domenica 31 gennaio 2016

Nigeria, Boko Haram distrugge villaggio di Dalori. Decine di bambini bruciati vivi

Almeno 86 morti in un attacco di Boko Haram nei pressi di Maiduguri, nel Borno State. Sarebbero decine i "bambini bruciati vivi".

La distruzione del villaggio di Dalori
Alla vigilia della visita di Matteo Renzi in Nigeria, Boko Haram nella notte assalta il villaggio di Dalori, nei pressi di Maiduguri e lo incendiano. Molti abitanti muoiono nel rogo. Nel sud preso di mira un oleodotto di una controllata dell'Eni dai militanti del MEND.

Almeno 86 persone sono morte e 100 sono rimaste ferite in un attacco di Boko Haram nei pressi di Maiduguri, nella Nigeria nord-orientale. L'attacco è avvenuto nella tarda serata di ieri (30 gennaio). I miliziani islamici indossavano uniformi militari e sono arrivati a bordo di auto e motociclette nel villaggio di Dalori, a 12 chilometri da Maiduguri.

L'assalto è durato circa quattro ore. I terroristi hanno colpito con armi ed esplosivi, quindi hanno appiccato il fuoco alle case. Testimoni hanno riferito che molti abitanti, tra i quali molti bambini, sono bruciati vivi nel rogo. "Tre ragazze kamikaze si sono fatte esplodere tra le persone in fuga"

Viaggio di Renzi in Nigeria, Ghana e Senegal. Domani è previsto l'arrivo in Nigeria di Matteo Renzi. Il presidente del Consiglio sarà alla guida di una delegazione di industriali, di Confindustria e di imprese, tra le quali ENI, Enel e Trevi. Delegazione che dopo la Nigeria farà tappa in Ghana e Senegal. È la terza visita in Africa di Renzi.

Attacco ad un oleodotto nel Delta del Niger. Ribelli attivi nella regione del Delta del Niger, nel Sud del paese, hanno fatto saltare un oleodotto di una sussidiaria dell'Eni, la Nigerian Agip Oil Company (Naoc), causando una "enorme" perdita di greggio. L'attacco all'oleodotto Agip a Brass (Stato di Bayelsa) è stato messo a segno giovedì notte da sospetti miliziani del Delta del Niger (MEND). "L'esplosione ha causato un'enorme fuoriuscita di greggio anche in mare"

Nessuno finora ha rivendicato la responsabilità dell'azione, messa a segno poche settimane dopo il sabotaggio di altri oleodotti e infrastrutture petrolifere nella regione.

Boko Haram ha colpito anche in Ciad in un villaggio nei pressi dell'omonimo lago. Anche per questo attentato, che ha provocato 9 morti e decine di feriti, sono state utilizzate bambine con cintura esplosiva addosso. Tre ragazzine poco più che bambine si sono mescolate tra la folla di un mercato e tra la gente nei pressi di una moschea per poi farsi esplodere, o con ogni probabilità le cinture esplosive sono state fatte esplodere con un telecomando azionato a distanza.
(ANSA)
Il villaggio di Dalori distrutto da Boko Haram
La nostra denuncia per la situazione del "Delta del Niger" di cui l'italiana ENI è tra le maggiori responsabili dell'inquinamento della regione. Foundation for Africa approva le azioni di sabotaggio ai danni degli oleodotti. La visita di Matteo Renzi nella nostra Nigeria con una delegazione di industriali è la dimostrazione che siamo di fronte all'ennesimo furto "legalizzato" di petrolio e di ricchezze perpetrate ai danni dei nigeriani, già devastati dalla piaga di Boko Haram.

Noi diciamo NO all'Islam integralista, ma diciamo NO anche al continuo furto di petrolio che da 50 anni si sta attuando nel Delta del Niger ai danni dei nigeriani e con la complicità dei corrotti governi federali, compreso quello attuale di Buhari, con il quale il presidente del consiglio italiano e l'italiana ENI si apprestano a fare nuovi affari "sporchi"





Lo Zimbabwe dice NO alle Spose Bambine

Sentenza storica nello Zimbabwe. NO alle "spose bambine". Un passo storico per mettere fine ai matrimoni precoci in Zimbabwe. La corte costituzionale ha infatti sancito come età minima legale per sposarsi i 18 anni, sentenziando che il paragrafo 22 della Legge sui matrimoni è anticostituzionale e deliberando che "nessuna persona, ragazzo o ragazza, deve sposarsi prima del 18° anno di età"

