono delinquenti

"Non date asilo ai nigeriani, da noi scappano solo i delinquenti"

Il presidente nigeriano Buhari
Gravi e odiose, per tutti gli immigrati nigeriani e non solo, le dichiarazioni rese in un intervista rilasciata durante la sua visita a Londra al britannico "The Telegraph" dal presidente nigeriano Muhammadu Buhari secondo il quale l'Europa non dovrebbe dare ospitalità ai suoi connazionali che fuggono dalla Nigeria perché tutti quelli che scappano sono delinquenti - leggi intervista originale -

In un’odiosa e imbarazzante intervista, almeno per tutti i nigeriani all'estero, concessa al britannico Telegraph, il presidente mussulmano della Nigeria Buhari, spiega come ad abbandonare il suo Paese siano in gran parte i criminali, e che non avrebbero alcun motivo di chiedere asilo in Europa, visto che in Nigeria non ci sono guerre. Dimenticandosi che da sei anni in Nigeria si nuore per mano di Boko Haram, e che proprio lui, Buhari, aveva promesso la sconfitta di Boko Haram entro tre mesi dalla sua elezione, una guerra quella contro Boko Haram ancora in corso.

Parlando con il corrispondente Colin Freeman durante un viaggio a Londra, Buhari ha avvertito i suoi concittadini di "smettere di cercare asilo politico all'estero, perché i nigeriani che partecipano all'esodo di clandestini verso l’Europa, lo stanno facendo solo per ragioni economiche, e non perché in pericolo"

Ha continuato dicendo che "a causa del numero di nigeriani detenuti per violazioni della legge in tutta Europa, è improbabile ottenere molta simpatia all'estero", un'implicata ammissione che è proprio la mafia nigeriana ad alimentare il traffico di esseri umani, soprattutto di ragazze, dalla Nigeria. Ma anziché fare dichiarazioni contro chi "fugge" dovrebbe fare di più contro chi li fa fuggire.

"Alcuni nigeriani affermano che è troppo difficile tornare a casa, ma hanno anche reso difficile ad europei e americani accettarli, a causa del numero di nigeriani nelle prigioni di tutto il mondo accusati di traffico di droga o di traffico di esseri umani. Non credo che i nigeriani abbiano motivo di lamentarsi. Possono rimanere a casa, dove sono richiesti i loro servizi per ricostruire il paese"

Le dichiarazioni del "nostro" Presidente "mussulmano" sono un'offesa per tutti noi nigeriani che viviamo all'estero, un'umiliazione fatta proprio da colui che dovrebbe rappresentare TUTTI i nigeriani, sia quelli in patria sia quelli costretti a fuggire.

Sono un'offesa soprattutto le decine di migliaia di ragazze nigeriane schiave in Europa, ma "fuggite" dalla Nigeria proprio con l'aiuto di altri nigeriani "mafiosi e corrotti".

Questo presidente nigeriano NON ci è mai piaciuto, e non solo perché è mussulmano. Eletto un anno fa
  • aveva promesso la sconfitta di Boko Haram, ma Boko Haram è ancora lì,
  • aveva promesso di debellare la corruzione, ma la corruzione è più forte di prima, 
  • avrebbe dovuto sconfiggere la mafia nigeriana, ma la mafia nigeriana è più forte di prima,
  • doveva occuparsi del problema del petrolio nigeriano e dei luoghi dove viene estratto ma quei luoghi sono quelli più inquinati del mondo.
Le dichiarazioni del presidente Buhari sono un'offesa soprattutto le decine di migliaia di ragazze nigeriane schiave in Europa, ma "fuggite" dalla Nigeria proprio con l'aiuto di altri nigeriani "mafiosi e corrotti"

Nigera, catturati dall'esercito quattro capi di Boko Haram

L'esercito nigeriano annuncia di aver catturato quattro capi di alto livello della sanguinaria setta islamica Boko Haram. Lo scrivono alcuni media locali, fra cui Nigeria Today. Un portavoce militare, il generale Sani Usman, citato dai media, ha dichiarato che si tratta di arresti la cui importanza è "senza precedenti" e ha aggiunto che i quattro capi terroristi sono ora sotto interrogatorio.

La loro cattura, ha spiegato il militare, è avvenuta a Rann, nel travagliato stato di Borno. Adesso la speranza è che almeno uno dei quattro dia informazioni utili al ritrovamento delle migliaia di ragazze e bambine rapite negli ultimi due anni dalla setta islamica, e ai "campi militari" nascosti nella foresta di Sambisa dove si troverebbero ancora centinaia di miliziani jihadisti.

