Sono numeri mostruosi quelli che provengono dalla Somalia: tra gennaio 2016 e il 2017 sono più di 4500 i civili che sono stati uccisi o feriti.
Questi dati vengono fuori soprattutto dalla ferocia delle milizie armate di Al Shabaab, gruppo terroristico che imperversa al confine tra Somalia ed Etiopia. Le Nazioni Unite hanno fotografato la situazione che si vive nel Corno d’Africa e hanno parlato di una situazione molto instabile e drammatica con la Somalia che si conferma come una delle nazioni più critiche del continente.
Il rapporto che è stato messo a punto dall’Onu ha rivelato che la metà delle persone che sono state uccise da ordigni e cariche di mortaio erano civili. Ad aver causato le altre vittime “sono stati soldati regolari dell’esercito somalo, caschi verdi dell’Unione africana dispiegati nell'area da un decennio e altri gruppi armati attivi nel paese”. I numeri stilati dalle Nazioni Unite sono stati resi noti pochi giorni dopo l’avvio del ritiro di un migliaio di soldati ugandesi dalla Somalia.
Nei prossimi mesi anche Kenya, Burundi e Gibuti ridurranno i propri contingenti presenti nel paese nell'ambito della missione dell’Unione africana dislocata in Somalia. E questo inevitabilmente complica la situazione. In effetti le decisioni dei paesi africani giungono in un momento di ripresa degli attacchi di Al Shabaab in diverse regioni. Lo scorso ottobre a Mogadiscio oltre 500 persone sono morte in un attentato attribuito al gruppo armato.
(Faro di Roma)
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