Un fenomeno quello delle spose bambine che nello Zimbabwe tocca il 31% delle minori. La sentenza è la conclusione di un lungo caso giudiziario iniziato nel 2015, quando due giovani ex spose, Loveness Mudzuru and Ruvimbo Tsopodzi, hanno chiesto alla Corte Costituzionale di prendere in considerazione le loro storie. Ora la corte ha deliberato che altri matrimoni illegittimi che hanno avuto luogo per motivi culturali o religiosi sono considerati anticostituzionali.

700 milioni di "Spose Bambine" in tutto il mondo. Ora spetta al Governo dello Zimbabwe modificare la legge sul matrimonio e altre leggi in contrasto con la Costituzione che potrebbero creare ancora perseverare i matrimoni prematuri e mettere fine a una pratica odiosa quanto diffusa. Nel mondo attualmente oltre 700 milioni di donne si sono sposate prima del 18° anno di età e circa 250 milioni ha contratto il matrimonio prima dei 15 anni.

"Questa sentenza è una pietra miliare per lo Zimbabwe, che pone seria attenzione sull'annoso problema dei matrimoni prematuri che non permettono alle bambine di raggiungere il loro pieno potenziale. Il matrimonio prematuro viola i diritti umani di bambine e bambini, ma in particolare colpisce in modo sproporzionato le bambine a cui viene negato un matrimonio consensuale, nonché il diritto all'istruzione, alla protezione, allo impegno economico e alla salute riproduttiva"
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No alle Spose Bambine e ai Matrimoni Combinati
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Drogarsi e mettersi alla guida non è reato. Lo ha detto la Cassazione

Siamo alle comiche. Per la Cassazione, non è sufficiente provare l'assunzione di stupefacenti prima di mettersi al volante. Occorre che la guida sia effettivamente alterata.

In materia di guida in stato di alterazione psico-fisica causato dall'assunzione di stupefacenti, occorre fare una distinzione: il reato di cui all'articolo 187 del codice della strada (mettersi alla guida dopo aver assunto sostanze stupefacenti) si configura solo quando effettivamente il soggetto guidi in condizioni fisiche e psichiche alterate a causa dell'assunzione di droghe.

A tal fine non è, quindi, sufficiente provare che egli abbia assunto stupefacenti prima di mettersi al volante. Ad averlo recentemente chiarito è stata la sentenza numero 3623/2016, depositata dalla quarta sezione penale della Corte di Cassazione il 27 gennaio scorso.

Nel caso specifico, l'imputata era ricorsa ai giudici di legittimità per veder alleggerita la sua condanna in considerazione del fatto che l'esame clinico, cui la stessa era stata sottoposta per verificare l'utilizzo da parte sua di stupefacenti, non sarebbe idoneo a stabilire se la riscontrata assunzione delle droghe sia avvenuta effettivamente immediatamente prima di mettersi alla guida o, invece, nei giorni precedenti.

Proprio sulla base delle argomentazioni sopra riportate il ricorso della donna è stato accolto.

Per i giudici, infatti, occorre tenere ben presente un'importante distinzione: mentre per accertare la guida in stato di ebbrezza sono sufficienti l'accertamento del superamento del tasso limite o anche solo la prova sintomatica dell'ebbrezza, per il reato di cui l'articolo 187 del codice della strada non è così.

L'assunzione di droghe nei momenti precedenti la guida deve essere riscontrata sia attraverso un accertamento tecnico-biologico, sia attraverso altre circostanze che provino la situazione di alterazione psico-fisica.

giovedì 28 gennaio 2016

Repubblica Centrafricana, straordinaria campagna di vaccinazioni

L'obiettivo è di vaccinare circa 220.000 bambini, circa un quarto di quelli che vivono nel Paese, entro la fine del 2016. Un'azione di portata eccezionale, anche a causa del costo proibitivo del vaccino anti-pneumococcico, che consentirà di proteggere i bambini al di sotto dei cinque anni contro le principali patologie mortali infantili.