Anche l'esercito nigeriano non è immune da episodi violenti e atroci perpetrati ai danni di una parte di popolazione mussulmana che è sempre stata considerata fiancheggiatrice delle milizie islamiche Boko Haram. La denuncia di Amnesty International si riferisce ad un episodio avvenuto lo scorso dicembre.

Oltre 350 persone sono state uccise illegalmente dall'esercito nigeriano e alcune di loro sono state bruciate quando erano ferite, ma ancora vive. È Amnesty International a denunciare l'agghiacciante episodio, avvenuto tra il 12 e il 14 dicembre scorso, dopo uno scontro tra i soldati nigeriani e i membri del Movimento Islamico della Nigeria a Zaria, nello stato di Kaduna. La ricerca di Amnesty si basa su testimonianze e sull'analisi di immagini satellitari che hanno individuato una possibile fossa comune.

venerdì 22 aprile 2016

Giornata della Terra

Foto scattata dalla Stazione Spaziale Internazionale (ISS)
La "Giornata della Terra" si festeggia ogni anno dal 22 aprile 1970, un’occasione per celebrare il pianeta su cui viviamo e per affrontare questioni che riguardano la protezione dell’ecosistema, la lotta all'inquinamento e il modo per contrastare il progressivo esaurimento delle riserve naturali e la scomparsa di tante specie di animali e vegetali.

Perché la Giornata della Terra è oggi .. L’istituzione di una Giornata della Terra avvenne nel 1970 su iniziativa del Senatore degli Stati Uniti Gaylord Nelson. Quando, tra il gennaio e il febbraio del 1969, a Santa Barbara in California, si verificò uno dei più gravi disastri ambientali degli Stati Uniti, causato dalla fuoriuscita di petrolio da un pozzo della Union Oil.

Il senatore Nelson decise di occuparsi maggiormente delle questioni ambientali e, per portarle all'attenzione dell’opinione pubblica, propose appunto di fissare una giornata dedicata a questi temi. La Giornata della Terra si tenne per la prima volta il 22 aprile 1970 per ragioni pratiche, scegliendo una data tra le vacanze primaverili e la sessione di esami, e questo per coinvolgere maggiormente gli studenti.

lunedì 18 aprile 2016

Affondano 4 barconi nel Mediterraneo, 400 migranti dispersi

Un’altra strage di migranti nel Mediterraneo, sarebbero 400 i dispersi, tra di loro somali, eritrei e etiopi. Cercavano di raggiungere l’Italia dall'Egitto. Solo una trentina quelli portati in salvo.

Sono circa 400 i migranti che risultano dispersi nel Mar Mediterraneo, al largo delle coste egiziane. Si trovavano a bordo di quattro barconi malconci: secondo le testimonianze locali sarebbero affogati nel tentativo di raggiungere l’Italia. Lo scrive il Mail online, citando la "Bbc Arabic" che, a sua volta, cita fonti locali.

Il naufragio sarebbe avvenuto al largo delle coste dell'Egitto a causa del maltempo improvviso e delle forti raffiche di vento. Immediato l’intervento delle squadre di soccorso che sarebbero però riuscite a portare in salvo soltanto una trentina di persone. La gran parte dei migranti sarebbe di origine somala, ma ci sarebbero anche etiopi ed eritrei.

"Necessità di pensare" .. Sulla tragedia del mare interviene anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. "Di pensare oggi ce n’è veramente bisogno. Ce lo ricorda l’ennesima tragedia del Mediterraneo pare con centinaia di morti a un anno dalla tragedia in cui ne morirono 800. Pensare è necessario. Necessità di pensare"

Triste anniversario "Molto da fare". Il nuovo viaggio della speranza finito male, infatti, cade nel triste anniversario di un’altra tragedia del mare, esattamente un anno fa, il 18 aprile, la morte di circa 800 persone nel Canale di Sicilia, a 60 miglia dalla Libia. "Abbiamo fatto molto, ovviamente c’è molto che stiamo ancora pianificando e facendo" le parole di Federica Mogherini, alto rappresentante per la Politica estera dell’Unione europea. Al via, proprio oggi, le operazioni di recupero del relitto del naufragio al largo della Libia: la nave incaricata dalla Marina Militare aggancerà e trasporterà il natante verso il porto di Augusta. Le operazioni dovrebbero concludersi entro la fine del mese di aprile.

L’invito di Gentiloni, "Non muri, ma sforzi comuni" .. Il nuovo naufragio rappresenta per il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, "una ragione in più per dire all'Europa che in questo momento non deve innalzare muri, ma moltiplicare i propri sforzi". Parole che il responsabile della Farnesina pronuncia al suo arrivo in Lussemburgo, dove è in corso il Consiglio dei ministri degli Esteri europei, e che sono un chiaro riferimento all'innalzamento di una barriera al Brennero, voluta dall'Austria, per fermare un eventuale flusso di migranti proveniente dall'Italia.

