venerdì 31 luglio 2015

Nigeria, decapitati perché cristiani.

Profughi nigeriani, lago Ciad
Nigeria, mattanza di cristiani, Boko Haram li "decapita" tutti.

Le vittime sono poveri pescatori. La folle motivazione, "Seguono un profeta che tenta di corrompere il mondo". Un testimone, "Teste tagliate mentre erano ancora vivi"

L'orrore perpetrato dai Boko Haram è inarrestabile e viaggia di pari passo all'odio che i "bastardi" Boko Haram manifestano nei confronti dei cristiani.

Lunedì i jihadisti del nord della Nigeria hanno prima ucciso e poi decapitato decine di pescatori originari del Ciad che stavano gettando le reti sulle acque del lago omonimo nei pressi del villaggio di Baga, al confine tra le due nazioni. Il motivo di tanta ferocia è stato raccontato dall'unico sopravvissuto, Abubakar Gamandi, che nella mattanza ha perso un fratello di appena 16 anni.

Era un drappello di quattro uomini, ma armato di mitragliatori e machete. Hanno spiegato che i pescatori sono emuli di Issa (il nome di Gesù nelle pagine del Corano), un profeta che con le sue parole ha attirato tante persone stolte, tentando di corrompere il mondo.

E dopo questa sbrigativa e delirante motivazione i miliziani di Boko Haram si sono accaniti sui pescatori esplodendo raffiche di kalashnikov. Non soddisfatti, hanno recuperato i corpi che galleggiavano a pelo d'acqua trascinandoli sulla battigia.

"Alcuni sono stati decapitati mentre erano ancora vivi"
(Il Giornale)


sabato 25 luglio 2015

Nneka in Italia. Successo della cantante nigeriana nelle tre date italiane del suo tour

Nneka
Nneka, la giovane star soul reggae di origini nigeriane, è arrivata in Italia per tre concerti estivi.

Successo della cantante nei tre appuntamenti italiani del suo tour. All’Eutropia di Roma (21 luglio), Teatro Arena Conchiglia di Sestri Levante (Genova, 22 luglio) nell’ambito del Mojotic Festival, e in Alto Adige a Merano al World Music Festival nei Giardini di Castel Trautsmandorff (23 luglio).

La leggenda dell’hip hop NAS la definisce “un’artista straordinaria”, il Sunday Times l’ha salutata come la nuova Lauryn Hill. Ora la pluripremiata cantautrice Nneka è tornata col suo nuovo album “My Fairy Tales” (Bushqueen Music, 2015), uscito lo scorso marzo.

Si tratta del quarto lavoro di Nneka, registrato tra Francia, Danimarca e Nigeria, in cui il soul si mescola ad influenze reggae, afrobeat e highlife. “My Fairy Tales” è un concept album che racconta le difficoltà affrontate dagli africani nella loro diaspora e si focalizza sulla responsabilità degli adulti nell'insegnare alle nuove generazioni l’importanza dei valori identitari e della propria cultura d’origine.
Video girato a Benin City Nigeria


Nuove stragi in Nigeria, Boko Haram uccide ogni giorno usando anche le ragazzine

Maikadiri, Borno State (Nigeria)
Almeno 21 persone sono morte in un nuovo attacco in un villaggio nello Stato del Borno da parte dei miliziani del gruppo terrorista islamico Boko Haram.

"I terroristi hanno preso d'assalto Maikadiri questa mattina e hanno aperto il fuoco su inermi cittadini in strada". Gran parte dei residenti sono fuggiti e molte case e negozi sono state bruciate. Fonti di polizia locali hanno confermato l'attacco.

L'attacco fa seguito alle due diverse esplosioni che hanno colpito Nigeria e Camerun nel pomeriggio del 22 luglio, provocando la morte di almeno 50 persone.

Il primo dei due attentati si è verificato in Camerun, presso il mercato centrale di Maroua, in una località a 100 chilometri dal confine nigeriano, dove due ragazzine quindicenni imbottite di esplosivo si sono fatte saltare in aria provocando la morte di almeno 11 persone.

