venerdì 6 aprile 2018

Sversamenti nel Delta del Niger. Amnesty International accusa Eni e Shell

Amnesty International è tornata ad accusare oggi i giganti petroliferi SHELL ed ENI di “gravi negligenze” nel trattare gli sversamenti di greggio in Nigeria.


In quanto le società "impiegano settimane a rispondere alle segnalazioni di sversamenti e pubblicano informazioni fuorvianti sulle cause e sulla gravità degli stessi, che possono portare a mancate compensazioni per le comunità locali"

La replica di Shell è arrivata a stretto giro: “Le accuse di Amnesty sono false, senza valore e non riescono a riconoscere il complesso ambiente in cui opera la società". L’italiana ENI ha invece rifiutato di commentare.

SHELL ed ENI, attualmente sotto processo a Milano per corruzione, sono da decenni le due compagnie petrolifere più attive nella regione del Delta del Niger, cuore estrattivo del secondo maggior produttore del continente, divenuto una delle zone ecologicamente più devastate al mondo, segnata da decenni di sversamenti che, penetrando nelle acque e nel terreno, hanno contaminato l’intero ecosistema.

Da anni le comunità locali, private delle loro naturali fonti di sostentamento, chiedono che l’ambiente venga ripulito e che vengano assegnati loro dei risarcimenti. Tuttavia, la pulizia e il relativo risarcimento sono altamente controversi. Secondo la legge nigeriana, le aziende devono visitare i siti entro 24 ore dalla segnalazione di uno sversamento ma, secondo Amnesty, in un caso ENI ha impiegato più di un anno per rispondere a una fuoriuscita nello stato di Bayelsa.

Niger Delta.  Sversamenti di petrolio documentati da Amnesty International nel solo 2018 (OilSpillMonitor)

SHELL ha riportato 1.010 fuoriuscite dal 2011, ed ENI 820 dal 2014, secondo Amnesty, secondo cui su 89 delle 1.830 segnalazioni ricevute, "ci sono ragionevoli dubbi sulla causa fornita dalle compagnie petrolifere"

Lo scorso gennaio è iniziato a Milano un altro processo civile contro ENI da parte di una comunità del Delta del Niger che nel 2010 ha visto il suo territorio inondato di petrolio dopo un’esplosione di un oleodotto. Nel 2015, la comunità di Bodo ha negoziato con SHELL in tribunale a Londra una compensazione di 55 milioni di sterline per i danni subiti.
(Reuters)


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