Sei cadaveri su un gommone diretto in Italia .. Altri sei cadaveri sono stati recuperati nella notte a bordo di un gommone semi-affondato, quasi completamente pieno d’acqua e con il motore fuori uso. L’operazione svolta dalla Guardia Costiera nel Canale di Sicilia a circa 20 miglia dalle coste libiche a nord di Zabratah, ha consentito di salvare 108 persone, tra cui cinque donne. Ma il bilancio potrebbe essere più grave: i naufraghi portati in salvo dalla nave Aquarius dell’Associazione SOS Mediterraneo raccontano che a bordo c’erano 130-140 persone provenienti da Gambia, Guinea Bissau, Guinea Conakry, Costa d’Avorio, Togo, Nigeria, Senegal, Mali, Sudan, Etiopia, Eritrea. Ci sarebbero, quindi, almeno una ventina di dispersi, anche per questo secondo episodio.

giovedì 14 aprile 2016

BringBackOurGirls, vive alcune delle ragazze rapite a Chibok due anni fa. Boko Haram chiede un riscatto

Nigeria, vive alcune delle studentesse rapite da Boko Haram a Chibok due anni fa. Lo rivela la CNN entrata in possesso di un video consegnato ai negoziatori nigeriani lo scorso dicembre, lo strazio delle famiglie.

Un filmato mostra 15 delle oltre 200 studentesse sequestrate due anni fa da una scuola di Chibok. I parenti le riconoscono. I jihadisti avrebbero chiesto un riscatto di 44 milioni di euro per il rilascio.

"La mia Saratu" dice con la voce rotta dal pianto allungando la mano sullo schermo come per volerla toccare. Rifkatu Ayuba ha appena riconosciuto la figlia diciassettenne tra le ragazze velate che compaiono in un video rilasciato da Boko Haram. Il filmato è stato consegnato ai negoziatori locali come prova che le studentesse di Chibok sono ancora vive. E che siano proprio loro lo hanno confermato durante una proiezione collettiva alcune madri delle adolescenti rapite esattamente due anni fa dal dormitorio del loro liceo, la notte prima degli esami.

Il filmato è il primo a ritrarre le ragazze dal maggio del 2014, quando a un mese dal rapimento erano state divulgate le immagini delle giovani sotto sequestro, nel pieno della campagna internazionale #BringBackOurGirls.

L’appello .. Nel video, pubblicato dalla Cnn, compaiono 15 ragazze schierate su due file davanti a un muro giallo, sono avvolte in una tunica che lascia scoperto soltanto il volto. Alcune guardano in camera, gli occhi persi nella tristezza. Una voce fuori campo chiede di presentarsi, e ognuna di loro risponde indicando il proprio nome e quello della scuola superiore di Chibok da cui è stata rapita.

Verso la fine una di loro, Naomi Zakaria, lancia un appello, "È il 25 dicembre 2015, parlo a nome di tutte le ragazze di Chibok, stiamo bene" è la premessa. Poi prosegue chiedendo alle autorità nigeriane di aiutarle a ricongiungersi con le loro famiglie. Il video sarebbe dunque stato registrato lo scorso Natale, data considerata attendibile dai negoziatori coinvolti nelle trattative con Boko Haram.


La richiesta di riscatto .. Perché delle trattative sono in corso tra il gruppo jihadista e il governo nigeriano, dopo che il presidente Buhari si è detto disposto a trattare, i miliziani tre mesi fa avrebbero chiesto un riscatto di 10 miliardi di naire, l’equivalente di oltre 44 milioni di euro, per il rilascio delle 219 studentesse di Chibok ancora nelle loro mani (sulle 276 sequestrate, 57 erano riuscite a fuggire subito dopo il rapimento).

Lo ha rivelato al Sunday Telegraph una fonte ben informata che già la settimana scorsa aveva parlato del nuovo video con le 15 ragazze pubblicato ora dalla Cnn. Sulla richiesta di riscatto il governo nigeriano è diviso, per alcuni sarebbe una soluzione, per altri soltanto un modo per rafforzare il gruppo e permettergli di reclutare nuovi adepti in un momento di crisi sul piano militare.

Abuja, manifestazione per la liberazione delle ragazze di Chibok
Trattamento "di favore" .. In realtà la prima richiesta del leader di Boko Haram, Abubakr Shekau, avanzata l’anno scorso, era stata quella di uno scambio di prigionieri, ma questa trattativa, mediata dalla Croce Rossa, si era arenata perché i miliziani voluti non erano nelle mani delle autorità nigeriane.