Medici Senza Frontiere (MSF) ha avviato una campagna di vaccinazioni di massa senza precedenti in Repubblica Centrafricana con l'obiettivo di vaccinare circa 220.000 bambini, pari a un quarto di tutti i bambini nel Paese, entro la fine del 2016. Un'azione di portata eccezionale, anche a causa del costo proibitivo del vaccino anti-pneumococcico, che consentirà di proteggere i bambini al di sotto dei cinque anni contro le principali malattie responsabili di mortalità infantile nel paese.

È il terzo anno di guerra civile. Dati ufficiali del Ministero della Salute mostrano che la crisi politica e militare iniziata tre anni fa nella Repubblica Centrafricana ha causato una drastica riduzione dei tassi di copertura vaccinale. Tra il 2012 e il 2014, il numero di bambini centrafricani vaccinati contro il morbillo si è ridotto dal 64% al 25%, mentre per le infezioni respiratorie è sceso dal 52% al 20%. Alla fine del 2013, solo il 13% dei bambini di un anno aveva ricevuto le vaccinazioni complete.

La campagna estesa a 13 prefetture. Avviata lo scorso luglio nel nord del paese in collaborazione con il Ministero della Salute, la campagna di MSF ha ora raggiunto la sub-prefettura di Berberati, nella Repubblica Centrafricana sudoccidentale, e verrà gradualmente estesa a tutte e 13 le sub-prefetture in cui MSF è presente.

Accanto ad essa, MSF potenzierà i servizi di vaccinazione nelle strutture sanitarie in cui lavora e in questo modo potrà fornire ai bambini al di sotto dei 5 anni una protezione efficace contro almeno nove malattie infettive (difterite, tetano, pertosse, polio, il batterio "Haemophilus influenzae" di tipo B, Epatite B, pneumococco, febbre gialla e morbillo).

Saranno inoltre implementate misure preventive come la distribuzione di vitamina A, zanzariere, trattamenti anti-parassitari e screening per la malnutrizione, secondo i bisogni specifici di ciascuna prefettura.

Un intervento mai realizzato prima. "Questa campagna di vaccinazione preventiva è la più ampia mai avviata da MSF in Repubblica Centrafricana e una delle prime che mirano a proteggere i bambini al di sotto dei cinque anni contro un numero così alto di malattie. Data la situazione attuale nel paese, il rischio di epidemie e decessi causati da malattie prevenibili attraverso i vaccini è estremamente alto. È vitale garantire protezione contro queste malattie al maggior numero di bambini possibile"

La donazione della Pfizer. "In questo momento stiamo beneficiando di una donazione fatta dall'azienda farmaceutica Pfizer, uno dei due produttori del PCV. Senza di essa, avremmo dovuto spendere diversi milioni di dollari solo per acquistare il vaccino. Ma le donazioni non sono una soluzione percorribile. Il vaccino deve essere reso disponibile a un prezzo equo e accessibile, perché possa essere usato nel momento e nel luogo in cui gli operatori sanitari lo considerano necessario"





sabato 16 gennaio 2016

Burkina Faso, assalto jihadista a Ougadougou. Nel mirino gli stranieri

Hotel Splendid, Ougadougou (Burkina Faso)
Anche due donne tra i terroristi, si erano finte clienti dell'Hotel Splendid. Il bilancio dell'attacco rivendicato da "Al Quaeda" è di 27 morti, di 18 nazionalità diverse, e 33 feriti. Uccisi quattro jihadisti. Liberati 150 ostaggi. È stata una "Vendetta contro la Francia".

Almeno 27 morti e 33 feriti di 18 nazionalità diverse, circa 150 ostaggi liberati dopo un lungo scontro a fuoco. È questo il tragico (ma ancora provvisorio) bilancio dell'attacco terroristico avvenuto stanotte a Ougadougou, capitale del Burkina Faso. Un gruppo di persone armate ha preso d'assalto l'hotel Splendid e il caffè-ristorante "Le Cappuccino", frequentati da occidentali e in particolare da personale dell'Onu. Le vittime dell'attacco sono almeno 123, 4 i terroristi uccisi. L'attacco, scattato con l'esplosione di due autobomba, è stato rivendicato da Aqim (al Qaeda Maghreb Islamico).

Alcuni terroristi si sarebbero registrati all'hotel fingendosi normali clienti. L'esercito del Burkina Faso ha portato a conclusione l'assalto all'hotel Splendid e al caffè Cappuccino, situato di fronte l'albergo solo in tarda mattinata. Le forze di sicurezza del Burkina Faso hanno dichiarato conclusa l'operazione svolta presso le due strutture, mentre continuano invece le operazioni di perlustrazione del quartiere, nel centro di Ouagadougou, alla ricerca di eventuali altri terroristi in fuga.

