martedì 21 agosto 2018

La Nigeria è il Paese con più poveri al mondo. Nonostante il suo petrolio

Con 87 milioni di persone in indigenza estrema ha scavalcato i 73 milioni dell’India. Le autorità nigeriane però contestano lo studio della Brookings Institution.

Bimbo in condizioni estreme in un centro nutrizionale di Msf a Maiduguri, nel nord della Nigeria

La Nigeria ha superato l’India diventando il Paese con più poveri al mondo, secondo un rapporto di un centro studi statunitense. Nonostante sia uno dei Paesi più ricchi di risorse (soprattutto petrolio) del continente africano assieme al Sudafrica, la Nigeria ospiterà il 90% delle persone più povere al mondo entro i prossimi 12 anni, secondo una recente pubblicazione della Brookings Institution.

Che rivela come lo scorso maggio la Nigeria abbiamo superato l’India tra i Paesi con più poveri al mondo, con 87 milioni di persone in povertà estrema rispetto ai 73 milioni dell’India. Considerando che oggi in Nigeria vivono circa 190 milioni di persone, questo studio certifica che quasi la metà dei nigeriani (4,6 persone povere ogni 10 abitanti) vivono in condizioni di povertà estrema.

Lo studio ha generato forti polemiche nel Paese, dove quello della povertà è un tema politicamente scottante.

Corruzione endemica
La corruzione è colpevole di aver sprecato negli ultimi decenni i proventi dal commercio di petrolio, di cui la Nigeria è il primo produttore del continente. La nigeria è al 148° posto (su 180) nella classifica dei paesi più corrotti al mondo.

Il ministro dell’Industria Okechukwu Enelamah ha ridimensionato i risultati dello studio ed ha attribuito l’aumento della povertà alla recessione che recentemente ha colpito il Paese, sostenendo che le misure recentemente approvate dal presidente Buhari faranno sparire la povertà.

I dati tuttavia mostrano che mentre in India la quantità di persone in estrema povertà continuano a ridursi al tasso di 44 persone al minuto, in Nigeria i poveri aumentano di 4 persone al minuto

Questi numeri riflettono un trend che vede il centro della povertà a livello globale spostarsi dal continente asiatico a quello africano. Nel caso nigeriano va aggiunta l’influenza del terrorismo di Boko Haram che ha azzerato l’economia delle regioni settentrionali.

Boko Haram
Da dieci anni la Nigeria è funestata da attentati di matrice islamica che fin'ora ha causato 25.000 morti e causato una delle più gravi crisi umanitarie che il paese ricordi con 2,7 milioni di profughi.

Nelle regioni nord-orientali del Paese tra il 2014 e il 2016 proclamò lo "Stato Islamico". Territori che furono in seguito riconquistati dall'esercito nigeriano in collaborazione con gli eserciti del paesi confinanti (Niger, Ciad e Camerun). Le popolazioni locali stanno pagando un prezzo altissimo, interi villaggi bruciati, scuole distrutte, insegnanti uccisi o fuggiti, rapimenti di ragazze destinate allo sfruttamento sessuale o a diventare esse stesse delle kamikaze. Un milione di bambini che non può più andare a scuola.

Attorno al lago Ciad oggi ci sono 4 milioni di persone a rischio fame, una regione difficilmente raggiungibile anche dagli aiuti umanitari, mentre le milizie di Boko Haram, per nulla sconfitte, continuano ad uccidere e a compiere attentati.

Petrolio
Quando si parla di Nigeria si dice di un "gigante dai piedi d'argilla", ma anche di un "Paese ricco di petrolio ma povero di benzina". Oggi la regione petrolifera della Nigeria, il delta del fiume Niger e la regione sud-orientale, è uno dei luoghi più inquinati al mondo. Venti milioni di persone che non possono più coltivare la terra, né pescare nei fiumi, dove le compagnie petrolifere hanno di fatto creato uno stato nello stato.

Tutto nasce dalla Guerra del Biafra (1967-70) e dalla sconfitta del popolo Igbo (popolazione locale che avrebbe voluto l'indipendenza). Negli anni precedenti fu scoperto il petrolio nella regione, e durante la guerra le compagnie petrolifere appoggiarono il governo federale che in cambio del loro appoggio pretesero la "libertà di estrazione"

In Nigeria mancano del tutto gli impianti di raffinazione del petrolio e quindi le compagnie petrolifere trasportano il greggio fuori dal Paese per poi riportare in Nigeria i prodotti raffinati, benzina, gasolio, gas, ecc.. guadagnando così due volte, prima dall'estrazione del greggio e poi dalla vendita del prodotti raffinati.

E in tutto questo paga la popolazione, costretta a fare la coda, a volte anche di ore, per una tanica di benzina.

Nella regione del Delta le compagnie petrolifere, nonostante i loro guadagni miliardari, non hanno fatto nulla per le popolazioni locali, non hanno costruito infrastrutture come strade, scuole, ospedali, non hanno mai impiegato nelle loro attività la popolazione locale. Hanno solo inquinato. Basti pensare che nel solo anno 2017 e solo l'italiana ENI ha provocato oltre 450 incidenti (rottura di oleodotti, sversamenti e perdite di petrolio nei terreni e nei corsi d'acqua). Se sommiamo a quelli dell'ENI anche gli "incidenti" della SHELL questi incidenti, per il solo 2017, salgono a oltre 800. Milioni di barili di petrolio che sono finiti in mare, nei corsi d'acqua e nei terreni.
(Per saperne di più sul Delta del Niger - clicca qui -)

Il paese considerato il più ricco (secondo, forse, solo al Sudafrica) del continente africano è anche il Paese con più poveri al mondo. Questo certifica che in Nigeria c'è una grande disuguaglianza, il 7% delle persone più ricche possiede l'80% della ricchezza del Paese, mentre 85 persone su 100 vivono con meno di due dollari al giorno.




Articolo a cura di
Maris Davis


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