In ogni caso Boko Haram sembra intenzionato a sfruttare il valore aggiunto che queste rapite hanno acquisito, soprattutto grazie al clamore internazionale che il loro sequestro di massa ha suscitato. Per questo forse le ha mantenute in vita e sottratte al destino di kamikaze che ha riservato a molte altre soprattutto nell'ultimo anno.

La scuola e le macerie .. Oggi, per il secondo anniversario del sequestro di gruppo, il vicepresidente nigeriano Yemi Osinbajo troverà una comunità arrabbiata. Non soltanto perché le autorità non hanno ancora saputo riportare a casa le ragazze (nonostante ne avessero avvistate alcune, non intervennero perché troppo rischioso), ma anche perché l’unica scuola del paese, quella distrutta da Boko Haram la notte del sequestro, è ancora in macerie, lamenta Yakubu Nkeki, leader del gruppo di familiari delle studentesse rapite. Ventimila bambini dell’area oggi non hanno aule dove studiare.

Il filmato mostra 15 delle oltre 200 studentesse rapite a Chibok due anni fa


"Boko Haram ha raggiunto il suo scopo. Non vogliono che noi abbiamo un’istruzione occidentale e i nostri figli non ce l’hanno anche per colpa del governo federale che non ricostruisce le scuole bruciate dai miliziani islamici"

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lunedì 11 aprile 2016

Darfur e il referendum surreale indetto in una regione in fiamme

Morti, abusi e migliaia di sfollati nell'offensiva delle milizie governative partita a gennaio. Oltre 2 milioni gli abitanti che vivono nei campi profughi. Voto non credibile.

Darfur, seggio elettorale
I circa sei milioni di abitanti del Darfur hanno tre giorni di tempo a partire da oggi per decidere se la loro regione amministrativa deve tornare ad essere una unica regione, come prima del 1994, oppure rimanere diviso in cinque parti come è attualmente.

La consultazione è parte degli accordi di pace del 2011 firmati a Doha. Ma la pace in Darfur non è mai arrivata e il referendum ad oggi appare una iniziativa surreale voluta dal presidente Omar Al Bashir che è il principale fattore di guerra in questa regione ed è inoltre ricercato dal tribunale dell’Aja per crimini di guerra e contro l’umanità commessi proprio in Darfur.

La guerra in Darfur non si è mai fermata dal 2003, quando è iniziata, ed ha prodotto finora oltre due milioni di sfollati che vivono stipati in campi profughi con poca assistenza perché il regime concede con il contagocce i permessi di assistenza alle agenzie internazionali.

Nel Darfur, regione le cui formazioni guerrigliere si oppongono al regime, c’è stata una lunga lotta a fianco dei leader del sud che poi, hanno ottenuto l’indipendenza. Omar Al Bashir dal 2003 in avanti ha usato i cosiddetti Janjawid, una popolazione nomade locale di origine araba, per fare una sorta di pulizia etnica.

La strada verso il futuro resta in salita per il Darfur. Gli abitanti della regione occidentale del Sudan, ancora funestata dalle violenze e dagli abusi di diverse milizie para-governative, hanno tre giorni (fino a mercoledì) per decidere se il Darfur, attualmente diviso in cinque parti, deve tornare a essere un'unica regione, come prima del 1994.

Ma per molti di loro questo referendum, previsto dall'accordo di pace firmato a Doha nel 2011, non rappresenta certo una priorità. Agli oltre due milioni di sfollati causati dal conflitto iniziato nel 2003 che vivono stipati nei campi profughi, se ne sono aggiunti altri 130 mila costretti a lasciare le proprie case per l’offensiva governativa partita a gennaio nel Jebel Marra.

Darfur, profughi
Pressioni sui profughi. "Quello che la gente vuole in Darfur non è un referendum ma la possibilità di condurre una vita decente e sicura nei propri villaggi. Siamo sfollati e la maggior parte di noi non ha documenti. Come possiamo avere un ruolo attivo in questo referendum?"

Invito al boicottaggio. Il presidente Omar Bashir, reduce da un contestato tour pre-elettorale in Darfur, ha presentato la consultazione come una concessione fatta per riportare la pace nella regione (il conflitto del 2003 aveva le sue radici proprio nella divisione della regione decisa 1994). Ma i ribelli e i gruppi all'opposizione non si fidano, dicono che il voto sarà truccato, che il governo è contrario a un Darfur unificato e hanno invitato al boicottaggio.