Quattro jihadisti sono stati uccisi, tra loro due donne. Testimoni parlano di "una giovane donna con i dreadlocks (capelli tipo rasta)e due di aspetto arabo" che sono entrati urlando "Allah akhbar" (Allah è grande) nel caffè dove 10 persone sono rimaste uccise.

Il ministro della Funzione Pubblica del Burkina Faso, Clément Sawadogo, che si trovava nell'hotel tra gli ostaggi poi liberati nella notte, ha raccontato di aver visto "due persone, uno mascherato e l'altro a volto scoperto, che sparavano a distanza ravvicinata. Uno era palesemente un tuareg e l'altro un nero".

"Eravamo al quarto piano dell'hotel Splendid verso le 21.40, due jihadisti hanno crivellato di colpi la porta di ingresso e poi sono entrati sparando a raffica. È in quel momento che sono stato colpito alla spalla. Verso le 3 di notte, l'esercito francese è venuto per farci uscire".

"Attacco vile". Il neo-presidente del Burkina Faso, Roch Marc Christian Kaborè è arrivato all'Hotel Splendid, principale teatro dell'attacco jihadista, e ha definito l'attacco "codardo e vile".

Alle operazioni che hanno portato alla liberazione dei 150 ostaggi hanno partecipato, oltre alle unità militari burkinabesi, una trentina di uomini delle forze speciali francesi e anche agenti dei servizi di intelligence americani (gli Usa hanno alcune basi militari nel Paese impegnate contro il terrorismo jihadista nel Sahel). Un contingente dell'esercito francese distaccato nel vicino Mai si sta già dirigendo verso Ouagadougou per aumentare la presenza militare nel Paese.

"Vendetta contro la Francia". L'attacco in Burkina Faso è una "vendetta contro la Francia e i miscredenti occidentali". Lo afferma il ramo nordafricano di al Qaeda nella sua rivendicazione. Un terrorista del gruppo, che ha partecipato all'assalto all'albergo, ha registrato un audiomessaggio e lo ha inviato all'agenzia privata mauritana al-Akhbar.

Nel messaggio, lungo poco più di tre minuti, l'uomo sostiene di avere visto 11 corpi e che in totale i morti siano 30. "Combatteremo la Francia fino all'ultima goccia del nostro sangue. Abbiamo strappato la vita ai fedeli della croce, che occupano le nostre terre e saccheggiano le nostre risorse". L'assalto è stato compiuto dai combattenti del battaglione Morabitoun, guidato da Mokhtar Belmokhtar, in prima fila nel conflitto in Mali.

Lo stesso gruppo jihadista che oggi ha colpito Ougadougou, il 20 novembre scorso aveva attaccato un hotel a Bamako, nel Mali (che confina a nord con il Burkina Faso), provocando più venti morti.

Due austriaci rapiti. Un medico austriaco e sua moglie sono stati rapiti stanotte nella zona di Baraboule, nel nord del Burkina Faso, vicino al confine con il Mali. Le autorità stanno indagando per capire se il rapimento sia in qualche modo legato agli attacchi avvenuti nella capitale.

La Farnesina raccomanda ai connazionali presenti nella capitale del Burkina Faso di "evitare ogni spostamento e rimanere nelle proprie abitazioni". Lo si legge sul portale dell'Unità di Crisi viaggiaresicuri.it, mentre continuano le verifiche sull'eventuale presenza di italiani sui luoghi dell'attacco terroristico di ieri sera.

"Il Burkina Faso è in lutto. L'Unione Europea è vicina nella lotta contro il terrorismo e nella difesa della libertà". Lo scrive su Twitter l'Alta rappresentante per la politica estera UE, Federica Mogherini.




martedì 12 gennaio 2016

Ecco perché il "Reato di Clandestinità" in Italia è ancora in vigore

C’è un fantasma che si aggira per l’Italia, il reato di clandestinità. Teoricamente dovrebbe essere morto e sepolto, invece il governo ancora non si decide a dargli il colpo di grazia, continuando a tenerlo inutilmente in vita.