Una seconda esplosione nella stessa giornata ha invece colpito la città di Gombe, nell'omonimo Stato federale del nordest della Nigeria, la zona più colpita da Boko Haram, che in quella regione ha costruito negli anni il suo regime di terrore: più di 30 le vittime, in un attentato i cui contorni sono ancora da chiarire.

Nello Stato di Gombe si tratta del secondo attentato in una settimana, dopo l'attacco al mercato cittadino che aveva provocato la morte di 49 persone.

Questi attentati avvengono a pochi giorni dall'inizio dell'offensiva integovernativa che vedrà impegnati gli eserciti di Ciad, Niger e Benin, oltre ai militari nigeriani e camerunensi.

Quasi cento morti in pochi giorni, e tutto questo nell'indifferenza del mondo.
(Ansa)

giovedì 23 luglio 2015

Ecco come le armi di ISIS e Boko Haram arrivano in Italia e in Europa

La mafia nigeriana dietro il traffico di pistole, fucili e mitragliatori.

C’è un passaggio di armi che avviene quasi alla luce del sole e che sembra venga spesso utilizzato dalle organizzazioni terroristiche come ISIS e Boko Haram. Si tratta del trasferimento di armi "in parti" e cioè smontate. Fucili e pistole in pezzi possono infatti viaggiare con bolle di accompagnamento che le qualificano come carpenteria metallica.

In questo modo può essere facile spostare armi da tenere a disposizione dei terroristi per eventuali attentati. Pezzi che diventano subito utilizzabili perché la maggior parte di chi arriva da zone di guerra sa facilmente e rapidamente montare pistole e fucili.

"Io per esempio sono stato un soldato bambino in Liberia e lì ho imparato tutto. Quando avevo 13 anni ero già in grado di montare un fucile in pochi minuti". Potremmo chiamarlo Jo, quelli come lui sono abituati ai nomi di fantasia. Non tanto per una sorta di protezione, come in questo caso, ma perché come tanti altri che arrivano dell’Africa occidentale e vivono in alcune ben definite aree in Italia, sono dei fantasmi, gente senza identità, arrivati da altri paesi europei in aereo e mai identificati (a differenza di chi ci raggiunge sui barconi della disperazione).

Lui, Jo, collabora da tempo con le forze dell’ordine italiane e ha denunciato e fatto arrestare componenti della cosiddetta mafia nigeriana, una organizzazione criminale molto ben radicata nelle aree del litorale casertano fino al basso Lazio, a Roma (Tor Bella Monaca), Genova, Catania, Veneto.

"Ci sono personaggi che hanno fatto parte di Boko Haram (feroce organizzazione terroristica jihadista nigeriana) e che oggi vivono qui anche se non è facile individuarli. Loro hanno la possibilità di offrire supporto ai terroristi in caso di attentati e si approfittano anche degli altri. Tutti sanno come spostare le armi qui e tutti sanno montarle. Spesso le sotterrano nei terreni della zona di Castelvolturno".

È un fiume in piena mentre giriamo in auto tra case basse, una volta dimore estive delle famiglie napoletane e casertane e oggi quasi disabitate o occupate dagli immigrati. Mi mostra villette fatiscenti dove vivevano esponenti della mafia nigeriana che ora sono in galera, dove venivano eseguiti gli omicidi, dove confezionata la droga, dove schiavizzate le prostitute.

Non sono l’unica, né la prima. Ha già detto tutto agli investigatori dell’antimafia. "La situazione è potenzialmente pericolosa perché per soldi gli esponenti di Eye (così si chiama l’organizzazione) farebbero tutto per i terroristi". Gli chiedo se sia vero che le armi le spostano in pezzi. "Certo, a volte le parti delle pistole le nascondono all'interno delle patate nigeriane che sono molto grandi. Le tagliano a metà e nella parte più morbida sistemano i pezzi. Chi può mai accorgersi del carico illegale?".

