giovedì 25 ottobre 2018

Presi gli assassini di Desirée. Stuprata per ore, costretta ad assumere stupefacenti e poi uccisa

Si tratta di un nigeriano e due senegalesi, Mamadou Gara (26 anni), Brian Minteh (43) e Alinno Chima, il nigeriano, 46 anni. Sono accusati di violenza sessuale di gruppo e omicidio volontario. "La quarta bestia è stata individuata e sarà presa a breve"


È stata drogata e poi abusata sessualmente quando era in uno stato di incoscienza Desirée Mariottini, la 16enne trovata morta in uno stabile occupato nel quartiere romano di San Lorenzo. Tre persone fermate: un nigeriano di 46 anni e due senegalesi, bloccati nella notte. Si cerca almeno un altro complice. Gli inquirenti indagano per violenza sessuale di gruppo, cessione di stupefacenti e omicidio volontario con varie aggravanti, tra cui la crudeltà.

I fermati durante la notte sono i due cittadini senegalesi Mamadou Gara (26 anni) e Brian Minteh (43), irregolari in Italia. Secondo gli inquirenti della squadra mobile, entrambi sono ritenuti responsabili, in concorso con altre persone, di violenza sessuale di gruppo, cessione di stupefacenti e omicidio volontario.

Un fermato aveva ricevuto un provvedimento di esplusione. Uno dei due senegalesi, Mamadou Gara, aveva un permesso di soggiorno per richiesta d'asilo scaduto e aveva ricevuto un provvedimento di espulsione firmato dal prefetto di Roma il 30 ottobre 2017. Il 26enne si era reso irreperibile. Era stato poi rintracciato dal personale delle volanti a Roma il 22 luglio 2018 ed era stato richiesto nulla osta dell'autorità giudiziaria per reati pendenti a suo carico.

Il nigeriano aveva il permesso umanitario scaduto. Il terzo fermato per la morte di Desirée Mariottini, il nigeriano Alinno Chima, 46 anni, risulta titolare di un permesso di soggiorno per motivi umanitari rilasciato dalla questura di Roma il 14 marzo 2016 e scaduto il 13 marzo 2018. Lo si apprende da fonti investigative, che segnalano come per la banca dati del comune di Roma l'uomo era irreperibile.

Desirée conosceva i fermati, le hanno dato la droga. Secondo quanto emerso, Desirée conosceva i due fermati che gravitavano nel palazzo abbandonato che avrebbe già frequentato in passato. A quanto accertato, i due avrebbero ceduto alla ragazza la droga, forse parte del mix di stupefacenti che è poi stato fatale per la 16enne.

"Non cosciente per ore, abusata più volte". A quanto ricostruito dagli investigatori, Desirée sarebbe stata non cosciente per ore a causa di un mix micidiale di droghe e poi abusata più volte da più persone. La 16enne avrebbe assunto droga già nel pomeriggio del 18 e avrebbe perso coscienza per poi morire nella notte. In quel lasso di tempo, mentre dallo stato di incoscienza si passava alla morte, si sarebbero consumati gli abusi.

La madre: "Voglio giustizia, non deve più accadere". "Ora voglio giustizia per Desirée, voglio che questa tragedia non accada ad altre ragazze". Lo ha affermato Barbara Mariottini, la mamma di Desirée, commentando la notizia dei fermi. Chiusa in casa a Cisterna di Latina la donna ha preferito restare con la sua famiglia e lasciare Roma dove Desirée è morta.

Un testimone: "Stava male, intorno a lei 7-8 persone". "Quella notte ero nel palazzo. Ho visto Desirée stare male. Era per terra e aveva attorno 7-8 persone. Le davano dell'acqua per farla riprendere". A parlare è uno dei frequentatori del palazzo di via dei Lucani che dice di essere stato ascoltato in Questura. Il testimone racconta anche che la notte del 19 ottobre, attorno all'una, "qualcuno chiamò i soccorsi"