Sono passati quasi due anni da quando il Parlamento ha approvato la "legge delega sulle pene detentive non carcerarie e di riforma del sistema sanzionatorio". Al suo interno, c’è anche un articolo che obbliga il governo a cancellare con un decreto legislativo il "reato di ingresso e soggiorno irregolare nel territorio dello Stato" introdotto nel 2009 dal governo di centrodestra (Lega Nord e Popolo delle Libertà) con la legge 94 del 15 luglio 2009.

Nell'estate del 2013 fu anche lanciata una campagna referendaria per abrogare l'articolo 10bis della Bossi-Fini ma non fu raggiunto il quorum di firme necessario, il 2 aprile 2014 il Parlamento ha approvato in via definitiva una legge "delega" che autorizzava il governo ad emanare un decreto attuativo per cancellare l'odioso reato di clandestinità. Il governo però, in quasi due anni NON ha mai provveduto, e così tecnicamente, l'articolo 10bis della legge Bossi-Fini è ancora in vigore.

In particolare, il testo della legge delega approvata nell'aprile 2014 dice che il governo dovrà "abrogare, trasformandolo in illecito amministrativo, il reato previsto dall'articolo 10-bis del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, conservando rilievo penale alle condotte di violazione dei provvedimenti amministrativi adottati in materia"

Viene depenalizzato solo il primo ingresso, ma anche la prima volta che si viene presi senza permesso di soggiorno scatterà l’espulsione. Inoltre, continuerà a commettere reato chi non obbedisce a un foglio di via, chi rientra dopo un’espulsione o chi viola altre disposizioni contro gli irregolari, come ad esempio l’obbligo di firma in questura o la consegna del passaporto.

Il reato di clandestinità, introdotto nel 2009 da Lega Nord e Popolo delle Libertà, ha fatto diventare tecnicamente un criminale ogni irregolare e ha costretto i tribunali a istruire migliaia di processi, ma non ha mandato in galera nessuno. La pena prevista è infatti una multa, che può essere sostituita con l’espulsione. Durante il processo lo straniero è libero, ma contemporaneamente è anche soggetto a un provvedimento amministrativo di espulsione.

Quindi, o la Questura riesce ad espellere lo straniero privo di documenti di soggiorno" prima che si svolga il giudizio per il reato di ingresso o soggiorno irregolare (ed in tal caso il giudizio si chiude con una sentenza d’improcedibilità), oppure lo straniero farà collezione di espulsioni, quella del prefetto e quella del giudice, entrambe destinate a non essere eseguite e a restare sulla carta.

Anche i magistrati hanno bocciato quel reato. "È inutile, perché una sanzione pecuniaria non è in grado di esercitare alcun effetto dissuasivo. Dannoso, perché intasa gli uffici giudiziari, costringendo le Procure a iscrivere nel registro delle notizie di reato migliaia di immigrati. Dannoso, perché intralcia le indagini contro gli scafisti e gli altri responsabili del traffico di clandestini"

Il 29 ottobre scorso anche la Cassazione ha decretato che, nonostante la legge delega del 2 aprile 2014 che "cancellava" il reato di clandestinità, senza uno specifico decreto attuativo da parte del governo, l'articolo 10-bis della Bossi-Fini, l'articolo che ha istituito il reato di clandestinità, è in vigore a tutti gli effetti.

Resta l'amarezza per i quasi due anni di inezia del governo Renzi, che dopo aver sbandierato ai quattro venti l'approvazione della legge del 2 aprile 2014, che ha fatto pensare a tutti che finalmente il reato di clandestinità veniva abrogato, non ha poi fatto quell'unico semplice passo per porre fine ad un "reato odioso".

Nell'aprile 2011 anche dalla Corte di Giustizia Europea ha condannato l'Italia per la violazione dei "Diritti Umani" in merito al Reato di Clandestinità "Non può considerarsi reato il semplice status giuridico di una persona perché viola la libertà personale dell'individuo". Il Reato di Clandestinità va quindi abrogato.

In questi giorni il ministro della Giustizia Orlando ci rassicura che molto presto verrà presentato un testo organico che oltre ad affrontare l'abrogazione del reato di clandestinità, comprenderà anche un "pacchetto" più ampio di norme che riguarderanno anche il tema dei rimpatri e del riconoscimento dei rifugiati.

Speriamo bene, ma a me sembra di essere nell'Italia dei "camaleonti", o in quella del "Gattopardo" dove "Tutto dovrà cambiare affinché nulla possa cambiare".