Per ciò che riguarda i pezzi di ricambio e le parti staccate la legislazione di fatto non esiste e i controlli sono quasi impossibili. Anche in termini internazionali, secondo l’ultimo trattato che si chiama ATT (Arms Trade Treaty) e che è stato approvato dall’ONU nel luglio di due anni fa, il problema delle armi staccate non si pone, quindi non è controllabile sul piano internazionale.

Questo problema lo abbiamo posto con forza sia come ricercatori che come associazioni ONG che lavorano nel settore e anche attraverso Amnesty International alle conferenze di preparazione di quel trattato. Quindi la questione era stata posta, ma per veti politici di grande peso sia le armi in parti staccate che le munizioni sono in gran parte uscite dalla copertura di quel trattato. Il risultato è che per molte legislazioni di vari paesi armi e munizioni in parti staccate possono circolare liberamente.

In Italia la situazione è particolare. Esiste certamente una legge tra le migliori, ma in realtà se l’arma per esempio è destinata a forze di polizia non viene considerata arma militare e quindi esce dal controllo che si deve fare ai sensi della legge 185/1990 sulle armi militari ed entra invece sotto l’egida di un’altra legge, la 110/1975, che non prevede controlli dello stesso tipo e soprattutto non prevede la pubblicazione dei dati in un rapporto così come invece si fa per le armi militari.

"Quindi noi non ne sappiamo in gran parte niente. E se io spedisco una partita di armi staccate, per esempio 100 canne, 100 calci, 100 percussori, 100 grilletti, intanto sarà un gioco abbastanza semplice ricomporre altrettante armi complete ma poi, soprattutto, i pezzi che hanno viaggiato staccati non saranno stati mai classificati come armi e quindi non saranno mai entrati sotto i controlli di legge che invece dovrebbero logicamente seguirli. Una bolla di canne di fucile per esempio, viene classificata come parti metalliche o carpenteria metallica".

"Con queste premesse, purtroppo, se un terrorista ha intenzione di colpire un obiettivo rilevante in un paese come i nostri noi siamo alla mercé di qualunque attentato". 

domenica 19 luglio 2015

Nigeria, fine Ramadan di sangue. Bambine di 10 anni usate come kamikaze

Attentato a Damaturu, Yobe State (Nigeria)
Islam religione di morte. Islam religione che tradisce. Islam che usa "bambine" per mettere bombe. Islam, una religione che uccide, massacra, distrugge chiese, brucia villaggi e rapisce ragazze. Questo è ciò che accade in Nigeria. Venerdì decine di morti a Damaturu, nel nord-est del paese, bambine utilizzate come "bombe umane". Così Boko Haram ha festeggiato il fine Ramadan.

Damaturu, la capitale dello Stato di Yobe, nel nordest della Nigeria, è stata colpita da tre esplosioni che hanno ucciso decine di persone. A compiere gli attentati, durante le preghiere per celebrare Eid al Fitr, la festività che segna la fine del Ramadan, sono state tre minorenni, bambine usate dall'Islam integralista per uccidere. Giovedì altre 49 persone sono morte in un duplice attentato nella città di Gombe, che si trova a circa 200 chilometri di distanza di Damaturu.

La responsabilità è del gruppo islamico integralista Boko Haram. In sei anni in Nigeria, i jihadisti hanno ucciso più di quindicimila persone e ne hanno costrette alla fuga due milioni. Migliaia, più di duemila, ragazze e bambine rapite solo nell'ultimo anno.

È il territorio della diocesi di Maiduguri, nel Nord-Est della Nigeria, ad essere teatro delle più efferate violenze contro i cristiani avvenute negli ultimi 6 anni da parte di Boko Haram. A descrivere mappa e numeri di questi attacchi jihadisti è un rapporto redatto da un gruppo di ONG nigeriane guidate da "Aid to the Church in Need" (Aiuto alla Chiesa in Bisogno).