Salvini: "La quarta bestia sarà presa a breve". Sulla vicenda è intervenuto il ministro dell'Interno, Matteo Salvini che ieri aveva visitato i luoghi dell'orrore: "Grazie alle forze dell'ordine. Farò di tutto perché i vermi colpevoli di questo orrore paghino fino in fondo, senza sconti, la loro infamia. Io oggi sono felice perché tre bestie che hanno stuprato una ragazza sono state prese, e la quarta verrà presa nei prossimi minuti"

Raggi: "Atroce delitto, ora giustizia". "Giustizia per Desirée. Grazie alla Procura e alle forze dell'ordine per il fermo di due persone nelle indagini sul terribile omicidio della ragazza. Si cercano altri due complici dell'atroce delitto. Chi ha fatto questo pagherà". Lo ha scritto su Twitter il sindaco di Roma Virginia Raggi.
(TgCom24)



Chi era Desirée, e cos'è San Lorenzo
Frastornati, sbigotti, increduli. I cittadini di Cisterna di Latina, dove è nata e cresciuta Desirée Mariottini, la sedicenne stuprata per ore e uccisa da una banda di balordi africani nel quartiere San Lorenzo di Roma, sono sotto choc. Non parlano alle telecamere ma si scambiano pensieri e riflessioni per chat, commentano in piazzetta raccontando la vera storia dei parenti (le famiglie Mariottini e Mazzoli) della sfortunata ragazza sulla quale la stampa si sta scatenando in cerca del particolare pruriginoso o del titolo a effetto. «Era una “brava” famiglia, quella di Desirée, rispettata e amata da tutti». Una famiglia “normale”. Ma anche una famiglia molto complicata, Desirée viveva con la mamma e la nonna, alla quale era stata affidata, perché il padre non l’ha mai riconosciuta. E per questo la ragazza portava il cognome della mamma che la ebbe a soli 16 anni.

Cisterna sotto choc: è una storia bruttissima
«È una storia bruttissima», dicono scuotendo la testa gli abitanti della cittadina in provincia di Latina, «una storia incredibile». «Lei è la nipote di un sindacalista impiegato del Comune di Cisterna, la moglie, Patrizia Mazzoli, è un’impiegata della Prefettura, sorella dell’ex vice-comanante dei vigili urbani». Insomma una famiglia storica, radicata nel tessuto di una piccola-grande città di provincia nel cuore dell’Agro pontino. L’ultimo contatto con Desirée dei suoi familiari è una telefonata con la nonna materna il 17 ottobre. Poi più nulla, fino alla tragica fine con il ritrovamento del corpo martoriato due giorni dopo in uno stabile “occupato” nel quartiere romano di San Lorenzo, una dei più violenti della città, un vero e proprio Bronx. «Ho perso l’autobus, resto a Roma da un’amica», queste le ultime parole che Desirée avrebbe detto alla nonna prima di sparire. A rivelarlo è stato l’avvocato della famiglia della ragazza, Valerio Masci che spiega come la telefonata sia arrivata «stranamente da un’utenza privata, che ha subito messo in allarme la famiglia».

Lo sciacallaggio della stampa
Stampa e televisioni, come per altri drammi simili, fanno a gara nella narrazione dell’orrore sfoderando servizi improbabili. Dotti commentatori, cresciuti a pane e “Repubblica”, spostano i riflettori sul presunto clima di razzismo che sarebbe alimentato dal governo della ruspa e dei rimpatri. Uno squallore incommentabile. Ma nessuno che approfondisca le dinamiche di un quartiere off limits dove il crimine e il malaffare regnano sovrani e immigrati irregolari senza documenti, come gli assassini di Desirée, girano indisturbati. San Lorenzo, i romani lo sanno bene, è uno dei quartieri dal passato antifascista che accoglie a braccia aperte le “risorse” straniere. Per non parlare degli stabili occupati. Alcuni sono intoccabili, coccolati dalle istituzioni, spesso covi di delinquenti pronti a partire in missione per raid, stupri e spaccio. Altri, radicati nel territorio e magari benvisti dai residenti che “così” si sentono “più sicuri”, sono in cima alla lista degli sgomberi. Ma questa è un’altra storia.
(Secolo XIX)


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