Due anni sono passati, due anni in cui il governo non ha trovato il tempo di emanare un semplice decreto attuativo, e ora il governo ci viene a raccontare che forse questo non è il momento giusto per cancellare una legge "ingiusta" e che, come ha già sentenziato la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, viola perfino i "Diritti Umani"



mercoledì 6 gennaio 2016

Germania, nella notte di Capodanno mille immigrati islamici violentano 90 donne

Stazione di Colonia
Aumentano le denunce di donne stuprate a Capodanno per mano di cittadini di origine straniera, presumibilmente magrebini o medio-orientali. Non solo a Colonia, ma in diverse città tedesche. Oltre mille le persone coinvolte.

Un caso senza precedenti che sta sconvolgendo la Germania. Nella notte di San Silvestro decine di donne sono state molestate, una novantina solo a Colonia da gruppi di uomini ubriachi di origine araba nella zona della stazione centrale e del duomo. La Germania inaugura il nuovo anno con una serie di violenze sessuali. Non solo a Colonia, ma in tutto il Paese la polizia ha registrato durante la notte di Capodanno diversi stupri, abusi, furti e aggressioni ai danni di giovani donne.

Violenze compiute da parte di gruppi di persone di origini magrebine o medio-orientali. Anche ad Amburgo la polizia ha incassato decine denunce da parte di altrettante donne che dichiarano di essere state bloccate, aggredite, derubate e di avere subito violenze a sfondo sessuale. Anche in questi casi gli autori delle violenze sono stati descritti dalle vittime come giovani uomini di origine araba o magrebina.

Notte di orrore a Colonia, stupri di massa a Capodanno. I fatti più gravi, però, rimangono quelli di Colonia, la cui stazione centrale è caduta per una notte in mano a gruppi di persone di origini nord-africane, che si sono lasciati andare a furti, stupri e violenze. I numeri sono in continuo aumento. Le denunce di violenze sessuali subite sono oltre 90 le donne che hanno trovato il coraggio di rendere note alle autorità quanto subito.

Secondo gli investigatori, inoltre, ci sarebbero altre decine di vittime che ancora sono rimaste in silenzio, per questo le denunce potrebbero aumentare vertiginosamente nei prossimi giorni.

Ad aumentare è anche il numero degli autori delle violenze. A seguito delle nuove testimonianze emerse e delle immagini ricavate dalle telecamere di sicurezza e dai filmati girati dai cellulari di alcuni testimoni la polizia ha constatato che siano oltre mille le persone che abbiano partecipato all'occupazione della stazione e alle aggressioni di gruppo. Tutte di età compresa tra i 15 e i 35 anni.

Una vera e propria azione premeditata e organizzata. La gravità dei fatti non ha precedenti. Quando avvenuto a Colonia, infatti, non può essere considerato come un fattore avvenuto spontaneamente. Si tratta invece di un’azione organizzata da parte di centinaia di persone che hanno seminato il panico per tutta la notte.

Ad essere di questo avviso è sia la polizia che le istituzioni tedesche. Secondo il Ministro degli interni della regione Nord-Reno-Vestfalia "è inaccettabile che gruppi di uomini nordafricani si organizzino per impossessarsi di fette di territorio e aggredire sessualmente delle giovani donne indifese. È compito della autorità di pubblica sicurezza quello di ridare sicurezza ai cittadini"

Quanto avvenuto a Capodanno in Germania viene considerato come senza precedenti. Sono "delitti di una nuova dimensione". I primi 5 arresti nei confronti di presunti stupratori, infatti, sono stati tutti ai danni richiedenti di asilo.
(Correre della Sera)






martedì 5 gennaio 2016

Burkina Faso. Emesso mandato di cattura internazionale per l'ex-presidente Compaoré

Thomas Sankara nel 1986
L’ex presidente del Burkina Faso, Blaise Compaoré è ricercato per l’omicidio del "Che Guevara africano", Thomas Sankara. L'omicidio di Thomas Sankara, nel 1987, fu uno dei fatti più importanti della storia post-coloniale africana.

Poco prima di Natale il nuovo governo del Burkina Faso, il primo eletto nelle prime elezioni libere dal 1987, ha emesso un mandato di cattura internazionale per l’ex presidente Blaise Compaoré, accusato dell’omicidio avvenuto nel 1987 di Thomas Sankara, leader carismatico e primo presidente del paese (che prima del suo arrivo si chiamava Alto Volta).