Dal 2009 "Oltre 15.000 cristiani sono stati uccisi e di conseguenza vi sono almeno 17.000 vedove e 100 mila orfani" si legge nel testo, che stabilisce anche "ad oltre 500 mila il numero dei senzatetto", obbligati a lasciare villaggi e piccoli centri a seguito di attacchi sistematici da parte dei miliziani di Boko Haram che hanno portato anche alla distruzione di almeno 350 chiese. La maggioranza di tali violenze e distruzioni sono avvenute sul territorio della diocesi di Maiduguri, che include gli Stati di Borno e Yobe, e una parte di Adamawa.
Tutto questo accade nell'indifferenza del mondo occidentale
Un silenzio assordante


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sabato 18 luglio 2015

Stupro di gruppo, solo un momento di debolezza della ragazza. Tutti assolti

Se in passato hai avuto un rapporto omosessuale, e se oggi ti stuprano in sei è solo colpa tua. Così sentenzia la Corte d'Appello di Firenze.

Essere violentate, un supplizio che solo chi ci è passato sa davvero che significa. Io ci sono passata, e vorrei tanto conoscere questa ragazza .. Sono con te piccola stella.

La Corte d'Appello di Firenze ha scagionato sei imputati dall'accusa di aver violentato una 23enne dopo una festa, vicino alla Fortezza da Basso. I fatti risalgono al 2008. Nelle motivazioni si legge "La vicenda è incresciosa, ma penalmente non censurabile. La giovane era presente a se stessa anche se probabilmente ubriaca, l'iniziativa di gruppo comunque non fu ostacolata".

Un rapporto sessuale con sei ragazzi. Poi la denuncia per violenza sessuale e la condanna in primo grado, quattro anni e mezzo di carcere. Secondo i giudici, i ventenni abusarono delle condizioni di inferiorità fisica e psichica della giovane che forse era ubriaca. In secondo grado, tutto ribaltato. Assoluzione. Perché per la Corte d’Appello la vicenda è "incresciosa", "non encomiabile per nessuno", ma "penalmente non censurabile". In sostanza, ragionano i giudici nelle quattro pagine di motivazioni, la ragazza con la denuncia voleva "rimuovere" quello che considerava un suo "discutibile momento di debolezza e fragilità".

La vicenda "incresciosa" è accaduta a Firenze nel 2008. In un’auto parcheggiata fuori dalla Fortezza da Basso, dove una ragazza ebbe un rapporto sessuale di gruppo al termine di una festa. Gli imputati, tutti italiani, avevano fra i 20 e i 25 anni. La ragazza 23. I giudici d’Appello adesso scrivono che il suo comportamento fa "supporre che, se anche non sobria" fosse comunque "presente a se stessa". Inoltre "molte sono le contraddizioni" nel suo racconto: la sua versione è ritenuta "vacillante" e smentita "clamorosamente" dai riscontri.

Riferendosi al rapporto, la Corte parla di una "iniziativa di gruppo comunque non ostacolata". I giudici ritengono poi che i ragazzi possano aver "mal interpretato" la disponibilità della ragazza, me che poi non vi sia stata "alcuna cesura apprezzabile tra il precedente consenso e il presunto dissenso della ragazza, che era poi rimasta ‘in balia’ del gruppo".

Il difensore della 23enne, l’avvocato Lisa Parrini, bolla quella della Corte come "una motivazione densa di giudizi morali". Il legale fa riferimento anche alla definizione "vita non lineare" data dai giudici a quella della ragazza, solo perché, spiega Parrini, "ha avuto due rapporti occasionali, un rapporto di convivenza e uno omosessuale".

"In una motivazione di sole quattro pagine si sostiene che con il suo comportamento ha dato modo ai ragazzi di pensare che fosse consenziente". In un passaggio i giudici definiscono la ragazza "un soggetto fragile, ma al tempo stesso creativo, disinibito, in grado di gestire la propria (bi)sessualità, di avere rapporti fisici occasionali di cui nel contempo non era convinta".