Le autorità parlano di registrazioni di massa per il voto. Ma alcuni leader dei campi profughi denunciano pressioni e intimidazioni. "In queste condizioni e con queste regole, il voto non può essere considerato un’espressione credibile della volontà degli abitanti del Darfur"

Ma il presidente Omar Bashir, reduce da un contestato tour pre-elettorale in Darfur, insiste che si tratta di un voto libero e giusto. Sulla sua testa pende dal 2009 un mandato di cattura internazionale per genocidio.

La visita di Bashir e le proteste. Nel campo di Kalma, sabato e domenica scorsi i profughi hanno manifestato contro la visita di Bashir. Gli scampati alle violenze dei janjaweed, i "diavoli a cavallo", esibivano cartelli e striscioni di protesta per il genocidio compiuto dal governo di Khartoum contro la popolazione autoctona e denunciavano la presenza di nuovi occupanti sulle terre da cui erano stati costretti ad andarsene dalle milizie foraggiate dallo stesso governo.

"Prima di tutto il governo dovrebbe garantire il ritorno di sfollati e rifugiati nelle proprie case, occuparsi di riconciliazione e condannare chi ha commesso crimini. Se Bashir pensava che il referendum potesse conferire un’apparenza di normalità al Darfur e distogliere l’attenzione dalla tragedia di un popolo costretto da anni a vivere una prigione a cielo aperto si sbagliava"






lunedì 4 aprile 2016

Nigeria, arrestato Khalid al-Barnawi numero due di Boko Haram

Arrestato il numero 2 di Boko Haram in Nigeria, Lo ha annunciato l’esercito nigeriano, si tratta di Khalid al-Barnawi, leader del gruppo Ansaru. Su di lui gli Stati Uniti nel 2012 avevano messo una taglia di 5 milioni di dollari.

Khalid al-Barnawi, leader Boko Haram
Svolta nella lotta al terrorismo islamico in Nigeria. L’esercito ha annunciato l’arresto del numero due di Boko Haram, Khalid al-Barnawi, leader dello spietato gruppo Ansaru che nel 2011 uccise Franco Lamolinara e due anni dopo un altro ostaggio italiano, Silvano Trevisan.

Il terrorista, figura di spicco nella rete degli jihadisti non solo in Africa ma anche nel Maghreb e in Medio Oriente, è stato preso durante un blitz dei militari nigeriani in un raid a Lokoja, nello stato di Kogi. "Posso confermare che Al-Barnawi è stato arrestato in un’operazione frutto della cooperazione tra i diversi servizi di sicurezza. È un enorme passo avanti nella lotta al terrorismo", ha dichiarato il portavoce della Difesa precisando che il leader di Ansaru "sta collaborando"

Il gruppo estremista islamico Ansaru è nato nel 2012 dopo aver preso le distanze da Boko Haram perché "le loro azioni sono disumane per la comunità islamica" (molte delle loro vittime sono infatti musulmani locali), spiegava in un video Abu Usmatul Al-Ansari, nome di battaglia di Al-Barnawi. Lo stesso leader in un altro video aveva affermato di non uccidere per motivi di fede se non "per autodifesa", e aveva ricordato che "il peccato di uccidere un musulmano è solo secondo al peccato di accettare leggi diverse dalla Sharia"

All’interno di Ansaru, che vuol dire "Avanguardia per la protezione dei musulmani nell’Africa Nera", militano guerriglieri che rivendicano legami con i terroristi di Al Qaeda, infiltrati in Africa anche attraverso il movimento terroristico Aqmi (al Qaida del Maghreb islamico), attivo nel nord del Mali. La loro specializzazione sono i sequestri degli occidentali.

E infatti sono tanti gli ostaggi vittime della loro ferocia. Nel 2011 Ansaru rivendicò l’uccisione dell’ingegnere Franco Lamolinara, 48 anni, rapito nel nord della Nigeria insieme con il collega britannico Chris McManus. La vicenda rischiò di creare un caso diplomatico tra Italia e Gran Bretagna perché l’uccisione dei due ostaggi avvenne durante un blitz fallito da parte di un commando anglo-nigeriano.

Due anni dopo, a fare le spese della ferocia di Ansaru fu un altro italiano, l’ingegnere Silvano Trevisan, 69 anni, sequestrato e ucciso insieme con altri sei ostaggi che lavoravano per un’impresa di costruzioni nel Bauchi. Le cause della morte di Trevisan, in questo caso, non sono mai state chiarite. C’è chi ha parlato di un blitz per liberarli andato male, come nel caso di Lamolinara, ma l’ipotesi fu smentita ufficialmente.
(BBC News)