Grazie all’omicidio di Sankara, Compaoré divenne presidente del Burkina Faso e rimase al potere ininterrottamente per 27 anni. Compaoré fu costretto alle dimissioni nell'ottobre del 2014 a seguito delle storiche proteste causate da una modifica costituzionale proposta dal suo governo che gli avrebbe permesso di ripresentarsi un’altra volta alle elezioni. Oggi vive in esilio nel vicino stato della Costa D’Avorio.

Thomas Sankara è stato uno dei personaggi più importanti della storia del Burkina Faso e uno dei leader del "panafricanismo", movimento e teoria che promuove l’unità politica e identitaria di tutti gli africani (ma anche di tutti i neri del mondo). Dopo essersi formato militarmente in Madagascar, dove si avvicinò anche all'ideologia marxista, Sankara nel 1972 tornò in Burkina Faso (allora Alto Volta) e partecipò alla guerriglia con il Mali.

Nel 1976 divenne comandante di una delle basi militari del paese e fondò, insieme ad altri giovani ufficiali, tra cui proprio Blaise Compaoré, il Regroupement des Officiers Communiste (ROC), cioè Gruppo degli Ufficiali Comunisti. Dopo un colpo di Stato nel novembre 1982, che portò al potere Jean-Baptiste Ouedraogo, Sankara divenne primo ministro, ma venne presto destituito dal suo incarico e messo agli arresti domiciliari, probabilmente per le sue posizioni estremiste.

Il 4 agosto 1983 Sankara e Compaoré organizzarono un nuovo colpo di stato, che portò alla destituzione dell’allora presidente Jean-Baptiste Ouédraogo. Sankara divenne presidente e Compaoré il suo vice.

Durante il suo governo Sankara cambiò il nome dello stato in Burkina Faso. Cambiò la bandiera, lo stemma nazionale e scrisse un nuovo inno, Une Seule Nuit (che in italiano vuol dire “una sola notte”). Cambiò il nome stesso del paese, che da Alto Volta, diventò Burkina Faso (il paese degli uomini integri). Politicamente cercò di attuare riforme radicali con l’obiettivo di ridurre la povertà, attuò la riforma sanitaria, costruì scuole per l'insegnamento gratuito per tutti, mentre sul piano internazionale schierò il paese su una posizione anti-imperialista ispirata a Fidel Castro, Che Guevara e Jerry Rawlings.

Thomas Sankara
Il Che Guevara africano
Per questo motivo, e per il suo passato da combattente, Sankara viene ricordato come "il Che Guevara africano". Nel 1986 il suo alleato Compaoré fondò però un altro partito, il Congrès pour la Démocratie et le Progrès (CDP). L’anno successivo, il 15 ottobre 1987, Sankara fu ucciso insieme a dodici dei suoi ufficiali durante un nuovo colpo di stato, che portò al potere proprio Compaoré con l'appoggio dell'ex-colonia francese e degli Stati Uniti.

Compaoré, una volta preso il potere, annullò le nazionalizzazioni, limitò fortemente le libertà democratiche, bloccò tutte le riforme in campo sanitario e dell'istruzione, e portò il paese dentro il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale. Compaoré fu fin da subito sospettato di essere in qualche modo coinvolto nell'omicidio di Sankara, ma non era mai stato accusato pubblicamente fino al mandato di cattura internazionale emesso il 21 dicembre 2015 dal nuovo governo guidato da Roch Marc Christian Kaboré.

Il corpo di Sankara venne smembrato e sepolto in una tomba anonima ad Ouagadougou, la capitale del Burkina Faso. Dopo la riapertura delle indagini sulla sua morte, la polizia scientifica ha riesumato quelli che pensa essere i corpi di Sankara e dei suoi ufficiali, ma ha spiegato che non è stato possibile rinvenire nessuna traccia riconoscibile di DNA.

Le ricerche della polizia scientifica sono importanti perché ci si aspetta che smentiscano il certificato di morte di Sankara scritto nel 1987, secondo cui morì per cause naturali. La polizia ha fatto inoltre sapere che tra i ricercati dell’omicidio c’è anche il generale Gilbert Diendéré, al tempo collaboratore stretto di Compaoré.

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