"Sono indignata ed esterrefatta da queste motivazioni di assoluzione dei sei imputati per lo stupro della Fortezza. I giudici devono aver confuso i fogli con quelli di una sentenza emessa nell'ottocento, perché stentiamo a credere che nel 2015 sia anche solo pensabile che la responsabilità di uno stupro ricada su chi lo subisce". Ve lo dice chi vi scrive, che fu stuprata per tre giorni di seguito, a Torino nel 1995.
(Il Fatto Quotidiano)


NON mi stancherò mai di lottare contro la "Violenza alle donne"

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giovedì 16 luglio 2015

Nigeria, riaffiora l'ombra del Biafra. Le etnie Igbo non si sentono rappresentate dal governo centrale

Bandiera del Biafra
Il pretesto è l'inizio delle trasmissioni di "Radio Biafra", una radio clandestina gestita da Igbo separatisti che non si sentono più rappresentati dall'attuale governo centrale.

Il governo della Nigeria ha promesso di chiudere la stazione radio considerata illegale gestita da simpatizzanti dello stato secessionista del Biafra. Il Ministero dell'informazione ha detto di aver "bloccato con successo le trasmissioni" della stazione.

Tuttavia il corrispondente della BBC, Abdussalam Ahmed, a Enugu ha riferito che Radio Biafra starebbe ancora trasmettendo. Non è chiaro dove sia basata, ma trasmette principalmente in lingua Igbo, praticata nel sud-est del paese.

La prima repubblica del Biafra ha dichiarato l'indipendenza dalla Nigeria nel maggio del 1967, ma alla fine fu sconfitto dopo una guerra civile durata tre anni che è costata quasi tre milioni di vite.

Il corrispondente della BBC dice che i proprietari della stazione producono programmi telefonando agli ascoltatori che chiamano per parlare di questioni che riguardano la loro regione e il loro desiderio di indipendenza dalla Nigeria.

Una radio che, secondo i racconti, avrebbe anche ridicolizzato il presidente nigeriano Muhammadu Buhari e altri funzionari del governo.

Anche se la rivolta separatista del Biafra fu domata dai militari, un gruppo chiamato "Movimento per l'attualizzazione di uno Stato sovrano del Biafra" (MASSOB) avrebbe già attratto e coinvolto fra le sue file molti giovani della regione.

Guarda altre foto storiche del Biafra
Questo gruppo ritiene di essere stato discriminato da chi è al potere ad Abuja e rivendicano ovviamente l'indipendenza della regione. Già in passato molti dei loro leader e simpatizzanti sono stati arrestati dalla polizia nigeriana con l'accusa di tradimento.

Le questioni che sono state alla base della guerra del Biafra sono stati gli interessi derivanti dai ricchi giacimenti di petrolio della regione, questione che appare ancora oggi irrisolta. I vincitori di allora diedero facoltà a ricche compagnie straniere di estrarre il petrolio del delta, le quali fecero dell'ex-Biafra un specie di territorio franco protetto da milizie private.

Almeno 5 milioni di persone furono costrette ad abbandonare i luoghi di origine per far posto alle concessioni petrolifere di ricche multinazionali. I contadini costretti a vendere terreni in cambio di irrisori risarcimenti in denaro o in cambio di estinzione di debiti.
(BBC)

lunedì 13 luglio 2015

Nigeria. Esplode gasdotto ENI nel Delta del Niger, 13 morti

L'azienda italiana ha informato che nel tardo pomeriggio di venerdì un'esplosione ha causato la morte di tredici addetti ed il ferimento di altri tre in un tratto del gasdotto precedentemente danneggiato da un sabotaggio.

L'ENI ha informato di un incidente avvenuto nel Delta del Niger che nel tardo pomeriggio di venerdì scorso ha provocato la morte di tredici addetti di una squadra di manutenzione locale, a causa di un'esplosione la cui dinamica non è ancora stata chiarita e su cui sono già al lavoro gli inquirenti nigeriani.

L'azienda italiana per l'estrazione e la lavorazione di idrocarburi ha fornito pochi altri dettagli sull'incidente, avvenuto durante interventi di manutenzione straordinaria di un gasdotto di sua proprietà sulla linea Tebidaba - Clough Creek, nella regione del Delta del fiume Niger.

Le operazioni che la squadra stava conducendo nel tratto onshore del gasdotto in cui si è verificata l'esplosione, che ha provocato anche il ferimento di altri tre addetti, e si era reso necessario a causa di un precedente atto di sabotaggio che ne aveva parzialmente limitato l'utilizzo.
(Reuters)


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lunedì 6 luglio 2015

Ancora morte in Nigeria nel weekend. Colpite le cittadine di Jos e Potiskum

Ristorante preso di mira a Jos
Quella appena trascorsa è stata una settimana di sangue, almeno 200 vittime a causa degli attacchi di Boko Haram. Non solo nel Nord-Est del Paese ma anche Jos che si trova nello Stato di Plateau al centro della Nigeria.

L'attacco più grave è avvenuto proprio a Jos dove due bombe sono esplose domenica in un'affollata moschea e in un ristorante frequentato da musulmani. Fonti di agenzia parlano di 44 vittime e di un centinaio di feriti. Un doppio attacco da attribuire senza dubbio a Boko Haram.

L'attacco al ristorante, secondo i racconti dei testimoni, è avvenuto quando una giovane, probabilmente una bambina, è entrata nell'affollato ristorante e si è fatta esplodere, o come è più probabile un complice ha azionato un comando a distanza. Il secondo attacco, invece, è avvenuto durante la predica nella moschea Yantaya e sembra avesse un obiettivo particolare, l’imam Sani Yahaya Jinger, che si era schierato contro Boko Haram ed esortava a una coesistenza pacifica tra religioni.

Secondo i racconti di testimoni oculari decine di uomini sarebbero arrivati a bordo di più veicoli e avrebbero prima sparato all'interno del luogo di culto e poi lanciato una bomba proprio verso l'Iman.

Il doppio attacco arriva a qualche ora di distanza dall'attentato suicida di una ragazza kamikaze (anche lei forse bambina) in una chiesa evangelica durante la messa della domenica nella città di Potiskum, nel nordest del paese, nello Stato di Yobe, nel quale sono morte sei persone. Le forze dell'ordine sono accorse alla Redeemed Christian Church.

Ancora ragazze, forse minorenni, utilizzate da Boko Haram per compiere attentati in luoghi di culto e in luoghi affollati.

La nuova ondata di attacchi di Boko Haram in Nigeria, che nelle ultime settimane ha causato più di duecento vittime, ha spinto il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti a confermare il proprio sostegno agli sforzi compiuti dal governo nigeriano per sconfiggere il gruppo jihadista. Il presidente Muhammadu Buhari, che della lotta contro Boko Haram ha fatto la sua priorità ha definito questi ultimi attacchi "inumani e barbari", sottolineando la necessità di una forza multinazionale allargata per schiacciare gli estremisti.

Gli attacchi degli islamisti sono diventati più violenti e frequenti e nel mirino degli assalitori sono finiti anche fedeli che pregavano nelle moschee soprattutto da quando il gruppo risponde alle direttive dello Stato Islamico. Nel mese sacro del Ramadan l'ordine aberrante è quello di aumentare gli attacchi.

Proprio ieri anche l'ex presidente nigeriano Goodluck Jonathan aveva esortato i nigeriani a restare uniti per combattere l'integralismo islamico di Boko Haram.



domenica 5 luglio 2015

Nigeria, centinaia le vittime di Boko Haram, donne e bambini compresi

Sono 150 le vittime degli attacchi del gruppo estremista islamico Boko Haram, che in questi giorni hanno preso d'assalto la zona del nord est della Nigeria facendo strage di uomini, donne e bambini.

I massacri sono avvenuti nei villaggi di Kukawa, vicino al lago Ciad uccidendo 97 persone, una furia omicida che non ha risparmiato neanche i bambini, sono entrati nelle case e hanno appiccato il fuoco, uccidendo tutti, donne che stavano preparando la cena e bambini che giocavano. E poi altre stragi in altri due villaggi nei pressi della città di Monguno che hanno provocato 48 vittime, persone che pregavano in una moschea.

"Hanno spazzato via la famiglia di mio zio. Hanno ucciso i suoi figli e dato la casa alle fiamme" ha raccontato Babami Alhaji Kolo, riuscito a fuggire all'attacco dei terroristi e che ha raccontato l'orrore di quei momenti. "Si sono scagliati prima sui fedeli in preghiera nelle moschee. Hanno aperto il fuoco su uomini e bambini, non hanno risparmiato nessuno. Mentre alcuni terroristi davano fuoco ai cadaveri, altri si sono diretti a uccidere le donne e incendiare le case".

Secondo Amnesty International, almeno 17mila persone, in gran parte civili, sono stati uccisi da Boko Haram dal 2009, e sono circa 1,5 milioni i profughi che hanno cercato rifugio in altre aree del paese o nei paesi confinanti.

Alla fine dello scorso anno il gruppo controllava una zona più o meno delle dimensioni del Belgio, ma grazie all'offensiva militare, decisa in tempi di elezioni, il loro territorio si sta drasticamente riducendo.

Il presidente Muhammadu Buhari, insediatosi al governo dal 29 Maggio, ha avuto numerosi incontri con i vicini Ciad, Niger, Camerun e Benin per istituire una forza regionale al fine di contrastare la minaccia dell'estremismo islamico che non smette di terrorizzare l'intera regione.



sabato 4 luglio 2015

Le italiane "meretrici" dello Stato Islamico

Le "meretrici dello Stato Islamico" vi restino sia da vive e da morte, mai più in Italia.

Non c'è solo Maria Giulia Sergio, diventata Fatima e partita per combattere con i jihadisti. In Siria con lei ci sarebbe un'altra italiana convertita e arruolata dall'ISIS. Ha 20 anni, è nata nel Maghreb, ma viveva a Milano da così tanto tempo da prendere anche la cittadinanza italiana.

"Bisogna tagliare la testa ai miscredenti", "Papà prendi la mamma per i capelli e vieni in Siria". Ecco le intercettazioni della giovane jihadista italiana

Ora anche lei sarebbe al fianco del "Califfo al Baghdadi" e da mesi la procura di Milano sta indagando per capire come e quando le sue posizioni si siano radicalizzate. Secondo gli inquirenti, infatti, la ragazza era perfettamente integrata in Italia, al punto di avere anche abbigliamento simile a quello delle coetanee "occidentali". Poi un giorno ha deciso di indossare il velo integrale e di rinnegare lo stile di vita italiano, fino al trasferimento in Siria attraverso la Turchia per appoggiare gli estremisti dell'ISIS.

Da numerosi Paesi dell'Occidente, in ordine sparso, alcune giovani donne (addirittura alcune poco più che adolescenti) sono andate a raggiungere il nascente "Stato Islamico".

Alcune "fuggiasche" sono autentiche native dell’Occidente, sentono il profumo del "frutto proibito".

Altre sono invece di origine islamica o islamizzata, ancorché nate in Occidente in famiglie "integrate" da tempo, sentono "il richiamo della foresta". E tutte, indistintamente, inseguono "il sol dell’avvenire".

Maria Giulia Sergio, in "arte" Fatima,
nelle sue diverse trasformazioni
Comunque sia, nella faccenda delle "Meretrici ISIS", come perfidamente ma non del tutto immotivatamente sono state definite quelle "fuggiasche" da certi organi di informazione anglo-americani, l’Occidente non sta facendo una bella figura.

Grottesco poi, che in Gran Bretagna ci siano addirittura levate voci piangenti (musulmane e non) che sollecitano interventi di "salvataggio" delle povere ragazze, come se le stesse fossero state "rapite", stile "ratto delle sabine" anziché fuggite spontaneamente.

Occorre afferrare un concetto. Quelle giovani, le quali col loro comportamento hanno manifestato la loro devozione verso i nemici giurati dell’Occidente, sono delle rinnegate, non appartengono più al "nostro mondo".

Ammesso e non concesso che mai vi siano appartenute, devono essere considerate ostili, una concreta minaccia per la sicurezza nazionale. Non deve essere consentito il loro ritorno a casa.

Restino per sempre dove hanno scelto di andare. Restino sia da vive e da morte.

In Occidente ancora molti devono apprendere il cinismo e la spietatezza indispensabili a ogni legittima ed efficace autodifesa. Rimane peraltro la consolazione che, seppure numerose, le "fuggiasche" rappresentino una quota statisticamente trascurabile delle giovani donne occidentali.

Fa maggior rumore l’albero che cade, di una foresta che cresceParafrasando Virgilio, possiamo così dire (almeno per ora) "rare le annegate, nel vasto mare". Le incapaci di "nuotare" in una Società libera e civile dovranno fare la fine che meritano.


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La Nigeria vieta le Mutilazioni Genitali Femminili

Nonostante alcuni dei 36 stati nigeriani già proibissero questa pratica odiosa, ora è stata introdotta una legge federale che vieta la pratica a livello nazionale.

Anche se hanno paura, non possono darlo a vedere. Devono rimanere inespressive durante il rituale del "taglio". Piangere è sintomo di debolezza. Resistere vuol dire condannarsi all'isolamento e la vergogna.

Un quarto delle donne nigeriane tra i 15 e i 49 anni ha subito la mutilazione genitale femminile (MGF), ovvero la rimozione totale o parziale dei genitali femminili esterni. Per cercare di porre fine a questa pratica, il 5 maggio scorso la Nigeria, il Paese più popoloso del continente africano, ha dichiarato illegale questa odiosa pratica, già considerata dalle Nazioni Unite una "Violazione dei Diritti Umani".

Prima di concludere il suo mandato e cedere il potere a Muhammadu Buhari, l'ex presidente Goodluck Jonathan si è assicurato un posto nella storia per aver fatto approvare questo divieto che molte resistenze ha avuto durante il suo iter, soprattutto dal mondo mussulmano. La legge fa parte di un più ampio pacchetto legislativo il "Violence Against Persons (Prohibition) Act 2015".

Con questa legge vengono vietati anche l'abbandono della coniuge o dei figli senza fornire il mantenimento adeguato. La legge contro la mutilazione genitale femminile è tesa ad eliminare la violenza domestica e pubblica verso le donne, ad accogliere coloro che hanno subito abusi di qualunque natura, e a condannare, invece, coloro che l'hanno commessa.

Tra gli effetti nocivi immediati delle MGF, l'Organizzazione Mondiale della Sanità cita emorragie, infezioni batteriche e ferite non rimarginate. Tra le conseguenze a lungo termine ci sono invece infertilità, complicazioni del parto e infezioni ricorrenti alla vagina.

La speranza è che con la criminalizzazione delle MGF sarà più facile combattere le pressioni sociali che portano molte donne ad accettare la pratica, vista come un modo per tenere a bada i loro istinti ormonali, riducendo il piacere sessuale e assicurandosi che arrivino caste al matrimonio, ma anche come un rito di iniziazione.

L'esperienza globale insegna che, alla fine, è attraverso il cambiamento di mentalità che si porrà veramente fine alle mutilazioni genitali femminili. Non basta approvare una legge.

Una pratica assurda ancora ammessa o tollerata in ben 51 Paesi nel mondo.
(The Post Internazionale)


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Da bambina (nel sud Nigeria) mi salvò mia nonna dall'infibulazione, le mie sorelle più piccole purtroppo hanno dovuto subire e stanno ancora soffrendo per quel gesto orribile che è il taglio del "clitoride". Mia mamma è stata una debole, succube di un marito (mio padre) prigioniero dei pregiudizi e delle tradizioni .. (Maris)